Il Programma Total Worker Health per migliorare il benessere dei lavoratori
Milano, 2 Mag – Nei luoghi di lavoro risulta sempre più importante promuovere interventi di miglioramento globale del contesto lavorativo che siano in grado di coniugare il rispetto della normativa in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, a partire dal D.Lgs. 81/2008, con veri e propri interventi di promozione della salute.
A parlarne, con riferimento anche al tema delle disuguaglianze di salute e agli obiettivi del Piano Nazionale di Prevenzione, sono stati vari interventi al workshop “Promuovere la salute contrastando le disuguaglianze” che si è tenuto a Milano il 5 luglio 2017, organizzato dalla Direzione generale Welfare della Regione Lombardia e da Eupolis-Accademia di formazione per il SSL (Servizio Sociosanitario Lombardo).
I dati e il contesto socio-occupazionale
Il Programma Total Worker Health
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Percorso formativo composto da 8 macro aree all'interno delle quali sono presenti 64 brevi video animati della durata circa 2’.30’’ ciascuno. |
I dati e il contesto socio-occupazionale
Ci soffermiamo oggi in particolare sull’intervento “Promozione della salute: gli obiettivi nelle policy di Salute e Sicurezza sul Lavoro”, a cura di Claudia Toso (ATS della Brianza - Struttura Ambienti di Vita e Lavoro UO Prevenzione DG Welfare), che prima di affrontare direttamente il tema della promozione della salute ha presentato il contesto e utili indicazioni per la pianificazione strategica degli interventi.
Nelle slide dell’intervento, che vi invitiamo a leggere integralmente, sono presenti diversi dati estratti dalla Banca Dati Statistica di INAIL, aggiornati al 31 dicembre 2015, che restituiscono un quadro di contesto occupazionale omogeneo su tutto il territorio nazionale e regionale.
A quella data sull’intero territorio nazionale risultavano essere attive 3341337 aziende (597366 sono le aziende attive in Lombardia) e “considerando la distribuzione di frequenza relativa (%) delle aziende per classi dimensionali emerge che il tessuto produttivo nazionale e regionale si caratterizza per una forte prevalenza delle micro/piccole imprese”:
Tuttavia, “analizzando la distribuzione di frequenza relativa (%) dei lavoratori per classi dimensionali aziendali, emerge chiaramente che quote importanti di lavoratori si distribuiscono anche nelle grandi aziende”:
Nella relazione vengono poi presentati i dati della distribuzione di frequenza relativa (%) delle aziende per gestione tariffaria e della distribuzione di frequenza relativa (%) dei lavoratori per settore di attività economica (“che mostra l’importanza di interventi mirati al settore manifatturiero largamente rappresentato e dei Servizi, ricomprendente tra gli altri il settore sanitario, socio-sanitario e dell’istruzione”).
Riguardo poi alla sorveglianza sanitaria nella relazione si ricorda la sfida crescente per i Medici Competenti che è “legata alla necessità di consentire a quote di lavoratori in età lavorativa avanzata e/o con aumentato carico di comorbidità (coesistenza di più patologie diverse in uno stesso individuo, ndr) per patologie cronico-degenerative, anche quando non riconducibili a cause lavorative, un adeguato collocamento lavorativo”. E si fa riferimento anche all’accomodamento ragionevole, ovvero “all’accessibilità complessiva dell’ambiente di vita e di lavoro, alla riprogettazione individualizzata del posto di lavoro, all’adozione di ausili tecnici utili a facilitare i compiti lavorativi, alla riorganizzazione dei processi e dei flussi di lavoro e all’eventuale supporto di assistenza personale, nel rispetto di una sostenibilità per il Datore di Lavoro”.
Si segnala anche la femminilizzazione dei settori dominati dalle «helping profession» con rimando anche quanto disposto dal D.Lgs. 81/2008 in merito alla valutazione dei rischi e alle differenze di genere.
E si indica che il contesto socio-occupazionale attuale è “sintetizzabile nei seguenti elementi:
- la terziarizzazione dell’impiego;
- le riorganizzazioni aziendali (fusioni, accorpamenti, acquisizioni ...);
- la forte instabilità del mondo del lavoro;
- il lavoro parasubordinato;
- il lavoro notturno e comunque società delle 24 ore;
- la femminilizzazione del lavoro e le differenze di genere;
- l’ invecchiamento della popolazione lavorativa e la disabilità;
- le nuove tecnologie (industria 4.0)”.
E tale contesto impone l’adozione di “più efficaci modelli di tutela della salute nei luoghi di lavoro, come indicato dal National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) che nel giugno 2011 ha lanciato il Programma Total Worker Health (TWH) quale evoluzione delle tappe dell’Istituto verso ‘nazioni più sane’”.
Il Programma Total Worker Health
La relazione ricorda che la TWH è definita “dall’insieme di politiche, programmi e pratiche che integrano la prevenzione dai rischi per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro con la promozione delle azioni di prevenzione di danni acuti e cronici a favore di un più ampio benessere del lavoratore”.
E se tradizionalmente i programmi di salute e sicurezza sul lavoro – continua la relazione – “hanno come preoccupazione primaria che il lavoro sia sicuro e che i lavoratori vengano protetti dai danni generati dal lavoro stesso”, la Total Worker Health (TWH) “si incardina su questo approccio riconoscendo al lavoro il ruolo di determinante sociale di malattia; fattori lavoro-correlati come reddito, orari di lavoro, carichi di lavoro e livelli di stress, rapporti con i colleghi e accesso ad ambienti di lavoro sani hanno tutti in qualche modo un impatto sullo stato di benessere dei lavoratori, delle loro famiglie e delle comunità in cui sono inseriti”.
Partendo da questi presupposto la TWH “non si limita ad esplorare strategie per la protezione della salute dei lavoratori”, ma “pretende di raggiungere la salute e il benessere dei lavoratori mirando alle condizioni di lavoro”.
L’evidenza scientifica è ora, infatti, in grado di mostrare che i fattori di rischio negli ambienti di lavoro “possono contribuire alla genesi di problemi in precedenza considerati non correlati al lavoro” (ad esempio ci sono “fattori di rischio lavoro-correlati responsabili di alterazioni del peso corporeo, di disordini del sonno, di malattie cardiovascolari, di stati depressivi e di altre condizioni nosologiche”). E nel riconoscimento di queste relazioni, l’approccio della TWH pone l’attenzione “su come i fattori ambientali e occupazionali possano mitigare o accentuare le condizioni generali di salute dei lavoratori superando la più tradizionale concezione della medicina del lavoro”.
In ogni caso si segnala che il rispetto delle condizioni di sicurezza dei lavoratori “è elemento imprescindibile della TWH”. L’ammonimento alle imprese “è quello di investire soldi innanzitutto per la prevenzione/gestione dei rischi e solo secondariamente, una volta garantite le azioni di prevenzione dai rischi, le organizzazioni potranno muovere investimenti verso la total worker health”.
Concludiamo segnalando che l’intervento presenta poi gli elementi di rilievo per la promozione del benessere del lavoratore (secondo l’approccio della Total Worker Health) e si sofferma anche sullo specifico assetto organizzativo lombardo per le attività di tutela della salute nei luoghi di lavoro con riferimento particolare alla “Rete delle Unità Operative Ospedaliere di Medicina del Lavoro (UOOML) in Lombardia”.
RTM
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
“ Promozione della salute: gli obiettivi nelle policy di Salute e Sicurezza sul Lavoro”, a cura di Claudia Toso (ATS della Brianza - Struttura Ambienti di Vita e Lavoro UO Prevenzione DG Welfare) e Nicoletta Cornaggia (Dirigente Struttura Ambienti di Vita e Lavoro - UO Prevenzione DG Welfare – Coordinamento Gruppo Tecnico Interregionale SSL), intervento al workshop “Promuovere la salute contrastando le disuguaglianze” (formato PDF, 1.96 MB).
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