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La sicurezza sul lavoro vista dai lavoratori (2/3)
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[La prima parte dell’articolo è consultabile su numero di ieri]
I lavoratori temporanei si sentono meno esposti al rischio di quelli a tempo indeterminato, eppure nel primo anno di attività si infortunano di più di quelli occupati in maniera stabile.
La ricerca Isfol sulla qualità del lavoro in Italia mostra profonde differenze nell’andamento delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro nella categoria dei lavori a tempo indeterminato rispetto a quella dei lavoratori temporanei.
Dalle statistiche Inail emerge che l'incidenza di infortuni è maggiore in questi ultimi, mentre dalle risposte fornite dai lavoratori intervistati nella ricerca Isfol si evidenzia che i lavoratori precari si ammalano e si infortunano percentualmente meno di quanti sono occupati in maniera permanente. Tuttavia focalizzando l’attenzione sul primo anno di lavoro, si ammala più della metà dei precari (53,6% contro il 6,5% degli occupati stabilmente) e se ne infortuna il 72,2% (contro il 14% degli stabili). Gli occupati stabilmente si infortunano invece soprattutto dopo il 10° anno di attività e si infortunano meno gravemente di quelli temporanei.
Sotto accusa sono le carenze nella formazione alla sicurezza.
Questo stato di cose è imputato dall’Isfol, in primo luogo, “al fatto che i lavoratori temporanei non vengono adeguatamente formati sulla prevenzione dei rischi e sulla sicurezza, soprattutto nel caso di quanti lavorano con contratti meno regolamentati, che comportano meno obblighi da parte del datore di lavoro; in secondo luogo, i precari non vengono adeguatamente formati, in particolare sull’eventuale utilizzo di apparecchiature o macchinari e vengono impiegati in attività per le quali comunque non è richiesta una formazione troppo specifica.[...]
Infine, i dati mostrano che i temporanei non si infortunano né si ammalano in maniera invalidante, il che potrebbe significare da un lato che essi svolgono attività non particolarmente “pericolose”, nel qual caso sarebbe richiesta una formazione specifica e specialistica e, dall’altro, che non hanno lavorato per un lasso sufficientemente prolungato di tempo per sviluppare malattie invalidanti (cosa che accade invece ai lavoratori permanenti dopo più di 10 anni di attività).”
[L'ultima parte dell'articolo sarà pubblicata nei prossimi giorni].
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[La prima parte dell’articolo è consultabile su numero di ieri]
I lavoratori temporanei si sentono meno esposti al rischio di quelli a tempo indeterminato, eppure nel primo anno di attività si infortunano di più di quelli occupati in maniera stabile.
La ricerca Isfol sulla qualità del lavoro in Italia mostra profonde differenze nell’andamento delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro nella categoria dei lavori a tempo indeterminato rispetto a quella dei lavoratori temporanei.
Dalle statistiche Inail emerge che l'incidenza di infortuni è maggiore in questi ultimi, mentre dalle risposte fornite dai lavoratori intervistati nella ricerca Isfol si evidenzia che i lavoratori precari si ammalano e si infortunano percentualmente meno di quanti sono occupati in maniera permanente. Tuttavia focalizzando l’attenzione sul primo anno di lavoro, si ammala più della metà dei precari (53,6% contro il 6,5% degli occupati stabilmente) e se ne infortuna il 72,2% (contro il 14% degli stabili). Gli occupati stabilmente si infortunano invece soprattutto dopo il 10° anno di attività e si infortunano meno gravemente di quelli temporanei.
Sotto accusa sono le carenze nella formazione alla sicurezza.
Questo stato di cose è imputato dall’Isfol, in primo luogo, “al fatto che i lavoratori temporanei non vengono adeguatamente formati sulla prevenzione dei rischi e sulla sicurezza, soprattutto nel caso di quanti lavorano con contratti meno regolamentati, che comportano meno obblighi da parte del datore di lavoro; in secondo luogo, i precari non vengono adeguatamente formati, in particolare sull’eventuale utilizzo di apparecchiature o macchinari e vengono impiegati in attività per le quali comunque non è richiesta una formazione troppo specifica.[...]
Infine, i dati mostrano che i temporanei non si infortunano né si ammalano in maniera invalidante, il che potrebbe significare da un lato che essi svolgono attività non particolarmente “pericolose”, nel qual caso sarebbe richiesta una formazione specifica e specialistica e, dall’altro, che non hanno lavorato per un lasso sufficientemente prolungato di tempo per sviluppare malattie invalidanti (cosa che accade invece ai lavoratori permanenti dopo più di 10 anni di attività).”
[L'ultima parte dell'articolo sarà pubblicata nei prossimi giorni].
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