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Un approccio multi metodo nella valutazione del rischio stress
Padova, 29 Gen – A volte le tesi di laurea possono essere il luogo ideale di riflessione e proposizione di nuove strategie nella prevenzione dei problemi di sicurezza e salute all’interno dei luoghi di lavoro.
È il caso di una tesi di laurea che ha affrontato il tema della valutazione del rischio stress lavoro-correlato proponendo, per la valutazione stessa, un approccio multi metodo.
Stiamo parlando della tesi di laurea di Damiano Girardi dal titolo “La valutazione del rischio stress lavoro-correlato: verso un approccio multi metodo”. Tesi elaborata - pubblicata e depositata nel 2012 - per la Scuola di Dottorato di Ricerca in Scienze Psicologiche Indirizzo in Psicologia Sociale e della Personalità, del Dipartimento di Psicologia Applicata dell’ Università degli Studi di Padova.
La tesi segnala che numerose ricerche condotte sul tema dello stress lavorativo “ricorrono ad auto valutazioni da parte del lavoratore (misure self report) per rilevare sia le fonti di stress, o stressors, che le conseguenze in termini di strain psicologico e/o fisico” (sforzo psicologico e/o fisico).
Tuttavia diversi autori considerano inappropriato “il ricorso esclusivo a misure self report e propongono, al contempo, di integrare le auto valutazioni con misure che prescindono dalla soggettività del lavoratore come, ad esempio, etero valutazioni o indicatori oggettivi di stress. La prima fa riferimento al Common Method Bias (CMB) ed alla Common Method Variance (CMV), il secondo alla affettività negativa (NA) (Cox, Griffiths, & Rial-González, 2000).
Il primo capitolo della tesi inizia proprio con un approfondimento teorico su questi temi.
Viene definito il Common Method Bias, inteso come “lo scostamento tra la relazione vera e quella osservata tra due costrutti dovuto alla Common Method Variance, vengono illustrate alcune fonti di CMB, nonché alcune strategie per contenerne gli effetti”. In seguito viene presa in esame “la relazione tra stress lavorativo e affettività negativa (NA), definita come una dimensione individuale di disposizione d’umore che riflette differenze pervasive nella concezione di sé e nella tendenza ad esperire stati emotivi negativi (Watson & Clark 1984)”.
Se alcuni autori considerano la NA come una variabile di disturbo nel processo di valutazione dello stress lavorativo, secondo altri autori la NA esercita, al contrario, “un ruolo sostanziale nel processo che porta alla formazione dello stress lavorativo (Spector, Zapf, Chen, & Frese 2000)”.
Il primo capitolo procede “descrivendo alcuni approcci, diffusi in letteratura, che prevedono, di volta in volta, l’integrazione delle auto valutazioni dei lavoratori con: l’etero valutazione degli stressors, effettuata da un osservatore esterno all’organizzazione o dal diretto superiore; l’etero valutazione dello strain psico-fisico, eseguita dal medico; gli indicatori oggettivi di stress, quali le assenze dal lavoro per malattia. La descrizione è finalizzata a mettere in luce punti di forza e di debolezza di ciascun approccio, nonché alcuni tra i risultati principali emersi”.
Il secondo capitolo prende invece in esame il ruolo dell’affettività negativa nel processo di formazione dello stress lavorativo. “L'obiettivo del primo studio consiste dunque nel testare quattro modelli alternativi, diffusi in letteratura, che spiegano la relazione tra NA, conflitto interpersonale e strain psico-fisico” e, stando ai risultati, “la NA esercita sia un effetto diretto che uno indiretto, tramite il conflitto interpersonale, sullo strain psico-fisico”.
Il terzo capitolo si propone due obiettivi:
- valutare le proprietà metriche di uno strumento, la Scheda 4 del metodo V.I.S. (Valutazione per Indicatori di Stress, Sarto et al., 2011), “messo a punto in collaborazione con la facoltà di medicina dell’Università di Padova e finalizzato alla valutazione dello strain psico-fisico da parte del medico competente;
- rilevare gli antecedenti dei sintomi psico-fisici riconducibili allo stress lavorativo utilizzando un approccio multi metodo che integra auto ed etero valutazioni”.
Nella “seconda parte dello studio ci si propone di verificare e quantificare, tramite un approccio multi metodo, l’associazione tra fattori di rischio percepiti e strain psicofisico, valutato dal medico competente. I risultati hanno evidenziato un’associazione tra alcuni fattori di rischio, quali il carico lavorativo ed il conflitto tra lavoro e vita privata, e sintomi psico-fisici riconducibili allo stress lavorativo. Le relazioni positive con i colleghi e la crescita professionale risultano essere fattori di protezione rispetto allo strain psico-fisico”.
Il quarto capitolo si propone infine due obiettivi:
- “verificare e quantificare l’associazione tra strain pisco-fisico, valutato dal medico competente, e assenze dal lavoro per malattia, rilevate oggettivamente attingendo al database aziendale;
- prendere in esame, tramite un approccio multi metodo, il ruolo ricoperto dal conflitto tra lavoro e vita privata nel processo che porta alla formazione dello stress lavorativo”.
In particolare, in relazione al primo obiettivo, “è emerso come i disturbi del sonno e i sintomi emotivi permettano di predire le successive assenze dal lavoro per malattia (relative al 2010), controllando l’effetto delle caratteristiche individuali del lavoratore e le assenze dal lavoro baseline (relative al 2009). In relazione al secondo obiettivo, è emerso come il conflitto tra lavoro e vita privata medi la relazione tra carico lavorativo e strain psico-fisico ma non la relazione tra autonomia e strain psico-fisico”.
Nelle considerazioni conclusive si indica che se nel capitolo terzo sono state confermate le “proprietà metriche di un nuovo strumento, la Scheda 4 del metodo V.I.S., finalizzato alla valutazione dello strain psicofisico da parte del medico”, l’utilizzo integrato di auto valutazioni da parte dei lavoratori ed etero valutazioni da parte del medico ha permesso “di identificare alcuni antecedenti dello strain psico-fisico, sia a livello di caratteristiche individuali dei singoli lavoratori che di caratteristiche dell’ambiente di lavoro”.
Concludiamo ricordando che, da un punto di vista applicativo, il secondo capitolo evidenzia “l’opportunità di pianificare attentamente la valutazione dello stress lavorativo, affiancando alle misure self-report di stressors e strain anche l’etero valutazione dell’ambiente di lavoro, la valutazione dei sintomi psico-fisici riconducibili allo stress effettuata del medico e/o indicatori oggettivi di stress come le assenze dal lavoro per malattia”.
Infatti”.
“ La valutazione del rischio stress lavoro-correlato: verso un approccio multi metodo”, tesi di laurea di Damiano Girardi, pubblicata e depositata nel 2012, per la Scuola di Dottorato di Ricerca in Scienze Psicologiche Indirizzo in Psicologia Sociale e della Personalità, del Dipartimento di Psicologia Applicata dell’Università degli Studi di Padova (formato PDF, 1.03 MB).
Tiziano Menduto
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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