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La Carta di Bologna, il futuro accordo unico e la formazione

La Carta di Bologna, il futuro accordo unico e la formazione

La terza puntata dello Speciale Accordo unico in materia di formazione. Cosa è la Carta di Bologna? Qual è la situazione della formazione in Italia? Cosa dirà il futuro Accordo Unico? Ne parliamo con Rocco Vitale e Francesco Naviglio, AiFOS.


Bologna, 03 Nov – Non c’è dubbio che la formazione in materia di salute e sicurezza sia per ogni luogo di lavoro un elemento essenziale delle strategie di riduzione degli infortuni e delle malattie professionali. E, come abbiamo ricordato nei nostri articoli, siamo in attesa da tempo – avrebbe dovuto approvarlo la Conferenza Stato-Regioni entro il 30 giugno 2022 - di un nuovo Accordo unico in grado di accorpare, rivisitare e modificare gli attuali accordi attuativi in materia di formazione (ai sensi dell’articolo 37 del  D.Lgs. 81/2008, come modificato dalla legge 215/2021).

Un accordo che dovrebbe, almeno nelle intenzioni, migliorare la qualità ed efficacia della formazione che viene erogata oggi nei luoghi di lavoro.

 

Per parlarne, anche con riferimento a una bozza dell’Accordo che è arrivata a fine estate alle parti sociali, il nostro giornale ha organizzato, durante la manifestazione “ Ambiente Lavoro” (Bologna, 10-12 ottobre 2023), uno “Speciale Accordo unico” raccogliendo con diverse interviste varie riflessioni, pareri e previsioni sul futuro della formazione in Italia.

 

Abbiamo iniziato con una intervista all’avvocato Rolando Dubini, in cui si è accennato anche agli orientamenti giurisprudenziali in materia di formazione, e abbiamo poi continuato con un intervista a Lorenzo Fantini che ci ha permesso di parlare anche di altre novità in materia di salute e sicurezza (ad esempio, della mozione in materia di sicurezza sul lavoro approvata al Senato).

 

Arriviamo oggi alla terza puntata dello Speciale presentando invece l’intervista, realizzata a Bologna il 10 ottobre 2023, a Rocco Vitale e Francesco Naviglio, rispettivamente presidente e segretario generale di AiFOS (Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro). E, in questo caso, oltre a parlare della qualità dei percorsi formativi e degli auspici relativi al futuro ‘ Accordo unico in materia di formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro’, ci soffermiamo sulla Carta di Bologna, un documento sottoscritto a Bologna da diverse realtà associative che – come indicato nella presentazione di un convegno bolognese dedicato alla Carta – si propone “di valorizzare tutti i temi che concorrono allo sviluppo dell’importanza della vita umana e del lavoro attraverso la sicurezza e la salute negli ambienti di lavoro e della vita delle persone”.

 

Ad Ambiente Lavoro avete partecipato ad un incontro in cui è stata presentata e sottoscritta la Carta di Bologna. Potete raccontarci di cosa si parla in questa Carta?

Come è la situazione della formazione in materia di salute e sicurezza?

Perché non è stato ancora approvato l’Accordo unico in materia di formazione?

Qual è il parere sulla bozza inviata alle parti sociali? Quali sono gli aspetti positivi o critici?

Quando potremmo avere una versione definitiva e approvata in sede di Conferenza Stato-Regioni?

Cosa è necessario fare per migliorare la qualità della formazione in Italia?

 

L’intervista si sofferma su vari argomenti:



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Come sempre diamo ai nostri lettori la possibilità di visualizzare integralmente l’intervista e/o di leggerne una parziale trascrizione.

 

L’intervista di PuntoSicuro a Rocco Vitale e Francesco Naviglio

 

 

La Carta di Bologna, la sicurezza sul lavoro, il codice etico

So che avete partecipato, qui ad Ambiente Lavoro, ad un incontro in cui è stata presentata la Carta di Bologna. Potete raccontarci brevemente di cosa si parla in questa Carta?

 

Rocco Vitale: La Carta di Bologna si chiama così perché è un foglio di carta che abbiamo firmato a Bologna, per cui il nome è molto semplice. Cosa è successo qualche mese fa?

Il Ministero del Lavoro ha convocato una decina di associazioni (…) ed è la prima volta che queste associazioni vanno a un tavolo nazionale. Il motivo della convocazione è stato questo: “vorremmo sentire dalle associazioni che fanno sicurezza come stanno le cose”. Ed è la prima volta che il ministero invita le associazioni. E questo anche perché il lavoro svolto in altri tavoli di lavoro era lacunoso. (…) Per cui abbiamo fatto un primo incontro.

Da lì è nata la Carta di Bologna, un gruppo di otto associazioni che si sono messe insieme. Abbiamo fatto un codice etico di valori. Non è una carta che interviene sull'Accordo Stato-Regioni (…). Poi abbiamo fatto anche un documento che sarà presentato al Ministero del Lavoro (…). E questo è un grande passo avanti. È la prima volta che in Italia si ottiene un gruppo di associazioni professionali che arrivano con una voce univoca al Ministero senza dividersi in dieci rivoli (…).

 

Francesco Naviglio: È la prima volta che un gruppo di associazioni che operano nel campo della sicurezza sul lavoro e fanno formazione e consulenza si riuniscono e fanno un documento comune in cui riuniscono i vari intenti che hanno per portarli all'attenzione degli organi governativi. È importante perché è la prima volta che piuttosto che essere soggetti di legge cerchiamo di essere soggetti di diritto. Così cerchiamo di far fare allo Stato e agli organi ministeriali qualcosa di interessante per la sicurezza sul lavoro. (…)

 

Speciale Accordo unico: situazione in Italia e formazione come opportunità

Veniamo all’Accordo unico in materia di formazione. Partiamo con una domanda che ho fatto e farò nelle altre interviste relative a questo speciale. Qual è il vostro parere sulla situazione odierna della formazione lavorativa in materia di salute e sicurezza?

 

Rocco Vitale: Allora, di formazione in Italia se ne fa forse anche troppa. Il problema è che, quando vediamo questi dati dell'INAIL, che sono gli unici che abbiamo, che sono dati calcolati con un sistema assicurativo, perché l'INAIL è un ente assicurativo, abbiamo sempre mille morti all'anno. Sono sempre tre al giorno (…). E allora (…) tutta la formazione che abbiamo fatto non cambia le cose, non incide. Allora il mio parere qual è?

La formazione che stiamo facendo, ahimè, riguarda le aziende serie, le aziende strutturate, i dirigenti, i datori di lavoro, il sindacato che ha capito l'importanza della sicurezza sul lavoro.  Bisognerebbe fare un'analisi su dove avvengono gli infortuni.

E dove avvengono? In linea di massima nelle piccole aziende, quelle con tre dipendenti, quattro dipendenti. E lì la formazione non c'è, perché se ci fosse la formazione alcune cose non potrebbero avvenire. E perché avvengono lì? Perché (…) in Italia abbiamo ancora ampi margini di formazione formale: attestati, pezzi di carta che costano meno comprarli che non farli.

Siamo ancora pieni di malapiante. Non è vero che la videoconferenza tutti la fanno bene. Non è vero che gli eLearning sono tutti uguali. (…)

 

Francesco Naviglio in un recente contributo per il nostro giornale ha parlato dell’importanza che la formazione non sia vista come un’imposizione, ma come un'opportunità…

 

Francesco Naviglio: Sì, è importante perché, come diceva Rocco, in Italia si è fatta molta formazione, troppa formazione, per adeguarsi ad una normativa di legge. Non si è fatta formazione, da parte delle aziende, perché si capiva e si percepiva la necessità di modificare i comportamenti dei propri dipendenti per evitare gli infortuni sul lavoro. Si fa formazione perché lo dice la legge.

Tutto quello che dice la legge si fa, ma si fa un po' di malavoglia - sia da parte del datore di lavoro che deve pagare la formazione, ma anche da parte dei lavoratori che spesso vanno a fare corsi di formazione solo perché vengono obbligati a farli. E la domanda è una domanda che si fa da sempre. Quanto è efficace questa formazione quando poi il lavoratore rientra sul posto di lavoro? Lui fa un corso sull'uso dei caschi, ma poi questi caschi sul posto di lavoro li mette o non li mette? Ritiene che pur avendo avuto buone notizie su come si usano, a lui il casco non serve? E nessuno lo obbliga a metterlo il casco oppure a indossare le imbragature per il lavoro in quota? E quanti sono i morti all'interno degli spazi confinati?

Si fa molta formazione, però si fa formazione come se fosse un’accademia. Poi si torna sul posto di lavoro (…) e se uno entra in uno spazio confinato e si sente male, subito un altro va a cercare di salvarlo. Ma mancano i respiratori e non si sono fatte le analisi necessarie. (…)

La formazione è più un fatto formale, che non un fatto veramente di modifica dei comportamenti sui posti di lavoro.

 

(…)

 

Speciale Accordo unico: bozza di agosto e tempi di approvazione dell’accordo

Malgrado non ci sia l’accordo, abbiamo tuttavia una bozza dell’accordo che anche noi abbiamo pubblicato nelle scorse settimane. Quali sono gli aspetti più interessanti e le criticità di questa bozza? Quali sono le modifiche che ritenete necessarie o, comunque, migliorative del testo attuale?

 

Francesco Naviglio: (…) Prima di tutto parlo delle criticità.

Intanto una bozza di lavoro di 140 pagine e più, secondo me, è una cosa folle. Anche perché, leggendola, molte cose potevano stare in un allegato a parte. Perché una bozza di lavoro che deve riordinare la materia della sicurezza sul lavoro, che deve occuparsi di come si fa a salvare la vita dei lavoratori, (…) non dovrebbe perdere due pagine per parlare di come si fa la progettazione formativa (…).

La bozza doveva servire per mettere per mettere un po' i paletti su tutto quello che era stato fatto in questi quindici anni, dal 2008 a oggi, Coloro che l’hanno elaborata cosa hanno fatto e stanno ancora facendo? Hanno ricapitolato, messo insieme, tutto quello che stava nelle varie bozze senza una grossa innovazione, senza trovare nuovi modi. Le uniche innovazioni nascono dal fatto che sono stati costretti a parlare di eLearning, di videoconferenza, perché ormai è diventato imprescindibile nel campo della formazione in genere utilizzare la videoconferenza e l’eLearning. Però si tratta di due parole, senza andare a fondo, senza spiegare bene come farla.

 

Poi c’è un problema. Se questa bozza, una volta approvata, (…)ogni Regione la interpreta, come hanno fatto con le bozze precedenti, e la rielabora, (…), secondo me si creerà ancora più confusione di quella che c'è adesso. Perché tutti quanti siamo da un anno e mezzo in attesa di questa bozza e le attività sono quasi ferme, vanno avanti per forza di inerzia. (…)

 

Rocco Vitale: Volevo aggiungere alcune considerazioni. Volevo dire che quella che ha presentato Francesco è la premessa: per 10 righe di legge si arriva a 230 pagine. Già subito questo non va bene, per principio non va bene. L'Accordo dice “unifica”, ma bisogna tenere conto di che cos'è la società italiana di oggi.

Francesco prima parlava di e-learning e videoconferenza: queste due attività non sono state fatte da leggi, sono state fatte dalla società italiana. (…) Per cui può darsi che venga fuori una cosa nuova e si fa, indipendentemente dalle leggi. Questo ci dimostra come il nostro modo di procedere e legiferare sia vecchissimo.

Nella fattispecie dell'Accordo Stato-Regione il nostro auspicio è che ci siano 10 paginette dove c'è tutto l'essenziale e poi una bella linea guida. (…) In questo accordo si scrive dell'importanza della valutazione dei rischi, dell'importanza della progettazione formativa, (…) ma poi mi indichi ora per ora le materie. Mi scrivi che la prima ora devi fare questo, la seconda questo, tre quarti d'ora di questo, poi un po' di quest'altro: dov'è la progettazione formativa che lo stesso accordo mi dice di fare? È una contraddizione.

Perché? Perché, a mio avviso, c'è una carenza di base. Il legislatore non si fida dei suoi cittadini. Noi abbiamo un sistema legislativo dove al posto di aiutare chi fa la formazione, quasi quasi si viene penalizzati. (…)

I soggetti formatori devono essere seri e serve un elenco. Chi lo può fare e chi non lo può fare. Poi, collegato ai soggetti formatori, ci sono le aziende, i docenti e i lavoratori. Chi è che conosce le aziende? I soggetti formativi perché sono loro che trattano con le aziende. Chi è che conosce i docenti? I soggetti formativi e le aziende perché sono loro che li pagano e li assumono.

E poi ci sono i lavoratori. Se il lavoratore, quando finisce il corso di formazione, torna in azienda e quasi quasi viene deriso perché ha fatto formazione e ha fatto “due giorni di vacanza”, non cambia nulla. C'è un marchingegno che non funziona.

Questo marchingegno tu non lo fai funzionare accumulando sempre più carta.

Cosa fare? Per la formazione (…) serve un'indicazione di massima e poi i poteri per fare il corso vanno ai formatori. Sono loro che fanno l'analisi del corso: cosa serve, cosa non serve, cosa fare, cosa modificare. (…) Quella che serve è una libertà, ma una libertà responsabilizzata: tu firmi quello che hai fatto. Un domani c'è un conflitto col magistrato? Nome e cognome di chi ha fatto la formazione. Elenco di che cosa ha insegnato e ti assumi le responsabilità.

Il marchingegno messo in piedi è carta, dove nessuno è responsabile. (…)

 

A vostro parere, quando potremo avere una versione approvata in sede di Conferenza Stato-Regioni? Qualcuno aveva accennato al Natale.

 

Francesco Naviglio: Beh, io per essere un po’ meno fiducioso (…) potrei parlare di Pasqua…

 

Rocco Vitale: Secondo me, andiamo a Pasqua. Anch'io ne sono convinto.

E fine aprile, dove dovrebbe esserci la giornata mondiale della sicurezza, potrebbe essere una bella occasione per l’approvazione.

Ho notizie che, da un lato, il ministro sta spingendo per farla subito, ma molte persone responsabilmente, visto al punto in cui sono i rapporti tra le parti sociali, hanno detto “non ci siamo”. (…) Il tessuto sociale che c'è attorno non funziona, per cui sicuramente andiamo al 2024.

 

(…)

 

 

Link alla prima puntata dello Speciale Accordo Unico

 

Link alla seconda puntata dello Speciale Accordo Unico

 

 

 

Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto

 


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Rispondi Autore: Stefano B. - likes: 0
03/11/2023 (09:04:04)
"I soggetti formatori devono essere seri e serve un elenco. Chi lo può fare e chi non lo può fare." Ecco, questo è quello che interessa realmente a quelli della "Carta di Bologna" (vabè, poi credeteci anche un po' meno..). In 12 anni di formazione da accordo S/R tutti, TUTTI, gli attestati di formazione finata, fasulla, farlocca che ho visto (e ne ho visti tanti) avevano approvazione di enti accreditatissimi, Aifos, Afes, Assidal, EFEBI.. ciccio pasticcio.
Normare che la formazione debba passare per questi "Club" è provato che non serve ad un razzo. Basta pagare i 5/19 euro ad attestato e si diventa subito accreditatissimi.
Io invece, umile formatore con più di 20 anni di esperienza (non solo come formatore, ma a girare per gli impianti industriali) non posso organizzare corsi. Giammai! Regione Lombardia dice che se non ho 2 bagni e 3 stanze in ufficio NON posso essere accreditato per fare formazione. Bene.
La soluzione, anche se puzza da km, l'ho trovata, pago cira 5 euro ad attestato ad uno di questi enti (loro si che sanno come fare formazione e sono gli unici che possono farla e che addirittura possono mettere il naso nell'Accordo nuovo).
Invece di definire le caratteristiche che deve avere chi si occupa di progettare e organizzare un corso, si pensa a rafforzare la Lobby.
Rispondi Autore: alberto righi - likes: 0
03/11/2023 (10:25:16)
approvo in pieno le considerazioni fatte, assemblare in un toma il tutto, significa non voler dire nulla e lasciare che ognuno prenda ciò che gli serve giustificando la propria azione formativa, continuando con la confusione a cui stiamo assistendo.. Non può essere cosi. da responsabile di un Servizio Spsal sappiamo bene che le realtà formative spaziano su tutto il territorio nazionale e lassciare che ogni regione si faccia il suo vademecum interpretativo e pura follia. Aggiungo che nella discussione del tavolo di lavoro non sono presenti soggetti o responsabili deputati al controllo della formazione, a ciò che vedono nelle aziende, le situazioni che rilevano e sanzionano. e' forse pensabile che oltre giustamente ai soggetti che fanno formazione vi sia un tavolo di lavoro anche son i servizi di prevenzione che si confrontino sulle modalità e contenuti è chiedere troppo ? vogliamo o no migliorare le condizioni esistenti? grazie
Rispondi Autore: PAOLA DEL BUFALO - likes: 0
03/11/2023 (12:43:11)
Buongiorno, io rifletterei sul fatto che OdV e giurisprudenza si stanno occupando sempre più dei contenuti della formazione, che deve essere il più possibile conforme alla VR aziendale e al relativo DVR (soprattutto procedure, addestramento, etc). Perciò è importanze che le relative competenze siano in possesso dei singoli soggetti aziendali (RSPP, Medico Competente, ASPP) e cioè che questi ultimi siano effettivamente in grado di progettare ed espletare i relativi eventi formativi, con l'eventuale apporto di soggetti terzi nel caso ad esempio di macchine particolari o altro.

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