Accordo unico: riflessioni su una formazione da ammodernare
Bologna, 10 Nov – Concludiamo, con la pubblicazione di una nuova intervista e di un nuovo parere in materia di formazione, la presentazione dello “Speciale Accordo unico” che il nostro giornale ha organizzato, durante la manifestazione “ Ambiente Lavoro” (Bologna, 10-12 ottobre 2023). Uno Speciale che è nato per parlare del futuro Accordo unico in grado di accorpare, rivisitare e modificare gli attuali accordi attuativi in materia di formazione (ai sensi dell’articolo 37 del D.Lgs. 81/2008, come modificato dalla legge 215/2021).
Un accordo unico che – come ricordato più volte - era previsto entro il 30 giugno 2022, ma è ancora lontano dall’arrivare in sede di Conferenza Stato-Regioni per la necessaria approvazione.
Anche se, malgrado le lentezze e i ritardi, sta riprendendo nei tavoli di lavoro la discussione sul testo della bozza di agosto 2023, presentata alle parti sociali e discussa nelle nostre interviste, siamo convinti che le riflessioni raccolte con queste interviste possono essere di stimolo e di approfondimento per un lavoro di revisione più attento, più rispondente alle necessità ed esigenze di un mondo, quella della formazione, che come si racconterà in questa intervista, ha bisogno anche di “ammodernamento”, di un’idonea evoluzione che tenga conto dei cambiamenti avvenuti in questi anni.
In questa puntata dello “Speciale Accordo Unico” intervistiamo Barbara Gatto, Responsabile Dipartimento Politiche Ambientali della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa ( CNA), una grande associazione di rappresentanza con più di 600.000 associati.
Oltre a farle le ormai consuete domande sul tema dell’Accordo Unico, a Barbara Gatto chiediamo anche di informarci sui vari incontri, a cui ha partecipato il CNA, con la ministra del lavoro e delle politiche sociali Marina Elvira Calderone.
Ricordo che nelle precedenti puntate dello Speciale abbiamo intervistato:
- Rolando Dubini, anche con riferimento agli orientamenti giurisprudenziali in materia di formazione;
- Lorenzo Fantini, anche in relazione ad altre novità in materia di sicurezza sul lavoro;
- Rocco Vitale e Francesco Naviglio. Si è parlato, in questo caso, oltre che dell’ Accordo unico, anche della Carta di Bologna.
Queste alcune delle domande poste a Barbara Gatto il 12 ottobre 2023 a Bologna:
Come CNA avete partecipato a vari incontri promossi dalla ministra del lavoro e delle politiche sociali Marina Elvira Calderone. Su cosa state lavorando?
Qual è a suo parere la situazione odierna della formazione lavorativa in materia di salute e sicurezza?
Era necessario arrivare ad un Accordo Unico per l’accorpamento, la rivisitazione e la modifica degli accordi attuativi del decreto 81 sulla formazione?
Perché, a suo parere, la data del 30 giugno 2022, prospettata dal nuovo articolo 37 del decreto 81, non è stata rispettata?
Malgrado non ci sia l’accordo c’è una bozza che è stata girata ad agosto alle parti sociali. Cosa ne pensa di questa bozza? Quali sono gli aspetti più interessanti? Quali sono le modifiche che ritiene necessarie?
Quando potremo avere una versione approvata in sede di Conferenza Stato-Regioni?
Cosa crede, in definitiva, sia necessario fare per migliorare l’efficacia della formazione e le tutele in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro?
L’intervista si sofferma su vari argomenti:
- I tavoli tecnici con le parti sociali e la situazione della formazione
- Speciale Accordo unico: i ritardi dell’accordo e la bozza di agosto
- Speciale Accordo unico: come migliorare insieme la formazione e la prevenzione
Come sempre diamo ai nostri lettori la possibilità di visualizzare integralmente l’intervista e/o di leggerne una parziale trascrizione.
L’intervista di PuntoSicuro a Barbara Gatto
I tavoli tecnici con le parti sociali e la situazione della formazione
Come CNA avete partecipato a vari incontri promossi dalla ministra del lavoro e delle politiche sociali Marina Elvira Calderone per arrivare a definire un patto fra organizzazioni datoriali, sindacali e istituzioni per la salute e la sicurezza sul lavoro. Me lo conferma? E su cosa state lavorando?
Barbara Gatto: È vero, ma faccio un passetto indietro dicendo che, su questa materia, negli anni, abbiamo avuto fasi molto altalenanti di interlocuzione con i governi che si sono succeduti con momenti - penso ai tempi in cui si iscrisse il testo unico - di grande vivacità e momenti invece di distacco e scarsa, non voglio dire attenzione, ma comunque scarsa concertazione. (…)
Questo governo nella fase di avvio ha ripreso (…) istituendo un tavolo specifico sulla materia di salute e sicurezza con le parti sociali e con l'obiettivo, che lei ha richiamato, di arrivare a condividere un percorso, una strategia, delle misure che potessero consentire unitariamente di lavorare in maniera più decisa per migliorare la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Quindi un intento positivo.
Ci siamo presentati, lo hanno fatto tutte le sigle al tavolo, ovviamente con delle proposte su come arrivare a questo obiettivo. Le priorità sono tante in questo momento. Ad oggi, nei vari incontri, c'è stata più una condivisione di intenti. È un avvio di interlocuzione, non siamo ancora in una fase avanzata, rispetto a quelle che potranno essere effettivamente le proposte e le soluzioni che questo tavolo eventualmente potrà condividere.
Per cui vedremo come si evolverà. Adesso siamo in attesa di vederne gli sviluppi e le future convocazioni. (…)
(…)
Qual è a suo parere la situazione odierna della formazione lavorativa in materia di salute e sicurezza?
B.G.: Se dovessi valutarla da un punto di vista puramente quantitativo, devo dire che il tema della formazione in materia di salute e sicurezza, da parte della mia Confederazione, ma in generale del mondo associativo, è un tema davvero prioritario su cui si lavora tanto. Si fa tanta formazione, non per altro, perché ci sono anche degli obblighi normativi. Probabilmente sulla parte volontaria si potrebbe fare di più. Però c'è tanta formazione.
Le evidenze, però, ci dicono che forse nonostante questo impegno, ancora non si è riusciti a portare effettivamente un accrescimento e un consolidamento di una cultura della sicurezza diffusa tra imprese e lavoratori che faccia davvero percepire, a chi lavora, il rischio e l'importanza di prevenire e di lavorare costantemente in sicurezza.
Quindi, sicuramente, far evolvere, ammodernare, ritoccare e rimettere le mani in quelle che sono le caratteristiche della formazione, in questa materia, ci dovrebbe dare l'opportunità (…) per intervenire in tal senso e per far sì di avere una formazione più efficace, più incisiva, proprio partendo da un obiettivo di accrescimento della cultura della sicurezza.
Per cui ritiene che fosse necessario arrivare ad un Accordo Unico per l’accorpamento, la rivisitazione e la modifica degli accordi attuativi del decreto 81 sulla formazione? È un accordo di cui si parlava da tanti anni…
B.G.: Sì se ne parlava da tanti anni. Quando è stata inserita questa previsione normativa, le attese erano positive. Nel senso che già soltanto porsi un obiettivo, appunto di accorpamento e semplificazione, ci voleva. (…)
Però noi abbiamo visto questa previsione anche come un'occasione non solo per fare un collage, lo dico in maniera un po' semplice, ma anche per mettere le mani in un'ottica di ammodernamento. Il mondo è cambiato rispetto ai primi ai primi accordi e quindi serve pensare ad un ammodernamento e all’evoluzione della formazione per cercare di raggiungere quegli obiettivi che ho ricordato prima.
Speciale Accordo unico: i ritardi dell’accordo e la bozza di agosto
Parliamo dell’Accordo mancante. Perché, a suo parere, la data del 30 giugno 2022, prospettata dal nuovo articolo 37 del decreto 81, non è stata rispettata? Mi pare che la volontà politica delle parti per arrivare ad un accordo unico, ci sia…
B.G.: Sì, la volontà direi che c'è. C'è sia dalla parte istituzionale, ma anche dalla parte del mondo associativo.
Sicuramente il lavoro è complesso. Sono emerse delle complessità fin dall'avvio dei primi confronti con i soggetti istituzionali interessati a questa partita. Confronti che, devo dire, erano iniziati già più di un anno fa, forse quasi un anno e mezzo fa, e si era percepito subito che il lavoro comunque avrebbe presentato delle complessità e che i tempi previsti sarebbe stato difficile rispettarli.
Io la considerazione che faccio è che è meglio fare un lavoro fatto bene, prendendosi il tempo che serve, piuttosto che accelerare, rischiando poi di aver fatto tutta questa fatica, avendo sprecato un'occasione.
Ci sono sicuramente posizioni divergenti su alcuni punti. Non sugli obiettivi, non sulla visione complessiva, ma forse sul come raggiungere questi obiettivi e quindi come trasformarli in contenuti dell'accordo della formazione. E questo sicuramente è un elemento che rallenta. Perché richiede più condivisione, più confronto.
Però a mio avviso - voglio dare una lettura positiva - l'intento di chiudere c'è. Credo che c’è l'intento di chiudere con un prodotto che sia poi effettivamente efficace sapendo anche bilanciare tra le differenti visioni.
Certo ad oggi quello che sarà è ancora molto incerto. (…) Conosciamo i testi, ormai li abbiamo letti tutti, per cui siamo entrati già nel merito dei contenuti, però l’individuazione delle soluzioni dove sono emerse le maggiori complessità richiederà ancora un po' un tempo di discussione.
Come lei ha anticipato, malgrado non ci sia l’accordo, abbiamo tuttavia una bozza che è stata girata ad agosto alle parti sociali. Cosa ne pensa di questa bozza? Quali sono gli aspetti più interessanti? Quali sono le modifiche che ritiene necessarie o, comunque, migliorative del testo attuale?
B.G.: Intanto essendo un'associazione datoriale, quindi che parla dal punto di vista delle imprese, per noi c'è una novità molto importante che in realtà risale da una norma a monte e che riguarda l'introduzione di questo nuovo obbligo di formazione per il datore di lavoro. Obbligo che noi abbiamo visto, fin da subito, non solo, non tanto, come un nuovo obbligo. Sì, lo è, e quindi di conseguenza sarà anche un onere e probabilmente, in parte, sarà percepito come tale. Ma l'abbiamo visto, davvero, come un'occasione per poter avviare un lavoro, più consolidato e più diffuso, per accrescere la formazione e la conoscenza e la capacità dei nostri datori di lavoro di operare in sicurezza e far operare i loro lavoratori in sicurezza. Ricordo che nelle imprese artigiane il datore di lavoro lavora fianco a fianco con i propri lavoratori.
Però, fin da subito, avevamo detto che questa formazione andava a vista non con un approccio formalistico, ma in una logica di sostanza, di effettiva attività formativa, di accrescimento delle conoscenze dei datori di lavoro.
Parto da questo aspetto perché, secondo me, è un po' il nodo critico di tutto l'accordo.
Io prima dicevo che questa revisione degli accordi deve essere vista non soltanto come un accorpamento, ma come un ammodernamento. Questo, a mio avviso, deve essere un po' il punto di partenza di tutto il lavoro. Guardando alla sostanza più che al numero di ore (…). Da questo punto di vista, almeno nei testi che sono girati finora, credo che l’accordo non abbia raggiunto pienamente questo obiettivo.
Anche la corposità dell'accordo istintivamente porta a vedere oneri e procedure e regole. Tanto che anche noi, come parti datoriali, ci siamo mossi unitariamente. Un suggerimento, anche banale che abbiamo dato, è di distinguere la parte veramente regolamentare, contenente gli obblighi, dalla parte più di indirizzo su come organizzare la formazione. Semplicemente per alleggerire il documento che poi i datori di lavoro, enti, formatori dovranno leggere.
Credo che, insomma, un po' vada sfoltita questa bozza da un approccio un po' formalistico.
Diciamo che si è discusso tanto anche sul numero delle ore. Sono tante e sono poche. E lì c'è un elemento innovatore dell'accordo, questo tentativo di superamento della vecchia classificazione della formazione specifica sulle classi di rischio, ad oggi determinata dagli Ateco, con un modello più coerente con gli effettivi rischi dell'azienda.
Quindi l'intento innovatore c'è, ma la soluzione proposta non ci convince. Credo che non abbia convinto quasi nessuno dei lettori, perché lascia davvero un alveo di incertezza. Per cui probabilmente è uno dei nodi che richiederà maggiore riflessione.
Tornando al numero delle ore, a mio avviso, in alcuni ambiti, c'è stato un alleggerimento effettivamente sensato. In altri invece ci si è spinti molto. 16 ore per un datore di lavoro, artigiano, che lavora con due dipendenti, in un'organizzazione semplice non ci sembrano idonei. Tanto quanto magari potrebbero essere idonei per un'azienda con rischi più alti e maggiore complessità organizzativa. (…)
La riflessione maggiore, a mio avviso, va fatta sulle modalità di organizzazione della formazione.
(…)
Speciale Accordo unico: come migliorare insieme la formazione e la prevenzione
Cosa crede, in definitiva, sia necessario fare per migliorare l’efficacia della formazione e le tutele in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro?
B.G.: Io credo che (…), prima di entrare nel merito di cosa deve cambiare nella formazione, va fatta una riflessione a monte. Noi siamo un paese che parla tanto di prevenzione, ne parla in tanti ambiti, non solo quello di salute e sicurezza. Ma poi fa fatica ad adottare strategie solide in materia di prevenzione.
In materia di salute e sicurezza banalmente - a parte le risorse che mette a disposizione l'Inail, che però sono ovviamente non sufficienti a dare risposte a tutti i soggetti che sono intenzionati a migliorare le condizioni di prevenzione nella propria azienda - si è fatto ben poco.
E quindi credo che, se a monte non si interviene per trasferire, davvero, in maniera forte, l'importanza della prevenzione, e si punta solo alla formazione, si ottiene solo un pezzo di miglioramento, cioè si va con una gamba sola. Per cui il ragionamento su prevenzione e formazione va di pari passo. Una volta che si accresce la consapevolezza sull'importanza della prevenzione forse si può spingere anche su una prevenzione che non sia solo una prevenzione obbligatoria. (…) Non solo mi formo perché devo rispondere a un obbligo normativo, ma mi formo perché so che ciò è utile per la mia attività, per far lavorare meglio la mia attività, per dare un contesto migliore ai miei lavoratori. Lì sì, che riesco a formarmi davvero su ciò che è funzionale alla mia attività, a farmi capire come devo gestire meglio la mia azienda, a fare avere una percezione concreta di quelli che sono i rischi della mia azienda, di quelle che sono i miei ruoli e responsabilità per far lavorare in condizioni di salute e sicurezza i miei lavoratori.
Quindi vedo il miglioramento in un percorso più ampio di attenzione alla prevenzione e al contrasto al fenomeno infortunistico.
Link alla prima puntata dello Speciale Accordo Unico
Link alla seconda puntata dello Speciale Accordo Unico
Link alla terza puntata dello Speciale Accordo Unico
Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto
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Rispondi Autore: sara.g - likes: 0 | 10/11/2023 (07:32:26) |
Mi colpisce sempre come molti siano convinti che 16 ore di formazione sulla sicurezza siano eccessive per “un artigiano con due lavoratori”. Chissà se sono mai entrati davvero in un’impresa artigiana di quelle dimensioni, con impianti e attrezzature datati o fatti in casa, orari di lavoro indefiniti, DPI acquistati al ferramenta in base a ciò che hanno trovato in quel momento (della serie i guanti sono guanti). Sono tutti così? Ovviamente no. Ma non sono nemmeno pochi. |
Rispondi Autore: Stefano B. - likes: 0 | 10/11/2023 (08:08:44) |
Mi rivolgo al commento di Sara.G. "con impianti e attrezzature datati o fatti in casa, orari di lavoro indefiniti, DPI acquistati al ferramenta": davvero è convinta che aumentando o diminuendo il numero di ore di formazione cambi qualcosa in una situazione del genere? Il problema della realtà da lei descritta è davvero risolvibile con una lenzuolata di formazione? |
Autore: Sara.g | 10/11/2023 (08:56:03) |
Se la formazione viene intesa come stare seduti e leggere il testo dell’81 articolo per articolo sicuramente no. |
Rispondi Autore: carlo tadini - likes: 0 | 10/11/2023 (08:41:46) |
buongiorno, tutti hanno torto e ragione secondo i vari punti di vista con cui osservi la problematica. Sta' di fatto che, a mio modesto punto di vista, le incombenze veramente utili siano poche sovrascritte da tante altre incombenze poco utili e disperdenti, tra cui inseriamo anche alcuni aspetti della formazione obbligatoria. Poi non dimentichiamo le tasse, i contributi da pagare, le coperture assicurative a tutela dei clienti sempre piu' noiosi e meno danarosi, i lavoratori difficili da trovare (che magari non vogliono lavorare il sabato anche se regolarmente pagati) , gli incarichi al ribasso in quanto "ce crisi.." etc. condizione che porta il datore di lavoro nel mondo del vero stress lavoro correlato..e l'organizzazione della piccola azienda nel dover correre, correre....e correre porta a dimenticare alcune cose basilari tra cui la sicurezza sul lavoro (poi ci sono i delinquenti del mondo del lavoro ma questa e' un altra cosa). buona giornata |