Differenze di genere, rischi lavorativi e buone pratiche
Milano, 18 Mag – Come ricordato nella presentazione del seminario “ Lavoro che cambia: cambia la prevenzione?” - organizzato il 6 aprile scorso a Milano dalla Consulta interassociativa per la prevenzione ( CIIP) – un lavoro può fornire un guadagno regolare, una identità sociale e fornire sia un motivo di crescita personale che la formazione di capacità competenze. Tuttavia il lavoro può anche venire a mancare, può portare infortuni e malattie professionali, essere precario con scarsa sicurezza e bassa discrezionalità, e, infine, può essere di scarsa qualità. Il tutto con effetti negativi su salute e benessere del lavoratore.
E purtroppo alcuni di questi aspetti, ancora oggi, malgrado i cambiamenti di questi ultimi decenni nel mondo del lavoro, riguardano in particolare le donne.
I problemi di genere nella promozione della salute
A tornare ad affrontare il problema del rapporto tra il lavoro e il genere femminile è un intervento dal titolo “Il genere e l’invecchiamento nella promozione della salute nel lavoro d’oggi” e a cura di Silvana Salerno (ricercatrice ENEA).
Il documento, presente negli atti del convegno e che vi invitiamo a leggere integralmente, riporta, con riferimento continuo alle fonti, diversi dati, tabelle, risultati di ricerche e esperienze che permettono di comprendere meglio la situazione delle donne riguardo al lavoro.
Ad esempio alcuni dati mostrano come nel mondo:
- le donne “non hanno buoni lavori né per qualità né per quantità;
- le donne sono più istruite ma mantengono lavori meno professionali;
- le donne guadagnano meno, il 23 % del salario maschile;
- le donne lavorano 2.5 ore non pagate”.
E sono riportati i risultati di uno studio che mostrano come ci sia una “perdita dell’aspettativa di vita sana (senza disabilità) delle femmine”: dal 2004 al 2008 c’è stata in Italia una “perdita di 10 anni di vita sana nelle femmine” (Gennario V., Ghirga G., Corradi L.).
Riguardo ai problemi in ambito lavorativo viene presentato il parere di Annika Härenstam (professore in scienza del lavoro all’Università di Gothenburg) che afferma come “siano le attività ancora suddivise per genere a generare i problemi di organizzazione, gestione e allocazione delle risorse nei settori dominati dal lavoro femminile”. E sarebbe necessario “rendere visibile la salute della vita lavorativa delle donne e prevenire la loro esclusione nel trattare problemi legati alla sicurezza”.
Le differenze di genere, i rischi lavorativi e le buone pratiche
La relazione si sofferma poi sulle differenze di genere e riporta alcuni studi sui rischi, ad esempio con riferimento ad una tabella relativa alla “presenza della differenza di genere in studi epidemiologici relativi ai rischi lavorativi, la neurotossicità e il cancro occupazionale”:
Si ricorda poi, con riferimento al contenuto di alcune pubblicazioni, come poche persone “studiano gli effetti del lavorare in piedi” (standing still) e come le lavoratrici forzate a stare in piedi siano “le più giovani, con un basso controllo sul lavoro, con bassi salari”.
Sono riportate poi alcune soluzioni pratiche per migliorare le condizioni di lavoro, ad esempio con riferimento alle buone pratiche per lavoratrici ospedaliere (HCWs).
Riprendiamo, a titolo esemplificativo, da una tabella presente nelle slide alcune buone pratiche “utili per la salute mentale” e selezionate da addette alle pulizie di un ospedale universitario:
- “lavorare in due;
- avere un posto per gli effetti personali nel carrello;
- riconoscimento morale (visibilità);
- avere due giorni consecutivi di riposo;
- crescita professionale;
- mobilità lavoro-casa;
- bilanciamento casa-lavoro (servizi all’infanzia, anziani, ecc.)”.
Una tabella riporta anche alcune differenze di genere osservate in uno stesso ambiente di lavoro:
Infortuni in itinere e molestie sessuali
La relazione, come ricordato spesso anche dal nostro giornale in alcuni articoli e interviste sul tema, segnala il grande numero di infortuni mortali in itinere per le lavoratrici. E riguardo alla inabilità da infortunio in itinere indica che:
- “nel genere femminile gli infortuni in itinere rappresentano la seconda causa di inabilità da lavoro dopo l’ambiente ordinario;
- le inabilità da infortunio in itinere senza mezzo di trasporto sono in rilevante aumento nel genere femminile sia per le italiane che per le straniere;
- le femmine hanno un maggior numero di inabilità permanenti da infortunio in itinere senza mezzo di trasporto rispetto ai maschi ma, come negli itinere con mezzo di trasporto, sempre meno gravi rispetto al genere maschile;
- gli infortuni in itinere con mezzo di trasporto sono più frequenti nelle donne più giovani, quelli senza mezzo nell’età più avanzate soprattutto per il genere femminile”.
Sono ripresi poi alcuni dati sulle molestie sessuali in Europa:
- “il 50% delle donne ha subito molestie sessuali almeno una volta a partire dai 15 anni;
- nel 32% dei casi le molestie sessuali si sono svolte nel contesto lavorativo, e nel 12% a scuola/università;
- negli ultimi 12 mesi il 43% delle intervistate è stata baciata o toccata contro la sua volontà”.
La salute è un fine, non uno strumento
La relazione segnala, in conclusione, che la salute “sistematicamente diventa più strumento che fine, quando si dichiara che ‘favorisce la competitività’, ‘aiuta a vincere la competizione economica’, ‘promuove la produttività’. Questa visione commerciale si è spinta talmente in là che dignità, diritti, salute e sicurezza così come la conservazione dell’ambiente, sono lungi dall’essere considerati beni globali”.
Per affrontare i problemi correlati alla salute nei luoghi di lavoro, con particolare riferimento alle differenze di genere e all’invecchiamento della forza lavoro, serve un’etica della salute:
- Agire la conoscenza acquisita: “oggi bisogna agire quella conoscenza acquisita senza aspettare oltre, troppe le patologie evitabili e guaribili ancora diffuse. Il passo avanti da compiere è quello di ‘far prevalere un’etica della responsabilità collettiva’;
- Contrastare il conflitto di interessi;
- Contrastare la politica del «Laissez faire»;
- Affermare il diritto alla salute;
- Occuparsi dei più deboli.
RTM
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
“ Il genere e l’invecchiamento nella promozione della salute nel lavoro d’oggi”, a cura di Silvana Salerno (ricercatrice ENEA), intervento al seminario “Lavoro che cambia: cambia la prevenzione?” (formato PDF, 3.95 MB).
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