Imparare dagli errori: quando mancano i DPI anticaduta
Proprio per questo motivo torniamo dunque a parlare, nella nostra rubrica “ Imparare dagli errori”, di incidenti dovuti alla mancanza - ad esempio, perché non forniti e in situazioni in cui sarebbero stati necessari - di idonei dispositivi di protezione individuale anticaduta.
Come sempre, per la raccolta delle dinamiche di infortunio, prendiamo spunto dalle schede di INFOR.MO., un importante strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
I casi di infortunio e il rischio di caduta dall’alto
Il primo caso riguarda un infortunio in attività di ristrutturazione.
Un lavoratore si trova in una abitazione soggetta a ristrutturazione ed è intento ad installare un infisso in legno in un vano posto a 3,5 metri dal piano pavimento. Per tale operazione utilizza un trabattello con portata massima di 150 kg.
Dopo aver caricato l'infisso sul piano del trabattello sale sullo stesso con altri due colleghi per posizionare la finestra nel relativo vano. Nel sollevare dal piano del trabattello la finestra, il trabattello si sposta, a causa dell'eccessivo peso che grava sullo stesso, sbilanciando i lavoratori.
Il lavoratore ed i suoi colleghi lasciano la presa dell'infisso che precipita a terra; il lavoratore, a causa dello sbilanciamento del trabattello, cade dall'alto e impatta il pavimento sottostante riportando la frattura del polso destro, trauma cranico e contusione al ginocchio sinistro.
Questi i fattori causali dell’incidente rilevati dalla scheda:
- il trabattello usato aveva portata max di 150 kg e non era idoneo per il lavoro da eseguire;
- il lavoratore non indossava DPI per caduta dall'alto.
Il secondo caso è relativo ad un infortunio avvenuto in lavori di manutenzione.
Due lavoratori di una ditta di manutenzione di impianti fotovoltaici stanno operando sul tetto di un capannone industriale senza che siano state realizzate idonee linee di vita e ai lavoratori siano forniti idonei DPI per i lavori in quota.
Il lavoro di manutenzione da eseguire consiste nel riposizionare l’intelaiatura metallica di alcuni pannelli che, non completamente fissati, sono stati ribaltati a causa del vento.
La posizione di salita è stabilita in funzione dei pannelli da ripristinare.
Usufruendo dello spazio costituito dalla parte piana superiore della trave a “Y”, che nel caso in esame è anche il bordo del tetto dell’edificio, l'infortunato si porta in prossimità dei pannelli da riposizionare e fissare con staffe.
Per fare questa operazione, a causa della posizione dei pannelli, il lavoratore è costretto a calpestare le lastre in 'fibro-cemento ecologico' non portanti, provocandone il cedimento e la conseguente caduta nel vuoto. L'infortunato riporta la frattura del braccio sinistro.
Questi i fattori causali rilevati:
- “ai lavoratori non erano stati forniti idonei DPI per i lavori in quota”;
- “assenza di linee di vita”;
- il lavoratore “operava sul tetto di un capannone industriale senza che fossero state realizzate idonee linee di vita e senza che gli fossero forniti idonei DPI andando a calpestare lastre in fibro-cemento ecologico”;
- “assenza di percorsi attrezzati per camminare in sicurezza”.
La prevenzione degli infortuni
Rimandando ai tanti articoli di PuntoSicuro che si sono occupati in questi anni della sicurezza relativa all’utilizzo di specifiche opere provvisionali, sistemi di sicurezza o DPI anticaduta, ci soffermiamo oggi su alcune brevi indicazioni introduttive sui DPI per i lavori in quota.
E le riprendiamo da un documento, utile per pianificare attività in quota, dal titolo “ Manuale operativo per chi lavora in altezza” e realizzato dall’Unità operativa Prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari della Provincia autonoma di Trento.
Il manuale ricorda che, se per evitare le cadute dall’alto non sono utilizzabili misure di protezione collettiva, “quali parapetti, impalcati, reti o sottoponti, è necessario impiegare DPI (dispositivi di protezione individuale) contro le cadute, costituiti da:
- imbracatura destinata a essere indossata dal lavoratore;
- sistema di trattenuta e di arresto della caduta;
- dispositivo di ancoraggio a parti stabili”.
Si ricorda che i DPI utilizzabili nei lavori in quota per le cadute dall’alto possono poi essere suddivisi in tre categorie:
- “DPI per il posizionamento sul lavoro: sono destinati a sostenere e trattenere gli addetti nella posizione di lavoro consentendo di operare con le mani libere. Non sono destinati all’arresto delle cadute;
- DPI contro le cadute dall’alto: sono destinati ad arrestare le cadute, costituiti da una imbracatura del corpo, un assorbitore di energia e collegamento a un ancoraggio;
- DPI per le discese di emergenza: sono utilizzabili per il salvataggio e l’evacuazione di emergenza con possibilità di discesa a velocità controllata”.
Il documento fornisce poi indicazioni sulla scelta del tipo di ancoraggio in funzione delle necessità operative. In generale, “rispetto alla disposizione dei punti di ancoraggio devono essere presi in considerazione i seguenti principi:
- la fase di installazione degli ancoraggi deve avvenire, ovviamente, in condizioni di sicurezza;
- i punti di ancoraggio, quando possibile, vanno posizionati sempre più in alto del punto di aggancio sull’imbracatura, per limitare lo spazio di una eventuale caduta”.
Il manuale fornisce, infine, informazioni anche sulla scelta del tipo di imbracatura con specifico riferimento alle cinture di posizionamento sul lavoro, alle cinture con cosciali per posizionamento e sospensione in quota e alle imbracature anticaduta.
Tiziano Menduto
Sito web di INFOR.MO.: nell’articolo abbiamo presentato le schede numero 8411 e 3340 (archivio incidenti 2002/2015).
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