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I tumori in Europa: le risposte dell’Agenzia europea a PuntoSicuro

I tumori in Europa: le risposte dell’Agenzia europea a PuntoSicuro
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Rischio cancerogeno, mutageno

21/10/2022

Quante sono le morti per tumore professionale in Europa? Ci sono studi e ricerche per migliorare la prevenzione? Le risposte a PuntoSicuro fornite da Elke Schneider, Senior OSH Specialist EU-OSHA.

I tumori in Europa: le risposte dell’Agenzia europea a PuntoSicuro

Quante sono le morti per tumore professionale in Europa? Ci sono studi e ricerche per migliorare la prevenzione? Le risposte a PuntoSicuro fornite da Elke Schneider, Senior OSH Specialist EU-OSHA.

Bilbao, 21 Ott – Come ricordato nel “ Quadro strategico in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2021-2027”, una Comunicazione della Commissione europea che individua le sfide e le azioni necessarie per affrontare il nuovo mondo del lavoro e della sicurezza, il cancro è la principale causa dei decessi correlati al lavoro nell'UE.

 

 

E se, secondo alcune stime, gli agenti cancerogeni contribuiscono nel mondo del lavoro a circa 100.000 decessi ogni anno, è importante mettere in atto adeguate azioni per un piano di lotta contro il cancro, che definisce un nuovo approccio dell'UE alla prevenzione, al trattamento e alla cura del cancro.

 

Proprio in considerazione di questa necessità di migliorare l'impegno dell'UE nella lotta contro i tumori professionali, si è tenuto recentemente un incontro, organizzato dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ( EU-OSHA), con i media partner – tra questi il nostro giornale - che lavorano da anni con l’Agenzia nella promozione della varie campagne “ Ambienti di lavoro sani e sicuri”.

 

L’incontro, che ha permesso di parlare di un prossimo pacchetto di iniziative dell'UE che affronteranno i rischi per la salute dell'amianto, ha presentato vari dati, ricerche e fornito informazioni su una proposta di direttiva sull'amianto in ambito lavorativo e sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un' esposizione all'amianto.

 

Durante l’incontro è stato poi possibile fare anche, come PuntoSicuro, alcune domande che su quanto si fa e si vuole fare nell’Unione europea per aumentare le tutele dei lavoratori in relazione all’esposizione agli agenti cancerogeni.

 

A rispondere alle nostre domande, che inseriamo già tradotte, è Elke Schneider, Senior OSH Specialist (EU-OSHA).

 

Ci sono risorse e studi per individuare dei valori limiti basati sul rischio e sull’esposizione alle sostanze?

Ci sono indicazioni sulla correlazione tra insorgenza di neoplasie ed esposizioni lavorative ad agenti biologici?

Ci sono ricerche che forniscono informazioni su come tutelare meglio i lavoratori che sono esposti a più sostanze cancerogene contemporaneamente?

 

L’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:

  • I dati in materia di diffusione dei tumori professionali
  • Le risposte: il problema dei limiti di esposizione professionale
  • Le risposte: gli agenti biologici e l’esposizione a più agenti cancerogeni

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I dati in materia di diffusione dei tumori professionali

Riprendiamo brevemente alcuni dati forniti durante l’incontro.

 

Si ricorda che il cancro è la seconda causa di morte nell'Unione Europea con 1,3 milioni di decessi nel 2020 e con una stima di 2,7 milioni di nuovi casi. E un decesso su 4 è causato dal cancro.

 

Come già indicato, il tumore professionale è, invece, la principale causa di morte sul lavoro. E il tumore al polmone è il più diffuso tra tutti i tumori professionali oggetto di valutazione. I dati parlano di quasi 106.000 decessi per cancro professionale all'anno nell'UE-28.

 

Si indica poi che molti agenti cancerogeni sono sostanze generate dai processi di lavorazione. Ed è probabile che spesso i lavoratori siano esposti a più agenti cancerogeni contemporaneamente.

 

Per la Commissione europea combattere il cancro sul lavoro è, dunque, come indicato in apertura di articolo, un’azione chiave per migliorare le tutele dei lavoratori e delle lavoratrici europee.

 

Le risposte: il problema dei limiti di esposizione professionale

Il panorama degli agenti cancerogeni, mutageni e reprotossici è in continua evoluzione. Oltre alle modifiche normative per indicare nuove sostanze pericolose, esistono risorse e studi per identificare valori limite sempre più precisi in base al rischio e all'esposizione alle sostanze?

 

Elke Schneider: “Esistono ed è in corso da molti anni un processo in molti Paesi, compresi gli Stati membri dell'UE. Alcuni Paesi hanno comitati nazionali che effettuano una valutazione approfondita delle sostanze per identificare le soglie al di sotto delle quali non si ipotizzano effetti sulla salute.

 

Tuttavia, esistono anche sostanze "senza soglia" per le quali non è possibile determinare tale soglia. In molti casi, la definizione di un valore limite comprende anche una valutazione socioeconomica dei diversi livelli contemplati e dei metodi per misurare e monitorare tali concentrazioni massime.

La Commissione europea disponeva di un comitato di questo tipo (lo SCOEL - Scientific Committee on Occupational Exposure Limits), ma ora si avvale dei servizi del Risk Assesment Committee istituito presso l' ECHA per le valutazioni tossicologiche delle sostanze per definire i Limiti di esposizione professionale (OELs).

Questi vengono poi discussi con un gruppo di lavoro del Advisory Committee for Safety and Health at Work e vengono commissionati studi per valutare gli effetti delle diverse opzioni prima che la Commissione proponga un OEL in un emendamento alla direttiva CMRD (Direttiva sugli agenti cancerogeni, mutageni e reprotossici).

Nel complesso, la definizione dei limiti di esposizione professionale negli Stati membri è un processo lungo e tedioso.

 

Due punti sono da considerare:

  1. Molte sostanze pericolose che colpiscono i lavoratori sono generate da processi e miscele (ad esempio, polvere di silice, polvere di legno, emissioni di motori diesel, polvere di cuoio, ecc). E non è facile valutarle tossicologicamente (ad esempio definire delle soglie di effetto). Inoltre queste sostanze non sono soggette ai processi legislativi sulle sostanze chimiche, che sono previsti per le sostanze commercializzate e che prevedono, ad esempio, la registrazione ai sensi del regolamento REACH e la fornitura di informazioni tossicologiche (il che significa che devono essere sottoposte a test tossicologici). Le sostanze generate dal processo non sono commercializzate, ma prodotte all’interno del processo di lavoro.
  2. I limiti di esposizione professionale sono solo uno strumento che aiuta a valutare la protezione effettiva dei lavoratori, che deve essere raggiunta con misure di prevenzione che seguono una certa gerarchia. La gerarchia delle misure di controllo privilegia l'eliminazione e la sostituzione della sostanza pericolosa, ad esempio in relazione alla possibilità di lavorare in un sistema chiuso e, se ciò non è possibile, applicando misure tecniche e organizzative e, solo come ultima risorsa, usando i dispositivi di protezione individuale, quando tutte le altre misure non proteggono sufficientemente i lavoratori. Il datore di lavoro deve effettuare una valutazione dei rischi sul luogo di lavoro, valutare i rischi derivanti da tutte le sostanze e progettare e applicare le idonee misure di prevenzione, considerando tutte le sostanze utilizzate e i possibili effetti combinati. Quindi non è sufficiente rispettare solo il limite di esposizione professionale di una sostanza. La legislazione in materia di SSL è una legislazione che fissa degli obiettivi e prevede un miglioramento continuo e la riduzione al minimo delle esposizioni”.

 

Le risposte: gli agenti biologici e l’esposizione a più agenti cancerogeni

Le preoccupazioni degli ultimi anni per i rischi biologici hanno aumentato l'attenzione anche sulla correlazione tra l'incidenza del cancro e l'esposizione professionale ad agenti biologici. Tuttavia, gli studi in materia sono ancora limitati e spesso la legislazione, per quanto riguarda la pericolosità degli agenti biologici, non contempla gli aspetti di possibile cancerogenicità. Verranno promosse ricerche e studi per approfondire questa correlazione?

 

Elke Schneider: “Le conoscenze in materia di salute pubblica sulla cancerogenicità degli agenti biologici sono in gran parte disponibili, ad esempio i virus che sono stati collegati alla cancerogenesi includono diversi virus del DNA: Epstein-Barr virus (EBV), Human papillomavirus (HPV) o il virus dell'epatite B (HBV). Mentre le conoscenze sui tumori causati da agenti biologici in un contesto lavorativo sono scarse e questo rappresenta una lacuna nella ricerca. Sarebbe necessaria una ricerca di base su come identificare gli effetti cancerogeni di tali infezioni e tale ricerca ad oggi non è contemplata dall'EU-OSHA”.

 

Esistono studi, ricerche o indicazioni normative per comprendere i rischi legati all'esposizione non a singole sostanze, ma a più sostanze cancerogene contemporaneamente?

 

Elke Schneider: “È probabile che i lavoratori siano esposti a più agenti cancerogeni contemporaneamente, soprattutto a sostanze generate dal processo, per lo più miscele. Ad esempio, le emissioni dei motori diesel hanno componenti gassose e di particolato e alcune sostanze possono essere assorbite dalle particelle di carbonio nello scarico dei motori diesel. Per questo motivo, sono state effettuate valutazioni tossicologiche dei gas di scarico dei motori diesel, ma non è facile identificare quali componenti causino gli effetti cancerogeni e la composizione di questa miscela, generata dal processo, può variare. Lo stesso vale per altre miscele, come ad esempio i fumi di saldatura.

 

Occorre considerare che i componenti possono causare tumori diversi in luoghi diversi; quindi il quadro è più complesso di quanto si possa pensare e la valutazione non è semplice.

Inoltre, i lavoratori possono essere esposti a più di uno di questi componenti contemporaneamente, ad esempio un lavoratore del settore delle costruzioni stradali esposto a polvere di silice, fumi di bitume e scarichi di motori diesel.

 

Dal punto di vista della prevenzione, la cosa migliore è ridurre al minimo l'esposizione a uno qualsiasi di questi elementi o utilizzare mezzi tecnici e tecnologici che riducano le emissioni e le esposizioni (ad esempio, filtri nei motori, utilizzo di tipi di bitume e tecnologie che emettano una minore quantità di componenti più tossici).

 

Nell'ambito della legislazione sulle sostanze chimiche, sono stati compiuti sforzi per progredire nel campo delle miscele di sostanze chimiche (si veda ad esempio il seguente link).

E si può fare, infine, anche riferimento all’ annuncio della Commissione europea relativo alla Strategia sulle sostanze chimiche per la sostenibilità.

 

 

Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto

 


Creative Commons License Licenza Creative Commons


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