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Anmil e Inail per la sicurezza sul lavoro delle donne

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Differenze di genere, età, cultura

08/03/2011

Presentato il concorso “foto-biografia” dedicato a tutte le donne rimaste vittime di un incidente sul lavoro. Il Concorso mira a trovare 12 storie per realizzare un Calendario foto-biografico per il 2012. I disagi psicologici delle donne infortunate.

Anmil e Inail per la sicurezza sul lavoro delle donne

Presentato il concorso “foto-biografia” dedicato a tutte le donne rimaste vittime di un incidente sul lavoro. Il Concorso mira a trovare 12 storie per realizzare un Calendario foto-biografico per il 2012. I disagi psicologici delle donne infortunate.

Fare il punto sul fenomeno infortunistico al femminile è l’obiettivo di ANMIL e INAIL che, in occasione della Festa della Donna, presentano una nuova iniziativa dopo il successo ottenuto lo scorso anno con il Concorso per la realizzazione di un testo musicale dedicato alle donne lavoratrici, da cui è stato realizzato il CD “ Note scordate”. Puntando l’attenzione sulle implicazioni legate alla condizione femminile e alla prevenzione degli infortuni viene lanciato per l’8 marzo, il Concorso “Foto-Biografia” dedicato a tutte le donne rimaste vittime di un incidente sul lavoro.
 
In un paese che conta quasi 800.000 infortuni di cui un terzo coinvolge le donne, ANMIL e INAIL intendono continuare a mantenere alta la guardia, ad impegnarsi quotidianamente per impedire gli incidenti e le malattie professionali e per dare una migliore tutela alle lavoratrici e ai lavoratori che ne rimangono vittime ed alle loro famiglie.
 
Il Concorso che ha ottenuto il Patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, quello del Ministro per le Pari Opportunità e del Segretariato Sociale Rai, mira a trovare 12 storie per realizzare un Calendario foto-biografico 2012 con l’obiettivo di raccontare, attraverso i ritratti e i racconti delle protagoniste, la drammatica realtà della mancata applicazione delle norme per la sicurezza nei luoghi di lavoro e, mettendo in luce la loro forza e femminilità, dimostrare che le donne rimaste invalide non devono perdere né il rispetto né la stima di se stesse.

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Tra le richieste di partecipazione che perverranno entro il 10 maggio 2011, verranno selezionate le 12 donne con i racconti più emblematici da una Giuria composta: dal sociologo prof. Domenico De Masi; dalla giornalista Maria Luisa Busi; dal Presidente della Maison Gattinoni, Stefano Dominella; dal Vice capo Gabinetto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Susanna Zeller; dal funzionario del Dipartimento per le Pari Opportunità Rosalba Veltri e da rappresentanti di ANMIL e INAIL. Inoltre supporteranno il lavoro della Commissione giudicatrice, in qualità di Comitato Tecnico, le 5 componenti del Gruppo ANMIL per le Politiche femminili (tutte donne infortunate sul lavoro). Gli scatti per il calendario saranno affidati ad un fotografo professionista e la stesura delle storie ad un noto giornalista.
 
Questa iniziativa servirà a far conoscere questioni, problematiche e condizioni delle donne all’indomani di un infortunio sul lavoro e, allo stesso tempo, offrirà una straordinaria campagna di sensibilizzazione che, ogni giorno del 2012, possa contribuire a ricordare l’attenzione che merita la sicurezza sul lavoro.
 
Il regolamento del concorso (formato PDF 1.07 MB).
 
Per maggiori informazioni sul Concorso visita il portale www.anmil.it.
 
 
I disagi psicologici delle donne infortunate
 
Qualche anno fa l’ANMIL ha realizzato un’indagine condotta su un campione di circa 750 donne infortunate sul lavoro, tra i 19 e i 50 anni di tutta Italia, su “ La condizione della donna infortunata nella società”. Gli spetti considerati in questa indagine sono stati di carattere pratico, a livello emozionale nonché sui risvolti psicologici e quelli legati alla vita affettiva e di relazione.
Da questa indagine sono emersi alcuni risultati molto significativi confermati anche dal servizio di assistenza psicologica fornito da ANMIL da oltre 10 anni:
 
ASPETTI PSICOLOGICI – Molto grave è risultata la persistenza di incubi e senso di angoscia, anche a distanza di molto tempo dall’infortunio. Fra le donne al di sotto dei 50 anni, infatti, ben oltre la metà delle intervistate afferma di soffrire “molto” o “abbastanza” di questo tipo di disturbi, in modo particolarmente pronunciato soprattutto al Sud e nelle Isole. Ancora più netti sono i risultati fra le over 50 che lamentano incubi e ansia come problema quotidiano per oltre il 60% del campione.
La necessità di sostegno psicologico, invece, è un bisogno avvertito in modo consapevole mediamente da un quarto delle intervistate, con una maggiore fragilità che emerge, ancora una volta, fra le donne al di sopra dei 50 anni e fra le residenti al Sud o nelle isole.
Interessante anche il dato che riguarda l’eventuale attribuzione della colpa dell’infortunio “a qualcosa o a qualcuno” che la netta maggioranza delle intervistate - soprattutto fra coloro che hanno superato i 50 anni - non attribuisce a terzi. In pratica è risultato prevalente il senso di colpa per l’incidente avvenuto di cui le vittime si attribuiscono gran parte della responsabilità. Questa tendenza da parte delle più anziane è interpretabile con la distanza dall’evento dell’infortunio e con l’inesistenza, negli anni passati, di una vera conoscenza delle norme per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro.
 
DISCRIMINAZIONE – Uno degli aspetti più interessanti di questa ricerca è senza dubbio quello legato alla discriminazione. Attraverso il questionario si è cercato infatti di indagare il “doppio binario” per il quale le intervistate potrebbero sentirsi discriminate: più come “disabili e donne” che solo in quanto “disabili”. Ebbene, anche se la maggioranza del campione afferma di non avvertire il problema, è interessante notare due aspetti: il primo, che le più giovani percepiscono maggiormente un problema di discriminazione rispetto alle più anziane (e questo può essere interpretato anche come un “segno dei tempi”, essendo presumibile, infatti, che le donne sopra i 50 anni siano cresciute in una cultura in cui concetti come l’inclusione sociale, l’integrazione, l’emancipazione erano ancora lontani dall’affermarsi). L’altro aspetto da notare è che il problema della discriminazione è risultato più avvertito in funzione di doppia discriminazione ossia “disabili e donne” anziché in quanto solamente “disabili”.
 
RAPPORTI SOCIALI – Una risposta molto positiva arriva in merito ad alcune questioni inerenti la vita familiare e di relazione. In particolare, la quasi totalità delle intervistate, con piccole differenze a vantaggio delle più giovani, afferma di essere ugualmente ascoltata in famiglia sulle decisioni comuni rispetto all’evento infortunistico. Risulta invece preoccupante la difficoltà a mantenere le vecchie amicizie testimoniata da poco meno della metà delle donne. Questo dato negativo viene tuttavia compensato da una consistente percentuale di infortunate che è riuscita ad intraprendere nuove amicizie mentre non è risultato significativo il numero di donne che avverte il bisogno di nuovi amici.
 
RAPPORTI AFFETTIVI – Dalla ricerca emerge, purtroppo, una buona dose di difficoltà anche nel mantenere un rapporto con il proprio marito o compagno. Infatti, la netta maggioranza delle intervistate conferma l’allontanamento del proprio partner dopo l’infortunio con, addirittura, una parte non trascurabile che lamenta la totale assenza/rifiuto del compagno come supporto nella nuova difficilissima situazione. Circa la vicinanza del compagno, hanno poi prevalso le risposte “estreme” (il partner è stato “per niente” o “molto” vicino dopo l’infortunio) con una particolare suscettibilità rispetto all’area geografica di appartenenza.
 

 
 
 


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