Sicurezza sul lavoro: come è cambiata nel tempo la comunicazione visiva?
Roma, 7 Apr – Il nostro giornale ha sempre ricordato, anche attraverso la storica rubrica “ Le immagini dell’insicurezza” e la più recente presentazione dei manifesti per la sicurezza, l’importanza delle immagini, la loro forza nella trasmissione di un messaggio.
E lo studio della comunicazione visiva nel tempo, comunicazione più immediata, semplice ed essenziale rispetto alla comunicazione testuale, può rappresentare una fonte preziosissima non solo per lo studio della storia della prevenzione e della sicurezza sul lavoro, ma anche per un’indagine sociologica sulla sua evoluzione.
A ricordarlo e a soffermarsi su questo tema è una recente scheda informativa (factsheet) prodotta dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’ Inail e dal titolo “Comunicazione e iconografia in tema di salute e sicurezza sul lavoro: evoluzioni e mutamenti nel corso del novecento”.
La scheda offre una panoramica sintetica e ricca di immagini sui progressivi mutamenti nell’ambito della comunicazione e dell’iconografia in tema di salute e sicurezza sul lavoro, con particolare riferimento ai cartelli ammonitori.
Ed è, infatti, la stessa “metodologia comunicativa ed espressiva che, in base alle proprie peculiarità, rivela di volta in volta lo specifico orizzonte di pensiero che la sottende e la genera, facendosi luogo di sedimentazione di tutta una serie di informazioni rilevanti, se non emblematiche, in senso politico, sociale e culturale”.
Nel presentare la scheda ci soffermiamo sui seguenti argomenti:
- Obiettivi e risultati della scheda su comunicazione e iconografia
- Comunicazione e iconografia: dagli anni venti agli anni sessanta
- Comunicazione e iconografia: dagli anni sessanta ad oggi
Obiettivi e risultati della scheda su comunicazione e iconografia
Il factsheet – a cura di A. Pagliara, S. Manca, P. Dionisi, E. Cannone, M. Petyx e S. Iavicoli – segnala che l’obiettivo di sintetico studio era quello di “analizzare, attraverso uno studio iconografico, le evoluzioni e i mutamenti della comunicazione in tema di salute e sicurezza sul lavoro, evidenziando come i suddetti mutamenti assumano, in una prospettiva più ampia, una valenza rilevante ai fini di un’indagine sociologica prima ancora che storiografica”.
E, dunque, si è provveduto “alla ricognizione e all’analisi di materiali iconografici in tema di salute e sicurezza sul lavoro: manifesti, cartoline e affini, prodotti in Europa e in Russia a partire dagli anni '20 fino a oggi”. È stato selezionato un campione rappresentativo dei materiali ed è stato operato un confronto tra i materiali prodotti fino agli anni '70/'80 e i rispettivi materiali informativi e pubblicitari contemporanei.
Si segnala che i risultati “evidenziano come, a cavallo tra gli anni '60 e '70, si manifesta uno scarto piuttosto vistoso nelle modalità comunicative: l'approccio drammatico e paternalistico, largamente diffuso almeno fino agli anni '50, lascia il posto a toni più smorzati e concilianti, che non puntano più a un coinvolgimento spettatoriale di tipo emotivo, quanto a fornire informazioni in maniera più asciutta e neutrale possibile”.
In questo senso l'utente “non è più considerato un soggetto che è lecito colpevolizzare o intimorire, ma un soggetto che è invece doveroso informare e tutelare. Inoltre la responsabilità della salute sul lavoro non investe più soltanto il singolo lavoratore, ma anche e soprattutto il datore di lavoro”.
Comunicazione e iconografia: dagli anni venti agli anni sessanta
Nella scheda sono riportati moltissimi esempi di manifesti.
Ad esempio riportiamo alcuni manifesti degli anni ’20 e ’30 del novecento:
La scheda indica che negli esempi iconografici relativi ai primi decenni del Novecento si nota l'insistenza “su un linguaggio fortemente drammatizzato, che sfrutta colori decisi e saturi per attirare l'attenzione del destinatario”. Sono spesso usate “metafore visive immaginifiche e allo stesso tempo chiare e semplici, di forte impatto emozionale”. E la scelta del rosso “si rivela significativa: un colore in grado di catalizzare rapidamente l'attenzione dell'osservatore e - non a caso - generalmente associato al concetto di pericolo; un colore che dunque, in questo contesto, veniva utilizzato per le stesse ragioni per le quali invece la contemporanea comunicazione visiva tende ad evitarlo”.
In definitiva l'approccio comunicativo, in questa fase “punta a coinvolgere l'utenza su un piano essenzialmente emotivo. Non c'è invito alla riflessione distaccata, ma - al contrario - volontà di impressionare, scuotere, allertare attraverso immagini cariche, vivide e talvolta angosciose”.
Durante gli anni '50, e spesso ancora negli anni '60, “il linguaggio utilizzato è semplice e diretto, e le immagini sono funzionali non solo a illustrare il corretto utilizzo di attrezzature e macchinari, ma anche a prefigurare le conseguenze terribili di possibili incidenti sul lavoro”.
L'obiettivo da raggiungere, il miglioramento della sicurezza, “non è ancora il risultato di un processo di sensibilizzazione e informazione del lavoratore: si fa leva sul senso di pericolo e sul timore delle conseguenze di comportamenti scorretti e rischiosi, attraverso una tipologia di comunicazione che vuole esprimere urgenza, pathos, intensità”.
Riprendiamo anche in questo caso due immagini degli anni ’50:
Nelle immagini dagli anni ’50 agli anni ’60 spesso i “messaggi secchi e perentori” dei manifesti “tradiscono accenti paternalistici”: il lavoratore è “un soggetto da educare ed ammonire”.
Comunicazione e iconografia: dagli anni sessanta ad oggi
Gradualmente tutte queste modalità comunicative cambieranno “in maniera radicale”.
Nei manifesti dei decenni successivi non c'è “alcuna intenzione di esprimere e imporre un obbligo, ma piuttosto si vuole spingere chi osserva a considerare e analizzare uno stato di cose in maniera ponderata e misurata”. In questo caso le metafore “si fanno più raffinate e il linguaggio visivo meno brutale”.
Riprendiamo due manifesti che esprimo il passaggio dagli anni ’60 agli anni ’80:
Arrivando alla contemporaneità si indica che entrano sempre più in gioco “soggetti diversi dal lavoratore nell'ambito della tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Si sviluppa un vero e proprio sistema prevenzionale. La cartellonistica informativa è ormai solo una parte di un più ampio e complesso sistema di comunicazione volto alla prevenzione, strutturato e differenziato a seconda dei contesti e dei diversi canali comunicativi (video, tv, internet)”.
Oggi si preferiscono “toni concilianti e rassicuranti, che fanno leva su messaggi più ottimistici, capaci di esprimere fiducia e solidarietà”. E non si tende più a “enfatizzare le conseguenze negative derivanti dalla mancata prevenzione e dal non rispetto delle norme sicurezza, ma - al contrario - si punta a illustrare i benefici e i vantaggi individuali e collettivi che si ottengono attraverso un comportamento corretto”.
In questo senso la prevenzione e la sicurezza “non sono più considerate e sentite come un dovere imposto dall'esterno, ma piuttosto come un diritto da difendere”.
In definitiva il factsheet osserva come “l'evoluzione delle modalità comunicative si faccia specchio dei contemporanei mutamenti sociali”.
Se in precedenza la salute e la sicurezza sul lavoro “venivano percepite e considerate come questioni che interessavano essenzialmente il singolo - ovvero il lavoratore - e non la società nella sua interezza, gradualmente si è arrivati a un approccio più inclusivo e globale, nella consapevolezza che la salute individuale, fisica ma anche psichica, può essere garantita e tutelata solo entro una dimensione collettiva”.
Rimandiamo in conclusione alla lettura integrale della scheda Inail che riporta altre osservazioni e, specialmente, moltissimi altri esempi visivi delle modalità comunicative fino ai giorni nostri.
RTM
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
Inail, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale, “ Comunicazione e iconografia in tema di salute e sicurezza sul lavoro: evoluzioni e mutamenti nel corso del novecento”, a cura di A. Pagliara, S. Manca, P. Dionisi, E. Cannone, M. Petyx e S. Iavicoli, Factsheet edizione 2023 (formato PDF, 3.83 MB).
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