Emergenza caldo: acclimatazione, emergenze e suscettibilità individuale
Firenze, 1 Ago – È bene che, in caso di ondate di calore negli ambienti lavorativi, “i lavoratori neo-assunti e quelli che riprendono il lavoro dopo un'assenza prolungata inizino con il 20% del carico di lavoro il primo giorno, aumentando gradualmente il carico fino al 20% ogni giorno successivo”. Mentre i lavoratori esperti “dovrebbero iniziare il primo giorno al 50% del carico normale, il secondo giorno al 60%, il terzo giorno all’80% e il quarto giorno al 100%”.
A sottolinearlo, come necessaria acclimatazione per i lavoratori più a rischio, ad esempio i lavoratori outdoor, in caso di elevate temperature, è il documento della Regione Toscana, “ Linee di indirizzo per la protezione dei lavoratori dagli effetti del calore e della radiazione solare”, che è stato aggiornato rispetto ad una precedente versione del 2023.
Il documento, importante per la prevenzione dei possibili colpi di calore, di cui abbiamo parlato anche nell’articolo “ Imparare dagli errori: quando il caldo si fa sentire in edilizia”, presenta precise indicazioni per la prevenzione delle conseguenze del caldo e la protezione e tutela dei lavoratori con particolare riferimento agli esisti del progetto Worklimate.
Dopo aver già affrontato varie misure di prevenzione e protezione, oggi ci soffermiamo sui seguenti temi:
- Emergenza caldo: l’acclimatazione e i gruppi a maggior rischio
- Emergenza caldo: piano di sorveglianza e risposta alle emergenze
- Emergenza caldo: il riconoscimento delle condizioni di suscettibilità
Emergenza caldo: l’acclimatazione e i gruppi a maggior rischio
Riguardo alla necessità di favorire l’acclimatazione dei lavoratori, il documento segnala che l'acclimatazione consiste in una “serie di modificazioni fisiologiche che consentono all’organismo di tollerare la conduzione di mansioni lavorative in condizioni di esposizione a temperature elevate”. E si ottiene “aumentando gradualmente i carichi di lavoro e l'esposizione al calore e favorendo l’effettuazione di frequenti pause per l'approvvigionamento di acqua e il riposo all'ombra. Sono necessari dai 7 ai 14 giorni per raggiungere uno stato di acclimatazione, a volte di più nel caso in cui il lavoratore stia assumendo determinati farmaci o sia portatore di patologie croniche”.
È importante tenere presente, continua il documento, che:
- L'acclimatazione si mantiene per alcuni giorni se si interrompe l’attività lavorativa, ma inizia a perdersi dopo circa 1 settimana di assenza dal lavoro
- I decessi per lo stress da caldo si verificano spesso durante i primi giorni di attività lavorativa e/ o nei primi giorni di un’ondata di calore
- Spesso le vittime degli effetti del caldo sono i lavoratori neo-assunti, con minore esperienza lavorativa e non acclimatati, ovvero lavoratori esposti al caldo in condizioni di vulnerabilità individuale” (nel documento è presente una scheda di autovalutazione per riconoscere le principali situazioni di suscettibilità).
Si segnala poi che gli studi più recenti indicano che “i gruppi a maggior rischio sono:
- Lavoratori più giovani (effetti maggiori nei lavoratori di età inferiore a 35 anni).
- Gli uomini.
- Coloro che lavorano nelle piccole aziende.
- Per il settore costruzioni, lavoratori impegnati in piccole o medie aziende; lavoratori impegnati nelle attività di scavo, costruzioni, riparazioni e demolizioni, oltre ad attività di installazione e manutenzione, attività estrattive; soprattutto manovali, muratori e altri operai specializzati
- Per il settore agricoltura, lavoratori impegnati in preparazione/lavorazione della terra e lavoratori occasionali”.
Emergenza caldo: piano di sorveglianza e risposta alle emergenze
Il documento si sofferma poi sulle emergenze.
Si segnala che è importante sviluppare, “preferibilmente con la collaborazione del medico competente, un piano di sorveglianza per il monitoraggio dei segni e i sintomi delle malattie da calore e di risposta alle emergenze, per favorire precocemente la diagnosi e il trattamento”.
E il piano “deve includere informazioni su cosa fare quando qualcuno mostra i segni delle malattie da calore, come contattare i soccorsi, quali misure di pronto soccorso attuare in attesa dell'arrivo dei soccorsi. Tutti i lavoratori devono essere messi a conoscenza del piano”.
Si ricorda che per quanto riguarda le patologie da esposizione alla radiazione solare, “a parte le forme acute (eritema per la pelle, fotocongiuntivite e fotocheratite per l’occhio)”, se queste “possono insorgere dopo alcune ore, molte di esse emergono solo a distanza di tempo (anche anni) dall’esposizione alla radiazione solare”. E si raccomanda, anche a salvaguardia degli effetti acuti, “di minimizzare sempre l’esposizione”.
Oltre alla gestione nell’immediato delle eventuali patologie acute, è, dunque, “raccomandata anche una prevenzione secondaria con controlli periodici della pelle e degli occhi del lavoratore anche dopo la cessazione dell’attività lavorativa, al fine di effettuare una diagnosi precoce”.
Emergenza caldo: il riconoscimento delle condizioni di suscettibilità
Un aspetto importante, già accennato parlando di acclimatazione, è importante il riconoscimento delle condizioni di suscettibilità individuale.
Infatti per i soggetti che presentino condizioni individuali di suscettibilità termica “andrà sempre effettuata una valutazione specifica, individuando, caso per caso, le appropriate misure di tutela da mettere in atto, di concerto con il Medico competente, da recepire nel certificato di idoneità, e, se, del caso, con il medico curante”.
E per questi soggetti “anche se la piattaforma previsionale di allertaWorklimate fornisce la previsione ‘rischio basso’ il rischio può essere elevato”. E “il parametro WBGT utilizzato ai fini della valutazione del rischio da caldo è utilizzabile per prevenire il rischio termico solo per soggetti che non siano in condizioni di vulnerabilità termica”.
Si indica poi che per migliorare la consapevolezza dei lavoratori della necessità del tempestivo riconoscimento delle condizioni di suscettibilità individuale, “è raccomandato l’utilizzo di una lista di controllo, che metta in grado ciascun lavoratore di segnalare al Medico Competente, nel rispetto delle normative sulla privacy, la presenza o l'insorgenza di fattori di rischio individuali prima di svolgere il lavoro in condizioni di stress termico, per poter pianificare, le opportune misure di tutela”. E un esempio di lista di autovalutazione è fornita con l’Allegato 1 (“Lista di autovalutazione per prevenire l'esposizione ad ambienti termici sfavorevoli di lavoratori in condizioni di suscettibilità individuale”) al documento regionale.
In modo del tutto analogo – continua il documento - anche per i soggetti che presentino condizioni individuali di suscettibilità per esposizione alla radiazione solare “andrà effettuata una valutazione specifica di concerto con il medico competente. In questo caso i fattori che possono aumentare i rischi espositivi sono, in aggiunta alla sensibilità individuale della cute alla radiazione UV (fototipi più chiari), la presenza di fotodanneggiamento, di cheratosi attiniche, di esiti cicatriziali estesi, di esiti di ustioni estese in zone fotoesposte, di numerosi nevi, di nevi atipici, di una storia personale di pregressi tumori della cute e di una storia familiare di tumori della cute, nonché di fattori di rischio immunologici (immunosoppressione) e farmacologici”.
Si ricorda che oltre a varie sostanze, indicate in una tabella del Portale Agenti Fisici, anche “numerosi farmaci di uso comune potrebbero dare fotosensibilizzazione”. Quindi chi pratica un lavoro all’aperto dovrebbe prestare particolare attenzione o meglio, dove possibile, cambiare tipologia di farmaco”.
Per quanto riguarda gli occhi si indica che “sono più̀ suscettibili i soggetti affetti da patologie oculari quali le midriasi post-traumatiche o post-uveiti o di natura neurologica, condizioni di monocularità dovute a varie cause (dall’ambliopia su base refrattiva, all’esito di traumi o interventi chirurgici), maculopatie, melanosi congiuntivale, familiarità per degenerazione maculare senile, ecc”.
Concludiamo rimandando alla lettura integrale delle linee di indirizzo toscane che riportano anche altre indicazioni su vari aspetti e misure di prevenzione e protezione:
- designazione di una persona addestrata sui pericoli e le misure di tutela
- identificazione dei pericoli /valutazione del rischio
- come prevenire la disidratazione
- acqua e aree ombreggiate per le pause
- organizzazione dei turni di lavoro
- evitare di lavorare da soli al caldo
- indumenti da lavoro
- formazione
Tiziano Menduto
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