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Piu' bebe' in Italia, piu' gestanti al lavoro…in sicurezza?

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Approfondimento

29/06/2005

La tutela della salute delle lavoratrici inizia fin…dall’assunzione. Cosa è importante conoscere.

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Il bilancio demografico positivo del 2004 presentato dall’Istat è stato accolto con entusiasmo. Nel nostro Paese lo scorso anno, prima volta dal 1992, sono state più le nascite che le morti.

Presumibilmente questo significa che anche nei luoghi di lavoro sono aumentate le donne in gravidanza; queste lavoratrici necessitano, secondo quanto previsto dalla legge, di particolari tutele.

L’art. 11 del  D.Lgs. 151/01 prevede che il datore di lavoro valuti i rischi per la sicurezza e la salute delle lavoratrici gestanti, puerpere e in allattamento (in particolare i rischi di esposizione ad agenti fisici, chimici o biologici, a particolari processi o condizioni di lavoro indicate nell’allegato del decreto), individuando le misure di prevenzione e protezione da adottare, comprese eventuali modifiche di orario e condizioni di lavoro e lo spostamento ad una mansione non a rischio.

Tale valutazione del rischio, prevista dall’art. 11 del D.Lgs. 151/2001, nell’ambito e per gli effetti dell’art. 4 del Decreto Legislativo n. 626/1994, deve avvenire contestualmente alla valutazione dei rischi generali.

E’ importante che le lavoratrici, indipendentemente dal loro stato, siano informate preventivamente sulla presenza di eventuali rischi per la salute della donna in gravidanza e del nascituro e per la salute riproduttiva.

La Circolare del Ministero del Lavoro Prot. 3328 del 16.12.2002 precisa che "detta valutazione preventiva consente al datore di lavoro di informare le lavoratrici, prima ancora che sopraggiunga una gravidanza, dei rischi esistenti in azienda, delle misure di prevenzione e protezione che egli ritiene di dover adottare in tal caso e, quindi, dell’importanza che le dipendenti gli comunichino tempestivamente il proprio stato, in modo che possano essere valutati con immediatezza i rischi specifici e la conseguente opportunità di spostarle ad altre mansioni compatibili con la gestazione e poi con il periodo di allattamento, fino a sette mesi dopo il parto".

 

L’informazione su tali rischi fa, quindi, parte integrante della formazione  e informazione sulla sicurezza prevista dal D.Lgs. 626/94.

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