Il conflitto in corso e il patrimonio culturale ucraino
Per evitare possibili malintesi, preciso fin da adesso che questa notizia fa’ riferimento al patrimonio culturale della popolazione scita, che non ha nulla che vedere con la popolazione musulmana, che si divide in Sciiti e Sunniti.
Gli Sciti erano una popolazione nomade, che occupava le pianure dell’Asia centrale dal IX secolo avanti Cristo fino al II secolo dopo Cristo. All’apice della loro potenza, essi controllavano un territorio che si estendeva dall’Ungheria fino alla Cina settentrionale.
Le uniche notizie che abbiamo di questa popolazione giungono dallo storico greco Erodoto; proprio dalle sue parole si trae la convinzione che le donne scite potevano essere le terribili femmine guerriere, le Amazzoni.
Gli archeologi hanno a lungo scavato alcune zone dell’Ucraina, trovando reperti affascinanti, sia di grande valore intrinseco, perché componenti e parti di armature in oro, sia di grande valore culturale, in quanto costituiti da archi, selle ed altri strumenti di una civiltà guerriera.
Il fatto che questa popolazione non avesse una scrittura fa sì che la ricostruzione della nascita e dell’evoluzione di questo popolo nasca solo dallo studio attento dei reperti ritrovati.
Orbene, durante l’invasione russa, dei soldati hanno catturato e minacciato la direttrice del museo di storia locale di Melitopol, che aveva provveduto a nascondere in scatoloni di cartone, nelle cantine, gli oggetti più preziosi. Le truppe russe hanno minacciato di morte tutti i curatori del museo e alla fine un collaboratore ha rivelato dove gli oggetti erano nascosti.
Tutti gli oggetti sono stati rubati e successivamente sono stati mostrati, durante un’intervista della televisione russa, affermando che essi appartenevano all’intera unione sovietica e non ad un territorio periferico, come appunto l’Ucraina.
A fronte di uno scenario così drammatico, l’unica piccolissima consolazione, che rimane ai cultori e ai tutori del patrimonio culturale dell’umanità, sta nel fatto che almeno i reperti non sono stati rubati per rivendita sui mercati illegali, ma sono adesso custoditi dai russi.
Per chi scrive, la situazione ricorda da vicino quella che ebbe occasione di vivere dopo l’invasione del Kuwait, da parte dell’Iraq. Durante l’invasione, il direttore del museo di Bagdad sottrasse tutte le opere d’arte del museo nazionale del Kuwait, trasferendole in Iraq.
Quando venne firmato il protocollo di pacificazione, l’Iraq si impegnò a restituire tutte le opere al Kuwait. La restituzione è avvenuta quasi al completo, perché un paio di reperti di eccezionale valore erano nel frattempo scomparsi, probabilmente rivenduti sul mercato illegale da qualche oscuro personaggio iracheno.
Courtesy museum security network
Adalberto Biasiotti
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Rispondi Autore: GIANNI BONIZZI - likes: 0 | 18/05/2022 (08:44:07) |
Credo, purtroppo, che ogni conflitto bellico distrugga inanzitutto il bene più prezioso la "vita " e poi tutto il resto compreso i patrimoni cultural ( più o meno importanti ) . Domanda - Come mai, con tutti i conflitti aperti Vi occupate solo dell'Ucraina ? E degli altri ? A favore della PACE, a favore del DISARMO TOTALE, contro TUTTI i patti militari del mondo. |