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Una nota su norme antinfortunistiche, rapporti di lavoro e vigilanza

Una nota su norme antinfortunistiche, rapporti di lavoro e vigilanza
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Normativa

21/09/2016

Una nota di commento alla terza relazione della Commissione di inchiesta su infortuni e malattie professionali. Le violazioni alla normativa antinfortunistica e sui rapporti di lavoro, la vigilanza, gli interventi necessari e i progetti normativi.


Roma, 21 Sett – Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato la terza relazione intermedia della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, con particolare riguardo al sistema della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Una Commissione, istituita in Senato nel 2013 e composta da venti senatori, che con le sue relazioni spesso mette il dito nella piaga dei mali nostrani che stanno alla base di molti insuccessi delle strategie di prevenzione in materia di salute e sicurezza.


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Ricordando che la relazione si è soffermata in particolare sul lavoro agricolo (riferimento all’area dell’agropontino in provincia di Latina), sull'esplosione avvenuta in una fabbrica di fuochi di artificio (Modugno, 24 luglio 2015) e sul tema dell’ esposizione ad amianto (con riferimento alla storia stabilimento della Isochimica Spa di Avellino), presentiamo oggi alcuni stralci di una Nota di commento alla relazione intermedia elaborata da uno dei componenti della Commissione – il senatore Giovanni Barozzino – in collaborazione con Sebastiano Calleri, responsabile nazionale Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro della Cgil.

 

Una nota che, come vedremo, non parla sola della relazione intermedia ma entra nello specifico anche di altri documenti, progetti e norme con riferimento alla parte della relazione dedicata alla definizione di procedure operative per la realizzazione di una attività di valutazione delle politiche pubbliche in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

 

La Nota indica che la relazione ci rivela “qual è il livello costante e quotidiano di violazione delle regole e della normativa - e in alcuni casi anche delle norme di semplice buonsenso - che avviene nel nostro paese”. E il tipo di inchieste e sopralluoghi che sono stati effettuati nel corso del 2016 dalla Commissione descrivono bene qual è la situazione: “un paese in cui per molti anni si è investito in un modello di sviluppo che non teneva in nessun conto - se non in spregio - le condizioni di lavoro e di salute degli addetti e delle addette del settore industriale (e non solo); un modello che non teneva altresì in nessun conto i diritti all’incolumità delle persone e i diritti di intere comunità ad un ambiente salubre e sicuro (in occasione di lavoro o nella vita quotidiana)”. Giudizio che la nota collega, ad esempio, a quanto è stato rilevato in relazione alla azienda Isochimica di Avellino, che porta la Relazione della Commissione ad affermare nelle conclusioni che ‘…tutta la gestione dell’Isochimica è avvenuta in spregio di qualsiasi tutela ambientale dentro e fuori lo stabilimento…”. Una vicenda che descrive “condizioni di lavoro davvero insopportabili, e un sostanziale mancato funzionamento e addirittura istituzione di qualsiasi sistema aziendale di prevenzione”.

 

La Nota rimarca anche il fatto che – come riscontrabile nella disamina del caso dei braccianti indiani del sud pontino e nel caso dell’incidente occorso a Modugno – si osserva “come nei luoghi di lavoro dove si rileva la sostanziale inapplicazione di ogni norma antinfortunistica, sia sempre compresente una inapplicazione della normativa sui rapporti di lavoro (anche di rilievo penale) e/o una presenza a vari livelli di illegalità e di criminalità (organizzata o meno)”.

E si sottolinea come la Relazione stessa indichi che – con riferimento all’inchiesta in provincia di Latina – che ‘i controlli previsti dall’ordinamento risultano poco efficaci in quanto necessitano di articolati interventi sul territorio con una visione complessiva di vari fattori: immigrazione, sicurezza sul lavoro, ordine pubblico, territorio, crimine organizzato, status previdenziale, etc. I soggetti incaricati dell’attività di vigilanza sono diversi, (Ministero del lavoro, Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia di Stato) cui ora si aggiunge l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (…), e risulta pertanto necessaria una attività di coordinamento con le ASL”. E la Relazione auspica l’estensione delle competenze dell’Ispettorato stesso e la proposizione di meccanismi di salvaguardia e di aiuto delle persone denuncianti fatti di rilevanza penale.

Tuttavia gli autori della nota ricordano che nel nuovo Ispettorato, che accorpa la vigilanza di Inps, Inail e Ministero del lavoro, è “tutt’oggi incerta la relazione con il coesistente sistema regionale delle Asl”. E questo in presenza di una riforma costituzionale, in particolare dell’art. 117, che sottrae ruolo alle Regioni e che toglie loro la potestà concorrente su alcune materie, fra cui la salute e sicurezza sul lavoro”. In questo senso da parte del “decisore pubblico” è necessaria una strategia complessiva per aumentare realmente l’efficacia dei controlli. Bisogna rifiutare “l’idea che sia possibile considerare come effetti collaterali della produzione delle imprese gli infortuni e le malattie professionali, i lutti e le spese a carico di singoli e collettività”.

 

Altre osservazioni della Nota sul documento:

- “nel corso delle inchieste viene rilevato come, nella gran parte dei casi, la valutazione dei rischi e i procedimenti ad essa connessi sia stata un adempimento meramente formale e burocratico, senza una effettiva capacità di limitazione dei pericoli e delle criticità; questo dovrebbe essere un altro argomento al centro di una riflessione franca e non rituale della Commissione”;

- nel caso della fabbrica di fuochi di artificio la produzione avveniva costantemente violando i precetti più semplici di cautela, e oltretutto in un contesto conosciuto di rischiosità estrema vista la presenza di sostanze incendiabili ed esplosive”.

Insomma le evidenze ed i risultati delle inchieste “rappresentano, per chi voglia prenderle in considerazione, un ampio catalogo di situazioni che reclamano un intervento del decisore pubblico: intervento che non può limitarsi ad azioni repressive e/o ai meri controlli da ampliare e rendere più efficaci, ma che dovrebbe essere di più ampia portata”. E andrebbe ricordato anche “che in un paese dove la maggioranza delle imprese ha fra i 3 e i dieci addetti (e che sono le imprese che secondo le statistiche Inail hanno il più alto indice infortunistico), i sistemi di prevenzione vanno costruiti in maniera flessibile e duttile, ed adattati il più possibile a questi contesti”. Ed è necessario rafforzare “l’unico sistema che funziona: il dialogo e la fattiva collaborazione fra la direzione aziendale (RSPP, MC, DL), e le rappresentanze sindacali (RSU,RSA,RLS), nel rispetto dei reciproci ruoli e con un rafforzamento dei RLS che sono le rappresentanze che scontano di più il gap di poteri, informazione e ruolo”.

 

Riportiamo infine, rimandando i lettori ad una lettura integrale della Nota, i commenti sulla parte dedicata dalla relazione alla valutazione delle politiche pubbliche; una parte “assolutamente apprezzabile, sia per il contenuto che per il metodo utilizzato nell’elaborazione; di più, essa arriva a conclusioni importanti e anche condivisibili, che vanno assolutamente assunte e sviluppate”. Un’indagine che avrebbe il merito di “riportare il dibattito sui dati di fatto”, trascurando invece le “campagne di opinione o prese di posizione basate su opzioni ideologiche o sul sentito dire”.

 

Si riportano poi alcuni commenti a proposito dei progetti normativi attualmente in discussione o in procinto di essere discussi.

 

A proposito del disegno di legge presentato in Senato dai sen. Sacconi e Fucksia, si ricorda che  il DDL propone tra l’altro “l’abolizione del D.Lgs. 81/08 tout court, per sostituirlo con un testo più leggero; ma la tecnica legislativa e la stessa scrittura” sono “assai carenti”. Il DdL “consta di 22 articoli e 5 allegati, il cui scopo” – secondo gli autori della Nota - è proprio “quello di depotenziare o rendere inefficaci quelle parti più innovative o particolarmente efficaci del D.Lgs 81/08”. Riportiamo alcuni esempi presenti nella Nota:

- “la definizione di lavoratore che identifica come tale qualsiasi persona che presti la propria opera in un contesto produttivo (senza considerazione per la durata) viene modificata”. La tutela viene considerata solo per la ‘persona impiegata in modo non episodico per attività di lavoro’. Si deciderebbe così, quindi, di escludere da qualsiasi tipo di tutela la vasta area dei lavoratori che prestano la propria opera in regime di voucher, che non a caso registrano oggi dopo il Jobs Act un aumento esponenziale”;

- il Ddl intenderebbe “attenuare le responsabilità del datore di lavoro” rispetto alla qualità della valutazione e gestione dei rischi, “demandando a medici del lavoro e altri professionisti (dallo stesso retribuiti) di riferimento il compito e l’onere di certificare la regolarità delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro. Il datore di lavoro verrebbe così ‘sollevato’ dalla responsabilità anche penale”.

 

Concludiamo la presentazione della Nota riportando anche alcuni commenti sul tema dello “Smart working” o lavoro agile.

Infatti prima della pausa estiva la Commissione lavoro del Senato ha “varato delle modifiche alla recente norma sul lavoro agile” e si esprime qualche “elemento di preoccupazione” sulle novità espresse.

 

Infatti la sfida della tutela dei lavoratori che scelgono questa modalità di prestazione lavorativa “è importante, poiché si tratta di rispondere a qualcosa che emerge direttamente dal cambiamento dei tempi e delle modalità produttive”. Tuttavia se è “positivo il recupero della tutela Inail per gli infortuni e le MP anche per questi lavoratori”, sono evidenziati anche alcuni aspetti negativi:

- il ruolo del DL “non può limitarsi, come è scritto nelle proposte di modifica della norma, alla consegna annuale al lavoratore di una informativa generica sui rischi e non propiziare in nessun modo una sua necessaria interazione con le figure della prevenzione aziendale”;

- è stata cancellata la previsione che rendeva possibile il “miglioramento della norma attraverso la contrattazione collettiva di livello nazionale con le organizzazioni sindacali”.

 

 

 

Nota sulla Relazione Intermedia dell’attività della Commissione Infortuni Senato”, a cura del Sen. Barozzino in collaborazione con Sebastiano Calleri, responsabile nazionale Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro della Cgil (formato PDF, 175 kB).

 

 

Senato della Repubblica – XVII Legislatura - Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, con particolare riguardo al sistema della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro – Terza relazione intermedia – 13 settembre 2016

 

 

Tiziano Menduto



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Rispondi Autore: fabio - likes: 0
21/09/2016 (11:24:52)
Concordo pienamente con le tematiche dell'articolo.
Ma quante isochimica ci sono in Italia ?
Cosi come non è stata ancora fatta la zonazione sismica in certe zone d'Italia e si continua a morire cosi non è stato ancora fatto un censimento delle aziende a rischio e delle criticita create in 70 anni di industrializzazione selvaggia.
Se poi pensiamo che il primo decreto sullo smaltimento dei rifiuti industriali e nato nel 1982 la dice lunga sulla prevenzione.
Inquinamenti di falda da cromo esavalente, rifiuti tossici sotterrati in zone adibite ad uso agricolo.

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