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Scambio di emissioni CO2: l’Italia bocciata dall’UE
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Italia e Grecia sono gli unici Paesi (nell’Europa dei 15) a non aver presentato, entro il 31 marzo 2004, i piani di assegnazione delle quote di scambio di emissioni come previsto dalla Direttiva 2003/87/CE. Per questo motivo la Commissione europea ha loro indirizzato una lettera di messa in mora, primo passo della procedura di infrazione.
Ai sensi di tale direttiva, gli Stati membri devono fissare limiti alle emissioni degli impianti ad alta intensità di energia, assegnando loro quote di emissioni di anidride carbonica (CO2).
Si stima che, nell’UE-25, 12.000 impianti rientreranno nel campo di applicazione della direttiva. L’anno prossimo, quando inizieranno gli scambi, le società che non useranno le loro quote potranno venderle ad altre società che abbiano problemi a mantenersi entro i limiti delle quote loro assegnate.
Il regime EU per lo scambio di quote di emissioni garantirà "una riduzione delle emissioni a effetto serra nel settore industriale e in quello dell'energia elettrica con costi minimi per l'economia e aiuterà la UE e i suoi Stati membri a rispettare i limiti di emissioni fissati nel 1997 dal protocollo di Kyoto".
Ad oggi la Commissione europea ha accettato otto piani nazionali per l'assegnazione di quote di emissioni di CO2. Cinque piani – quelli della Danimarca, dell’Irlanda, dei Paesi Bassi, della Slovenia e della Svezia – sono stati accettati incondizionatamente. Altri tre – quelli dell'Austria, della Germania e del Regno Unito – stati approvati a condizione che vi siano apportate modifiche. In questo caso saranno automaticamente accettati senza bisogno di una seconda valutazione da parte della Commissione.
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Italia e Grecia sono gli unici Paesi (nell’Europa dei 15) a non aver presentato, entro il 31 marzo 2004, i piani di assegnazione delle quote di scambio di emissioni come previsto dalla Direttiva 2003/87/CE. Per questo motivo la Commissione europea ha loro indirizzato una lettera di messa in mora, primo passo della procedura di infrazione.
Ai sensi di tale direttiva, gli Stati membri devono fissare limiti alle emissioni degli impianti ad alta intensità di energia, assegnando loro quote di emissioni di anidride carbonica (CO2).
Si stima che, nell’UE-25, 12.000 impianti rientreranno nel campo di applicazione della direttiva. L’anno prossimo, quando inizieranno gli scambi, le società che non useranno le loro quote potranno venderle ad altre società che abbiano problemi a mantenersi entro i limiti delle quote loro assegnate.
Il regime EU per lo scambio di quote di emissioni garantirà "una riduzione delle emissioni a effetto serra nel settore industriale e in quello dell'energia elettrica con costi minimi per l'economia e aiuterà la UE e i suoi Stati membri a rispettare i limiti di emissioni fissati nel 1997 dal protocollo di Kyoto".
Ad oggi la Commissione europea ha accettato otto piani nazionali per l'assegnazione di quote di emissioni di CO2. Cinque piani – quelli della Danimarca, dell’Irlanda, dei Paesi Bassi, della Slovenia e della Svezia – sono stati accettati incondizionatamente. Altri tre – quelli dell'Austria, della Germania e del Regno Unito – stati approvati a condizione che vi siano apportate modifiche. In questo caso saranno automaticamente accettati senza bisogno di una seconda valutazione da parte della Commissione.
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