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COVID-19: come rendere più sicure le strutture residenziali sociosanitarie?

COVID-19: come rendere più sicure le strutture residenziali sociosanitarie?
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Coronavirus-Covid19

03/06/2020

Indicazioni da un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità per migliorare la prevenzione e il controllo delle infezioni in relazione all’emergenza COVID-19. Le misure specifiche, il referente COVID-19 e la preparazione della struttura.

 

Roma, 3 Giu – Abbiamo ricordato più volte quanto le strutture residenziali sociosanitarie, in particolare le strutture che ospitano anziani, siano contesti particolarmente esposti al rischio di infezione del virus SARS-CoV-2.

 

Per questo motivo pensiamo sia utile tornare a parlarne fornendo informazioni e suggerimenti per la prevenzione tratti dal Rapporto 4/2020 Rev., a cura del Gruppo di Lavoro ISS Prevenzione e Controllo delle Infezioni, dal titolo “Indicazioni ad interim per la prevenzione e il controllo dell’infezione da SARS-COV-2 in strutture residenziali sociosanitarie” (versione del 17 aprile 2020).

 

Ricordiamo – come riportato nel documento – che le strutture residenziali sociosanitarie includono strutture residenziali per persone non autosufficienti, quali anziani e disabili, e strutture residenziali extraospedaliere ad elevato impegno sanitario, per trattamenti residenziali intensivi di cura e mantenimento funzionale, Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA o similari), Residenze Sanitarie per Disabili (RSD), lungodegenze e riabilitazioni, case di riposo, strutture sociali in ambito territoriale.

 

Dopo aver presentato il documento nell’articolo “ COVID: migliorare la prevenzione nelle strutture residenziali sociosanitarie”, ed aver riportato alcune misure di carattere organizzativo, ci soffermiamo oggi su:


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Le misure specifiche nel contesto dell’epidemia di COVID-19

Riguardo alle misure generali e specifiche il Rapporto ISS verte principalmente “sugli ambiti di prevenzione e preparazione della struttura alla gestione di eventuali casi sospetti/probabili/confermati di COVID-19”. E le misure generali “prevedono un rafforzamento dei programmi e dei principi fondamentali di prevenzione e controllo delle infezioni correlate all’assistenza (ICA)”.

 

In particolare le misure specifiche da mettere in atto nel contesto dell’epidemia di COVID-19 sono:

  • “Misure di carattere organizzativo per prevenire l’ingresso di casi COVID-19 in struttura
  • Preparazione della struttura alla gestione di eventuali casi di COVID-19 sospetti/ probabili/ confermati.
  • Sospensione delle attività di gruppo e della condivisione di spazi comuni all’interno della struttura.
  • Formazione del personale per la corretta adozione delle precauzioni standard e procedure d’isolamento.
  • Sensibilizzazione e formazione dei residenti e dei visitatori.
  • Elaborazione di promemoria per promuovere i comportamenti corretti.
  • Sorveglianza attiva di quadri clinici di infezione respiratoria acuta tra i residenti e tra gli operatori.
  • Restrizione dall’attività lavorativa degli operatori sospetti o risultati positivi al test per SARS-CoV-2 in base alle disposizioni vigenti.
  • Monitoraggio dell’implementazione delle misure adottate”.

 

Il rafforzamento dei programmi e dei principi di prevenzione

Riguardo, come indicato sopra, al rafforzamento dei programmi e dei principi fondamentali di prevenzione e controllo delle infezioni correlate all’assistenza (ICA), si segnala che ogni struttura residenziale sociosanitaria dovrebbe:

  • “avere un referente per la prevenzione e controllo delle ICA e specificatamente per COVID-19 adeguatamente formato ed addestrato che possa fare riferimento ad un comitato multidisciplinare di supporto nell’ambito della struttura o a livello aziendale in stretto contatto con le autorità sanitarie locali. Se questo non fosse già presente, un referente per la prevenzione e controllo di COVID-19 dovrebbe essere immediatamente designato e adeguatamente formato ed addestrato” (nel documento si citano alcuni corsi e alcuni documenti dell’ISS) che “lavori con il medico competente e i referenti del rischio clinico e del rischio infettivo dell’azienda sanitaria di riferimento. Il referente dovrebbe agire in sinergia con la funzione di risk management, anche ai fini dell’utilizzo di metodi e strumenti di gestione del rischio sanitario come ad esempio per la valutazione del grado di instabilità clinica”;
  • assicurare attraverso il referente COVID-19 il coordinamento di tutti gli interventi e garantire un flusso informativo efficace e i rapporti con gli Enti e le Strutture di riferimento (Dipartimento di Prevenzione, Distretti e Aziende Sanitarie), pianificare e monitorare le soluzioni organizzative appropriate e sostenibili, garantire le misure igienico-sanitarie e la sanificazione degli ambienti specifici;
  • mantenere le comunicazioni con operatori, residenti e familiari. A questi ultimi va garantita la possibilità di ricevere informazioni sullo stato di salute del proprio familiare residente attraverso una figura appositamente designata;
  • adottare sistematicamente le precauzioni standard nell’assistenza di tutti i residenti e le precauzioni specifiche in base alle modalità di trasmissione e alla valutazione del rischio nella struttura. Particolare attenzione dovrà essere dedicata all’ igiene delle mani: a questo proposito, se possibile, effettuare una valutazione dell’adesione alle buone pratiche di igiene delle mani;
  • avere un programma di medicina occupazionale che garantisca la protezione e la sicurezza degli operatori sanitari, inclusa la somministrazione gratuita di vaccino antinfluenzale stagionale durante le campagne vaccinali regionali”.

 

La preparazione della struttura e la gestione dei casi sospetti

Rimandando alla lettura integrale del Rapporto, ci soffermiamo in conclusione sulla preparazione della struttura e gestione dei casi sospetti o probabili/confermati di COVID-19.

 

Si indica che le strutture dovrebbero effettuare “una valutazione sulle loro condizioni attuali e sulla capacità di prevenzione e gestione in risposta ad un eventuale caso di COVID-19”. Ed è fondamentale che la Direzione “su indicazione del responsabile sanitario della struttura e del referente COVID-19 della struttura effettui un’adeguata programmazione dell’approvvigionamento, in quantità e qualità, dei dispositivi di protezione individuale e di altri prodotti e dispositivi necessari per la prevenzione e controllo della trasmissione del virus SARS-CoV-2. In particolare, devono essere effettuate stime adeguate circa le quantità necessarie di mascherine chirurgiche, FFP, guanti, camici monouso, protezioni oculari, disinfettanti e soluzione idroalcolica”.

 

Inoltre in ogni stanza di residenza “dovrebbe essere presente soluzione idroalcolica per l’igiene delle mani, i lavandini devono essere forniti di sapone e asciugamani di carta. Tutte le superfici ad alta frequenza di contatto (es. maniglie, corrimani, tavoli, sedie e le altre superfici a rischio) devono essere pulite almeno giornalmente con disinfettante”.

Ed è molto importante “stabilire un monitoraggio attivo dell’insorgenza di febbre e altri segni e sintomi di infezione respiratoria acuta o di insufficienza respiratoria e di altri fattori di rischio (ad esempio contatto con casi di COVID-19 nella struttura o nella comunità) tra i residenti e gli operatori. È consigliato l’uso di termometri che non prevedono il contatto”. Devono poi essere identificate in tutte le strutture “alcune stanze, in numero adeguato al numero dei residenti, che consentano l’isolamento di casi sospetti, probabili, confermati, in attesa di definizione diagnostica o prima del trasferimento ad altra struttura”.

 

Se soggetti che sono casi sospetti/probabili/confermati di COVID-19 sono ospitati nella struttura residenziale sociosanitaria “è fondamentale isolare sia il residente affetto da COVID-19 che altri eventuali residenti divenuti contatti, seguendo tutte le altre precauzioni raccomandate per le strutture ospedaliere. Nelle strutture ove non sia presente assistenza infermieristica h24 ciò comporterà il temporaneo isolamento in stanza singola e il successivo trasferimento del paziente ad altra struttura residenziale in grado di garantire le precauzioni di isolamento in accordo con le autorità locali, provinciali e regionali. In strutture di dimensioni più grandi, previa valutazione dei Dipartimenti di Prevenzione sulla adeguatezza della possibilità di effettuare un efficace isolamento, sarà possibile creare aree e percorsi dedicati in grado di garantire quanto più possibile la separazione tra aree ‘pulite’ e aree ‘sporche’.

 

Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale del Rapporto che riporta, tra le altre cose, anche le indicazioni e le procedure idonee per le aree e le condizioni di isolamento temporaneo.

 

 

Tiziano Menduto

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Gruppo di lavoro ISS Prevenzione e controllo delle infezioni, “ Indicazioni ad interim per la prevenzione e il controllo dell’infezione da SARS-COV-2 in strutture residenziali sociosanitarie”, Versione del 17 aprile 2020 - Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2020 - Rapporto ISS COVID-19, n. 4/2020 Rev. (formato PDF, 1.46 MB).

 

 

Scarica la normativa di riferimento:

Ministero della Salute, Direzione generale della prevenzione sanitaria, Direzione generale della programmazione sanitaria - Circolare n. prot. 13468 del 18 aprile 2020 - oggetto “Indicazioni ad interim per la prevenzione ed il controllo dell’infezione da SARS-COV-2 in strutture residenziali e sociosanitarie”.

 

Ministero della Salute, Direzione generale della prevenzione sanitaria, Ufficio 5 Prevenzione delle malattie trasmissibili e profilassi internazionale - Circolare n. prot. 10736 del 29 marzo 2020 - oggetto “Indicazioni ad interim per un utilizzo razionale delle protezioni per infezione da SARS-CoV-2 nelle attività sanitarie e sociosanitarie (assistenza a soggetti affetti da COVID-19) nell’attuale scenario emergenziale SARS-COV-2 – aggiornato al 28 marzo 2020.

 

 

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Rispondi Autore: Giuseppe PERRONE - likes: 0
14/08/2021 (12:18:24)
Ottimo il Vostro impegno.
Desidererei un maggio sforzo per un problema che mai se ne parla:
Uso dell'isolamento di pazienti in Rsa non per prevenire contagi da covid 19 ma per sanzione /punizione.
Esempio: in una RSA in provinciali Cuneo precisamente Marene , un ospite con malattia respiratoria, lucida mentalmente, ha passato i suoi primi 100 gg in Rsa con ben 4 isolamenti per un totale di circa 64 gg . Quindi 64 gg in una stanza di 4/5 mq senza uscire ne' avere contatti con esterni. In carcere hanno l' ora d' aria.
Motivazioni? Solo personali. Ha " osato" chiamare l' ambulanza per problemi dermatologici alle gambe insorti dopo l' arrivo nella Rsa. Ad oggi 14/08/21 gl' isolamenti sono arrivati quasi a 10. Ho chiesto piu'volte per i miei avvocati uno scritto confirmatoria sulle durate, periodi degl' isolamenti ma SEMPRE NEGATE.
Un vero libero arbitrio.
Solo perche' cerco di difendere i miei diritti. ( diritto alle cure e alla difesa giuridica). Inutile come fatto informare organi competenti quali asl etc etc.
Grazie
Gouseppe Perrone utente Rsa La Corte di Marene(Cuneo)

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