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Stress termico: indicazioni sulle patologie da calore o da freddo

Stress termico: indicazioni sulle patologie da calore o da freddo
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Sorveglianza sanitaria, malattie professionali

05/07/2023

Un intervento sulla fisiopatologia della termoregolazione in ambienti caldi e freddi riporta indicazioni sulle manifestazioni patologiche da calore o da freddo. Crampi da calore, squilibri idrominerali, orticarie da freddo, assideramento, geloni, …

Stress termico: indicazioni sulle patologie da calore o da freddo

Un intervento sulla fisiopatologia della termoregolazione in ambienti caldi e freddi riporta indicazioni sulle manifestazioni patologiche da calore o da freddo. Crampi da calore, squilibri idrominerali, orticarie da freddo, assideramento, geloni, …

Brescia, 5 Lug – Per quanto riguarda il rischio microclima, nel lavoro indoor e outdoor, alcuni ambiti lavorativi “sono vincolati a condizioni di esercizio tali da configurarli come ambienti termicamente severi”.

Se negli ambienti moderati – che non hanno vincoli tali da impedire interventi che possano rendere l’ambiente termico confortevole - l’obiettivo da perseguire è il raggiungimento di una condizione di comfort”, negli ambienti tecnicamente severi l’obiettivo da raggiungere “non è il comfort termico, ma il mantenimento dell’equilibrio termico, per salvaguardare la salute e la sicurezza del lavoratore”.

 

Infatti “un’attivazione intensa e prolungata dei meccanismi deputati alla termoregolazione dà luogo ad una condizione di stress termico, che può portare ad un cedimento di tale sistema di controllo, con conseguente insorgenza di manifestazioni patologiche da calore o da freddo anche gravi, conseguenti ad un progressivo ed inesorabile innalzamento (o riduzione) della temperatura centrale”.

 

A ricordarlo, in questi termini, è un intervento al seminario webinar “ Rischio microclima” che, connesso ad un accordo di collaborazione tra Regione Toscana e Direzione Ricerca INAIL, si è tenuto il 7 giugno 2022.

 

L’intervento “Fisiopatologia della termoregolazione in ambienti caldi e freddi e cenni di sorveglianza sanitaria”, a cura di Vincenzo Molinaro ( Inail, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale – Laboratorio di ergonomia e fisiologia), si sofferma su vari aspetti connessi allo stress termico e riporta diverse informazioni sulle manifestazioni fisiopatologiche da calore o da freddo.

 

Riprendiamo dalle slide anche una breve rappresentazione dell’interazione tra uomo e ambiente termico:

 

 

L’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:

  • Esposizione agli ambienti severi caldi: soggetti a rischio e fattori predisponenti
  • Esposizione agli ambienti severi caldi: le manifestazioni patologiche
  • Esposizione agli ambienti severi freddi: soggetti a rischio e fattori predisponenti
  • Esposizione agli ambienti severi freddi: le manifestazioni patologiche

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Esposizione agli ambienti severi caldi: soggetti a rischio e fattori predisponenti

Partiamo dall’esposizione agli ambienti severi caldi.

 

Il relatore ricorda alcuni “soggetti a rischio:

  • Lavoratori di agricoltura ed edilizia
  • Fonditori
  • Vetrai
  • Panificatori
  • Minatori
  • Vigili del Fuoco”.
  •  

Questi, invece, i fattori predisponenti estrinseci:

  • “Elevata temperatura ambientale
  • Elevata umidità relativa
  • Scarsa ventilazione
  • Esposizione diretta all’irradiazione solare
  • Pressione barometrica bassa
  • Vestiario inadeguato”.

E i fattori predisponenti intrinseci:

  • “Scarsa assuefazione al caldo
  • Mancata assunzione di acqua e sali
  • Intensa attività muscolare
  • Assunzione di particolari farmaci
  • Condizioni patologiche: cardiovasculopatie epatopatie, nefropatie, alcolismo, broncopneumopatie, disendocrinopatie”.   

 

Esposizione agli ambienti severi caldi: le manifestazioni patologiche

Riguardo alle patologie connesse all’esposizione ad ambienti severi caldi il relatore si sofferma, ad esempio, sui crampi da calore.

 

Si tratta di “spasmi muscolari dolorosi causati dallo svolgimento di attività muscolari intense in ambiente caldo-umido e in soggetti abitualmente giovani, non acclimatati e non allenati”.

Se la prevenzione può consistere in un’adeguata “somministrazione di acqua e cloruro di sodio”, l’intervento si sofferma anche su aspetti connessi alla patogenesi, alla sintomatologia e alla terapia.

 

Si sofferma anche sugli squilibri idrominerali.

Infatti “il deficit idrico è dovuto all’inadeguato ripristino delle perdite d’acqua conseguenti alla sudorazione e può instaurarsi nel giro di qualche ora, dal momento che i disturbi da disidratazione cominciano a manifestarsi quando le perdite raggiungono il 5% del volume d’acqua totale”. Il deficit sodico “è dovuto ad inadeguato ripristino del sodio perso con il sudore e si instaura generalmente dopo almeno 3-5 giorni di esposizione”.

La sintomatologia ha “una certa variabilità in rapporto alla prevalenza dell’uno o dell’altro deficit:

  • sete marcata, polso rapido, sudorazione ridotta o abolita, densità urinaria elevata, Na plasmatico aumentato nel caso di deficit idrico prevalente
  • intensa sensazione di fatica, polso lento, sete discreta, frequenti vertigini, crampi e vomito, emoconcentrazione precoce e pronunciata, marcata diminuzione di Na e Cl urinari, riduzione di Na plasmatico nel caso di deficit sodico predominante”.

 

Rimandiamo alla lettura dell’intervento che si sofferma anche su:

  • sincope dovuta a calore 
  • esaurimento della termoregolazione
  • alterazioni della pelle e delle ghiandole sudoripare.

 

Esposizione agli ambienti severi freddi: soggetti a rischio e fattori predisponenti

Veniamo ora all’esposizione agli ambienti severi freddi.

 

In questo caso i soggetti a rischio possono essere, ad esempio, i lavoratori di agricoltura ed edilizia e i lavoratori dell’industria conserviera.

 

Questi i fattori predisponenti estrinseci:

  • “Abbassamento della temperatura ambientale
  • Aumento di ventilazione e umidità
  • Qualità e stato dell’abbigliamento”.

 

Mentre questi sono i fattori predisponenti intrinseci:

  • “Scarsa assuefazione al freddo
  • Costituzione gracile
  • Età avanzata
  • Sesso femminile
  • Etilismo
  • Denutrizione
  • Iposurrenalismo
  • Ipotiroidismo
  • Cardiopatie e nefropatie”. 

 

Esposizione agli ambienti severi freddi: le manifestazioni patologiche

Per l’esposizione agli ambienti severi freddi, il relatore si sofferma poi su alcune patologie sistemiche.

 

Ad esempio, l’orticaria da freddo.

Si indica che i soggetti con “abnorme reattività alle basse temperature, l’esposizione anche breve al freddo non eccessivo può essere seguita da vasodilatazione prolungata, con formazione di elementi eritemato-pomfoidi dolenti e pruriginosi. Tali elementi possono estendersi a tutto il corpo e può accompagnarsi una reazione sistemica con tachicardia, ipotensione, vampate al volto e anche sincope”.

 

Un’altra patologia possibile è l’assideramento, una sindrome “connessa all’abbassamento della temperatura del nucleo corporeo (t.i. inferiore a 35°C) causata dall’esposizione prolungata al freddo e caratterizzata da progressiva depressione delle funzioni vitali”.

Sono presentate le diverse fasi:

  1. fase di resistenza
  2. fase di scompenso termico
  3. fase di coma

 

Si parla poi di patologie localizzate come l’acrocianosi, “dermatosi caratterizzata da aspetto cianotico-violaceo, ipotermia ed iperidrosi delle zone distali degli arti, cui si associano ipoestesie e parestesie delle zone interessate, prevalente nel sesso femminile. Alla base vi è una circolazione periferica torpida per spasmo arteriolare ed atonia venulo-capillare. Si distinguono:

  • Forme semplici
  • Forme di acrocianosi cronica ipertrofica, con edema persistente ed ispessimento del tessuto sottocutaneo
  • Forme sintomatiche (sindrome di Raynaud, sclerodermia, ecc.)”.

 

E si fa riferimento anche a geloni ed eritema pernio che “sono manifestazioni localizzate alle estremità, causate dalla esposizione al freddo e che interessano soggetti predisposti (linfatismo, anemia, distonia neurovegetativa), prevalentemente di sesso femminile, alla cui base vi è un’alterata regolazione del tono e della permeabilità vascolare con edema localizzato”: 

  • gelone acuto: “Gonfiore caldo, arrossato, ben delimitato, molto pruriginoso, nel contesto di cute iperidrosica, tesa, lucida, sul dorso delle dita delle mani e dei piedi, sui talloni, oppure ai padiglioni auricolari o al naso”;
  • eritema pernio: “Interessa le zone distali delle gambe con formazione bilaterale e simmetrica di lesioni piccole, non dolenti, rotondeggianti, di color rosso opaco o violaceo, a volte con vescicole emorragiche centrali. Possono residuare esiti cicatriziali ed atrofia della cute e del tessuto sottocutaneo”. 

 

Rimandiamo, infine, alla lettura integrale dell’intervento che riporta molte informazioni anche sul congelamento (in relazione alle varie fasi e gradi della patologia) e che riporta indicazioni anche sui soggetti particolarmente sensibili agli stress termici e sulla sorveglianza sanitaria.

 

 

RTM

 

 

 

Scarica i documenti da cui è tratto l'articolo:

“Fisiopatologia della termoregolazione in ambienti caldi e freddi e cenni di sorveglianza sanitaria”, a cura di Vincenzo Molinaro (Inail, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale – Laboratorio di ergonomia e fisiologia), intervento al webinar “Rischio microclima”.

 

Coordinamento Tecnico per la sicurezza nei luoghi di lavoro delle Regioni e delle Province autonome, Inail, ISS, “Indicazioni operative per la prevenzione del rischio da Agenti Fisici ai sensi del Decreto Legislativo 81/08” – Titolo VIII Capo I, Radiazione Solare, Microclima, Rumore, Vibrazioni - Rev01 2021.

 


Creative Commons License Licenza Creative Commons


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