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Un rischio spesso ignorato sottovalutato: il rischio legale

Come è noto, al momento tutte le organizzazioni, indipendentemente dal settore in cui operano, potrebbero essere esposti a un rischio, con riflessi potenzialmente gravissimi: il cosiddetto rischio legale. Il rischio legale discende dal fatto che l’organizzazione potrebbe non rispettare i requisiti legislativi o amministrativi dei paesi in cui opera, soprattutto quando dal mercato nazionale si muove verso il mercato internazionale.
In questo scenario, l’ambiente operativo espone le organizzazioni a un gran numero di rischi legali, che spesso non vengono tempestivamente inquadrati e valutati.
L’obiettivo della norma “ISO 31022-gestione del rischio, linee guida per la gestione del rischio legale” è quello di aiutare l’organizzazione nella gestione di questi rischi, in tutte le attività operative.
Al proposito, può essere opportuno sottolineare il fatto che la gestione del rischio legale non si ferma soltanto ad una operatività conforme alle disposizioni legali ed amministrative, ma a un valore assai più esteso.
![]() | Approfondimento della normativa ISO 11064 e altre norme per la progettazione delle sale di controllo, a cura di di Adalberto Biasiotti. |
La gestione del rischio legale deve diventare una parte integrale dell’intera gestione del rischio dell’organizzazione, operando in conformità alle indicazioni offerte dalla norma in questione, il cui rispetto costituisce, come noto, rispetto della regola d’arte. Questa norma si inquadra nella più vasta famiglia della norma ISO 31000, date indicazioni specifiche su questo rischio specifico.
La norma è stata sviluppata dalla ISO / TC 262 - WG5, del quale fanno parte ben 21 paesi.
Queste linee guida vogliono offrire aiuto alle organizzazioni ed alla loro alta direzione al fine di:
- raggiungere gli obiettivi strategici dell’organizzazione,
- incoraggiare un approccio sistematico e coerente alla gestione del rischio legale, al contempo identificando e analizzando tutte le tematiche collegate,
- comprendere meglio la gestione del rischio e mettere a punto possibili tecniche di messa sotto controllo,
- incoraggiare l’organizzazione ad identificare tutte le opportunità disponibili per un miglioramento continuo della situazione.
È bene ricordare che la norma, nella definizione di rischio legale, non si limita solo al rispetto di patti contrattuali o di congruità; infatti, il rischio legale viene definito in maniera allargata, includendo anche rischi che possono essere legati a contratti con parti terze, che potrebbero portare ad un contenzioso legale.
Dopo la consueta introduzione di tipo terminologico, la norma passa ad illustrare il processo di gestione del rischio legale, articolando l’intervento in cinque paragrafi, rispettivamente di natura generale, di definizione del contesto dei criteri specifici, di indicazione di modalità di valutazione del rischio legale, di trattamento del rischio legale e delle tecniche di comunicazione interne, afferenti alla gestione del rischio legale.
La norma è accompagnata da diversi annessi informativi, il più importante dei quali è forse l’annesso A, che offre una matrice di identificazione dei rischi legali.
Gli annessi successivi offrono
- un esempio di un registro dei rischi legali,
- un esempio delle modalità con cui è possibile valutare la probabilità che si verifichino eventi, legati al rischio legale,
- nonché un esempio di come possano essere valutate le conseguenze di un evento connesso al rischio legale.
È così possibile effettuare una classificazione del rischio, analoga a quella indicata dalla norma ISO 31000, che, per la classificazione del rischio, impone l’individuazione di due parametri, rispettivamente la probabilità di verificarsi del rischio, ed il danno conseguente al verificarsi del rischio stesso.
Adalberto Biasiotti

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