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La formazione per i lavoratori impegnati nelle grandi opere

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Edilizia

22/04/2011

Un documento propone indicazioni per i percorsi formativi dei lavoratori impegnati nella Variante autostradale di valico e nelle grandi opere. L’importanza della formazione, la squadra di lavoro e il Piano Formativo di Cantiere.

 
Bologna, 22 Apr - Le “ grandi opere”, i “grandi cantieri” sono sempre dei contesti lavorativi molto delicati dal punto di vista della sicurezza. E questo sia per la complessità tecnica e le dimensioni delle infrastrutture da realizzare, sia per la necessaria compartecipazione di competenze diversificate, la frammentarietà delle lavorazioni e la presenza di diverse imprese coinvolte.
 
Con questo documento - risultato di un progetto, promosso dalla Provincia di Bologna e dalla Regione Emilia-Romagna – si favorisce l’organizzazione di una formazione efficace, utile al raggiungimento di un miglior livello di sicurezza e prevenzione durante i lavori all’interno dei grandi cantieri.
Tuttavia – come indicato nell’introduzione – qualcuno potrebbe chiedersi: “Perché produrre altro materiale sulla formazione, su cui c’è già una copiosa letteratura?”.
A domanda chiara, risposta altrettanto luminosa: il documento necessitava anzitutto per “i risultati poco rassicuranti emersi dall’indagine Valutazione dell’efficacia della formazione alla sicurezza nei lavoratori della Variante Autostradale di Valico (VAV), che hanno evidenziato i punti più critici e le maggiori fragilità organizzative dei percorsi formativi realizzati in un contesto specifico di ‘ grandi cantieri’”.
Inoltre, come già accennato a inizio articolo, “la dimensione organizzativa di questi cantieri differisce da quella di qualsiasi altro ambiente lavorativo”: in cantieri come questi “le contingenze operative richiedono una costante ridefinizione dell’organizzazione che si rimodella con l’avanzamento dei lavori”. Senza dimenticare “l’eterogeneità del personale impiegato in questo particolare settore” e la necessità di “prendere in esame numerose variabili specifiche, aggiuntive rispetto ad altri settori, nella progettazione di un percorso formativo efficace”.
 
Perché poi puntare su un documento dedicato alla formazione?
Ebbene, “puntare l’attenzione sulla formazione significa tener ben presenti quattro elementi di estrema importanza:
- “affrontare il problema della formazione significa contestualmente affrontare in modo puntuale il problema dell’organizzazione del cantiere, del lavoro, della gestione delle risorse umane;
- una buona formazione alla sicurezza è condizione necessaria, ancorché non sufficiente, a perseguire migliori livelli di sicurezza;
- la messa a punto di un percorso strutturato avente per oggetto la formazione può essere uno strumento di confronto e di stimolo per potenziare l’attenzione e veicolare la cultura della sicurezza in senso lato nei luoghi di lavoro;
-  operare in una logica virtuosa di formazione continua costringe l’ organizzazione aziendale ad un monitoraggio continuo e puntuale delle condizioni di lavoro, per adeguare in tempo reale l’analisi dei bisogni formativi e degli obiettivi educativi specifici e la valutazione dei risultati: questo monitoraggio si ripercuoterà in positivo su tutte gli altri aspetti dell’attività di prevenzione”.
E tra l’altro la proposta di percorso qui delineata, “adattata” alla realtà specifica della Variante Autostradale di Valico (VAV) ed opere analoghe, offre comunque “spunti metodologici mutuabili ed esportabili in altri contesti”.
 


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Una formazione idonea passa attraverso due condizioni:
- “la conoscenza da parte dei lavoratori dei rischi e delle loro possibili conseguenze sulla salute e la sicurezza e delle modalità più efficaci (sul piano tecnico, comportamentale, organizzativo) per controllarli;
- la motivazione dei lavoratori ad adottare sistematicamente e rigorosamente le misure necessarie, per quanto di loro pertinenza, cioè i comportamenti sicuri”.
E in una “logica di aderenza del processo formativo alla realtà organizzativa del lavoro, occorre individuare, come unità elementare da formare, non tanto e non solo il singolo lavoratore, quanto la squadra, perché è all’interno della squadra ed in base alle sue dinamiche relazionali che si vince o si perde la partita della modifica dei comportamenti scorretti e del passaggio convinto ed introiettato a comportamenti corretti (nessun comportamento, per quanto logico sia e per quanto sia stato oggetto di puntuale ed assiduo insegnamento sarà mai adottato sistematicamente ed automaticamente se contrasta con le norme implicite del gruppo cui la persona appartiene: questa regola generale nel nostro caso si applica sostituendo alla parola ‘persona’ la parola ‘lavoratore’ ed alla parola ‘gruppo’ la parola ‘squadra’)”.
Senza poi dimenticare l’importanza della coerenza tra i messaggi formativi e la realtà quotidiana del lavoro.
 
Dopo queste utili disquisizioni sulla realizzazione di una formazione efficace, veniamo invece a individuare due elementi innovativi del documento per favorire la qualità ed efficacia della formazione:
Piano Formativo di Cantiere (PFC): un piano che “prevede in modo integrato i percorsi formativi e  le competenze professionali necessarie di tutti coloro che operano nel cantiere, come dipendenti, subappaltatori, lavoratori autonomi, curando in particolare, ma non solo, le interferenze”. Poiché il Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC) deve contenere le “misure preventive e protettive da attuare e che tra esse rientra l’attività di formazione, il PFC trova il suo logico inserimento, come importante strumento organizzativo, all’interno del PSC stesso”;
Profilo Formativo Personalizzato (PFP): definizione puntuale di percorsi formativi non standardizzati, che tengano conto in modo preciso delle caratteristiche del singolo lavoratore (ruolo e compiti, fattori di rischio connessi alla mansione, livello pregresso di conoscenze ed esperienze, scolarità, lingua, ecc.)”.
 
Soffermiamoci sul Piano Formativo di Cantiere.
Come indicato nel capitolo relativo all’organizzazione della formazione a livello di cantiere, lo strumento più efficace per la definizione degli interventi formativi è proprio il PFC:
- la redazione del PFC è in capo al Coordinatore in fase di progettazione ( CSP), “in quanto persona che, incaricata di redigere il piano di sicurezza e coordinamento (PSC), ha effettuato necessariamente quella analisi del contesto da cui discendono anche le esigenze formative del personale impiegato; queste  saranno poi, per la parte di propria competenza, inserite e gestite nei percorsi formativi aziendali;
- la gestione (realizzazione e proposte di modifiche) del PFC è prevalentemente in capo al datore di lavoro dell’ impresa affidataria, che è quella che concretamente organizza e governa il cantiere;
- la verifica della realizzazione del PFC (in quanto elemento costitutivo del PSC)” è in capo al Coordinatore per la sicurezza durante l’esecuzione (CSE).
 
Come deve essere pensato e organizzato un Piano Formativo di Cantiere?
Nel contesto dei grandi cantieri “il PSC deve prevedere un capitolo a sé stante, o un documento ad esso allegato, dedicato alla pianificazione della formazione e denominato Piano Formativo di Cantiere (PFC). Tale Piano deve contenere le linee di indirizzo tecnico ed organizzativo per la progettazione ed effettuazione degli interventi formativi specifici riferiti ai rischi del contesto, alle procedure di sicurezza e alle prescrizioni operative definite in quel cantiere, ai comportamenti da tenere e agli aspetti di coordinamento tra imprese, lavoratori autonomi e tra lavoratori”.
In particolare si ricorda che il “Committente/ RL, attraverso il CSP (figura determinante in questa fase progettuale, di fatto il braccio operativo del Committente/RL) ed il CSE, sulla base delle caratteristiche dell’opera da realizzare, delle imprese coinvolte contestualmente, delle possibili interferenze tra lavorazioni e dell’utilizzo ‘promiscuo’ di impianti e attrezzature, deve fornire linee di indirizzo sulla formazione specifica, riferita alle peculiarità organizzative e di contesto del cantiere. Tali linee dovranno specificare quale parte del ‘pacchetto’ formativo è da garantire in forma ‘autonoma’ dalla singola impresa e quale in forma ‘integrata’, anche per facilitare processi di integrazione tra imprese e tra lavoratori, in particolare nel caso di squadre miste”. Il PFC terrà poi in conto anche gli “eventuali accordi sui criteri e sui contenuti della formazione definiti dalle parti sociali in sede di contrattazione nazionale di categoria, in base ad eventuali previsioni di legge in merito”.
Infine nel PFC dovranno essere indicate “le tempistiche da rispettare per gli interventi formativi (e informativi), le modalità di riscontro e i soggetti/figure titolari dell’organizzazione degli interventi che dovranno essere individuati nominativamente nei singoli POS, redatti in conformità alle indicazioni contenute nel PSC”. Indicando anche:
-  “chi ne è responsabile per l’attuazione;
-  chi svolge le funzioni di coordinatore per la sua attuazione, revisione, aggiornamento;
-  quali sono (e a carico di chi) le modalità di verifica della sua attuazione”.
 
L’indice del documento:
Capitolo I     - L’organizzazione del sistema di gestione della formazione
Capitolo II    - L’analisi del contesto
Capitolo III   - I bisogni formativi
Capitolo IV   - Gli obiettivi educativi specifici
Capitolo V    - Il piano di valutazione
Capitolo VI   - La metodologia didattica
Capitolo VII  - L’organizzazione e la realizzazione
Capitolo VIII - La vigilanza
Capitolo IX   - Sintesi riassuntiva degli adempimenti e delle figure responsabilizzate a livello aziendale
 
 
Provincia di Bologna, AUSL Bologna, “ Indicazioni operative per la formazione alla sicurezza dei lavoratori impegnati nella Variante autostradale di valico e nelle grandi opere”, a cura del gruppo di lavoro coordinato da Leopoldo Magelli - Provincia di Bologna (formato PDF, 2.69 MB).
 
 
 


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