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Quali sono i principali rischi lavorativi a bordo dei pescherecci?

Quali sono i principali rischi lavorativi a bordo dei pescherecci?

Un ebook CIIP sulla salute e sicurezza sul lavoro nella pesca professionale si sofferma sui rischi per la salute a bordo dei pescherecci. Focus sui rischi chimici e cancerogeni, sui rischi biologici, sui rischi ergonomici e sui rischi psicosociali.

Milano, 27 Nov  – Il comparto della pesca professionale, una importante fonte di sostentamento per oltre 20.000 addetti in un Paese caratterizzato da oltre 8.300 chilometri di costa, è un comparto, che come ricordato in molti articoli del nostro giornale, vede la presenza di diversi rischi per la salute e per la sicurezza. Ed infatti, questo comparto in Italia è tra quelli con “tasso infortunistico significativamente elevato e con maggiore gravità degli eventi”.

 

A ricordarlo è un ebook realizzato dalla Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione ( CIIP), dal titolo “ Oltre la rete. Salute e sicurezza sul lavoro nella pesca professionale”, che ha l’obiettivo di approfondire le criticità del comparto della pesca professionale diffondendo materiali utili per migliorare le politiche di prevenzione di infortuni e malattie professionali.

 

Proprio per aumentare la conoscenza dei rischi per la salute nella pesca professionale ci siamo già soffermati, con il giornale, sul capitolo 10 dell’ebook (“I rischi per la salute a bordo dei pescherecci”) curato da Elio Munafò (Consulente medico del lavoro).

Abbiamo presentato in particolare i rischi fisici connessi, ad esempio, alle temperature, all’esposizione al sole, al rumore e alle vibrazioni.

 

Nell’articolo di oggi presentiamo invece altri rischi per la salute dei pescatori con riferimento ai seguenti argomenti:


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Modello DVR
Sicurezza Pesca Professionale - Categoria Istat: A - Agricoltura, Silvicoltura e Pesca

 

I rischi nella pesca professionale: i rischi chimici e cancerogeni

Nel capitolo 10 si ricorda che i rischi chimici, nel settore della pesca professionale, sono legati “alla presenza, all’impiego o alla formazione negli ambienti di lavoro di sostanze chimiche classificate come pericolose, che possono entrare in contatto con l’organismo sotto forma di liquidi, solidi, vapori, fumi o aerosol”.

In particolare, a bordo l’inquinamento chimico “è principalmente legato ai fumi ed ai gas di scarico dei motori diesel, all’uso di detergenti, vernici, solventi, olii minerali e carburanti impiegati per le attività di pulizia e manutenzione a bordo, soprattutto quando il loro impiego avviene in ambienti confinati angusti in cui il ricambio d’aria è particolarmente scarso”.

 

Dopo aver fornito indicazioni sull’assorbimento degli agenti chimici, il documento sottolinea che la classificazione della pericolosità dei prodotti chimici “è riportata sulle etichette, che devono essere presenti su ogni contenitore, nonché nelle schede di sicurezza che le ditte produttrici o fornitrici devono mettere a disposizione dei datori di lavoro”.

 

Ci possono poi essere rischi cancerogeni e connessi alla presenza di amianto.

 

Si ricorda che “alcune sostanze o miscele di sostanze sono classificate ed etichettate come cancerogene o mutagene da parte degli organismi internazionali e nazionali e in questi casi le misure di prevenzione che i datori di lavoro devono adottare sono ancora più rigorose”. E in particolare, a bordo delle imbarcazioni “occorre prestare attenzione ai fumi ed ai gas di scarico dei motori diesel ed all’uso di vernici, solventi, olii minerali e carburanti che, oltre agli effetti nocivi e tossici sopra indicati, possono comportare in alcuni casi anche un rischio cancerogeno”.

 

Inoltre un rischio cancerogeno da tenere particolarmente in considerazione per la prevenzione “è costituito dalla possibile esposizione ad amianto, materiale che può essere presente come coibente termico ed acustico soprattutto nelle sale macchina delle imbarcazioni costruite prima del 1992”.

 

Al di là dei dati epidemiologici sui rischi di mesotelioma, che per il lavoro della pesca non mostrano associazioni significative, si sollecita a “mantenere la massima cautela su questo rischio potenziale, per la sua intrinseca pericolosità legata anche ad esposizioni occasionali nel corso di attività di manutenzione in cui le fibre di amianto possono liberarsi nell’aria ed essere inalate, soprattutto in sala macchine”.

 

A questo proposito si segnala che la normativa prevede che presso le Regioni “operino dei Centri Operativi Regionali per il monitoraggio dei rischi lavorativi da esposizione a cancerogeni e la registrazione dei tumori è già in vigore sull’intera rete nazionale”.

 

I rischi nella pesca professionale: i rischi biologici e i rischi ergonomici

Veniamo ai rischi biologici.

 

Si indica che malattie infettive dermatologiche, respiratorie e dell’apparato digerente “possono verificarsi a bordo con maggiore frequenza rispetto a quanto accade in altri ambienti lavorativi per contagio interumano, a causa degli spazi ristretti in cui si vive ventiquattro ore su ventiquattro in condizioni di maggiore aggregazione”.

E se le malattie infettive hanno costituito in passato ed ancora oggi costituiscono nei Paesi più poveri importanti cause di morte, “l’epidemia da Covid 19 ci ha mostrato che possono tornare ad essere molto pericolose anche nei nostri Paesi”.

Occorre poi prestare attenzione “ai rischi biologici legati all’assunzione di cibi o bevande potenzialmente alterate ed al contatto con il pescato”.

 

Parliamo ora di rischi ergonomici connessi alla movimentazione manuale di carichi, ai movimenti ripetitivi dell’arto superiore e alle posture incongrue.

 

Infatti, a bordo dei pescherecci, sono “presenti una serie di rischi ergonomici” (ampiamente trattati anche in altri capitoli dell’ebook), “sia per problemi di postura incongrua che di sollevamento di carichi pesanti e di movimenti ripetitivi degli arti, aggravati dalla ristrettezza degli spazi a disposizione, anche per la presenza di attrezzature ingombranti, e dai movimenti dell’imbarcazione, soprattutto in caso di mare mosso”.

 

Si fa cenno anche al lavoro al videoterminale.

 

Infatti nelle imbarcazioni recenti “sono sempre più diffuse strumentazioni informatiche con terminali video ed è importante che anche per queste postazioni sia effettuata una corretta valutazione dei rischi, con particolare riguardo ai problemi di illuminazione e posturali, e sia eventualmente attivata una sorveglianza sanitaria”.

 

I rischi nella pesca professionale: i rischi psicosociali e la valutazione

Il capitolo “I rischi per la salute a bordo dei pescherecci”) presenta utili informazioni anche sui rischi psicosociali (connessi, ad esempio, ai turni, al lavoro notturno, alla fatica fisica e allo stress).

 

Si ricorda che negli ultimi anni la medicina del lavoro si è soffermata con attenzione sulle possibili condizioni di stress. E indubbiamente “nel lavoro in mare spesso il senso di solitudine legato alla lontananza da casa si aggrava per l’organizzazione del lavoro in turni, con una alterazione dei ritmi circadiani del sonno e della veglia”.

 

A questo proposito si indica che la vita a bordo dei pescherecci “è caratterizzata da orari e turni di lavoro stressanti in rapporto con i ritmi incessanti della pesca e con le relative salpate delle reti, che si susseguono giorno e notte indipendentemente dalle condizioni meteomarine, salvo condizioni estreme”.

E dunque i turni di lavoro “si alternano giorno e notte alterando i regolari ritmi circadiani e le ore di riposo non sempre consentono il necessario recupero delle energie sia per la loro brevità che per l’ambiente caratterizzato dai rumori e dalle vibrazioni dell’imbarcazione”.

Queste caratteristiche del lavoro – continua Elio Munafò – “già di per sé stesse sono una importante fonte di stress e favoriscono anche l’insorgenza di infortuni”. Inoltre “la paura per la propria incolumità genera a sua volta stress, il caldo, il freddo, il vento, i rumori, le vibrazioni sono tutti fattori concorrenti nel determinare disagio, stress, fatica e richiedono una risposta individuale di adattamento psico-fisico”.

 

Quando poi le condizioni di stress sovrastano le capacità di adattamento delle persone “possono insorgere malattie psicosomatiche ed il medico competente terrà conto di questo rischio durante la sorveglianza sanitaria”.

 

Si segnala poi che nella valutazione dei rischi psicosociali una particolare attenzione deve essere dedicata alle “differenze di genere, di provenienza geografica e di età, nonché a tutte le situazioni di maggiore fragilità per motivi individuali, come disabilità sensoriali, motorie o cognitive”. E anche la presenza contemporanea a bordo di lavoratori di gruppi etnici e linguistici differenti “è un aspetto da tenere in considerazione nell’ambito dell’informazione e della formazione, nonché della valutazione dei rischi, dell’organizzazione del lavoro e della sorveglianza sanitaria, anche in relazione alle diverse sensibilità culturali e religiose e dei diversi stili di vita dei lavoratori”.

 

Concludiamo rimandando alla lettura integrale del documento CIIP e, in particolare, del capitolo 10 che, oltre a fornire ulteriori informazioni su tutti i rischi, si sofferma anche su alcuni altri aspetti rilevanti:

- i Protocolli di sorveglianza sanitaria;

- il reinserimento dei lavoratori fragili;

- la promozione della salute.

 

 

Tiziano Menduto

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

CIIP, “ Oltre la rete. Salute e sicurezza sul lavoro nella pesca professionale”, eBook curato da Giorgio Di Leone, Susanna Cantoni ed Enrico Cigada, con la collaborazione di Lalla Bodini, Alberto Baldasseroni, Francesco Carnevale, Francesca Biondo, Diego De Merich, Alessandro Piacquadio, Angelo Delogu, Saverio Falco, Alessandro Giomarelli, Mauro Pellicci, Elio Munafò, Francesco Draicchio, Alessio Silvetti, Eugenio Padalino, Pietro Masia, Daniela Colombini, edizione 2023 (formato PDF, 7.59 MB). 

 

 

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