Comparto sanitario: i rischi connessi all’esposizione a formaldeide
Roma, 19 Apr – La formaldeide, un gas incolore ed irritante che in passato era commercializzato sotto forma di soluzione acquosa (formalina) utilizzata come sanificante e come conservante di materiale organico, è “uno dei composti organici volatili (COV) più diffusi”.
Le principali fonti di esposizione alla formaldeide per la popolazione generale “sono i processi di combustione, il fumo, le vernici, alcuni tipi di colle, i tessuti, alcuni alimenti e in particolare i cibi affumicati”. Mentre a livello lavorativo il più diffuso utilizzo della formaldeide “è oggi nell’industria dei polimeri, nell’industria del legno che viene trattato con resine a base di urea-formaldeide, nelle sintesi delle materie plastiche e come biocida”. Mentre nel comparto sanitario la formaldeide risulta ampiamente utilizzata “a tutt’oggi nelle operazioni di allestimento di preparati istologici e nelle attività funerarie”.
A presentare in questi termini la formaldeide, con particolare riferimento alle attività del comparto sanitario, è un recente factsheet, prodotto dal Dipartimento Inail di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (DIMEILA), dal titolo “Esposizione occupazionale a formaldeide in laboratori di anatomia patologica”.
L’articolo di presentazione del factsheet si sofferma sui seguenti argomenti:
- La formaldeide e le conseguenze sulla salute
- La formaldeide e l’uso nel comparto sanitario
- La formaldeide, la prevenzione e la riduzione dell’esposizione
La formaldeide e le conseguenze sulla salute
Riguardo agli effetti sull’uomo il factsheet - a cura di E. Barrese, M. Scarpelli, G. Tranfo - ricorda che questo composto “è altamente reattivo, molto solubile in acqua e facilmente assimilabile dal corpo umano”. In particolare l’esposizione più significativa risulta quella inalatoria: “il 90% circa di formaldeide aero-dispersa viene assorbita dal tratto respiratorio superiore (World Health Organization, WHO 2010) inducendo irritazione delle mucose, degli occhi, della gola e del tratto respiratorio”.
Si indica poi che “secondo la classificazione ed etichettatura armonizzata approvata dall’Unione Europea la formaldeide è cancerogeno di categoria 1B, mutageno di categoria 2 e tossico per tossicità acuta di categoria 3”.
Se la IARC (International Agency for Research on Cancer) già nel 2006 classificava la formaldeide come cancerogeno certo per l’uomo (Gruppo 1), “successivi approfondimenti (monografia 100F del 2012) confermano tale classificazione sulla base di un’evidenza epidemiologica sufficiente per tumori della rinofaringe e leucemia”.
Si segnala poi che le agenzie internazionali “hanno fissato i valori limite per l’esposizione occupazionale” riportati nella seguente tabella:
Inoltre, come ricordato dal nostro giornale, nel 2019 l’Europa ha emanato la Direttiva (UE) 2019/983 (recepita in Italia dal Decreto interministeriale 11 febbraio 2021), che sulla base delle raccomandazioni dello SCOEL (Scientific Committee on Occupational Exposure Limits) modifica la precedente (Direttiva 2004/37/EC) sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti dall’esposizione ad agenti cancerogeni e mutageni durante il lavoro, introduce limiti più stringenti ed inserisce una nota relativa alla sensibilizzazione cutanea. Insieme ai provvedimenti della Direttiva UE 2019/130, queste disposizioni aggiornano e sostituiscono gli Allegati XLII e XLIII del D.Lgs. 81/2008”.
Si segnala poi che la sorveglianza sanitaria per i lavoratori potenzialmente esposti a formaldeide “è comunque necessaria in ordine non solo al suo potenziale cancerogeno, ma anche per i suoi effetti irritativi e sensibilizzanti” (art. 229, d.lgs. 81/2008).
La formaldeide e l’uso nel comparto sanitario
Veniamo più strettamente all’ambito lavorativo specifico trattato dal factsheet dell’Inail.
Si indica che malgrado le alternative indicate dalla letteratura scientifica (alcool etilico al 70% tamponato con tampone fosfato, glutaraldeide, acido acetico al 5%, acido picrico), “nel comparto sanitario la formaldeide rimane il fissativo più utilizzato nelle operazioni di allestimento di preparati istologici”.
In particolare la soluzione acquosa di formaldeide – “ottimo fissativo, economico e versatile” – “permette di svolgere diversi esami diagnostici e trova ampio uso non solo nella fissazione dei tessuti in anatomia patologica, in quanto efficace nel mantenere inalterata la morfologia cellulare, ma anche nella conservazione e nel trasporto di materiali biologici prelevati nelle sale operatorie e negli ambulatori di prelievo bioptico (endoscopico, radiologico ecc.) durante gli interventi chirurgici e le biopsie”.
Si ricorda poi che la formaldeide è usata anche per “il trattamento conservativo di salme che devono essere trasportate a distanza e nelle attività di imbalsamazione.
In definitiva sono varie le figure potenzialmente esposte alla formaldeide nel comparto: “dal personale medico in sala operatoria a chi opera sui campioni biologici in laboratorio, fino a tutto il personale coinvolto nel processo di conservazione, archiviazione e smaltimento degli stessi”.
Questi “i punti critici e/o i fattori che possono influenzare l’esposizione:
- raccolta, trasporto, tracciabilità e archiviazione del campione;
- concentrazione della soluzione di formaldeide;
- dimensione e numero di parti anatomiche da processare;
- metodo e numero di postazioni di lavoro nella stessa stanza;
- dimensioni dei locali;
- tipo ed efficienza delle cappe e dei sistemi di ventilazione”.
La formaldeide, la prevenzione e la riduzione dell’esposizione
Il factsheet segnala che sono diverse le soluzioni per gestire adeguatamente l’esposizione a formaldeide: ad esempio l’uso di dispositivi di protezione individuale e collettiva, ma anche le “disposizioni tecniche che possano in ogni fase ridurre al minimo l’esposizione”.
L’obiettivo primario, comunque, è “ridurre o limitarne l’uso e ove questo non sia possibile, servirsi di tutte le soluzioni idonee a ridurre il rischio di esposizione, che vanno dall’uso di dispositivi di protezione individuale adeguati, fino all’impiego di contenitori sotto vuoto o muniti di tappi a tenuta per le possibili fuoriuscite di vapori, e all’uso di temperature basse e controllate sia durante il trasporto che durante lo stazionamento dei contenitori in sala operatoria e in laboratorio”. Il documento riporta l’esempio dei contenitori di sicurezza per la gestione di piccoli campioni istologici.
Sono riportate alcune possibili misure organizzative:
- “il materiale biologico che giunge presso il laboratorio di anatomia patologica, deve essere trattato per quanto possibile a fresco, in un’adeguata postazione che abbia una cappa biohazard, al fine di tutelare non solo l’operatore ma anche l’ambiente circostante”;
- “i locali in cui si gestisce la formalina devono essere forniti di adeguati ricambi d’aria; l’apertura delle finestre è spesso la soluzione più frequente, ma l’uso della ventilazione forzata o di depuratori d’aria con filtri specifici, è sicuramente più efficace a garantire la salubrità di tutto l’ambiente”;
- “in caso di sversamenti accidentali, è necessario indicare una specifica procedura che individui i dispositivi individuali e gli strumenti da adottare per la rimozione in sicurezza del materiale versato al fine di riportare l’ambiente in sicurezza”.
Infine si ricordano, ai sensi del d.lgs. 81/2008, “la necessità di limitare al minimo possibile il numero dei lavoratori esposti, di effettuare le misurazioni della formaldeide aerodispersa, di svolgere la formazione e informazione dei lavoratori, la sorveglianza sanitaria e l’iscrizione dei lavoratori esposti nel registro degli esposti a cancerogeni”.
Concludiamo rimandando alla lettura integrale del documento Inail e segnalando alcuni altri articoli del nostro giornale connessi al rischio formaldeide:
- Formaldeide: pericoli e normative comunitarie per la protezione
- Le attività lavorative con maggiore esposizione a formaldeide
- Formaldeide: come aggiornare la valutazione del rischio?
- Linee guida per la gestione del rischio da esposizione a formaldeide.
Tiziano Menduto
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
Inail, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale, “ Esposizione occupazionale a formaldeide in laboratori di anatomia patologica” a cura di E. Barrese, M. Scarpelli, G. Tranfo, Factsheet edizione 2022 (formato PDF, 112 kB).
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