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Il lavoro può favorire una longevità attiva e in salute?

Il lavoro può favorire una longevità attiva e in salute?
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Promozione della salute e sicurezza

24/09/2025

Un saggio si sofferma sulla possibile evoluzione dei modelli di prevenzione e sulle prospettive relative alla promozione negli ambienti di lavoro di una longevità attiva e in salute delle persone.

Il lavoro può favorire una longevità attiva e in salute?

Un saggio si sofferma sulla possibile evoluzione dei modelli di prevenzione e sulle prospettive relative alla promozione negli ambienti di lavoro di una longevità attiva e in salute delle persone.

Urbino, 24 Set – Da diversi anni molti studi, ricerche, e anche nostri articoli, si soffermano sul tema dell’  invecchiamento della popolazione e delle conseguenze sul mondo del lavoro, anche con riferimento ai possibili rischi dei “lavoratori anziani” e alle necessarie strategie di “age management”.

Meno frequentemente si sente parlare, invece, di longevità e, ancor più di “longevità attiva” con riferimento alla possibilità delle persone di prolungare, al di là dell’età, in modo produttivo e soddisfacente la propria vita lavorativa.

 

A permetterci di parlarne oggi è un saggio - pubblicato sul numero 2/2024 di “Diritto della sicurezza sul lavoro”, rivista online dell'Osservatorio Olympus dell' Università degli Studi di Urbino – che affronta una possibile evoluzione dei modelli di tutela della salute nei luoghi di lavoro.

L’autore – come indicato nell’abstract - nel saggio immagina che, “parallelamente all’adempimento delle misure di prevenzione obbligatorie (art. 2087 c.c.; d.lgs. n. 81/2008), le imprese investano per trasformare i programmi volontari di promozione della salute (art. 25, comma 1, lettera a), del d.lgs. n. 81/2008) in vere e proprie misure sussidiarie di prevenzione dei rischi per la salute (non occupazionale) della persona che lavora”.

 

In “Il lavoro per la longevità attiva e in salute delle persone: evoluzione dei modelli di prevenzione e prospettive di ricerca per il giuslavorista”, a cura di Marco Marazza (professore ordinario di Diritto del lavoro nell’Università Cattolica del Sacro Cuore), si indica come queste iniziative di prevenzione sussidiaria (volontariamente attivate e fruite nei luoghi di lavoro) “possano, allo stesso tempo, assecondare le aspettative di longevità dei lavoratori (più efficacemente grazie alla evoluzione delle tecniche di medicina preventiva di precisione), sostenere il sistema sanitario pubblico, e anche rafforzare l’effettività degli strumenti di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.

Lo studio si concentra poi sulla “individuazione di alcune linee di ricerca giuslavoristica funzionali allo sviluppo di questo tipo di progettualità in un contesto di sostenibilità per le persone e per le imprese”.

 

Ricordiamo che il lavoro si inserisce in percorso di ricerca che prende avvio nell’ambito delle attività progettuali della terza edizione del master attivato in Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Roma (“Total worker Health: le nuove dimensioni della tutela della persona nei luoghi di lavoro”) e raccoglie varie riflessioni condivise e confrontate con giuslavoristi, medici ed economisti.

 

Nel presentare brevemente questo lavoro ci soffermiamo sui seguenti argomenti:

  • Evoluzione dei modelli di prevenzione: la longevità e la medicina di precisione
  • Evoluzione dei modelli di prevenzione: il lavoro che promuove la longevità
  • Evoluzione dei modelli di prevenzione: il metodo e la prevenzione sussidiaria


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Evoluzione dei modelli di prevenzione: la longevità e la medicina di precisione

Una prima parte del saggio è dedicata a chiarire alcuni termini utilizzati e alcuni aspetti del tema anche con riferimento alle possibili connessioni tra lavoro e longevità.

 

Riprendiamo le prime due “definizioni” del glossario proposto:

  • “longevità”: si indica che nella prospettiva giuslavoristica “la questione della longevità non può e non deve essere delimitata ai bisogni ed alle problematiche della fascia anziana della popolazione. La tematica, piuttosto, va inquadrata tenendo conto della naturale aspettativa dell’intera collettività, a prescindere dall’età anagrafica dei suoi consociati, a programmare prima, e condurre poi, una vita longeva di qualità”. Una vita “non solo più lunga, ma anche in buona salute e, quindi, in grado di meglio assecondare, in ogni fascia di età, le inclinazioni personali e/o professionali di ciascuno”;
  • “medicina di precisione”: nel saggio si fa riferimento, in particolare, “alle tecniche di medicina di prevenzione ‘di precisione’ che postulano la centralità del sistema paziente-malattia, piuttosto che la sola malattia, con l’obiettivo di personalizzare l’approccio di prevenzione e di cura in considerazione del profilo genetico della persona, del suo stile di vita e dei connessi fattori ambientali”. Tra l’altro si parla di un approccio “in grado di consentire diagnosi precoci, anche su larga scala, per effetto dell’utilizzo di tecnologie supportate da elevate capacità di elaborazione dei dati e dalla applicazione della intelligenza artificiale”.

 

Evoluzione dei modelli di prevenzione: il lavoro che promuove la longevità

Il “glossario” si sofferma anche sulla prevenzione sussidiaria e sulle connessioni che possono riguardare “sia un processo di adattamento della disciplina del lavoro alla transizione sociale indotta dall’oggettivo invecchiamento della popolazione sia, in una prospettiva diversa, se non proprio opposta, un processo di transizione del lavoro in grado di guidare, piuttosto che assecondare, nuove politiche in materia di sanità pubblica orientate al sostegno della longevità della popolazione”.

 

Questi alcuni aspetti rilevanti presentati:

  • “il lavoro che si adegua alla longevità”: si parte dalla considerazione del “progressivo allungamento delle prospettive di vita dei lavoratori e, soprattutto, della loro capacità lavorativa”. E parlando di invecchiamento attivo della popolazione è importante orientare la ricerca “su tematiche previdenziali, contrattuali ed organizzative con l’obiettivo di suggerire come la disciplina del lavoro possa adattarsi alla nuova realtà demografica e biologica in modo socialmente ed economicamente sostenibile”;
  • “il lavoro che promuove la longevità”: un diverso tipo di transizione, meno conosciuta, “è quella che spinge il lavoro, e con esso il diritto del lavoro, a trasformarsi in un fattore di promozione della longevità, attiva e in salute” dei lavoratori. Il lavoro che “si trasforma per diventare uno strumento in grado di sostenere, a beneficio dei lavoratori di ogni fascia di età, una più soddisfacente realizzazione della loro aspettativa ad una vita longeva attiva e in salute”;
  • “prevenzione obbligatoria e sussidiaria”: si indica che resta determinante il contributo che il dialogo tra scienze può e deve ancora “offrire per garantire una maggiore effettività ed efficacia del sistema di prevenzione dai rischi occasionati dal lavoro”. Si immagina, in questo caso, che il lavoro si trasformi “lasciando che al fianco delle misure di prevenzione obbligatoria prenda forma, quale possibile evoluzione delle azioni di promozione della salute nei luoghi di lavoro, un modello orientato ad una vera e propria attività di prevenzione, questa facoltativa, potremmo dire sussidiaria, che il datore di lavoro rivolge a beneficio di tutti i dipendenti, a prescindere dalla loro età, per proteggerli dai rischi per la salute della persona, individuali, estranei allo svolgimento della prestazione ed alla organizzazione ove essa si inserisce”.  Si parla di una progettualità “a sostegno del benessere psico-fisico e sociale della persona (oltre che del lavoratore), basata sulla valorizzazione dell’ambiente di lavoro quale contesto non soltanto di ‘promozione’ della salute, ma di erogazione, a beneficio di grandi fasce della popolazione, di prestazioni e servizi di medicina preventiva”.

 

Evoluzione dei modelli di prevenzione: il metodo e la prevenzione sussidiaria

Rimandando ad una lettura integrale dell’interessante saggio, ci soffermiamo ora su alcune riflessioni dell’autore, ad esempio sul metodo trattato e sui possibili contenuti della prevenzione sussidiaria.

 

Viene fatta qualche considerazione sui profili di ricerca che attengono al merito di un approccio Total Worker Health ai temi della salute delle persone che lavorano (di questo approccio abbiamo parlato in molti nostri articoli) e, ancora prima, agli approcci metodologici funzionali allo sviluppo di questa progettualità.

L’autore, riguardo al metodo, sottolinea l’importanza che “le misure di prevenzione facoltativa siano coordinate con gli strumenti e i principi della prevenzione obbligatoria onde consentire a queste due anime della prevenzione, se pur diverse dal punto di vista della struttura giuridica, e degli effetti, di interagire beneficiando l’una dell’altra”. E ciò “con l’obiettivo che la prevenzione, complessivamente intesa, risulti più vicina alle specifiche esigenze, e fragilità, della singola persona”.

In questo senso spetta soprattutto alla “scienza dell’organizzazione” assicurare che “l’assetto della governance aziendale, contrariamente a quanto ancora si riscontra nei modelli organizzativi più diffusi nel Paese, sia impostato per guardare e gestire il tema della sicurezza e salute delle persone in una prospettiva olistica e, soprattutto, unitaria”. Ed è possibile raccordare “sotto un medesimo centro di responsabilità competenze mediche, organizzative e giuslavoristiche al fine di garantire che tutte le misure adottate nell’ambiente di lavoro, e in grado di impattare sulla salute delle persone, siano esse obbligatorie o facoltative, di promozione della longevità attiva e in salute o di adattamento del lavoro alla longevità, vengano rese concretamente disponibili in una piena integrazione”. Integrazione di tipo orizzontale (“nel senso di coordinamento delle diverse misure adottate”) e verticale (“nel duplice senso di adeguamento dell’organizzazione del lavoro a supporto della effettività delle misure e, ancora più importante, di capacità strutturale dell’organizzazione di saper gestire la materia ponendo al vertice di questi processi una governance unitaria e non, come oggi accade, frammentata”).

 

In particolare, la prevenzione sussidiaria a cui fa riferimento il saggio “può prendere forma in misure assai variegate e, per quanto detto, i suoi possibili contenuti dovrebbero ricavarsi guardando in primo luogo il documento di valutazione dei rischi onde escludere le misure di prevenzione e protezione ivi esposte e, dunque, obbligatorie”.

Si parla di iniziative volontarie che “possono essere direttamente organizzate dal datore di lavoro” e che possono riguardare vari aspetti (“sorveglianza sanitaria estesa da un punto di vista soggettivo e oggettivo”, “diffusione attiva della cultura del benessere, della salute e della informazione sulla prevenzione di rischi”, “sostegno alla effettiva attivazione di misure di prevenzione e diagnostica”, “iniziative orientate a velocizzare il reinserimento sociale di lavoratori affetti da patologie oncologiche”, presenza di “alimenti coerenti con le esigenze di prevenzione dei rischi per la salute”, …). E altre prestazioni possono poi essere erogate tramite “strumenti di welfare aziendale e si pensi, solo per considerare gli aspetti più noti, agli accessi fitness (da coordinare e integrare, ad esempio, con l’organizzazione dei tempi di lavoro) ed alla assicurazione sanitaria (da coordinare e integrare, ad esempio, con la sorveglianza sanitaria allargata”).

 

Rimandiamo alla lettura integrale del saggio di cui riprendiamo un breve sommario:

  1. Lavoro e longevità: il quadro concettuale di riferimento per un piano di ricerca dedicato al contributo che il lavoro può dare alla longevità (attiva e in salute) della popolazione
  2. Lo scopo dello scritto: tratteggiare alcune aree più sensibili al piano della ricerca giuslavoristica.
  3. Carte fondamentali e salute (occupazionale e non).
  4. Dai programmi volontari di promozione della salute nei luoghi di lavoro ...
  5. Prevenzione sussidiaria e interessi.
  6. I possibili contributi della ricerca alla definizione degli interessi del lavoro.
  7. I possibili contributi della ricerca alla definizione degli interessi economici alla base delle misure di prevenzione sussidiaria.
  8. Investimenti per la prevenzione (obbligatoria e sussidiaria) nei luoghi di lavoro e necessità di una più chiara perimetrazione degli obblighi di prevenzione obbligatoria.
  9. Qualche riflessione sul metodo e sui possibili contenuti della prevenzione sussidiaria.
  10. Una suggestione conclusiva

 

 

RTM

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Università di Urbino Carlo Bo, Osservatorio Olympus, Diritto della sicurezza sul lavoro, “Il lavoro per la longevità attiva e in salute delle persone: evoluzione dei modelli di prevenzione e prospettive di ricerca per il giuslavorista”, a cura di Marco Marazza (professore ordinario di Diritto del lavoro nell’Università Cattolica del Sacro Cuore), Diritto della Sicurezza sul Lavoro (DSL) n. 2/2024.

 



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