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Sorveglianza sanitaria, disability management e promozione della salute

Sorveglianza sanitaria, disability management e promozione della salute
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Pesca e navigazione

26/02/2024

Un ebook CIIP sulla salute e sicurezza sul lavoro nella pesca professionale si sofferma sull’importanza dei protocolli di sorveglianza sanitaria, sull’accomodamento ragionevole, il disability management e la promozione della salute.

Milano, 26 Feb – Per poter favorire la tutela della salute dei lavoratori del comparto della pesca professionale non è sufficiente fornire le necessarie informazioni sui pericoli/rischi, sulla loro analisi, sulla situazione normativa, sui fattori di rischio, ma è anche importante parlare di temi come la sorveglianza sanitaria, il reinserimento dei lavoratori fragili e la promozione della salute.

 

Per affrontare questi problemi torniamo a presentare un ebook realizzato dalla Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione ( CIIP), dal titolo “ Oltre la rete. Salute e sicurezza sul lavoro nella pesca professionale”, che, partendo dalle criticità del comparto della pesca professionale, offre molti spunti per migliorare la prevenzione di infortuni e malattie professionali nel settore.

 

In particolare facciamo riferimento a quanto scritto da Elio Munafò (Consulente medico del lavoro) che nel capitolo 10 - “I rischi per la salute a bordo dei pescherecci” – oltre a ricordare i vari rischi nel lavoro sui pescherecci si sofferma anche sui protocolli di sorveglianza sanitaria, sulla disability management e sull’importanza di promuovere la salute.

 

Questi gli argomenti affrontati nell’articolo:


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La salute lavorativa e i protocolli di sorveglianza sanitaria

Riguardo ai protocolli di sorveglianza sanitaria nel capitolo 10 si segnala che il lavoratore del comparto marittimo della pesca è “soggetto a visite mediche preventive e periodiche da parte del medico di porto degli Uffici di Sanità Marittima Aerea e di Frontiera (USMAF), che verifica la sua idoneità ad operare nel settore della pesca, nelle seguenti circostanze: per l’iscrizione del lavoratore nelle liste della gente di mare, per il pre-imbarco, ogni due anni per verificare il mantenimento dell’idoneità, dopo un lungo periodo di non imbarco”.

Inoltre il lavoratore è soggetto “alla sorveglianza da parte del medico competente per verificare il suo stato di salute in rapporto ai rischi specifici cui è esposto e per definire la sua idoneità alla mansione specifica”.

In particolare il decreto legislativo 271/1999 prevede che “avverso il giudizio del medico competente è ammesso ricorso entro trenta giorni all’Ufficio di Sanità marittima del Ministero della salute territorialmente competente”.

 

Dunque i protocolli di sorveglianza sanitaria elaborati dal medico competente si basano “sui fattori di rischio cui sono esposti i lavoratori addetti alla pesca e prevedono accertamenti sanitari preventivi e periodici di base da eseguire su tutti i lavoratori dello stesso gruppo omogeneo ed accertamenti ulteriori diagnostici da effettuare sui lavoratori che presentino segni o sintomi che il medico competente ritiene necessario approfondire”. E gli accertamenti sanitari “sono mirati agli organi ed alle funzioni specificamente esposti ai fattori di rischio presenti a bordo e possono essere mirati ad identificare segni di esposizione o segni precoci di danno o anche condizioni di ipersuscettibilità al danno. Oltre agli accertamenti preventivi e periodici, il medico competente effettua le visite mediche richieste dai lavoratori purché siano correlate ai rischi professionali”.

 

Rimandiamo alla lettura integrale del capitolo che riporta anche gli accertamenti di base che il medico competente potrà indicare nel protocollo sanitario per i principali fattori di rischio (rumore, vibrazioni, radiazioni solari, stress termico, agenti chimici, lavoro notturno, fatica fisica, movimentazione manuale dei carichi, amianto, videoterminali, …).

 

L’accomodamento ragionevole e il disability management

Un altro aspetto affrontato nell’articolo riguarda l’accomodamento ragionevole, il reinserimento dei lavoratori fragili e il disability management.

 

Ricordiamo che per “accomodamento ragionevole” si intende “l’adozione di misure appropriate, ossia misure efficaci e pratiche destinate a sistemare il luogo di lavoro in funzione dell'handicap, ad esempio sistemando i locali o adattando le attrezzature, i ritmi di lavoro, la ripartizione dei compiti o fornendo mezzi di formazione o di inquadramento”. E tale accomodamento ragionevole è un obbligo del datore di lavoro a meno che richieda un onere finanziario sproporzionato. Il costo non è sproporzionato se compensato in modo sufficiente da misure previste dalla politica dello Stato (Direttiva 2000/78/CE recepita con D.Lgs. n. 216 del 2003)”.

 

Tra le altre cose si segnala che il “workplace disability management” ha come obiettivo “il miglior inserimento possibile delle persone che presentano una qualche forma di disabilità eliminando o abbattendo il più possibile gli ostacoli che impediscono di esprimere le loro potenzialità di lavoro e partecipazione”. E per raggiungere questo obiettivo “è necessario superare una serie di pregiudizi sulle minori capacità lavorative dei portatori di disabilità ed una cultura assistenzialista che porta all’isolamento piuttosto che all’accoglienza e all’integrazione”.

 

Si indica poi che il disability management “richiede una profonda conoscenza dei cicli lavorativi e dei relativi fattori di rischio per la salute e la sicurezza e sono necessarie relazioni fra competenze specialistiche diverse, da quelle più tecniche a quelle di organizzazione del personale e gestione delle risorse umane, da quelle sanitarie a quelle ergonomiche e psicologiche”. E l’inclusione nel mondo del lavoro di persone con disabilità “richiede un salto culturale, con il coinvolgimento dei lavoratori e dei loro rappresentanti, nella comune ricerca delle migliori soluzioni tecniche ed organizzative che possano facilitarne e sostenerne l’autonomia ed il miglior inserimento o reinserimento nell’ambiente di lavoro”.

 

La promozione della salute e le differenze di età e di genere

Veniamo, infine, alla promozione della salute che rientra fra “le misure di prevenzione mirate alla tutela ed al miglioramento dello stato di salute e di benessere delle persone”.

 

Si segnala che molte esperienze hanno ormai mostrato che “l’ambiente di lavoro può essere particolarmente favorevole anche alla promozione di stili di vita salutari ed interventi in questo campo possono essere efficaci per migliorare lo stato di salute dei lavoratori, mantenendoli in buona salute e ritardando la comparsa o l’aggravamento di situazioni patologiche iniziali”.

E la promozione della salute negli ambienti di lavoro “è un investimento che può contribuire a ridurre le assenze per malattie ed infortuni, i giudizi di inidoneità al lavoro e le occasioni di contenzioso”.

Tra l’altro bisogna tener conto che l’allungamento della vita lavorativa, “conseguenza di fattori demografici e di modifiche della normativa previdenziale, determina spesso un aumento delle assenze e delle inidoneità e rende ancora più importante realizzare iniziative efficaci di promozione della salute che integrino le misure di prevenzione primaria tecnica ed organizzativa e la sorveglianza sanitaria mirata ai rischi professionali specifici, con una visione complessiva della salute del lavoratore”.

 

Dunque i programmi di promozione della salute “devono tener conto di questa variabilità anagrafica, con una particolare attenzione alla fascia di lavoratori e lavoratrici con più di 55 anni, che in genere presenta una maggiore prevalenza e gravità di patologie e disturbi cronici, soprattutto a carico degli apparati cardiovascolare, respiratorio e osteoarticolare”.

Ed è importante che i programmi di promozione della salute prendano anche in considerazione le “specificità legate alle differenze di genere, troppo spesso trascurate nelle valutazioni dei rischi, sia per le donne più giovani su cui spesso gravano oltre a quelli lavorativi gli impegni della gestione familiare, sia per le più anziane, per le quali più facilmente insorgono osteoporosi e malattie reumatiche”.

 

Dunque la promozione della salute “costituisce la migliore integrazione ad una valutazione dei rischi corretta, che tenga conto della variabilità anagrafica, di genere e di origine geografica dei lavoratori, all’adozione di misure adeguate di prevenzione primaria tecnica ed organizzativa, ai programmi di informazione e formazione completi ed alla sorveglianza sanitaria mirata ai rischi specifici”.

 

Si ricorda, infine, che “un approccio partecipativo, con il coinvolgimento dei Rappresentanti dei lavoratori, può assicurare ai programmi di promozione della salute una migliore valutazione dei bisogni ed una maggiore adesione da parte dei lavoratori stessi, sia che si tratti di programmi di medicina preventiva per la diagnostica precoce di alcune malattie, prima che insorgano disturbi o complicanze, sia che si tratti di iniziative di promozione di stili di vita salutare, con la distribuzione di materiale informativo, l’organizzazione di incontri seminariali con specialisti e di corsi di sostegno in presenza o da remoto a gruppi interessati ad abbandonare stili di vita insalubri, il supporto e la sponsorizzazione di gruppi di fitness o sportivi”. Ed è importante che in queste esperienze siano coinvolte, quando possibile, “le strutture sanitarie territoriali e gli istituti universitari e di ricerca, con progetti mirati al continuo miglioramento ed alla diffusione delle esperienze più significative”.

 

Rimandiamo alla lettura integrale del documento CIIP e, in particolare, del capitolo 10 che si sofferma anche sugli obblighi dei datori di lavoro, sui vari rischi e sull’importanza della ricerca nella prevenzione dei fattori di rischio per la salute, anche perché “la medicina del lavoro moderna può contribuire a ridurre le disuguaglianze di salute che ancora persistono nel nostro Paese, legate a differenze sociali, economiche, culturali e lavorative”.

 

 

 

Tiziano Menduto

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

CIIP, “ Oltre la rete. Salute e sicurezza sul lavoro nella pesca professionale”, eBook curato da Giorgio Di Leone, Susanna Cantoni ed Enrico Cigada, con la collaborazione di Lalla Bodini, Alberto Baldasseroni, Francesco Carnevale, Francesca Biondo, Diego De Merich, Alessandro Piacquadio, Angelo Delogu, Saverio Falco, Alessandro Giomarelli, Mauro Pellicci, Elio Munafò, Francesco Draicchio, Alessio Silvetti, Eugenio Padalino, Pietro Masia, Daniela Colombini, edizione 2023 (formato PDF, 7.59 MB). 

 

 

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