Tavoli, strategie e proposte: si torna a parlare di sicurezza sul lavoro
Roma, 25 Gen – In relazione ai tanti incidenti avvenuti negli ultimi mesi e ai dati non rassicuranti in merito a infortuni e malattie professionali nei luoghi di lavoro, finalmente si è tornati a parlare di salute e sicurezza sul lavoro nelle sedi istituzionali e insieme a vari interlocutori sociali (Inail, Ispettorato Nazionale del Lavoro, associazioni datoriali e sindacali, …).
Come ricordato in un comunicato del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il 12 gennaio 2023 si è, infatti, tenuto un primo incontro del Tavolo sulla sicurezza sul lavoro alla presenza dei ministri Marina Calderone (Lavoro e Politiche Sociali), Giuseppe Valditara (Istruzione e Merito), Paolo Zangrillo (Pubblica Amministrazione) e Orazio Schillaci (Salute), del viceministro Maria Teresa Bellucci (Lavoro e Politiche Sociali) e del sottosegretario Paolo Sisto (Giustizia).
Nel comunicato, dal titolo “ Alleanza per la sicurezza sul lavoro”, si parla dell'obiettivo di condividere una “strategia trasversale in materia di sicurezza e salute sul lavoro” e della volontà di lavorare a un “patto sociale sulla sicurezza sul lavoro, da raggiungere facendo tesoro delle buone prassi già sperimentate durante il periodo pandemico”.
Da quanto pervenuto sui contenuti dell’incontro, di cui riprendiamo più avanti alcuni comunicati e posizioni da parte sindacale, si sono affrontati, in modo generico, molti temi, dalla necessità di diffondere la cultura della sicurezza già a partire dall'istruzione scolastica, fino al potenziamento dell’attività ispettiva – ricordiamo che il nuovo direttore dell’INL è Paolo Pennesi – fino all'efficacia dei controlli e alla necessità di una formazione più sostanziale.
È stato un incontro introduttivo che ha fornito poche informazioni effettive (non si è parlato, ad esempio, di contenuti o tempi relativi ai lavori sull’ Accordo unico in materia di formazione), ma ha messo le basi per la futura organizzazione dei lavori. Teoricamente lavori con cadenza quindicinale e un incontro già fissato il 26 gennaio dedicato all'approfondimento delle tematiche connesse all' alternanza scuola-lavoro (PCTO - Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento).
Le indicazioni per il futuro dell’alternanza scuola-lavoro
I commenti delle associazioni sindacali sull’incontro del 12 gennaio
Le proposte per rispondere ai cambiamenti del mondo del lavoro
Le indicazioni per il futuro dell’alternanza scuola-lavoro
In attesa delle indicazioni che arriveranno dal prossimo incontro che si terrà a breve, riprendiamo da un comunicato del Ministero dell’Istruzione alcune indicazioni sul futuro dell’alternanza scuola-lavoro.
Il Ministro Valditara ha parlato dell’imprescindibilità di una riforma in merito ai risarcimenti ma ha anche sottolineato che “questa modifica non è tuttavia sufficiente” ed è necessario “investire di più sulla formazione degli studenti per creare una cultura della sicurezza sul luogo di lavoro, anche coinvolgendo i datori di lavoro e i sindacati, e garantire ai ragazzi che effettuano percorsi di alternanza scuola-lavoro una formazione specifica”.
Queste alcune “proposte sul tavolo”:
- realizzare piattaforme territoriali per mettere a disposizione apposite liste di imprese selezionate e certificate per lo svolgimento dei PCTO;
- indicare una lista delle informazioni e delle attestazioni che le scuole devono acquisire dalle aziende e che devono verificare, prima della stipula della relativa Convenzione;
- riavviare l’operatività del Comitato per il monitoraggio e la valutazione dell’alternanza scuola-lavoro, che prevede la presenza di rappresentanti delle Camere di Commercio, dell’industria, dell’artigianato, dell’agricoltura, dei lavoratori e dei datori di lavoro, cui va aggiunta anche la rappresentanza di studenti e docenti.
I commenti delle associazioni sindacali sull’incontro del 12 gennaio
Veniamo a quanto hanno detto alcune sigle sindacali a margine dell’incontro.
La Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL) ha ribadito il bisogno di dare priorità a riforme e investimenti che rispondano a tre direttrici:
- “un sistema sanzionatorio e di vigilanza più incisivo, anche attraverso un maggior coordinamento e potenziamento degli organici degli enti preposti, affiancato ad un modello di qualificazione delle imprese che premi i comportamenti virtuosi a partire dalla corretta applicazione dei contratti e delle norme vigenti;
- la prevenzione come strategia centrale per la riduzione di infortuni e malattie professionali basata su una diffusione specifica e mirata della formazione e sul coinvolgimento partecipato di chi rappresenta il lavoro a tutti i livelli, oltre a incentivare il processo di digitalizzazione e innovazione tecnologica al servizio della tutela e protezione delle persone al lavoro;
- il reinvestimento delle risorse disponibili dell’Inail che ogni anno vengono riassorbite dalle casse dello stato e che invece andrebbero reinvestite su programmi di formazione e prevenzione, allargamento della platea degli assistiti e innalzamento delle rendite da infortuni e malattie professionali”.
Il segretario generale della CGIL Maurizio Landini, al termine del confronto sulla sicurezza sul lavoro, ha ricordato che non ci sono state risposte "sugli investimenti sulla prevenzione, che vuol dire fare assunzioni all'ispettorato del lavoro ed assunzioni nei servizi di medicina del lavoro; sugli interventi sulle ditte in appalto facendo rispettare i contratti e mettendo nella condizione di non lavorare più negli appalti chi non le rispetta".
Pur giudicando positiva la scelta di avviare il confronto, la Cgil sottolinea che è necessario chiarire quanto il Governo intenda investire: per la prevenzione con assunzioni nel pubblico (Ispettorato e ASL); in sinergia delle banche dati; in formazione per i lavoratori e i datori di lavoro; nell’utilizzo delle risorse INAIL; in interventi regolatori del mercato del lavoro e degli appalti pubblici e privati e su altri temi proposti dalla Piattaforma unitaria Cgil,Cisl e Uil.
Infine riprendiamo quanto indicato da Marco Carlomagno, Segretario Generale CSE e FLP (Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche) che parla della necessita di iniziative urgenti che vadano in una doppia direzione. Da un lato, investire “in modo adeguato sulle risorse umane e strumentali, potenziando le attività di prevenzione e controllo svolte dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, dall’Inail, dall’Inps e dalle ASL, rafforzando gli organici e implementando le banche dati”. Dall’altro, “intervenendo in maniera organica, superando le duplicazioni, lo spezzettamento delle competenze e le resistenze, tipiche della cattiva burocrazia” che impediscono una vera “razionalizzazione e modernizzazione delle attività”.
Le proposte per rispondere ai cambiamenti del mondo del lavoro
Concludiamo riportando alcune delle proposte messe in campo in queste settimane dalla Confederazione generale italiana del lavoro (CGIL), proposte che sottolineano come il Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 rappresenti un punto di equilibrio ed un sistema che non va superato. Ma sono possibili “miglioramenti ed attualizzazioni, soprattutto per rispondere ai cambiamenti che il lavoro affronta sul piano delle innovazioni tecnologiche, organizzative e sociali”.
Ad esempio – continua quanto indicato dal sindacato - si può dare risposta con una serie di questioni e proposte:
- cogenza ed effettività delle norme nella filiera produttiva: si propone di “completare il sistema di qualificazione delle imprese e anche della c.d. patente a punti prevista dal DLGS 81 per scremare il mercato degli appalti dalle imprese scorrette e nelle quali si verificano la maggior parte degli incidenti, avendo al centro soprattutto la regolarità contrattuale e l’applicazione dei CCNL maggiormente rappresentativi del settore con il loro corredo normativo e retributivo. Questo vale ancor di più per quanto riguarda gli appalti pubblici, ma deve essere applicato in tutte le filiere lunghe. Facilitare l’utilizzo dei SGSL (sistemi di gestione salute e sicurezza) certificati da Inail e parti sociali e generalizzarne la conoscenza attraverso campagne mirate, per fornire alle PMI e alle microimprese la possibilità di rispettare le norme ed alzare gli standard di sicurezza. Sviluppare un sistema di consulenza alle imprese in primis in capo ad Inail che possiede anche risorse dedicate a ciò, e in capo anche agli organismi paritetici che oggi rivestono un ruolo importante a seguito della recente riforma della legge 215/21. Va generalizzata la rappresentanza dei RLS nei posti di lavoro e va reso funzionante il fondo di cui all’art. 52 del DLGS 81”.
- formazione: “deve essere assicurata a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori la formazione generale in materia di salute e sicurezza e quella specifica alla propria mansione prima dell’avviamento al lavoro, poiché questa rappresenta un diritto imprescindibile dei singoli e perché è una garanzia di abbattimento degli infortuni e delle malattie professionali. Va applicato anche quanto previsto per l’addestramento e l’aggiornamento, che devono essere tempestivi e regolari. Va incentivata e diffusa la pratica dei c.d. break formativi. Va completata la riforma degli accordi stato-regioni sulla formazione, assicurando finalmente l’obbligo oggi previsto per legge alla formazione su queste materie dei datori di lavoro. Vanno introdotti al più presto, se possibile a partire dai primi gradi del sistema scolastico, attraverso il lavoro comune col ministero dell’istruzione e quello dell’università, percorsi formativi curriculari sulla salute e sicurezza sul lavoro”;
- vigilanza: si propone di “unificare e rendere accessibili e fruibili le banche dati INAIL, INPS, REGIONI/ASL, ISTAT, INL, come si è cominciato a fare ma non con la necessaria celerità. Realizzare il coordinamento della vigilanza in maniera piena, oltre che fra istituzioni statali e regionali, anche con il concorso delle parti sociali. Avviare una campagna assunzionale oltre che per INL, come è stato in parte fatto, anche per il sistema dei dipartimenti di prevenzione delle Asl, che hanno visto dimezzarsi il proprio organico in dieci anni”;
- risorse e fondi pubblici: “va avviata e favorita una campagna di investimenti nel settore della salute e sicurezza da parte delle imprese con particolare attenzione alle PMI, utilizzando anche fondi dedicati dal PNRR e i fondi istituzionali dell’INAIL. La campagna non deve essere basata su semplici investimenti a pioggia, ma ancorata ad una progettualità ampia ed in rapporto con le rappresentanze sindacali e con la contrattazione. Ciò vale ancor di più per quanto riguarda i fondi per i bandi ISI dell’Inail, le criticità dei quali vanno risolte mettendo insieme lavoratori e impresa nella determinazione degli investimenti e dei relativi processi decisionali”;
- prestazioni per lavoratrici e lavoratori: “vanno attualizzati e migliorati i livelli prestazionali dell’Inail per quanto riguarda risarcimenti, rendite ed indennizzi. Va finanziata in maniera maggiore e sviluppata la ricerca di qualità dell’Istituto, anche con fondi specifici e l’aumento del personale dedicato. Per far tutto ciò bisogna rendere effettivamente impiegabili le somme a disposizione di INAIL in autonomia organizzativa e gestionale. Il mancato indennizzo alla famiglia di Giuliano Della Seta, morto in alternanza scuola lavoro il 16 settembre del 2022, è dovuto ad una norma del 1965 che lo prevede solo per chi ha famigliari a carico e questo per tutti i lavoratori. Questa norma va cambiata”.
- alternanza scuola lavoro (ora PCTO): “superare l’obbligatorietà collegando l’alternanza ai percorsi formativi; reinvestire nei laboratori per tutti i gradi di scuola; costituire un albo dei tutor aziendali con competenze specifiche; definire le caratteristiche delle aziende dove praticare l’alternanza; prevedere il ruolo delle organizzazioni sindacali e RSU, allo stato del tutto assente nella normativa”.
Tiziano Menduto
Visualizza alcuni documenti citati nell’articolo:
Le proposte del Coordinamento Nazionale Salute e Sicurezza CGIL.
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Rispondi Autore: Stefano - likes: 0 | 25/01/2023 (17:34:40) |
Spero tanto nella formazione sulla sicurezza e salute del lavoro fatta nelle scuole. E' uno dei compiti della scuola preparare la persona ad affrontare la fase lavorativa della sua vita, e salute e sicurezza sono condizioni necessarie al lavoro, non accessorie ed aggiuntive. Pertanto si realizza un'assurdità ogni volta che un percorso scolastico non ha la salute e sicurezza del lavoro come una delle proprie materie fondamentali. E la scuola ha anche i tempi e le risorse per fare tanto, persino un corso come quello che è richiesto ad un RSPP è "banale" rispetto agli impegni scolastici. La scuola può fare molto di più di quello che oggi ci si aspetta dalle imprese. |
Rispondi Autore: GIANNI BONIZZI - likes: 0 | 28/01/2023 (08:25:17) |
Dopo ottant'anni circa dall'entrata in vigore della Carta Costituzionale dove già si parla di salute e sicurezza si assiste ancora ad una marea d'infortuni mortali e non e a malattie professionali, ciò nonostante si continua ancora a " parlare ", e per bene che vada si vuol dimostrare di risolvere i problemi ma solo in via " teorica ( carta ) " ma non nella " sostanza " che fa capo alla realtà operativa aziendale, nella quale ci sta sia la mentalità arcaica/personalistica gestionale che le problematiche economiche e concorrenziali. Queste chi le risolve ? |
Rispondi Autore: Gilberto Ribersani - likes: 0 | 18/08/2023 (17:46:49) |
In Italia, nel settore SSL, abbiamo eccellenti competenze tecniche. E' lecito domandarsi come mai si verifica un elevatissimo numero di infortuni sul lavoro, anche mortali? Sarebbe opportuno fare una seria analisi per individuarne le cause da cui derivare una proposta efficace per porvi rimedio? Ripensare un nuovo sistema di vigilanza? |