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Alcune preziose indicazioni sulla protezione delle infrastrutture critiche
È appena il caso di ricordare ai lettori che il codice civile italiano afferma che la fornitura di un bene, o la prestazione di un servizio, effettuate in conformità ad una norma UNI, CEI o ISO, è effettuata a regola d’arte. Da ciò nasce l’estrema importanza di conoscere tutte le normative disponibili e fare ad esse riferimento, ove appropriato.
È in questo contesto che si muove il comitato tecnico CEN / TC 439 “servizi di sicurezza privati” che offre dei punti di riferimento per tutti coloro che, a livello europeo, operano nel contesto della protezione delle infrastrutture critiche.
Ad oggi, questo comitato tecnico ha pubblicato le seguenti norme:
- EN 17483-1:2021 Private security services - Protection of critical infrastructure - Part 1: General Active requirements
- EN 17483-2:2023 Private security services - Protection of critical infrastructure - Part 2: Airport and aviation security services
- EN 17483-3:2023 Private security services - Protection of critical infrastructure - Part 3: Maritime and port security services
- prEN 17483-4 Private security services - Protection of critical infrastructure - Part 4: Energy sector security services
Alcune di queste norme sono già in fase di revisione, come ad esempio l’ultima norma, afferente alla protezione delle infrastrutture, che producono e distribuiscono energia elettrica.
È bene comunque che il security manager, che cura la difesa di queste infrastrutture critiche, sappia che, a seconda del paese in cui si opera, nell’ambito dell’Unione europea, possono essere presenti delle indicazioni vincolanti, emesse dalle autorità nazionali per la sicurezza. Queste indicazioni possono essere applicabili a particolari settori e, come è logico, esse hanno priorità rispetto a normative, seppure di valore europeo.
Ciò non toglie che un diligente security manager effettui un confronto analitico fra le indicazioni delle autorità nazionali per la sicurezza e le indicazioni della norma, per vedere se dall’abbinamento dei due documenti possa nascere uno scenario ancora più garantistico, in termini di sicurezza operativa e continuità di esercizio.
L’attenzione del security manager, in funzione dell’area operativa, viene particolarmente sollecitata quando egli è responsabile di infrastrutture critiche, per le quali non esiste ancora una normativa europea, come ad esempio le reti ferroviarie o le reti autostradali. In questi casi egli deve agire in completa e diligente autonomia, estraendo, dove possibile, preziose indicazioni da documenti già esistenti, anche se afferenti a settori più o meno diversi, rispetto ai quattro scenari sopra illustrati.
Infine, è bene ricordare come il Comitato tecnico indirizzi la sua attenzione specificamente alla gestione del fattore umano e quindi rimanga di piena e totale competenza del security manager la scelta di strategie difensive, che possono utilizzare difese fisiche ed elettroniche.
Quando il security manager deve chiamare in causa un istituto di vigilanza privata, è indispensabile che il suo corrispondente referente security manager dimostri di avere una ottima conoscenza di queste normative, la cui pratica applicazione spesso richiede una particolare formazione per il personale e la adozione di particolari tecniche di controllo, afferenti all’efficacia ed efficienza del servizio svolto.
Adalberto Biasiotti
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