
Salute e lavoro: come funziona in Italia la governance della prevenzione?

Milano, 12 Feb – La Settimana europea per la sicurezza e la salute sul lavoro è, ogni anno, una settimana di sensibilizzazione, attraverso eventi e incontri che si svolgono in tutta l'Unione europea, in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
In occasione della settimana europea del 2024, la Regione Lombardia ha organizzato una serie di eventi ed attività tese a promuovere la cultura della salute e della sicurezza sul lavoro e le misure di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali.
Ci soffermiamo oggi, in particolare, sul convegno che si è tenuto mercoledì 23 ottobre 2024 a Milano dal titolo "La prevenzione attraverso i piani mirati di prevenzione", un convegno che permette di fare il punto anche sulla importante governance della prevenzione in Italia.
Ne parliamo con riferimento all’intervento “Piano Nazionale della Prevenzione 2020- 2025: punti di forza e nuove sinergie intersettoriali”, a cura di Pasqualino Rossi (Ministero della Salute), che si sofferma non solo sul Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 ma anche su vari altri aspetti della governance della prevenzione.
Nel presentare l’intervento l’articolo affronta i seguenti argomenti:
- Il piano nazionale di prevenzione e la governance della prevenzione
- Il piano nazionale di prevenzione lungo la linea del tempo
- Dal piano nazionale di prevenzione ai piani regionali di prevenzione
Il piano nazionale di prevenzione e la governance della prevenzione
L’intervento si sofferma, come indicato in premessa, sulla «governance della prevenzione» che è “un elemento strategico per le scelte di policy e di programmazione degli interventi e si fonda sull’integrazione delle politiche nazionali/ regionali /locali attraverso una pianificazione coordinata, condivisa e partecipata delle stesse, per favorire il raggiungimento dei risultati di salute”.
È il Ministero della salute a guidare la programmazione, “svolgendo una funzione di indirizzo, promozione e coordinamento centrale, nonché di accompagnamento alle Regioni”. Mentre le Regioni indirizzano/ promuovono/ coordinano/ accompagnano nella programmazione le Aziende sanitarie.
Nella governance della prevenzione, dal 2005 il Piano Nazionale di Prevenzione (PNP) è “lo strumento fondamentale di pianificazione centrale degli interventi di prevenzione da realizzare sul territorio”, è “la cornice comune degli obiettivi di molte delle aree rilevanti per la Sanità Pubblica”.
In particolare il Piano Nazionale di Prevenzione “orienta le scelte di policy e di programmazione degli interventi verso una stretta interazione e integrazione (organizzativa, funzionale, operativa) e un utilizzo coordinato a livello regionale e locale di tutte le risorse interne ed esterne al sistema sanitario, sotto la guida del Dipartimento di prevenzione”.
Il piano nazionale di prevenzione lungo la linea del tempo
Può essere poi interessante comprendere l’evoluzione del Piano Nazionale di Prevenzione lungo la linea del tempo.
Si ricorda ad esempio il PNP 2005-2007 (2008):
- Il PNP considerando la prevenzione un elemento strategico del SSN ha individuato interventi prioritari:
- Malattie cardio vascolari, diabete, obesità, screening oncologici, vaccinazioni, incidenti (stradali, infortuni sul lavoro e domestici)
Si parla poi del PNP 2010-2012 (2013).
Questi alcuni punti da segnalare:
- ha raccolto la sfida dell’intersettorialità
- Prevenzione come cultura (persona al centro. prevenzione nella comunità)
- ha aggiunto, alle aree di prevenzione tradizionali, il concetto di promozione della salute (concetto che mira a creare competenze nella comunità (empowerment) per mantenere/migliorare il controllo della salute e creare ambienti favorevoli alla salute secondo i principi di Health in All Policies
Si riportano poi alcuni elementi del PNP 2014-2018 (2019):
- Ha confermato il binomio promozione-prevenzione
- Ha creato un orizzonte quinquennale
- Ha ristretto il numero dei macroobiettivi
- Ha recepito obiettivi sottoscritti a livello internazionali
- Considera le persone e le popolazioni in rapporto agli ambienti di vita (interventi per setting)
- Ha enunciato la volontà a contrastare le disuguaglianze
- Obiettivi e indicatori non solo finalizzati al monitoraggio dei processi e output ma anche orientanti una valutazione dell’impatto sulla salute
Si indica poi che le Regioni hanno “definito, via via, in modo coerente” i propri PRP (Piani Regionali di Prevenzione) “secondo modalità integrata: intersettoriale, inter-istituzionale, interdisciplinare”.
Dal piano nazionale di prevenzione ai piani regionali di prevenzione
Veniamo brevemente al Piano PNP 2020-2025 adottato con Intesa del 6 Agosto 2020:
- Considera la salute come il risultato di un sviluppo armonico e sostenibile dell’essere
- umano, della natura e dell’ambiente (One Health)
- Promuove approccio multidisciplinare, intersettoriale, e coordinato per affrontare i rischi (potenziali/esistenti) che hanno origine dall’interfaccia ambiente/animale/ecosistemi
- Mira agli obiettivi Agenda 2030 che definisce un approccio combinato agli aspetti economici, sociali e ambientali che impattano sul benessere delle persone sullo sviluppo della società
E il Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 “rappresenta lo strumento fondamentale di pianificazione centrale degli interventi di prevenzione e promozione della salute da realizzare sul territorio”. Inoltre “mira a garantire sia la salute individuale e collettiva sia la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale attraverso azioni quanto più possibile basate su evidenze di efficacia, equità e sostenibilità che accompagnano il cittadino in tutte le fasi della vita, nei luoghi in cui vive e lavora”. E “alla luce delle recenti esperienze legate alla pandemia da COVID-19, il Piano sottolinea l’indispensabilità di una programmazione sanitaria basata su una rete coordinata e integrata tra le diverse strutture e attività presenti nel territorio”.
Per un approfondimento del PNP 2020-2025 rimandiamo alla lettura dell’articolo “ Il piano nazionale prevenzione e il macrobiettivo su infortuni e malattie” e ci soffermiamo sul passaggio dal PNP ai Piani Regionali di Prevenzione (PRP).
Si indica che tali Piani regionali si sviluppano attraverso Programmi Predefiniti (PP) e Programmi Liberi (PL).
In particolare i Programmi Predefiniti (PP) “sono stati stabiliti nel PNP:
- per ogni Macro obiettivo è stato individuato almeno un PP;
- hanno contenuti, obiettivi e indicatori di monitoraggio fissati a livello centrale (concordati con il livello regionale);
- sono vincolanti, ovvero tutte le Regioni sono tenute ad implementarli;
- hanno caratteristiche uguali per tutte le Regioni;
- rafforzare il raccordo strategico ed operativo tra PNP, LEA e Piani di settore/Documenti di programmazione nazionale”.
Mentre i Programmi Liberi (PL):
- “non sono definiti a livello centrale;
- sono monitorati con indicatori (e relativi valori attesi) scelti dalle Regioni
- hanno la finalità di integrare la programmazione predefinita (PP) per obiettivi non ‘coperti’ dalla stessa”.
L’intervento si sofferma poi sui Piani mirati di prevenzione (PMP) che hanno obiettivi specifici:
- favorire l'efficacia delle attività preventive, e migliorare l'efficienza dell'azione della PA, anche sulla base di Piani mirati, con azioni svolte in collaborazione tra le Istituzioni centrali e territoriali e con le Parti Sociali
- promozione dell'approccio proattivo dei Servizi ASL deputati alla tutela della salute e sicurezza del lavoratore orientato al supporto/assistenza alle imprese (ovvero ai datori di lavoro), al sostegno, alla autovalutazione e gestione dei rischi, al ruolo dei lavoratori (RLS) nell'organizzazione della salute e sicurezza aziendale
In particolare i Piani Mirati di Prevenzione permettono un “approccio proattivo dei Servizi ASL, orientato al supporto/assistenza alle imprese. I PMP mirano ad applicare alle attività di controllo i principi dell’assistenza, dell’empowerment e dell’informazione, e, ove necessario, azioni di enforcement”. E si compongono “di una successione di tre azioni:
- assistenza (progettazione, seminario di avvio, informazione/formazione)
- vigilanza (autovalutazione e controllo dei fattori di rischio, vigilanza da parte delle ASL);
- valutazione di efficacia”.
Rimandiamo alla lettura integrale dell’intervento che si sofferma anche su:
- Macrobiettivo “Infortuni e incidenti sul lavoro, malattie professionali” (M04)
- Prevenzione del rischio cancerogeno professionale, delle patologie professionali dell'apparato muscolo scheletrico e del rischio stress correlato al lavoro (PP8)
- Uso sicuro dei prodotti chimici.
Tiziano Menduto
Scarica i documenti da cui è tratto l'articolo:

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