Apparecchi di protezione delle vie respiratorie: le maschere filtranti
Possiamo fare riferimento anche alla definizione dei DPI presente nel Regolamento UE 2016/425:
- dispositivi progettati e fabbricati per essere indossati o tenuti da una persona per proteggersi da uno o più rischi per la sua salute o sicurezza;
- componenti intercambiabili dei dispositivi di cui alla lettera a), essenziali per la loro funzione protettiva;
- sistemi di collegamento per i dispositivi di cui alla lettera a) che non sono tenuti o indossati da una persona, che sono progettati per collegare tali dispositivi a un dispositivo esterno o a un punto di ancoraggio sicuro, che non sono progettati per essere collegati in modo fisso e che non richiedono fissaggio prima dell'uso.
Per aumentare la conoscenza dei DPI utilizzati nei luoghi di lavoro per la salvaguardia da rischi gravi e mortali, ci soffermiamo oggi su alcuni dispositivi per la protezione vie respiratorie, le maschere filtranti. E lo facciamo attraverso la presentazione di un intervento al convegno “Dispositivi individuali di protezione: scelta, modalità d’uso, efficacia, criticità” che si è tenuto a Padova l’11 maggio 2018.
La classificazione dei dispositivi di protezione
Nell’intervento “Maschere filtranti per inquinanti volatili”, a cura di Paolo Sacco (Istituti Clinici Scientifici Maugeri - Centro Ricerche Ambientali – Vigonza), ci si sofferma sulla normativa di riferimento e sulla classificazione delle maschere filtranti.
Si segnala che per il D.Lgs. 475/1992 sono DPI di III categoria i DPI di progettazione complessa ‘destinati a salvaguardare dai rischi di morte o di lesioni gravi e di carattere permanente. Si deve presupporre che la persona che usa il D.P.I. non abbia la possibilità di percepire tempestivamente la verificazione istantanea di effetti lesivi’. E ‘rientrano esclusivamente nella terza categoria:
- gli apparecchi di protezione respiratoria filtranti contro gli aerosol solidi, liquidi o contro i gas irritanti, pericolosi, tossici o radiotossici;
- gli apparecchi di protezione isolanti, ivi compresi quelli destinati all'immersione subacquea;
- i DPI che assicurano una protezione limitata nel tempo contro le aggressioni chimiche e contro le radiazioni ionizzanti;
- i DPI per attività in ambienti con condizioni equivalenti ad una temperatura d'aria non inferiore a 100° C, con o senza radiazioni infrarosse, fiamme o materiali in fusione;
- i DPI per attività in ambienti con condizioni equivalenti ad una temperatura d'aria non superiore a -50° C;
- i DPI destinati a salvaguardare dalle cadute dall'alto;
- i DPI destinati a salvaguardare dai rischi connessi ad attività che espongano a tensioni elettriche pericolose o utilizzati come isolanti per alte tensioni elettriche.
Mentre per il Regolamento europeo 2016/425 i DPI di III categoria sono DPI “destinati a proteggere esclusivamente dai rischi che possono causare conseguenze molto gravi quali morte o danni alla salute irreversibili” con riguardo a quanto segue:
- sostanze e miscele pericolose per la salute;
- atmosfere con carenza di ossigeno;
- agenti biologici nocivi;
- radiazioni ionizzanti;
- ambienti ad alta temperatura aventi effetti comparabili a quelli di una temperatura dell'aria di almeno 100 °C;
- ambienti a bassa temperatura aventi effetti comparabili a quelli di una temperatura dell'aria di – 50 °C o inferiore;
- cadute dall'alto;
- scosse elettriche e lavoro sotto tensione;
- annegamento;
- tagli da seghe a catena portatili;
- getti ad alta pressione;
- ferite da proiettile o da coltello;
- rumore nocivo.
Maschere respiratorie e facciali filtranti
A proposito degli apparecchi di protezione delle vie respiratorie (APVR) si ricorda che l’Allegato VIII del Testo Unico fa riferimento alle maschere respiratorie: ‘i lavoratori esposti a specifici rischi di inalazioni pericolose di gas, polveri o fumi nocivi devono avere a disposizione maschere respiratorie o altri dispositivi idonei, da conservarsi in luogo adatto facilmente accessibile e noto ai lavoratori’.
In particolare un facciale filtrante “purifica l’aria mediante filtrazione”. È “da usare in ambienti aperti se si conosce natura e concentrazione degli inquinanti”. Ma non è da usare se l’ossigeno è inferiore al 17%.
Mentre i respiratori “forniscono aria o gas (es. ossigeno) da sorgenti non contaminate”. E, ad esempio devono essere usati se:
- “le concentrazioni sono troppo elevate;
- gli inquinanti sono immediatamente pericolosi per la vita;
- si opera in ambienti confinati”.
Si ricordano poi alcuni tipi di facciali filtranti:
- “Semimaschere senza valvole di inspirazione e con filtri separabili (EN 1827);
- Semimaschere e quarti di maschera (se non copre il mento) (EN 140):;
- Semimaschere filtranti costruite interamente o prevalentemente di materiale filtrante (EN 149);
- Semimaschere filtranti, con valvole di inspirazione ed espirazione, in cui il filtro antigas è parte inseparabile del dispositivo, mentre i filtri antipolvere possono essere sostituiti (EN 405);
- Maschere intere (pieno facciale) che coprono tutto il volto (EN 136)”.
Rimandiamo alla lettura integrale delle slide dell’intervento che riportano indicazioni sulle norme tecniche, su tipi e classi di filtri e sul fattore di protezione.
Questa è una breve tabella relativa alle classi dei filtri (la capacità è “indice della quantità di contaminante assorbito, cioè della durata del filtro):
Efficienza di maschere e filtri
Riportiamo qualche breve indicazione relativa all’efficienza di questi specifici apparecchi di protezione delle vie respiratorie.
Si segnala che l’efficienza filtrante “è virtualmente 100% per tutti i filtri (finché durano!)” e che l’efficienza dell’APVR “dipende dalla tenuta della maschera”.
E riguardo all’efficienza:
- “controllare sempre l'integrità del respiratore;
- barba, baffi o cattive rasature possono pregiudicare la tenuta sul viso del respiratore;
- attenzione a catenine, piercing, auricolari, lenti a contatto, occhiali non appositamente studiati, etc;
- mai indossare o togliere l’APVR in atmosfera inquinata”.
Inoltre:
- “sostituire immediatamente il filtro se si avverte l’odore della sostanza e la tenuta del facciale è buona;
- attenzione ai gas per i quali la soglia olfattiva è superiore alla concentrazione pericolosa;
- attenzione ai lavoratori che non hanno un buon olfatto;
- se si tratta di una miscela di inquinanti la durata del filtro diminuisce”.
Concludiamo segnalando che nell’intervento sono fornite ulteriori informazioni sugli studi di efficienza e sulla durata dei filtri.
RTM
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
“ Maschere filtranti per inquinanti volatili”, a cura di Paolo Sacco (Istituti Clinici Scientifici Maugeri - Centro Ricerche Ambientali – Vigonza), intervento al convegno “Dispositivi individuali di protezione: scelta, modalità d’uso, efficacia, criticità” (formato PDF, 1.66 MB).
Scarica la normativa di riferimento:
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Rispondi Autore: Sergio Fumagalli - likes: 0 | 12/09/2018 (09:53:29) |
Buongiorno, vorrei sapere se, come per i DPI anticaduta, è necessario tenere un registro con indicati: data di acquisto; data di consegna/primo utilizzo; riferimento dell'utilizzatore; periodo entro il quale revisionare il prodotto; certificazione del revisore; periodo di vita del DPI; ecc. ecc. Ho scartabellato tra leggi, norme e schede tecniche ma non sono stato in grado di trovare risposte esaustive. Inoltre, il personale formato, per le bonifiche amianto o lavori in ambienti confinati, è automaticamente formato all'utilizzo degli APVR oppure deve frequentare apposito corso? Ringrazio per l'attenzione. |
Rispondi Autore: Cardinale Angelo - likes: 0 | 20/10/2021 (23:45:24) |
Per quante ore continuative può essere usata una maschera Abek?Molti dipendenti,nell' uso continuo spesso accusano forti nevralgie... |
Autore: Guido_chimico | 29/12/2021 (11:08:38) |
La maschera con filtro ABEK deve essere indossata per tutta la durata dell'attività che può esporre il lavoratore a gas/vapori pericolosi non captati da sistemi di aspirazione. Il mal di testa potrebbe essere dovuto alla pressione esercitata dai tiranti sul capo e dalla maschera stessa sul viso. Molti DPI, purtroppo, per loro natura non sono "comodi", ma sono indispensabili per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. Fermo restando che sono l'ultima carta da giocare da parte del datore di lavoro per garantire condizioni di massima sicurezza per i lavoratori, dopo aver messo in atto tutte le possibili misure di prevenzione prima e di protezione collettiva dopo. |