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Coronavirus: le aziende e i medici come possono affrontare l’emergenza?

Coronavirus: le aziende e i medici come possono affrontare l’emergenza?
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Interviste e inchieste

25/02/2020

Le esperienze precedenti e attuali con il coronavirus, le possibili misure di tutela, la valutazione dei rischi, il ruolo dei medici competenti, la formazione e il lavoro in smartworking. Ne parliamo con il medico competente Luigi Dal Cason.

 

Brescia, 25 Feb – È ormai evidente che la situazione correlata alla diffusione sul territorio italiano del nuovo coronavirus (Sars-CoV-2) isolato in Cina, stia preoccupando tutti, dal semplice cittadino alle istituzioni locali, dalle strutture ospedaliere agli enti pubblici che stanno elaborando norme e indicazioni per fronteggiare il virus.

 

Il problema è che serve anche una informazione corretta, una informazione che vada oltre i titoli allarmistici e sia in grado non di ripetere all’infinito le stesse considerazioni e buone prassi generali, ma di offrire utili indicazioni pratiche per rispondere alle tante domande che arrivano dai lettori.

 

 

Il nostro compito, come PuntoSicuro, è sicuramente quello di cercare di fornire un supporto alle aziende e agli operatori in materia di salute e sicurezza per affrontare questo rischio biologico.

Per farlo, in assenza di indicazioni specifiche da parte di ministeri e Regioni su come devono comportarsi le aziende per tutelare, in questo specifico caso, la salute e sicurezza dei lavoratori, abbiamo deciso di realizzare alcune interviste con persone che stanno affrontando questa emergenza nelle aziende.

 

La prima persona che intervistiamo è il Dott. Luigi Dal Cason, medico competente, specialista in medicina del lavoro ed igiene industriale, ergonomo e segretario nazionale della Società Italiana di Ergonomia e Fattori Umani ( SIE). Un esperto in materia di salute nei luoghi di lavoro che i nostri lettori conoscono non solo attraverso alcune recenti interviste pubblicate dal nostro giornale, ma anche in relazione ai tanti articoli e documenti da lui pubblicati per supportare il delicato lavoro dei medici competenti.

 

Questi gli argomenti affrontati nell’intervista:



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Le esperienze precedenti e le misure attuali con il coronavirus

La situazione correlata alla diffusione del nuovo coronavirus è di giorno in giorno più preoccupante. Una preoccupazione che riguarda tutti e interessa anche il mondo del lavoro che deve comprendere come affrontare questo nuovo rischio biologico.

La prima domanda che le faccio parte dalla sua lunga esperienza di medico competente. C’è stata in passato qualche situazione analoga? La precedente SARS che arrivo nei primi anni del nuovo millennio portò gli stessi problemi e la stessa preoccupazione?

 

Luigi Dal Cason: Effettivamente la Sars pose molte preoccupazioni che, fortunatamente, si rivelarono meno importanti del temuto. Non si deve dimenticare però come in quella occasione perdemmo il dott. Carlo Urbani, responsabile di Medici senza Frontiere, che ad Hanoi isolò il virus, ammalandosi gravemente ma riconoscendone in tempo utile la pericolosità e dando quindi le indicazioni necessarie al suo controllo.

Molte delle misure precauzionali allora instaurate, innanzitutto la pulizia e la disinfezione delle mani, sono ancora presenti ed anche in questo caso sono indispensabili.

 

Altra considerazione è l’incidenza nel mondo del lavoro delle “comuni” influenze, sempre importante; la differenza statistica evidenzia come il sempre alto numero di morti sia soprattutto di anziani, cosa non evidenziata a sufficienza, e quindi è importante tener conto anche di questo dato. Senza dimenticare che, nei luoghi di lavoro, un’assenza per influenza…non si nega a nessuno!

 

Ci può raccontare la sua esperienza attuale con il nuovo coronavirus? Immagino che lei abbia avuto a che fare, come medico competente, con aziende site nelle due regioni italiane più colpite, la Lombardia e il Veneto. Quali sono le azioni, le misure che state mettendo in atto per affrontare questo rischio?

 

L.D.C.: Effettivamente negli ultimi giorni ho provveduto a dare indicazioni operative per aziende clienti che hanno dovuto affrontare l’emergenza per lavoratori con residenza nei comuni più coinvolti, contatto con colleghi ora sotto controllo, piuttosto che incaricati di trasferte all’estero. Questo senza che fossero ancora noti i dati sfavorevoli ora diffusi che limiteranno ancor più gli spostamenti, sia in Italia che nei Paesi asiatici ed ora anche europei. 

 

Alle aziende ho fatto pervenire materiale per informare i lavoratori direttamente e video da far girare su monitor, ove usualmente utilizzati per la promozione di salute e sicurezza sul lavoro; sono poi state ripristinate o adottate ex novo le procedure di pulizia e disinfezione, sia di locali e servizi, che per i lavoratori.

In particolare, per le caratteristiche di questa infezione virale, sarà utile una sanificazione di tutte le attrezzature informatiche.

 

Le valutazioni dei rischi e il ruolo dei medici competenti

Noi come giornale stiamo cercando di fornire informazioni generali sulla prevenzione e sui nuovi provvedimenti, divieti e ordinanze. Ma si sta ancora parlando troppo poco di quello che le aziende dovrebbero fare per tutelare la salute dei propri lavoratori.

Secondo lei dovrebbero essere aggiornate le valutazioni dei rischi? E che misure potrebbero essere prese?

 

L.D.C.: La Valutazione dei Rischi aziendale dovrebbe già contenere il capitolo del “rischio biologico”, anche se inteso come rischio INDIRETTO e non per l’uso deliberato di specifici agenti biologici; stante quella che potremmo definire una “globalizzazione negativa” di nuovi e sempre più subdoli rischi per i luoghi di lavoro, ritengo che un capitolo ampliato su questi “rischi” andrebbe sempre compreso nel Documento completo, anche per una sempre maggiore “promozione della salute”.     

Andrebbe poi superata la posizione NO VAX di lavoratori e norme contrattuali e/o leggi datate e dimentiche del “buon senso” e della preveggenza che ogni regola di prevenzione ha in sé. 

 

A suo parere quale sarebbe il corretto comportamento che in questa fase dovrebbero assumere i medici competenti? Le procedure dovrebbero cambiare a seconda della diffusione del virus nei territori in cui si trovano le aziende?

 

L.D.C.: E’ indubbio che tutti noi medici competenti nelle diverse realtà lavorative dovremo calibrare il nostro lavoro; attualmente non vedo indicazioni per una sospensione della sorveglianza sanitaria, ammesso che i lavoratori siano presenti. 

Avendo attività monitorizzate nelle 3 regioni ora coinvolte (Lombardia, Veneto e Piemonte) nei prossimi giorni verificherò le possibili condizioni di lavoro; ricordo però come negli anni si siano manifestate altre infezioni anche molto gravi e spesso i lavoratori siano comunque esposti a rischi, biologici e non, importanti; non si tratta né di sopra o sotto valutare  la situazione ma di essere consapevolmente coinvolti per fornire, oltre al nostro lavoro, anche le migliori e più aggiornate informazioni ai lavoratori. 

Ricordo, come sovente ci ricordano i lavoratori, siamo noi medici competenti i sanitari più visti e contattati dalle maestranze.

 

La formazione dei lavoratori e il lavoro in smartworking

E cosa bisogna fare per informare e formare i dipendenti riguardo al rischio?

 

L.D.C.: Al momento e per il periodo di quella che possiamo chiamare “emergenza” dovremo soprattutto essere a disposizione come detto sopra; successivamente l’inserimento di argomenti di igiene industriale e personale nelle ore di aggiornamento periodico sarebbe assolutamente utile.

 

È consigliabile, per le aziende che possono farlo, di far lavorare i propri dipendenti da casa in smartworking?

 

L.D.C.: Assolutamente sì; un mio cliente esclusivamente informatico ha disposto di far prendere agli operatori (alcune centinaia) il pc affidato in azienda e proseguire il lavoro dal proprio domicilio, almeno per alcuni giorni.  Questo periodo servirà altresì a pulire, disinfettare e sanificare a fondo ambienti ed attrezzature

 

Infine cosa ne pensa di come si sta affrontando a livello regionale e nazionale la situazione? Non sarebbero necessarie direttive e indicazioni specifiche per aiutare le aziende e i medici del lavoro a migliorare la prevenzione del rischio? 

 

L.D.C.: Innanzitutto riterrei necessario un coordinamento nazionale per TUTTI i provvedimenti necessari in TUTTE le regioni italiane; questo molto probabilmente non sarà possibile per la “regionalizzazione” della salute, scommessa degli anni ’70 a mio vedere mai vinta.        

 

Nei diversi giornali tv e radio visti ed ascoltati non ho sentito molte indicazioni per i preventivabili problemi dei luoghi di lavoro; detto questo ritengo che nei prossimi giorni le situazioni quotidiane che si dovranno affrontare porteranno a considerare eventuali nuovi provvedimenti da indicare o suggerire.   

La Società Italiana di Medicina del Lavoro ha comunque informato i propri iscritti sulle Circolari ministeriali e fornito indicazioni per le informazioni da dare nelle aziende.

 

 

Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto

 

 

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Rispondi Autore: quadrini - likes: 0
26/02/2020 (13:39:34)
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