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COVID e sanificazione: novità per il cloro attivo e il perossido di idrogeno

COVID e sanificazione: novità per il cloro attivo e il perossido di idrogeno
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Rischio chimico

19/07/2021

Un rapporto ISS aggiorna le indicazioni sulla sanificazione correlata all’emergenza COVID-19. Focus sul trattamento mediante cloro attivo generato in situ e sul trattamento mediante perossido di idrogeno. Ambiti normativi e sicurezza.

Roma, 19 Lug – Il “ Protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2/COVID-19 negli ambienti di lavoro”, nella versione del 6 aprile 2021, al punto 4 sottolinea che le aziende devono assicurare “la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica dei locali, degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni e di svago, in coerenza con la circolare del Ministero della salute n. 17644 del 22 maggio 2020”. E nel caso di presenza di una persona con COVID-19 all’interno dei locali aziendali, “si procede alla pulizia e sanificazione dei suddetti, secondo le disposizioni della circolare del Ministero della salute n. 5443 del 22 febbraio 2020, nonché alla loro ventilazione”.

In ogni caso “occorre garantire la pulizia, a fine turno, e la sanificazione periodica di tastiere, schermi touch e mouse con adeguati detergenti, sia negli uffici che nei reparti produttivi, anche con riferimento alle attrezzature di lavoro di uso promiscuo”.

 

 

È evidente, dunque, che anche in questa fase di pandemia, caratterizzata da una riduzione nel nostro Paese dei casi di contagio, la sanificazione rimanga un elemento importante nella lotta al contenimento del SARS-CoV-2.

Tuttavia deve essere una sanificazione che tenga conto sia delle recenti conoscenze scientifiche, sia delle novità in materia di prodotti e dispositivi e, per questo motivo, torniamo a parlare del Rapporto ISS (Istituto Superiore di Sanità) dal titolo “ Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: ambienti/superfici. Aggiornamento del Rapporto ISS COVID-19 n. 25/2020. Versione del 20 maggio 2021” (Rapporto ISS COVID-19 n. 12/2021).

 

Il Rapporto oltre a riportare molte indicazioni, aggiornamenti e novità sul contrasto al virus si sofferma su diversi sistemi di sanificazione utilizzati generalmente “per il trattamento di grandi ambienti o siti difficilmente raggiungibili o al fine di limitare al massimo l’intervento di operatori a contatto diretto con ambienti contaminati”.

 

Abbiamo già parlato in precedenti articoli dei trattamenti con ozono, dei trattamenti mediante purificatori/ionizzatori e ci soffermiamo oggi, aggiornando quanto già indicato nell’articolo di presentazione del Rapporto ISS COVID-19 n. 25/2020, su due altri sistemi di sanificazione:


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Sanificazione: il trattamento mediante cloro attivo generato in situ

È particolarmente utile l’aggiornamento del Rapporto ISS in merito al “trattamento mediante cloro attivo generato in situ” perché il principio attivo “Cloro attivo generato da cloruro di sodio mediante elettrolisi”, che avevamo indicato essere in fase di revisione ai sensi del BPR, “è stato di recente approvato per diversi campi di applicazione, comprese le superfici. La valutazione è stata completata nel luglio 2020 e il principio attivo autorizzato con Regolamento di Esecuzione (UE) 2021/345 del 25 febbraio 2021”. Autorizzazione che è operativa dal 1° luglio 2021 (starting date).

 

In accordo con il Regolamento UE 528/2012 relativo ai biocidi, il mantenimento sul mercato di prodotti contenenti principi attivi autorizzati è “legato alla presentazione della domanda di autorizzazione (o di riconoscimento reciproco) di prodotti/sistemi che deve essere presentata entro due anni dalla data di approvazione del/dei principio/i attivo/i”. Nel periodo ad interim, “sistemi per la generazione in situ di cloro attivo possono essere presenti sul mercato nazionale in libera vendita come sanitizzanti/sanificanti”.

 

Si ricorda che il cloro attivo ha “attività battericida, fungicida, lievicida, sporicida e virucida e agisce mediante una modalità di azione ossidante non specifica che limita il verificarsi di fenomeni di resistenza nei microorganismi. In particolare, per quanto riguarda i virus, è stata descritta l’efficacia contro il virus della bronchite infettiva, l’adenovirus di tipo 5, l’HIV, il virus dell’influenza A (H1N1), orthopoxvirus e poliovirus. Sebbene dai dati presenti in letteratura e dai documenti ad accesso libero disponibili sul sito dell’ECHA, il cloro attivo generato per elettrolisi da sodio cloruro risulti attivo contro un’ampia gamma di organismi target, è prevista l’esecuzione di ulteriori studi di efficacia specifici, con particolare attenzione all’intervallo di pH e al carico organico sostenibile per mantenere l’efficacia del prodotto finale”.

 

Si segnala poi che a causa dell’elevata instabilità del principio attivo, “non è consigliato l’utilizzo del prodotto al di fuori (non in diretta connessione con la macchina generatrice) del sistema di produzione in situ, ad esempio mediante trasferimento della soluzione ottenuta in appositi flaconi”. E il trasferimento in flaconi da parte dell’utilizzatore finale “potrebbe comportare un uso improprio con rischio di esposizione e/o intossicazione, qualora venissero utilizzati flaconi anonimi non correttamente etichettati”.

 

Riguardo alla salute i rischi sono legati al “potenziale irritante per il sistema respiratorio, gli occhi e la pelle delle soluzioni di acido ipocloroso”.

E la valutazione di tale aspetto “ha condotto alla conclusione che il solo rischio non accettabile è legato ad inalazione da parte di utilizzatori professionali durante la disinfezione di grandi superfici, laddove sia prevista una fase di applicazione del prodotto e una successiva pulitura manuale (‘con straccio’). Inoltre, poiché il prodotto può causare irritazione cutanea, va limitato l’utilizzo al solo personale formato provvisto di guanti e altri DPI”.

 

Pertanto il sistema costituito dal cloro attivo generato in situ “può essere utilizzato, in accordo con le limitazioni previste per la tutela dei lavoratori e della salute umana, quale sanitizzante/disinfettante per applicazioni su superfici e ambienti”.

 

Sanificazione: il trattamento mediante perossido di idrogeno

Il perossido d’idrogeno in soluzione acquosa è “un principio attivo biocida/disinfettante approvato ai sensi del Regolamento Biocidi (BPR)”. E alla luce dei dati disponibili risulta che il principio attivo è efficace contro numerosi microorganismi “(batteri, lieviti, funghi e virus)”.

Il meccanismo d’azione del perossido d’idrogeno – continua il Rapporto – “è legato alle sue proprietà ossidanti e alla denaturazione dei componenti essenziali di microrganismi quali membrane lipidiche, proteine e acidi nucleici. L’attività antimicrobica scaturisce infatti dalla formazione di potenti ossidanti, quali i radicali idrossilici e i singlet dell’ossigeno. Tali specie reattive causano danni irreversibili ai componenti cellulari e al DNA”.

 

Qui viene considerato solo il trattamento mediante vaporizzazione/aerosolizzazione del perossido di idrogeno” per la disinfezione delle superfici/ambienti.

 

La diffusione mediante aerosol, “con apparecchiature in grado di produrre particelle nell’ordine di 0,3-0,5 μm, ne consente una diffusione uniforme nell’ambiente”. E l’applicazione di perossido d’idrogeno vaporizzato “si è dimostrata efficace oltre che su un gran numero di microorganismi anche per il trattamento di ambienti ospedalieri che avevano ospitato pazienti affetti da virus Lassa ed Ebola”.

 

Riguardo alla pericolosità il perossido di idrogeno “è classificato in modo armonizzato secondo il CLP come: liquido comburente di categoria 1 [Ox. Liq. 1 – ‘può provocare un incendio o un’esplosione (forte ossidante)]’; corrosivo per la pelle di categoria 1 (Skin. Corr. 1A – ‘provoca gravi ustioni cutanee e gravi lesioni oculari’) e nocivo per ingestione e per inalazione di categoria 4 (Acute Tox. 4 – ‘nocivo se ingerito’ e ‘nocivo se inalato’)”.

 

Il Rapporto conferma, come indicato anche in passato, che “l’utilizzo di perossido d’idrogeno vaporizzato/aerosolizzato è ristretto ai soli operatori professionali, definiti dalla normativa vigente (Legge 82/1994 e DM 274/1997)”.

Ricordiamo, in conclusione, che per i trattamenti andranno “osservate le precauzioni del caso (DL.vo 81/2008)”, senza dimenticare il rispetto dei tempi per l’accesso ai locali e dei tempi di decadimento.

 

Tiziano Menduto

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Draisci R, Attias L, Baldassarri L, Catone T, Cresti R, Fidente RM, Marcello I, Buonanno G, Bertinato L., “ Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: ambienti/superfici. Aggiornamento del Rapporto ISS COVID-19 n. 25/2020. Versione del 20 maggio 2021”, Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2021 - Rapporto ISS COVID-19, n. 12/2021 (formato PDF, 1.96 MB).

 


Creative Commons License Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

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