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Bambini sovraesposti alla TV nei mesi estivi
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I bambini italiani nei mesi estivi sono “sovraesposti al video”, con rischi per il loro sviluppo psicosociale.
Lo afferma l’Osservatorio sui Diritti dei Minori, che ha intervistato 500 bambini in età compresa fra i 6 e i 10 anni, nel periodo che va dal 15 giugno al 4 luglio.
Il 71% degli intervistati ha dichiarato di rimanere davanti al piccolo schermo orientativamente 6 ore al giorno così diluite: un’ora al mattino, un’ora nel primo pomeriggio, due ore nel tardo pomeriggio e due ore in quello che televisivamente è definito prime time.
“Sono dati – spiega Antonio Marziale, presidente del comitato scientifico – a dir poco allarmanti. Sia che i bambini si trovino ancora a casa oppure nei luoghi di vacanza la televisione occupa comunque il primo posto nell’impiego del tempo libero. La conferma arriva dal fatto che il 50% delle interviste è stato raccolto lungo le spiagge della riviera ligure ed il 50% in diverse città della penisola. Fra i piccoli bagnanti e gli ancora casalinghi i dati percentuali si sovrappongono […] E’ necessario che i genitori intervengano per regolamentare un tempo di esposizione preoccupante.”
Il rischi non riguardano solo la visione di programmi non adatti ai bambini; infatti anche se guardano cartoni animati o programmi a loro dedicati “ciò non toglie – sottolinea il sociologo Marziale – che sei ore sono sinceramente troppe e dannose alla sfera psicosociale del soggetto in divenire. Le ore trascorse davanti alla tv sono tolte alla socializzazione primaria e dunque potenzialmente generatrici di fattori emotivi che potrebbero indurre l’individuo all’isolamento e ad altre fenomenologie similari.”
L’Osservatorio ha infine invitato i genitori a favorire proposte alternative alla tv ed “altrettanto allettanti che coinvolgano il gruppo dei pari così da permettere ai bambini lo sfogo delle energie accumulate, cosa non possibile con l’eccessivo parcheggio davanti allo schermo. Da qui manifestazioni di inquietudine e suscettibilità tipiche dei fenomeni di dipendenza con ricadute talvolta sulla sfera alimentare”.
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I bambini italiani nei mesi estivi sono “sovraesposti al video”, con rischi per il loro sviluppo psicosociale.
Lo afferma l’Osservatorio sui Diritti dei Minori, che ha intervistato 500 bambini in età compresa fra i 6 e i 10 anni, nel periodo che va dal 15 giugno al 4 luglio.
Il 71% degli intervistati ha dichiarato di rimanere davanti al piccolo schermo orientativamente 6 ore al giorno così diluite: un’ora al mattino, un’ora nel primo pomeriggio, due ore nel tardo pomeriggio e due ore in quello che televisivamente è definito prime time.
“Sono dati – spiega Antonio Marziale, presidente del comitato scientifico – a dir poco allarmanti. Sia che i bambini si trovino ancora a casa oppure nei luoghi di vacanza la televisione occupa comunque il primo posto nell’impiego del tempo libero. La conferma arriva dal fatto che il 50% delle interviste è stato raccolto lungo le spiagge della riviera ligure ed il 50% in diverse città della penisola. Fra i piccoli bagnanti e gli ancora casalinghi i dati percentuali si sovrappongono […] E’ necessario che i genitori intervengano per regolamentare un tempo di esposizione preoccupante.”
Il rischi non riguardano solo la visione di programmi non adatti ai bambini; infatti anche se guardano cartoni animati o programmi a loro dedicati “ciò non toglie – sottolinea il sociologo Marziale – che sei ore sono sinceramente troppe e dannose alla sfera psicosociale del soggetto in divenire. Le ore trascorse davanti alla tv sono tolte alla socializzazione primaria e dunque potenzialmente generatrici di fattori emotivi che potrebbero indurre l’individuo all’isolamento e ad altre fenomenologie similari.”
L’Osservatorio ha infine invitato i genitori a favorire proposte alternative alla tv ed “altrettanto allettanti che coinvolgano il gruppo dei pari così da permettere ai bambini lo sfogo delle energie accumulate, cosa non possibile con l’eccessivo parcheggio davanti allo schermo. Da qui manifestazioni di inquietudine e suscettibilità tipiche dei fenomeni di dipendenza con ricadute talvolta sulla sfera alimentare”.
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