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Direttiva sulla privacy: cosa ne pensano cittadini ed imprese europee
Nell'ultimo numero della newsletter del garante italiano della privacy sono stati sintetizzati i primi risultati, ancora provvisori, della consultazione pubblica realizzata on line dalla Commissione Europea per conoscere le opinioni di cittadini e imprese rispetto alla direttiva europea sulla privacy ed alla sua attuazione nei Paesi membri dell'Unione europea.
I risultati sono stati presentati nel corso della conferenza internazionale sullo stato di attuazione della direttiva 95/46 tenutasi in ottobre a Bruxelles.
La consultazione, avvenuta tra il 25 giugno scorso ed il 15 settembre, è stata realizzata tramite due distinti questionari, uno rivolto ai cittadini in quanto 'interessati' dal trattamento di dati personali, e l'altro destinato ai 'titolari' del trattamento, cioè a chi raccoglie, utilizza e conserva i dati.
Al primo dei questionari hanno risposto circa 9.000 persone, mentre sono quasi 1.000 le risposte dei titolari.
''Per quanto non si tratti di un campione rappresentativo in senso statistico - viene sottolineato nella newsletter - , questo risultato, che è il più ampio raggiunto finora dalla Commissione europea attraverso consultazioni on line, offre indubbiamente importanti spunti di riflessione ed un notevole quadro di dettaglio riguardo alle questioni sottoposte.''
Analizzando le risposte degli ''interessati'' emerge che la maggioranza dei cittadini ritiene il livello di tutela offerto dalle norme attuali scarso o appena sufficiente; i timori maggiori sono legati ai rischi per la privacy nelle transazioni su Internet, in particolare per quanto concerne i dati finanziari e sanitari.
I cittadini ritengono che la ''cultura della privacy'' sia ancora carente in molti settori, e auspicano interventi, anche attraverso azioni di sensibilizzazione nelle scuole, per migliorare l'informazione.
Al questionario rivolto ai titolari hanno risposto in prevalenza società operanti nei settori del commercio elettronico, servizi finanziari, informatica e servizi informatici.
I ''titolari'' ritengono ''sufficiente'' il livello di protezione offerto dalle norme attuali.
La stragrande maggioranza dei titolari ha risposto che la normativa sulla protezione dei dati personali è necessaria alla luce delle caratteristiche del mercato europeo, e che l'esercizio del diritto di accesso da parte degli interessati (un punto sul quale molte associazioni di imprese avevano espresso perplessità) non ha in realtà comportato alcun rilevante aggravio sotto il profilo organizzativo.
Per quanto riguarda i dati sensibili, i titolari sono favorevoli ad eliminare la ''lista'' dei dati considerati sensibili (Art. 8 della Direttiva) preferendo un approccio in cui la ''sensibilità'' del dato sia legata all'esistenza di un rischio reale per la privacy delle persone.
In merito al i trasferimenti di dati verso paesi terzi i le imprese richiedono maggiore flessibilità rispetto alle norme attuali una maggiore uniformità delle disposizioni degli Stati membri.
I risultati sono stati presentati nel corso della conferenza internazionale sullo stato di attuazione della direttiva 95/46 tenutasi in ottobre a Bruxelles.
La consultazione, avvenuta tra il 25 giugno scorso ed il 15 settembre, è stata realizzata tramite due distinti questionari, uno rivolto ai cittadini in quanto 'interessati' dal trattamento di dati personali, e l'altro destinato ai 'titolari' del trattamento, cioè a chi raccoglie, utilizza e conserva i dati.
Al primo dei questionari hanno risposto circa 9.000 persone, mentre sono quasi 1.000 le risposte dei titolari.
''Per quanto non si tratti di un campione rappresentativo in senso statistico - viene sottolineato nella newsletter - , questo risultato, che è il più ampio raggiunto finora dalla Commissione europea attraverso consultazioni on line, offre indubbiamente importanti spunti di riflessione ed un notevole quadro di dettaglio riguardo alle questioni sottoposte.''
Analizzando le risposte degli ''interessati'' emerge che la maggioranza dei cittadini ritiene il livello di tutela offerto dalle norme attuali scarso o appena sufficiente; i timori maggiori sono legati ai rischi per la privacy nelle transazioni su Internet, in particolare per quanto concerne i dati finanziari e sanitari.
I cittadini ritengono che la ''cultura della privacy'' sia ancora carente in molti settori, e auspicano interventi, anche attraverso azioni di sensibilizzazione nelle scuole, per migliorare l'informazione.
Al questionario rivolto ai titolari hanno risposto in prevalenza società operanti nei settori del commercio elettronico, servizi finanziari, informatica e servizi informatici.
I ''titolari'' ritengono ''sufficiente'' il livello di protezione offerto dalle norme attuali.
La stragrande maggioranza dei titolari ha risposto che la normativa sulla protezione dei dati personali è necessaria alla luce delle caratteristiche del mercato europeo, e che l'esercizio del diritto di accesso da parte degli interessati (un punto sul quale molte associazioni di imprese avevano espresso perplessità) non ha in realtà comportato alcun rilevante aggravio sotto il profilo organizzativo.
Per quanto riguarda i dati sensibili, i titolari sono favorevoli ad eliminare la ''lista'' dei dati considerati sensibili (Art. 8 della Direttiva) preferendo un approccio in cui la ''sensibilità'' del dato sia legata all'esistenza di un rischio reale per la privacy delle persone.
In merito al i trasferimenti di dati verso paesi terzi i le imprese richiedono maggiore flessibilità rispetto alle norme attuali una maggiore uniformità delle disposizioni degli Stati membri.
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