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Le immagini dell’insicurezza

 
Trento, 07 Feb - Oggi le  immagini dell’insicurezza di SICURELLO.no su PuntoSicuro raggiungono il traguardo delle 150 puntate.
 
Lungi da noi autocelebrare l’avvenimento, vogliamo comunque effettuare una riflessione riprendendo alcune delle motivazioni e dei concetti più volte espressi e che probabilmente non sempre vengono recepiti dal lettore.

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Le immagini pubblicate provengono nella maggior parte dal nostro archivio fotografico. Molte di esse sono state scattate durante dei sopralluoghi nei quali si è rilevata una situazione di lavoro non corretta. La lavorazione viene normalmente sospesa e naturalmente viene spiegato al lavoratore la motivazione per la quale tale operazione lavorativa risulta scorretta e posto un correttivo.
 
A volte invece le fotografie sono state scattate “strada facendo”, ovvero documentano situazioni lavorative che - alla luce del giorno - vengono effettuate in dispregio della sicurezza e salute dei lavoratori. In tali casi il fotografo non può sicuramente entrare nel luogo di lavoro (sia esso un’azienda od un cantiere) e chiedere la modifica dell’attività lavorativa; in taluni casi rischierebbe di diventare egli stesso un soggetto “l’infortunato”, in altri si sentirebbe replicare di pensare agli “affari suoi” (esperienza vissuta e devo dire che non risulta sicuramente proponibile).
 
Da rilevare che quando la situazione è particolarmente pericolosa, il rischio risulta elevato e l’attività lavorativa non è di brevissima durata (non che in questo caso la gravità sia inferiore, ma non vi è nemmeno il tempo di effettuare la segnalazione che la lavorazione è già terminata), vengono fatte le segnalazioni agli organi competenti. 
 
Un’ulteriore precisazione da fare è quella che le immagini pubblicate non sono relative a violazioni contestate da organi di vigilanza, ma situazioni lavorative rilevate da consulenti, coordinatori per la sicurezza, r.s.p.p., datori di lavoro, ecc., ovvero soggetti che molte volte sono comunque in parte responsabili di quanto sta avvenendo, ma decidono di condividere tali situazioni per sostenere la necessità di cambiamento. 
 
Ripeto quanto ho già scritto in passato, ovvero… qualche datore di lavoro mi ha autorizzato a pubblicare le foto del proprio ambiente di lavoro con la seguente puntualizzazione: “pubblichi queste foto, sperando che possa servire ad altri a non ripetere i nostri errori”.  Ecco questa frase riassume il concetto di questa rubrica: “sperare che serva a non ripetere gli errori”.
 
Ed è proprio da questa speranza (disattesa) che si sviluppa la carrellata di immagini di oggi, con un confronto tra alcune situazioni di lavoro fotografate più di dieci anni fa e situazioni simili fotografate negli ultimi mesi. Nel frattempo molto sarebbe dovuto cambiare, ma in realtà molto deve ancora cambiare. Gli impianti elettrici sono ancora utilizzati scorrettamente (foto 01), i pallet dei mattoni servono ancora come parapetti (foto 02), gli operai lavorano sempre in quota senza proteggersi (magari ora indossano l’imbrago, ma poi non si ancorano da nessuna parte – foto 03). Ed infine (gennaio 2014) per qualcuno il “ ponte su ruote” è ancora un ponteggio tradizionale al quale vengono applicate le ruote (per non parlare di come è stato “assemblato” – foto 04).
 
 

 

 

 
 
Parlavamo di speranza, ma purtroppo arriviamo ad un’amara conclusione:  la “speranza è l’ultima a morire”, ma non possiamo confidare sempre e solo nella speranza che nulla succeda, perché nel frattempo gli infortuni continuano ad accadere.
 
 
Geom. Stefano Farina, Responsabile Nazionale Comitato Costruzioni di AiFOS
 
 
 
 
Creative Commons License Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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Rispondi Autore: GFR SICUREZZA - likes: 0
07/02/2014 (07:52:58)
Molto interessante l'immagine dell'albero genealogico delle attrezzature elettriche del cantiere... ;-)
Rispondi Autore: MASSIMO ZUCCHIATTI - likes: 0
07/02/2014 (07:56:34)
Per cambiare una cultura devono passare almeno 30 anni Qui per la Cultura della sicurezza deve "passare...a miglior vita" una generazione.Mandi

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