La partecipazione dei lavoratori alla sicurezza
Cosa si intende però, nello specifico, con «partecipazione dei lavoratori»? La partecipazione dei lavoratori alla salute e alla sicurezza è un semplice processo bilaterale in base al quale i datori di lavoro e i lavoratori, per mezzo anche dei loro rappresentanti, si parlano, ascoltano gli uni le preoccupazioni degli altri, condividono opinioni e informazioni, affrontano i problemi senza indugio, tengono in considerazione le proposte di tutti, si impegnano per trovare soluzioni comuni, e manifestano fiducia e rispetto reciproci.
La piena partecipazione, tuttavia, non si limita alla consultazione: i lavoratori e i loro rappresentanti potrebbero (per non dire dovrebbero?) anche essere coinvolti nel processo decisionale. La partecipazione dei lavoratori contribuirebbe a ricercare modalità efficaci di protezione dei lavoratori stessi; infatti, collaborando alla soluzione di un problema fin dalla fase della pianificazione, i lavoratori potrebbero avere maggiori occasioni di confrontarsi direttamente con la scelta di un’azione particolare, di contribuire quindi a trovare soluzioni pratiche, e di conformarsi meglio al risultato finale. Se avessero l’opportunità di prendere parte ad una vera e propria creazione di sistemi di lavoro sicuri, i lavoratori potrebbero fornire consigli e suggerimenti e richiedere interventi migliorativi mirati, contribuendo a sviluppare misure adatte a prevenire incidenti sul lavoro e malattie professionali in maniera tempestiva ed efficace rispetto ai costi sostenuti.
La soluzione migliore solitamente è ricorrere a una combinazione di interventi e metodi formali e informali; in particolare, la partecipazione diretta dei lavoratori e l’intervento dei rappresentanti dei lavoratori dovrebbero essere considerati strumenti diversi da combinare assieme in maniera il più possibile efficace. I datori di lavoro dovrebbero avvertire la necessità di promuovere una cultura in cui gli aspetti della salute e della sicurezza siano integrati nei ruoli di tutti; le consultazioni dovrebbero essere condotte indipendentemente dalle dimensioni di un’organizzazione. I principi e gli obbiettivi di base sono gli stessi: incoraggiare un dialogo aperto, ascoltare ciò che viene detto, confrontarsi, pianificare, e agire di conseguenza.
La normativa impone ai lavoratori l’obbligo di fare la propria parte, avendo a cuore la sicurezza e la salute proprie e quelle altrui, collaborando attivamente con il datore di lavoro in materia di salute e sicurezza, attenendosi agli insegnamenti impartiti nei corsi di formazione in relazione allo svolgimento sicuro delle attività e ad un uso corretto di macchinari, strumenti, sostanze pericolose, etc.., comunicando al datore di lavoro, al supervisore o al rappresentante dei lavoratori eventuali dubbi riguardo a un’attività lavorativa o all’adeguatezza delle misure intraprese, segnalando qualsiasi aspetto che possa mettere a repentaglio la sicurezza e la salute di qualcuno. Quindi paradossalmente, i motivi che rendono auspicabile il coinvolgimento dei lavoratori per contribuire al miglioramento degli standard di salute e di sicurezza per i lavoratori stessi e i loro colleghi, si ritrovano nelle disposizioni di legge.
I datori di lavoro devono sì promuovere una cultura della salute e della sicurezza che incentivi la partecipazione dei lavoratori, ma i lavoratori d’altro canto non dovrebbero limitare la loro partecipazione a una collaborazione passiva e alla sola osservanza delle norme in materia di sicurezza; per poter ottimizzare la protezione della propria salute e sicurezza, i lavoratori devono invece sfruttare totalmente le opportunità di partecipazione che vengono offerte loro sul lavoro.
Quali potrebbero essere le modalità a disposizione dei lavoratori per esprimere le proprie opinioni e partecipare in maniera attiva in tema di cultura della sicurezza? Molto semplicemente nel porre domande, sollevare aspetti problematici e fornire suggerimenti nel corso di riunioni, discussioni di squadra, durante sessioni formative, o in occasione di scambi diretti con supervisori o dirigenti.
Ci si può mettere in gioco provando a partecipare a eventuali attività di consultazione, per esempio contribuendo alla compilazione di sondaggi o griglie di consigli oppure prendendo parte a concorsi sulla sicurezza, partecipare a test, ad esempio per la selezione di dispositivi di protezione individuale, offrirsi di partecipare ad attività di sicurezza e salute sul lavoro nell’ambito di gruppi di lavoro.
Oltre a segnalare infortuni mancati o qualsiasi altro evento che possa essere ritenuto poco sicuro, o che rappresenta un ostacolo all’attività lavorativa, possono anche provare a esporsi proponendo idee per eventuali miglioramenti, partecipare alle attività organizzate da costoro (riunioni, survey,ecc.), valutare l’opportunità di candidarsi al ruolo di rappresentanti dei lavoratori, contribuire alla diffusione di notizie sulla salute e sicurezza mediante articoli da pubblicare nella newsletter aziendale (se presente).
Infine, sarebbe un comportamento lodevole da parte di qualsiasi lavoratore “maturo” offrirsi come un buon esempio per i neoassunti e aiutare questi ultimi negli aspetti della loro attività lavorativa correlati alla salute e alla sicurezza, impiegando le conoscenze e competenze acquisite in tema di comportamenti sicuri.
Massimo Servadio
Psicoterapeuta e Psicologo del Lavoro e delle Organizzazioni, Esperto in Psicologia della Salute Organizzativa e Psicologia della Sicurezza lavorativa
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Rispondi Autore: CLAUDIO COMPAGNI - likes: 0 | 27/11/2018 (08:50:35) |
Condivido pienamente quanto scritto dal Dott. Servadio e approfitto per complimentarmi per l'articolo. Mi permetto di aggiungere che tutto quanto auspicato nell'articolo, inteso come l'approccio auspicabile da parte dei lavoratori, potrà avvenire solo e soltanto se (a partire dal Datore di Lavoro e dai Dirigenti) verranno create le condizioni che facciano sentire il lavoratore "veramente" coinvolto. |
Rispondi Autore: Roberto Bianchessi formatore senior - likes: 0 | 27/11/2018 (10:19:02) |
Condivido assolutamente quanto scritto dal Dott. Servadio, occorre un vero salto di qualità: OCCORRE ALLINEARE LA GESTIONE A .......... purtroppo tra il dire e il FARE c' è di mezzo............ l' oceano ( il mare è poca cosa ) |
Rispondi Autore: nicola mestriner - likes: 0 | 27/11/2018 (11:24:57) |
L'articolo descrive una possibilità di partecipazione all'interno di un ambiente maturo che ha fatto propria la cultura del lavoro. La mia realtà è molto più spenta e fredda rispetto alla salute e sicurezza se non per adoperarsi al minimo della norma di legge, se non per gli adempimenti burocratici di certificazione che tolgono risorse e tempo per niente; sulla carta va tutto bene sempre! Come rls ho bisogni di strumenti per far partire un processo di consapevolezza nel processo operativo della cooperazione per la salute e lasicurezza. Strumenti per convincere il datore di lavoro,l'rspp e poi a cascata : preposti e lavoratori. se continuo a trovare muri di silenzio e al più tensioni con la dirigenza perchè rilevo delle criticità, la questione sicurezza è solo un foglio scritto che non aiuta nessuno. dove trovo questi strumenti? con chi posso collaborare per formarmi a tale compito? corsi di safety coaching? e chi me li paga? potrei investire io dei soldi ma a che pro? se poi in azienda non ho gli spazi e i mezzi per attuare tali strategie? ho fatto entrare i sindacati e ora provo a muovermi anche in quella direzione ma pure li faccio fatica...forse sono io che non mi spiego bene,perchè non ho chiari i miei obiettivi... |
Rispondi Autore: CD - likes: 0 | 27/11/2018 (16:57:25) |
"La piena partecipazione, tuttavia, non si limita alla consultazione: i lavoratori e i loro rappresentanti potrebbero (per non dire dovrebbero?) anche essere coinvolti nel processo decisionale." Io, già che ci siamo, farei entrare i lavoratori nel CdA ! |