In caso di pandemia, sapete cosa fare?
La continuità operativa, anche chiamata business continuity, descrive la capacità di un’azienda di mantenere in essere funzioni essenziali, a fronte di una situazione di crisi, di origine naturale, come un terremoto oppure una inondazione, o di altra origine, come nel caso di una pandemia.
Affrontando il problema su scala più limitata, è possibile ipotizzare che un certo numero di lavoratori, dopo aver pranzato alla mensa aziendale, lamentino contemporaneamente vivi dolori, che ne impediscano il ritorno del reparto operativo. È questo uno dei test che sottopongo ai miei allievi, durante il corso di formazione per security manager.
Non è atteggiamento da professionista lo sperare che il coronavirus non arrivi anche in Italia, mentre è atteggiamento consono ad un profilo professionale ipotizzare questo scenario e cominciare a predisporre possibili misure di prevenzione e messa sotto controllo.
In questa operazione può essere di grande aiuto il manuale della World Health Organization, che allego a questo articolo, che dà preziose indicazioni su come affrontare questa specifica situazione di pericolo, con indicazioni altrettanto preziose, ad esempio, su dove e come reperire gli appropriati vaccini. Questo documento è stato elaborato nel 2011 e viene costantemente aggiornato.
È evidente che il piano di continuità operativa va tagliato a misura delle dimensioni dell’azienda e del tipo di lavoro che essa svolge. Se il contagio può avvenire per contatto con soggetti infetti, è evidente che l’azienda deve attivare un programma che limiti al minimo il contatto fra i dipendenti ed il mondo esterno; se invece il contagio avviene in altri modi, occorre mettere a punto specifiche misure di prevenzione.
Ad esempio, mi sento di raccomandare a tutti coloro che gestiscono musei, aperti a turisti provenienti da mezzo mondo, di consigliare a tutto il personale di sala di indossare mascherine e guanti, per limitare la possibilità di contatto con visitatori, che probabilmente neppure ancora sanno di essere possibili portatori di virus. La stessa raccomandazione mi permetterei di fare ad una azienda di trasporti pubblici, chiedendo a tutto il personale, che ha contatto col pubblico, come bigliettai ed autisti, di prendere analoghe precauzioni.
Al proposito, mi è gradito ricordare lettori che esistono già delle norme, di valenza mondiale, che rappresentano preziose guide per un professionista, che debba allestire un piano di continuità operativa:
- ISO 22301: 2014 – Societal security — Business continuity management systems BCMS— Requirements
- EN ISO 22313: 2012 –Societal security- Business continuity management system- Guidance
- ISO 22320: 2012 – Societal secuity – Emergency management – Requirements for incident response
- ISO/IEC 25762 – Information technology — Security techniques — Guidelines for information and communications technology disaster recovery services
Potrebbe essere una buona idea rileggere questi preziosi testi, che oltretutto consentono di mettere a punto processi di prevenzione e contenimento, conformi alle regole d’arte.
Adalberto Biasiotti
Scarica il manuale (pdf)
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Rispondi Autore: enrico imperiali - likes: 0 | 31/01/2020 (08:42:08) |
Interessante articolo. Esiste quel manuale anche in italiano? |
Rispondi Autore: ANTONIO FLORIANI - likes: 3 | 31/01/2020 (09:39:41) |
MI RIFIUTO DI LEGGERE UN ARTICOLO IN CUI SI CONFONDONO PROBLEMI DI SALUTE(SAFETY) CON PROBLEMI DI VIOLAZIONE DELLE PROPRIETA' PRIVATA ANCHE INTESA COME CORPO( SECURITY), ANCHE SE QUESTO è AVVALORATO DAI TITOLI DELLE NORME INTERNAZIONALI. |