Come è difficile legiferare in tema di protezione dei dati!
La maggioranza dei componenti del parlamento europeo ha bocciato la versione finale di questo documento, che era stato proprio ritoccato profondamente, dopo l’accordo informale raggiunto ad aprile 2022, in quanto i parlamentari hanno ritenuto che alcune disposizioni non fossero allineate con gli accordi presi.
Questo rifiuto aggrava un conflitto fra le varie istituzioni europee, che era cominciato qualche settimana fa.
Vediamo le ragioni di questo conflitto.
I due punti contestati riguardano il preambolo del testo, che non è vincolante, ma che contribuisce ad una corretta interpretazione legale. In particolare il recital (in italiano “considerando”) numero 28 introduce una clausola assai contestata.
In particolare, questo considerando afferma che il gestore di un servizio Internet non può essere costretto a verificare il contenuto di tutto ciò che viene pubblicato su una piattaforma, salvo specifici obblighi, che comunque potrebbero nascere solo dopo che sulla piattaforma un documento sia stato pubblicato.
Secondo i parlamentari europei, questo considerando mina alla base il diritto a non vedere pubblicate informazioni potenzialmente dannose, o perfino a non promuovere merci contraffatte.
Il secondo considerando contestato è il numero 29, che è stato modificato su specifica richiesta di Malta. Nel testo proposto viene fortemente limitata la possibilità di bloccare degli ordini di cancellazione di contenuto illegale, ad esempio per i siti Web e di gioco d’azzardo.
I primi a reagire negativamente a queste proposte sono stati i verdi, seguiti dai partiti di sinistra. L’elaboratore del testo ha dichiarato che purtroppo è sempre molto difficile trovare un testo, che incontri l’approvazione di tutti i soggetti coinvolti.
Ed ora che succede?
Adesso il cerino è nella mano della Francia, che occupa il seggio presidenziale del parlamento.
Se il comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER) approva questo testo, mentre il parlamento approva un testo differente, la situazione si blocca come minimo per sei mesi.
Il parlamento europeo però si troverebbe in una condizione difficile, perché avrebbe bisogno di una maggioranza di 2/3 per scavalcare la posizione del consiglio, con ritardi che potrebbero facilmente superare i sei mesi.
Dal 1° luglio è subentrata la presidenza assegnata alla Repubblica Ceca. La relativa inesperienza del nuovo presidente potrebbe però creare ancora problemi.
I lettori possono così vedere come l’attività legislativa, in tema di protezione dei dati, soprattutto digitali, è oltremodo difficoltosa, per i giganteschi interessi coinvolti e le innegabili pressioni che i giganti del Web possono esercitare sui parlamentari europei.
Adalberto Biasiotti
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