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Allergia al lattice: come affrontare il problema nelle strutture sanitarie?
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Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
Per le persone allergiche al lattice anche semplici interventi, come una estrazione dentaria, possono costituire un problema. Il lattice infatti è presente in molti dei prodotti utilizzati in medicina e chirurgia come guanti, contagocce o tappi dei flaconi di farmaci, drenaggi, cerotti. Un problema di crescente rilevanza, sul quale la Regione Toscana è intervenuta con l’approvazione, da parte della Giunta, delle Linee guida per l’allestimento di ambienti sanitari “latex safe”.
Le indicazioni delle Linee Guida sono a tutela non solo dei pazienti, ma anche degli operatori delle strutture sanitarie. Infatti se l’allergia a lattice naturale colpisce circa l’1% della popolazione adulta e il 2% di quella pediatrica, tale percentuale sale al 10% tra le persone con allergie alimentari e al 18% tra gli operatori sanitari esposti al contatto continuo con questa sostanza come chirurghi, odontoiatri e laboratoristi.
L’allergia al lattice può manifestarsi in forma blanda (orticaria, rinite, congiuntivite) oppure con maggiore gravità, fino allo schock anafilattico.
Per l’identificazione dei pazienti a rischio, nelle Linee Guida è previsto un apposito questionario; tale misura riguarderà soprattutto le persone in attesa di interventi programmati e le donne in stato di gravidanza. Un bollino colorato da applicare sui documenti di riconoscimento è il sistema indicato dalla Società italiana di allergologia e immunologia clinica per il riconoscimento rapido dei pazienti a rischio.
Le Linee guida contengono procedure per l’allestimento di percorsi e ambienti sanitari senza latice da adottare al momento del ricovero, nelle stanze, nelle sale operatorie, nelle terapie intensive, in sala parto e in sala travaglio, negli ambulatori endoscopici, al pronto soccorso.
Altre misure riguardano gli aspetti del comportamento, come il buon uso dei guanti.
Le Asl dovranno dotarsi anche di strumenti che agevolano la realizzazione di ambienti senza latice tra i quali, ad esempio, il carrello polifunzionale latex free, l’armadio farmaceutico latex free.
Le Linee guida forniscono inoltre indicazioni per la terapia di urgenza per shock anafilattico e per le terapie iposensibilizzanti.
Considerando una struttura sanitaria nella quale si verificano 100.000 accessi l’anno tra ricoveri e prestazioni ambulatoriali, si stimano in media 20 e 40 pazienti l’anno particolarmente a rischio di reazioni gravi per allergia al lattice.
“Le stime consigliano interventi sempre più diffusi di “bonifica” delle strutture sanitarie dalla presenza di oggetti in latice. – ha affermato l’assessore Enrico Rossi presentando il documento - L’allergia al latice è la seconda causa di grave reazione allergica intraoperatoria. La frequenza di questi episodi si sta riducendo grazie all’identificazione precoce delle categorie dei pazienti a rischio. Con le linee guida vogliamo rendere sempre più sicuri i nostri percorsi assistenziali, con un beneficio complessivo che riguarda sia i pazienti sia gli stessi operatori”.
[Linee guida per ambienti sanitari privi di lattice sono state emanate anche dalla Regione Lombardia, nel 2001, con un decreto ]
Con il termine latex-safe si intende che tutto ciò che viene a contatto col paziente o con l’operatore sanitario non contiene lattice. [Con il termine latex-free si intende invece la totale assenza di lattice nell’ambiente].
Le indicazioni delle Linee Guida sono a tutela non solo dei pazienti, ma anche degli operatori delle strutture sanitarie. Infatti se l’allergia a lattice naturale colpisce circa l’1% della popolazione adulta e il 2% di quella pediatrica, tale percentuale sale al 10% tra le persone con allergie alimentari e al 18% tra gli operatori sanitari esposti al contatto continuo con questa sostanza come chirurghi, odontoiatri e laboratoristi.
L’allergia al lattice può manifestarsi in forma blanda (orticaria, rinite, congiuntivite) oppure con maggiore gravità, fino allo schock anafilattico.
Per l’identificazione dei pazienti a rischio, nelle Linee Guida è previsto un apposito questionario; tale misura riguarderà soprattutto le persone in attesa di interventi programmati e le donne in stato di gravidanza. Un bollino colorato da applicare sui documenti di riconoscimento è il sistema indicato dalla Società italiana di allergologia e immunologia clinica per il riconoscimento rapido dei pazienti a rischio.
Le Linee guida contengono procedure per l’allestimento di percorsi e ambienti sanitari senza latice da adottare al momento del ricovero, nelle stanze, nelle sale operatorie, nelle terapie intensive, in sala parto e in sala travaglio, negli ambulatori endoscopici, al pronto soccorso.
Altre misure riguardano gli aspetti del comportamento, come il buon uso dei guanti.
Le Asl dovranno dotarsi anche di strumenti che agevolano la realizzazione di ambienti senza latice tra i quali, ad esempio, il carrello polifunzionale latex free, l’armadio farmaceutico latex free.
Le Linee guida forniscono inoltre indicazioni per la terapia di urgenza per shock anafilattico e per le terapie iposensibilizzanti.
Considerando una struttura sanitaria nella quale si verificano 100.000 accessi l’anno tra ricoveri e prestazioni ambulatoriali, si stimano in media 20 e 40 pazienti l’anno particolarmente a rischio di reazioni gravi per allergia al lattice.
“Le stime consigliano interventi sempre più diffusi di “bonifica” delle strutture sanitarie dalla presenza di oggetti in latice. – ha affermato l’assessore Enrico Rossi presentando il documento - L’allergia al latice è la seconda causa di grave reazione allergica intraoperatoria. La frequenza di questi episodi si sta riducendo grazie all’identificazione precoce delle categorie dei pazienti a rischio. Con le linee guida vogliamo rendere sempre più sicuri i nostri percorsi assistenziali, con un beneficio complessivo che riguarda sia i pazienti sia gli stessi operatori”.
[Linee guida per ambienti sanitari privi di lattice sono state emanate anche dalla Regione Lombardia, nel 2001, con un decreto ]
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