Sicurezza nelle scuole: lettera aperta al Ministero dell’istruzione
Lettera aperta al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca
“L’insicurezza è il peggior sentimento che possono provare coloro che si amano. L’insicurezza stravolge i significati e avvelena la fiducia” (Graham Greene)
Il crollo del tetto del Liceo Ginnasio Statale “Virgilio”, una delle istituzioni scolastiche più antiche e prestigiose di Roma, ha occupato, ancora una volta, per molti giorni le pagine dei Mass Media scatenando l’immaginazione e la preoccupazione collettiva di una nota anomalia tutta italiana: la sicurezza nelle scuole. Ma oramai è normale e consueto il “silenzio assordante” che segue e la lettura della cronaca, la lettura dei vari dossier che appaiono sull’argomento, sempre gli stessi come una sorta di copia incolla, ci costringe di nuovo a chiedersi quale organizzazione e gestione sia necessaria ed indispensabile per assicurare “concretamente” la sicurezza nelle scuole a “livello nazionale” e soprattutto a “livello di singola scuola” in modo tale che si possa garantire la salute e la sicurezza sul lavoro di chi opera e soprattutto degli studenti, giorno dopo giorno.
Dall’analisi e dagli approfondimenti che sono seguiti da parte di chi scrive con amici e colleghi Dirigenti Scolastici, Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione e Medici Competenti è emerso solo un bisogno: quella di una continua denuncia, giorno dopo giorno, per un auspicabile cambio di indirizzo a livello nazionale. Questo perché:
- la sicurezza nelle scuole è e rimane un gravissimo problema “tutto” italiano dove le responsabilità, civili e penali, del Dirigente Scolastico, del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e del Medico Competente dipendono, per legge, dal potere decisionale e di spesa di altri Soggetti (Comuni, Provincie, Regioni, Privati, Stato, etc);
- la sicurezza nelle scuole, un problema italiano per l’indifferenza e per un “silenzio assordante”, per assicurare i necessari pieni poteri organizzativi e di spesa solo ai Presidi, negli ultimi anni chiamati Dirigenti Scolastici, in materia di salute, sicurezza sul lavoro ed ambiente, ma mai presi in considerazione dalle principali “Istituzioni” e soprattutto dai vari Ministri, pro tempore del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), di volta in volta insediatisi;
- perché Sindaci, Presidenti di Provincia, Presidenti di Regione e Privati sono, per legge, i veri “proprietari” degli edifici scolastici e quindi responsabili, in pieno, dal punto di vista civile e penale, delle loro omissioni;
- in quanto per contro Sindaci, Presidenti di Provincia e Presidenti di Regione invocano sempre di più, in caso di incriminazioni per lesioni o omicidio colposo, la distinzione fra “Ruolo Politico” e “Ruolo Amministrativo”, compreso il Ministro in carica, pro tempore, che invoca anche lui il suo “Ruolo Politico”. La differenza invece invocata è sostanziale perché il “Ruolo Politico”, non avendo generalmente conoscenze, competenze ed esperienze nel ruolo che svolge, tende a trasferire le responsabilità ai Funzionari/Dirigenti del “Ruolo Amministrativo” e di conseguenza il trasferimento di tale responsabilità ai Dirigenti Scolastici (Presidi) che, per contro, non hanno in concreto “pieni” poteri organizzativi e di spesa, così come richiesto espressamente dal D.Lgs. 81/2008;
- sicurezza nelle scuole e D.Lgs. 81/2008, una legge in materia di salute, sicurezza sul lavoro ed ambiente nata, non da una necessaria urgenza di tutela dei lavoratori italiani e della salute della popolazione più in generale, ma da una urgenza di una consolidata cattiva politica e burocrazia, tutta italiana, arrivata infatti in forte ritardo a recepire le Direttive comunitarie e quindi nella conseguente fretta di emettere nel più breve tempo possibile il D.Lgs.81/2008, per le forti pressioni della Comunità Europea, all’epoca del Governo Prodi, tramite una procedura d’infrazione contro Stato italiano, successivamente integrato dal D.Lgs. 106, dal Governo Berlusconi. Pertanto è stato molto chiaro del perché, ma anche prima del D.Lgs. 81, delle attuali carenze di salute e sicurezza, a qualsiasi livello, che producono ancora disastri, crolli, infortuni, infortuni invalidanti, malattie professionali e infortuni con esito mortale.
Riguardo alla sicurezza nelle scuole quindi si hanno, più che scelte e decisioni per i reali rischi riscontrati, e di natura “prettamente tecnica”, scelte di natura “prettamente politica” dove le priorità vertono sul cosiddetto consenso elettorale: un disastro politico ed amministrativo, tutto italiano, oltremodo consapevole, annunciato e continuo.
In un recente articolo apparso su PuntoSicuro, a firma di Gerardo Porreca, il Tribunale ha condannato il Sindaco (“Ruolo Politico”) di un Comune, per avere, quale Datore di Lavoro (ex D.Lgs. 81/2008), omesso di attuare, su precise segnalazioni del Dirigente Scolastico (a sua volta anche Datore di Lavoro), le misure necessarie al fine di verificare che i luoghi di una Scuola Materna Comunale venissero sottoposti alla regolare manutenzione tecnica, preventiva e programmata, ed eliminare, quanto più rapidamente possibile, i difetti rilevati, tali da pregiudicare la sicurezza e la salute dei lavoratori e soprattutto quella dei bambini. Avverso la sentenza, il Sindaco (“Ruolo Politico”), imputato, ha proposto, tramite il difensore, ricorso per Cassazione, deducendo, come unico motivo di doglianza, la mancanza di motivazione in relazione all'avvenuta individuazione, da parte del Comune, del Responsabile del Servizio Scuole, nella persona di un Dirigente comunale (“Ruolo Amministrativo”) per cui tale soggetto, ad avviso della difesa, sarebbe stato l'unico responsabile delle omissioni oggetto di contestazione, in ossequio al principio generale della distinzione dei ruoli e delle competenze degli organi politici e gli organi amministrativi e di gestione, ai sensi dell'art. 107 del D. Lgs. n. 267 del 2000. Un tipico caos di responsabilità, tra “Ruolo Politico” e “Ruolo Amministrativo”, solo italiano nel panorama di altre normative presenti in ciascun Stato membro europeo.
È superfluo ripetere i fiumi di parole che sono state scritte sulla richiesta da parte di tutti i soggetti interessati di avere più sicurezza nelle scuole, ma per presentare al meglio la “proposta” che di seguito viene illustrata si ha la necessità che sia supportata da un po’ di dati per capire tutto quello di cui storicamente è stato sempre denunciato sotto la totale indifferenza della “Politica”, delle “Istituzioni” e delle “Parti Sociali”.
Per molti anni la Protezione Civile, Cittadinanzattiva, “Impararesicuri” e Legambiente, tanto per citare alcune fonti, hanno fornito questi dati:
- prima di tutto i dati allarmanti della Protezione Civile sul tema della sicurezza nelle scuole, i quali dicono che su 42.000 strutture scolastiche di ogni ordine e grado, 28.000 non sono a norma. Un disastro solo italiano;
- altri dati li fornisce Cittadinanzattiva - un’organizzazione che promuove l’attivismo dei cittadini per la tutela dei diritti, la cura dei beni comuni ed il sostegno alle persone in condizioni di debolezza - che dal 2003 organizza la Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole – con solito rito ed i soliti dati noti e ripetuti ogni anno - riconosciuta addirittura dal MIUR con la Legge 107/2015. L’edizione 2017 si è svolta congiuntamente al Dipartimento della Protezione civile, con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, e con il sostegno di CIA – Confederazione Italiana Agricoltori e di Apoteca Natura. Più da vicino i dati dicono: accade frequentemente di osservare su pareti e soffitti degli Edifici Scolastici la presenza di muffe, funghi e infiltrazioni di acqua che possono produrre crolli dei soffitti. Spesso, anche a seguito di segnalazioni del personale scolastico, degli studenti, dei genitori e dei cittadini, i “proprietari” come il Comune, la Provincia ed i Privati tendono a rinviare tali interventi facendo sì che la situazione si aggravi progressivamente. L’acqua è la causa principale di invecchiamento delle costruzioni, e dovrebbero destare preoccupazioni le infiltrazioni di acqua, in quanto provocano “percolazioni” (cioè il passaggio di liquidi nei materiali di costruzione che danno luogo a reazioni chimiche), in prossimità degli impianti elettrici, nei muri perimetrali e a terra. Un altro dato riguarda il fatto che la metà degli edifici scolastici italiani sono vecchi. Secondo i dati dell’Anagrafe Nazionale dell’Edilizia Scolastica diffusi dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca a Gennaio 2017, gli edifici scolastici privi del Certificato di Prevenzione Incendi o Visto di Conformità sarebbero 24.000 (57%) su circa 42.000, nidi esclusi. La normativa vigente, applicabile a tutte le tipologie di Scuole di ogni ordine e grado, regolamenta la localizzazione delle scuole (condizioni ambientali e di salubrità della zona), il dimensionamento, la morfologia dell’edificio, le condizioni di salubrità (es. illuminazione, ventilazione, micro clima, protezione dal rumore), la facilità di mobilità, le caratteristiche dei percorsi, delle aule, degli spazi ad altro uso, dei servizi igienici, degli spazi per l’educazione fisica, degli arredi, degli impianti termico, elettrico, ecc. Ma, pur se datata, la normativa è largamente disattesa per almeno un terzo degli edifici scolastici italiani. Con il termine “amianto” si identifica un gruppo di fibre minerali, particolarmente resistenti, presenti in determinate rocce. Per quanto riguarda gli Edifici Scolastici, sarebbero 2.400 quelli con presenza di materiali in amianto. I dati dicono che 350.000 studenti e 50.000 lavoratori della Scuola sono esposti a tale rischio. Secondo i dati forniti anche dall’INAIL, è stata riscontrata una presenza di amianto nel 15% nelle Scuole monitorate al livello nazionale. Le parti degli Edifici Scolastici in cui sono stati rinvenuti amianto e materiali affini sono i cassoni idrici in disuso, la pavimentazione in vinil-amianto presente in aule, corridoi, mense e palestre e le coperture in cemento amianto. Altri materiali in cui potrebbe annidarsi l’amianto sono tubi, caldaie, serbatoi, condutture, canne fumarie soprattutto in edifici costruiti prima degli anni ’80. La pericolosità dell’amianto dipende dalle condizioni del manufatto, dalla superficie interessata, dalla sua localizzazione, ecc. I manufatti contenenti amianto sono pericolosissimi e dannosi alla salute se sgretolati, se presentano fessure, crepe, stalattiti nei punti di sgocciolamento delle tettoie, perché le fibre di amianto, se inalate, provocano gravissime malattie e forme tumorali che si possono manifestare anche dopo molti anni. Per “inquinamento indoor” si intende la presenza nell’aria di ambienti chiusi (es. aule) di inquinanti fisici, chimici e biologici emessi da sorgenti di varia natura sia interni che esterni. Gli edifici scolastici italiani presentano livelli di Anidride Carbonica, Polveri sottili PM2.5, Biossido di Azoto ed altri inquinanti irritanti che superano i valori stabiliti dalle autorità sanitarie nazionali ed internazionali in materia di inquinamento indoor. Lo stato di “cattiva manutenzione” dell’edificio scolastico, le condizioni igienico-sanitarie critiche, l’inquinamento da traffico, il rumore, la quasi inesistente adesione ai protocolli operativi per la pulizia della aule scolastiche e della loro bonifica ambientale, le sostanze chimiche presenti nel mobilio e nelle pareti, la polvere, l’anidride carbonica fanno sì che bambini e ragazzi frequentino scuole in cui umidità, muffe, temperature non adeguate, scarsa ventilazione, servizi igienici malfunzionanti, contribuiscono all’insorgere o all’aggravarsi di malattie respiratorie. La pericolosità dell’inquinamento indoor per bambini e ragazzi è data, soprattutto, dalla durata dell’esposizione (6–8 ore al giorno) e dalla maggiore suscettibilità a tali fattori. E come comportarsi in caso di sospetta o accertata presenza di Radon. Il D.M. del 12 maggio 2016 avrebbe dovuto dare un nuovo impulso al piano per l’adeguamento delle scuole a tali norme, con scadenze differenziate per i vari adempimenti, tra i quali: l’adeguamento dell’impianto elettrico; la dotazione di un sistema di allarme; l’installazione di estintori portatili; la segnaletica di sicurezza; i controlli periodici di impianti e presidi; la larghezza delle uscite per piano; il rispetto dell’affollamento massimo per aula; l’adeguamento degli impianti; la dotazione di idranti e impianti fissi di rilevazione ed estinzione degli incendi.
- Il Rapporto “Impararesicuri” fa presente che nel 2017 la situazione delle scuole, dal punto di vista della sicurezza, non è affatto positiva, come mostrano i ripetuti casi di crollo delle strutture scolastiche. Una scuola su quattro (25%) ha una manutenzione inadeguata e solo il 3% è in ottimo stato. Un quarto (25%) circa di aule, bagni, palestre e corridoi presenta distacchi di intonaco; segni di fatiscenza, come muffe ed infiltrazioni; anomalie riscontrate nel 37% delle palestre, nel 30% delle aule, nel 28% dei corridoi, nel 24% dei bagni. Nell’anno scolastico 2017 si sono avute notizie, tramite la stampa locale, di 44 episodi di crolli e, da settembre ad oggi se ne sono verificati altri 14: scuola elementare Moleti di Palermo (il 14/09); istituto tecnico Sella di Torino (27/09); Istituto EUROFORM di Palermo (2/10); Liceo Virgilio di Roma (7/10); Istituto Garibaldi di Agrigento (8/10); Ist. Compr. Via Puccini di Supersano – LE (9/10); Scuola Primaria di Sinnai – CA (14/10); Scuola primaria Cuman-Pertile di Marostica – VI (17/10); Scuola Bartali di Reggio Emilia (6/11); Ist. Tecnico Volta di Aversa – CE (8/11); Istituto Montini di Campobasso (16/11); scuola primaria di Ugento – LE (17/11); scuola primaria di Taurisano – LE (18/11); scuola primaria via Machiavelli di Cagliari (20/11).
- Anche Legambiente con una ricerca evidenzia che 13 scuole su 100 non hanno un sistema antincendio; e il 10% delle altre non effettua le periodiche verifiche sugli impianti. Il 32% si trova a meno di un km da una fonte d'inquinamento (aree industriali, antenne, elettrodotti, discariche). 15 edifici su 100 sono a rischio amianto. Più del 10% non è stato pensato per accogliere gli studenti, e un quarto del totale avrebbe bisogno di interventi urgenti di manutenzione straordinaria. Lo studio viene realizzato interpellando le amministrazioni comunali dei 103 capoluoghi di provincia e monitorando un campione di più di seimila edifici scolastici. Il dato che emerge con più forza è quello relativo all'amianto. La presenza, nel 14,9% degli edifici monitorati, di fonti di amianto fuori e dentro le scuole mostra la gravissima inadempienza delle amministrazioni comunali cui spetterebbero le azioni di bonifica. Ma troppo spesso l'intera struttura che accoglie i nostri ragazzi è inadeguata. Basta pensare che ben un quarto degli istituti richiede interventi urgenti di manutenzione straordinaria. Il 10%, poi, occupa edifici nati per tutt'altra destinazione: conventi, caserme e abitazioni private. Niente di cui stupirsi se lo spazio di cui ogni ragazzo può godere è nella gran parte dei casi ridottissimo; circa il 20% degli studenti può contare su meno di un metro quadrato. Oppure del fatto che l'illuminazione sia inadeguata o che il 15% degli istituti sia privo di palestre. Continua a destare preoccupazione la collocazione di molti edifici: il 32% delle strutture scolastiche si trova a meno di un km da un'area industriale, da un aeroporto, da elettrodotti, da discariche o antenne per l'emittenza radio-televisiva.
La ragione di questo continuo disastro tutto italiano la descrive molto bene la “Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, con particolare riguardo al sistema della tutela della salute e delle sicurezza nei luoghi di lavoro” che, tramite il complesso delle audizioni e degli atti istruttori compiuti, ha dimostrato come “la superficialità dei controlli, l’incuria e la trascuratezza della Pubblica Amministrazione insieme a lungaggini burocratiche e confusioni su competenze amministrative”, protrattesi per decenni, hanno aggravato gli effetti delle condizioni generali “in spregio a qualsiasi tutela dell’ambiente e della salute dei lavoratori ed il persistente gravissimo pericolo per la salute della popolazione che non può consentire dilazione alcuna da parte delle autorità competenti”.
Anche PuntoSicuro in un recente articolo apparso a fine anno, fa una serie di riflessioni sull’anno che abbiamo lasciato quando dice che sostanzialmente il 2017 non ha fatto registrare grandi passi in avanti sui temi della salute e sicurezza sul lavoro. Infatti si è assistito ad un aumento degli infortuni ed al silenzio, che ormai si protrae da alcuni anni, da parte delle Istituzioni e del Ministero del lavoro. E ancora PuntoSicuro si chiede se vi sarà il coraggio, e chi l’avrà, per iniziare a riflettere sul serio su questi temi. Conclude, tristemente, che le premesse non ci sono e né si vede una luce, o una fiammella, accesa. Anzi il tutto sta andando nella direzione opposta.
Ma, perché avviene tutto questo, e perché ancora tutte queste problematiche emergono in tema di sicurezza nelle scuole?
Ne è stato fatto cenno nel titolo e sottotitolo. Il “Dirigente Scolastico”, il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione ed il Medici Competente hanno le mani legate, non possono intervenire concretamente, in particolare il “Dirigente Scolastico” per la oggettiva impossibilità di non avere pieni poteri di spesa (ex art. 2 lettera b) D.Lgs. 81) in una situazione oggettiva di emergenza che può verificarsi – come nel caso del crollo del tetto del Liceo Ginnasio Statale “Virgilio” di Roma per la risaputa mancanza di interventi e di una carenza cronica di manutenzione preventiva e programmata – per mancanza di fondi, dipendenti invece dai veri “proprietari” delle strutture scolastiche, e cioè dai Comuni per le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di I grado, dalle Province per le scuole secondarie di II grado, da soggetti Privati e dallo stesso Stato, di volta in volta estranei e lontani dalle problematiche della sicurezza nelle scuole, come dimostrano invece i continui crolli dovuti a mancanza di manutenzione.
Il Comune o la Provincia o il Privato o lo Stato come “proprietari” devono garantire:
1. gli interventi di manutenzione ordinaria, come il rifacimento dell’impianto elettrico, la sostituzione dei sanitari e della caldaia, la riparazione e la sostituzione di infissi e le recinzioni, le grondaie; la tinteggiatura, ecc.;
2. gli interventi di manutenzione straordinaria come le opere e le modifiche per rinnovare e/o sostituire parti, anche strutturali degli edifici, e come realizzazione servizi igienici e tecnologici, lo spostamento tramezzi, l’allargamento delle porte, l’installazione degli ascensori;
3. tutti gli interventi di risparmio energetico;
4. gli interventi di ristrutturazione edilizia; le certificazioni e i collaudi per il funzionamento degli edifici come l’agibilità, il collaudo statico, gli impianti elettrici, gli impianti idraulici, la verifica di vulnerabilità sismica, la certificazione igienico-sanitaria (rilasciata dalla ASL), la certificazione di conformità antincendio (rilasciata dai Vigili del Fuoco), gli ascensori, ecc., con i relativi rinnovi. Ma nulla di tutto questo avviene nelle previste modalità riguardanti interventi preventivi e programmati rispetto alle indicazioni fornite dal Documento sulla Valutazione dei Rischi elaborato dal Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione in parallelo al Medico Competente per quanto riguarda la necessaria sorveglianza sanitaria.
È nota anche un’altra anomalia, dove solo il Sindaco può decretare la chiusura (e la riapertura) di una Scuola o di tutte le scuole presenti sul territorio comunale per motivi di sicurezza, mentre il Dirigente Scolastico, oltre agli adempimenti specifici, è responsabile “solo” dell’evacuazione in caso di emergenza. Un assurdo italiano dove il Dirigente Scolastico che vive la realtà della “sua” scuola, giorno dopo giorno, consapevole dell’alto rischio, supportato dal parere di un consulente specializzato come il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e dal Medico Competente, non può decidere autonomamente la chiusura della scuola in caso di acclamata emergenza o urgenza, come nel caso di un potenziale crollo previsto ed annunciato da tempo dal Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, causa di una cattiva e/o una mancanza di manutenzione per tanti anni da parte del Comune, della Provincia, della Regione, dei Privati e dello Stato, per mancanza di soldi (caso del crollo del tetto del Liceo Virgilio di Roma del 7 Ottobre 2017 e di tante analoghe situazioni di disastri ed infortuni, anche con esito mortale).
Un groviglio quindi di competenze dove la sicurezza nelle scuole, nel suo complesso, ne risente a “livello nazionale” e a “livello di singola scuola”, sotto l’indifferenza della “Politica”, del “Sistema Istituzionale” e delle “Parti Sociali”.
In conclusione: la proposta.
A “livello di singole Scuole” la responsabilità deve essere “solo” del Dirigente Scolastico al quale bisogna però dare pieni poteri decisionali e di spesa per la sicurezza della scuola, così come richiesto espressamente dal D.Lgs.81, come anche fondi in linea con le anomalie descritte e dettagliate nel Documento sulla Valutazione dei Rischi elaborato dal Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione in parallelo al Medico Competente a supporto e in stretto collegamento con il “Dirigente Scolastico”.
A “livello nazionale” invece occorre una precisa volontà politica riguardante il fatto che il “proprietario” di tutte le Strutture Scolastiche di ogni ordine e grado – cioè le attuali 42.000 strutture pubbliche – sia “esclusivamente” il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) che consentirebbe, per l’interesse comune, una “centralizzazione” di tutta la materia e di conseguenza organizzare e gestire, dal centro, la “vera” sicurezza nelle scuole per sopperire alla disastrosa organizzazione degli attuali “proprietari”, come Comuni, Provincie, Regioni, Privati, Stato.
Semplice? No, complicatissimo in Italia, per la scarsa cultura, competenza e conoscenza in materia di “Salute, Sicurezza sul Lavoro ed Ambiente” (ex D.Lgs.81) e come già fatto cenno di un “silenzio assordante” della Politica, della Pubblica Amministrazione, dei Soggetti Istituzionali e delle Parti Sociali, un ossimoro che descrive molto bene la storica situazione in merito alla sicurezza nelle scuole italiane.
Chi scrive ha avuto la preoccupazione, anzi una velata paura, di scrivere questo articolo e la relativa proposta organizzativa e gestionale centralizzata nei confronti del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. L’argomento di denuncia produce un certo “magone”, un nodo alla gola mentre si riflette su cosa scrivere e mettere in evidenza, nella speranza invece che per la sicurezza nelle scuole e la conoscenza diretta di Maestri, di Professori, di colleghi Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione, di Medici Competenti - e la Redazione di PuntoSicuro che mi ospita – ci possa confortare il fatto che almeno si può ancora parlare liberamente. E questo per consentirci di dare una certa spinta e motivazione ad esporci di più, a lamentarci continuamente, giorno dopo giorno, come hanno fatto più coraggiosamente e più diligentemente prima di chi scrive, altri soggetti, altre persone, altri colleghi ed amici, le famiglie e soprattutto gli studenti, tutti impegnati, ogni giorno, in un bisogno di una SCUOLA PIU’ SICURA, a supporto di una difficile professione come quella di Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e di Medico Competente in stretto collegamento con il Dirigente Scolastico.
Donato ERAMO
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Rispondi Autore: Stefano Arcangeli - likes: 0 | 17/01/2018 (09:20:46) |
Sono completamente d'accordo. Oltre che RSPP di diversi provveditorati agli studi sono anche responsabile di diverse strutture sia pubbliche che private. Nella mia esperienza, benchè abbia riscontrato un'alta sensibilità dei i dirigenti pubblici, l'inerzia è altissima e le scuole private, avendo un proprietario certo e conseguentemente un DL con possibilità di spesa e intervento sono più reattive e funzionano meglio. Il problema è politico. Gestire soldi significa gestire potere con tutto ciò che ne consegue. Fintanto che i politici non rinunceranno a ciò e le cose non si potranno cambiare, quindi, in sintesi, le cose non si potranno cambiare e continueremo a vedere disastri, rimpalli e lavorare su emergenze anzichè sulla prevenzione. Non vedo soluzioni. |
Rispondi Autore: Domenico Palumbo - likes: 0 | 17/01/2018 (14:10:30) |
Sono pienamente d'accordo. Scusatemi se mi permetto io non ho mai visto lo Stato ( Ispettori) che controlla lo Stato (La Scuola) |
Rispondi Autore: Stefano - likes: 0 | 17/01/2018 (17:12:10) |
Temo che l'accentramento delle responsabilità nel MIUR richieda una riforma costituzionale, che, visti gli esiti dei processi di riforma culminati nei referendum del 2006 e 2016, appare quanto meno improbabile. Non risolverebbe comunque il problema dell'invocazione del "ruolo politico", che sembra essere usato per assolvere gli amministratori, locali o MIUR che siano, anche quando non hanno attuato una delega efficace. Forse sarebbe relativamente più semplice un processo legislativo finalizzato a rivedere le leggi sull'ordinamento degli enti locali nel senso di ammettere tale "ruolo politico" sono quando è stata attuata, appunto, una delega efficace, ovvero inclusiva degli adeguati poteri di spesa. |
Rispondi Autore: Filippo Verrillo - likes: 0 | 17/01/2018 (18:24:57) |
Il vero grande problema è la mancanza di fondi per gli adeguamenti e la manutenzione degli edifici. Dare la responsabilità ai Dirigenti ed accentrare tutto sul MIUR non risolve il problema, ma può addirittura peggiorarlo. I dirigenti gli RSPP ed i medici possono variare anche con una certa frequenza. I comuni detengono una conoscenza del territorio e degli edifici presenti sul proprio territorio. Se si vuole semplificare ed avere un intervento tempestivo (per il settore pubblico) è necessario che siano esclusivamente i Comuni ad essere proprietari e gestori degli immobili che ricadono sul proprio territorio e stanziare fondi vincolati e destinati ad uso esclusivo delle scuole. |
Rispondi Autore: Massimo Zucchiatti - likes: 0 | 05/03/2018 (21:17:08) |
Concordo dicendo anche che i sondaggi debbono essere scritti da tecnici e dati a tecnici non ai Presidi che forse non sanno cos'è un CPI o la scuola non abbisogna di CPI . Bisogna capire perchè la responsabilità è rimasta ai Presidi mentre nei municipi è stata tolta ai Sindaci e lo stesso in Regione o nelle Provincie (mai sentito che un Presidente di Provincia si sentisse un Datore di Lavoro. Evitare di richiedere idranti e similari nelle scuole visto che non servono a niente se non a procurare danni e spese per manutenzione. Evitare la esagerata compartimentazione con decine di porte tagliafuoco che poi vengono bloccate da cunei e zeppe perchè i progettisti si dimenticano gli elettromagneti (e poi cosa servono tante porte rei...?). Evitare di far costruire, in seno all'ESTETICA...scuole con tetti piani in un paese dove piove molto (forse perchè il "Governo ladro" ?) da un tetto piano ci si aspetta l'80% di probabilità che piova dentro entro 2...3 anni. Evitare sprechi in nome della sicurezza. Salute a tutti. |
Rispondi Autore: Arturo Micelotta - likes: 0 | 14/11/2018 (09:53:24) |
Il problema è che le normative sono scritte in conflitto d'interesse dai produttori di sicurezza e dai tecnici che lavorano di sicurezza; Bisogna valutare in spesa ordinaria i costi per la sicurezza e vedere se i cittadini sono d'accordo ad un aumento delle tasse per ridurre la probabilità di danni; il rischio 0 non esiste e per questo bisogna giungere ad una definizione di rischio accettabile oltre il quale non si ha più l'obbligo di investire risorse. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno un proprio patrimonio, attribuito secondo i princìpi generali determinati dalla legge dello Stato. Art.119 della Costituzione Possono ricorrere all'indebitamento solo per finanziare spese di investimento, con la contestuale definizione di piani di ammortamento e a condizione che per il complesso degli enti di ciascuna Regione sia rispettato l'equilibrio di bilancio. E' esclusa ogni garanzia dello Stato sui prestiti dagli stessi contratti. |