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Donne e incidenti sul lavoro: nel 2010 una sostanziale stabilità
In relazione alle prime stime INAIL sui dati degli infortuni sul lavoro per il 2010, il calo degli infortuni - complessivamente pari al -1,9% - è da attribuire esclusivamente alla componente maschile (-2,9%). Per quella femminile si registra un lieve incremento (+0,4%), in linea tuttavia con la crescita registrata dall’occupazione (+0,1%).
A questo tema è dedicato l’ultimo numero di Dati INAIL (formato PDF, 348 kB).
L'80% degli incidenti in rosa avviene sul posto di lavoro. In particolare il focus riguarda il triennio 2007-2009, che registra un calo contenuto per le lavoratrici, pari al 2,7% a fronte di una diminuzione complessiva per tutti i lavoratori del 13,4%. "Dei circa 244mila casi che le hanno viste coinvolte nel 2009, oltre l'80% è occorso in occasione di lavoro, quota che, seppur consistente, continua a mantenersi comunque più bassa di quella relativa agli uomini (91,4%) confermando la maggior incidenza degli infortuni in itinere per il sesso debole", si legge nella rivista. "Da rilevare che circa il 60% delle morti denunciate dalle donne è da imputare proprio a questa tipologia di infortuni, che avviene nel tragitto casa-lavoro o lavoro-luogo di ristoro e viceversa".
Le più a rischioinfermiere e badanti. I settori di attività più pericolosi per le donne sono quelli del terziario. In particolare la sanità (12,8%), commercio (10,3%), servizi alle imprese (10,2%), alberghi e ristoranti (8,5%). Anche per le lavoratrici straniere (che rispetto al 2007 hanno registrato per l'industria e servizi un aumento del 3,1% i settori di attività dove si registra il maggior numero di incidenti sono gli stessi, ma con un apporto sensibilmente diverso per quello del personale addetto ai servizi domestici (9,1% contro 0,5%). Rispetto alle professioni tra le lavoratrici italiane si infortunano principalmente le infermiere (9,2%), mentre tra quelle straniere le colf e le badanti (8,5%).
Parità tra i sessi: l'Italia è al 74° posto per il World economic forum. Rispetto agli altri paesi Ue l'Italia è ancora indietro per la riduzione del gap lavorativo tra i sessi. La strategia Europa 2020 prevede, infatti, un tasso di occupazione complessivo del 75% per uomini e donne, ma il nostro paese è ancora al di sotto della media europea . Anche il World economic forum sulle differenze di genere in 114 paesi evidenzia per l'Italia un peggioramento , con il conseguente scivolamento al 74° posto della classifica internazionale. L'unica nota positiva è costituita dal primato delle imprenditrici italiane (oltre 1,4 milioni), dato che fa posizionare l'Italia davanti a Germania (1,3) e Regno Unito (1,1).
Diversità di genere, parità di tutela. Sul lavoro donne e uomini hanno diritto alla stessa tutela, anche se le prerogative di genere comportano livelli di prevenzione diversi. Lo ribadisce anche il Testo unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro, che all'articolo 28 obbliga i datori di lavoro a considerare nella scelta delle attrezzature, delle sostanze e dei preparati chimici tutti i possibili rischi per i lavoratori e le lavoratrici, legati per esempio allo stato di gravidanza, o alla differenza di resistenza e sforzo fisico.
Fonte: INAIL

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