Rivedere la valutazione dei rischi se i processi lavorativi sono cambiati?
Bilbao, 30 Apr – Nei paesi europei che, superata la prima fase di evoluzione epidemiologica COVID-19, si stanno approssimando alla “Fase 2”, come garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori che tornano nelle aziende?
A questa domanda prova a rispondere l'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ( EU-OSHA) che – malgrado le differenze nella portata delle restrizioni e delle sospensioni delle attività tra i membri dell’Unione Europea - cerca di fornire indicazioni per la ripresa graduale delle attività lavorative. Ripresa che “si sta attuando per fasi: per primo viene autorizzato il lavoro considerato essenziale alla protezione della salute e all’economia, per ultimo quello che può essere svolto in modo efficiente anche da casa”.
Senza dimenticare che è altamente probabile che alcune disposizioni, ad esempio relative alla riorganizzazione e rimodulazione delle attività, “resteranno attive per un po’ di tempo al fine di evitare un forte aumento dei tassi di infezione”. E non è escluso che “un aumento delle infezioni in futuro richieda in alcuni casi la reintroduzione di misure restrittive”.
A fornire queste indicazioni sull’applicazione, in questa fase, di misure preventive adeguate è il documento dell’EU-OSHA “COVID-19: fare ritorno al luogo di lavoro. Adeguare i luoghi di lavoro e proteggere i lavoratori” (COVID-19: back to the workplace - Adapting workplaces and protecting workers). Un documento che, come indicato anche nella presentazione sul sito del Ministero del lavoro, offre risposte pratiche – non vincolanti - per aiutare i datori di lavoro e le imprese a gestire il ritorno al lavoro, valutare rischi, individuare le misure appropriate, coinvolgere i lavoratori e pianificare un futuro sicuro nei luoghi di lavoro.
L’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:
- Gli orientamenti per un ambiente di lavoro che è cambiato
- L’aggiornamento della valutazione dei rischi e le misure collettive
- Come riprendere il lavoro dopo un periodo di chiusura
Gli orientamenti per un ambiente di lavoro che è cambiato
Il documento, curato da William Cockburn (EU-OSHA), ricorda che gli orientamenti forniti da questa Agenzia dell’Unione Europea sono di carattere non vincolante, ma mirano ad aiutare datori di lavoro e lavoratori “a mantenere la sicurezza e la salute in un ambiente di lavoro che ha subito notevoli cambiamenti a seguito della pandemia di COVID-19”.
Si forniscono consigli in merito a:
- Valutazione del rischio e misure adeguate
- Riduzione al minimo dell’esposizione a COVID-19
- Ripresa del lavoro dopo un periodo di chiusura
- Gestione di un alto tasso di assenze
- Gestione dei lavoratori in telelavoro da casa
- Coinvolgimento dei lavoratori
- Attenzione nei confronti dei lavoratori che sono stati malati
- Pianificazione e apprendimento per il futuro
- Buona informazione in materia COVID-19
Gli orientamenti includono “esempi di misure generali che, in base alla situazione lavorativa specifica, possono aiutare i datori di lavoro a realizzare un ambiente lavorativo sicuro e sano adeguato al momento di riprendere le attività”. E il documento fornisce link a informazioni pertinenti dell’Agenzia europea e include un elenco di risorse rivolte a diversi ambiti lavorativi (edilizia, commercio, trasporti, servizi, istruzione, polizia, tempo libero, industria alimentare, …).
Le informazioni contenute nel documento non si riferiscono, invece, all’ambiente sanitario, per il quale sono disponibili raccomandazioni specifiche.
L’aggiornamento della valutazione dei rischi e le misure collettive
L’Agenzia Europea ricorda che l’identificazione e la valutazione del rischio “rappresentano il punto di partenza per la gestione della salute e della sicurezza sul lavoro con le misure anti- COVID-19”. E in questo senso i datori di lavoro “hanno l’obbligo di rivedere la valutazione del rischio qualora sia applicata una modifica del processo di lavoro e di tenere in considerazione tutti i rischi, compresi quelli per la salute mentale”.
In particolare, “al momento di rivedere la valutazione del rischio, si deve prestare attenzione a eventuali anomalie o situazioni che provochino problemi e al modo in cui queste possano contribuire ad aumentare il grado di resilienza dell’organizzazione nel lungo periodo”.
Non appena la valutazione del rischio sarà aggiornata – continua il documento – “l’azione successiva consisterà nella redazione di un piano di azione con misure adeguate”. Il documento presenta alcuni esempi di misure legate all’emergenza COVID-19 da considerare al momento di preparare tale piano d’azione”.
Se l’attuazione di procedure di lavoro sicure per limitare l’esposizione a COVID-19 al lavoro “richiede innanzitutto una valutazione del rischio”, in seguito è necessaria “l’introduzione della gerarchia dei controlli. Ciò significa mettere in atto misure di controllo per eliminare in primo luogo il rischio e, nel caso ciò non sia possibile, ridurre al minimo l’esposizione dei lavoratori”.
Bisogna “iniziare prima con le misure collettive” e, se necessario, integrarle con misure individuali, come i dispositivi di protezione individuale (DPI).
Il documento, rivolgendosi ad aziende e lavoratori, indica alcuni “esempi di misure di controllo, ma per la loro natura non saranno tutte applicabili a tutti gli ambienti di lavoro o i lavori”:
- “Per il momento svolgete solo il lavoro essenziale: potrebbe verificarsi la possibilità di posticipare del lavoro a quando il rischio sarà inferiore. Se possibile, fornite i servizi a distanza (via telefono o video) invece che di persona. Assicuratevi che sul luogo di lavoro si trovino solo i lavoratori essenziali al lavoro e riducete al minimo la presenza di terze parti.
- Riducete il più possibile il contatto fisico tra i lavoratori (ad es. durante le riunioni o le pause). Isolate i lavoratori che possono svolgere le proprie attività da soli in sicurezza e che non richiedono attrezzature speciali o macchine impossibili da spostare. Appena possibile, ad esempio, fateli lavorare da soli in un ufficio di riserva, nella sala del personale, in mensa o nella sala di riunione. Se possibile, chiedete ai lavoratori vulnerabili, come le persone anziane o con condizioni croniche (come ipertensione, problemi polmonari e cardiaci, diabete o sottoposte a trattamento oncologico o a qualche altro immunosoppressore) e alle lavoratrici in gravidanza di lavorare da casa. Anche i lavoratori con familiari prossimi ad alto rischio potrebbero dover svolgere il telelavoro.
- Eliminate, e se non è possibile limitate, l’interazione fisica con clienti e tra clienti, ad esempio attraverso le ordinazioni effettuate online o per telefono, la consegna senza contatto o la gestione degli ingressi (evitando al contempo l’affollamento all’esterno) e il distanziamento sociale sia all’interno che all’esterno dei locali.
- Al momento della consegna dei prodotti, organizzate la raccolta o la consegna al di fuori dei locali. Raccomandate ai camionisti di applicare buone norme igieniche all’interno del veicolo e fornite loro gel e salviette disinfettanti adeguati. Gli operatori addetti alle consegne devono essere autorizzati a utilizzare strutture come toilette, caffetterie, cabine spogliatoio e docce, ma con le adeguate precauzioni (ad esempio permettendo un solo utente alla volta e predisponendo pulizie regolari).
- Installate una barriera impermeabile tra i lavoratori, soprattutto se non sono in grado di mantenere due metri di distanza tra loro. Le barriere possono essere apposite o improvvisate utilizzando articoli come fogli di plastica, pareti divisorie, cassetti mobili o unità di magazzinaggio. Si devono evitare oggetti non solidi o che presentano spazi vuoti, come piante in vaso o carrelli, o che creano un rischio ulteriore, ad esempio di inciampo o di caduta oggetti. Se non è possibile l’utilizzo di una barriera, deve essere creato uno spazio aggiuntivo tra i lavoratori, ad esempio accertandosi che ci siano almeno due scrivanie vuote ai lati di ciascuno.
- Se il contatto ravvicinato è inevitabile, mantenetelo inferiore a 15 minuti. Riducete il contatto tra parti diverse dell’azienda all’inizio e alla fine di ogni turno. Organizzate i tempi riservati alle pause per i pasti in modo da ridurre il numero di persone che condividono la caffetteria, la sala del personale o la cucina. Accertatevi che nei bagni e nelle cabine spogliatoio sia presente un solo lavoratore alla volta. Posizionate un cartello sulla porta principale che indichi quando una delle toilette è occupata per assicurarvi che entri solo una persona alla volta. Organizzate i turni tenendo in considerazione le attività di pulizia e di igienizzazione.
- Fornite acqua e sapone o un igienizzante mani adeguato in punti comodi e raccomandate ai lavoratori di lavarsi le mani spesso. Pulite gli ambienti di frequente, soprattutto i banchi, le maniglie delle porte, gli oggetti di lavoro e altre superfici che le persone toccano spesso e, se possibile, assicurate una buona ventilazione.
- Evitate di sovraccaricare il personale addetto alle pulizie con l’adozione di misure adeguate, ad esempio assegnando mansioni a personale aggiuntivo e chiedendo ai lavoratori di lasciare il proprio spazio di lavoro pulito. Fornite ai lavoratori fazzoletti e cestini rivestiti di un sacco di plastica per permetterne lo svuotamento senza entrare in contatto con il contenuto.
- Se avete individuato un rischio di infezione nonostante l’applicazione di tutte le misure di sicurezza attuabili, fornite allora tutti i DPI necessari. È importante offrire formazione ai lavoratori sul corretto uso dei DPI, assicurandosi che seguano le indicazioni disponibili sull’uso di mascherine e guanti.
- Appendete all’ingresso del luogo di lavoro e in altre aree visibili cartelloni che invitino a rimanere a casa se si è malati, le norme da seguire in caso di tosse e starnuti, e le indicazioni per l’igiene delle mani”.
- Agevolate l’uso di mezzi di trasporto individuali invece che collettivi, “ad esempio rendendo disponibile un parcheggio auto o un luogo in cui lasciare le biciclette in sicurezza e promuovete il raggiungimento del luogo di lavoro a piedi, se possibile.
- All’occorrenza, mettete in atto politiche sui permessi flessibili e sul lavoro a distanza per limitare la presenza nel luogo di lavoro”.
Come riprendere il lavoro dopo un periodo di chiusura
Il documento segnala che se un luogo di lavoro è chiuso da diverso tempo per motivi legati a COVID-19, è necessario predisporre “un piano che prenda in considerazione la salute e la sicurezza per il momento in cui il lavoro riprenderà”.
Il piano deve considerare quanto segue:
- “Aggiornate la valutazione del rischio come spiegato sopra” e consultate il documento “ Covid-19: orientamenti per il luogo di lavoro”
- Mettete in pratica adeguamenti nella disposizione del luogo di lavoro e nell’organizzazione del lavoro che ridurranno la trasmissione di COVID-19 prima della totale ripresa del lavoro e prima che tutti i lavoratori facciano ritorno al luogo di lavoro. Valutate di far riprendere il lavoro per fasi al fine di permettere di mettere in pratica gli adeguamenti. Informate i lavoratori delle modifiche in atto e fornite loro le nuove procedure e la formazione, se necessario, prima che riprendano il lavoro.
- Contattate il vostro servizio di salute sul lavoro di riferimento e il consulente in materia di salute e sicurezza, se vi avete accesso, e valutate insieme il vostro piano.
- Prestate particolare attenzione ai lavoratori che sono ad alto rischio e siate pronti a proteggere i più vulnerabili, comprese le persone anziane e quelle con condizioni croniche (come ipertensione, problemi polmonari e cardiaci, diabete o sottoposte a trattamento oncologico o a qualche altro immunosoppressore) e le lavoratrici in gravidanza. Prestate attenzione ai lavoratori con familiari prossimi ad alto rischio.
- Valutate di mettere in atto misure di supporto per i lavoratori che potrebbero soffrire di ansia o stress. Ciò potrebbe comprendere che i dirigenti chiedano con maggiore frequenza ai lavoratori come stanno, l’agevolare gli scambi o l’amicizia tra colleghi, le modifiche all’organizzazione del lavoro e nelle mansioni di lavoro, i programmi di assistenza per i dipendenti o i servizi di affiancamento, nonché la messa a disposizione di un punto di contatto con un servizio di salute sul lavoro. Tenete presente che è possibile che i lavoratori abbiano attraversato eventi traumatici come malattia grave o morte di un parente o un amico o che possano trovarsi in difficoltà economiche o avere problemi nei rapporti personali.
- È probabile che i lavoratori che tornano nel luogo di lavoro dopo un periodo di isolamento, sia come misura singola sia prevista da un piano di isolamento collettivo, nutrano preoccupazioni, soprattutto sul rischio di infezione. Queste preoccupazioni, soprattutto se si sono verificati cambiamenti al lavoro, possono originare stress e problemi di salute mentale. Quando sono attuate le misure di distanziamento sociale, questi problemi non sono solo più probabili, ma vengono a mancare i consueti meccanismi adattativi, come gli spazi personali o la condivisione dei problemi con altre persone”.
- I lavoratori “potrebbero essere preoccupati per una maggiore possibilità di infezione nei luoghi di lavoro ed è possibile che non vogliano tornare. È importante comprendere le loro preoccupazioni e diffondere informazioni in merito alle misure intraprese e al supporto a disposizione”.
Rimandiamo alla lettura integrale del documento che riporta ulteriori misure correlate alla gestione delle assenze e dei lavoratori che lavorano da casa.
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, “ COVID-19: fare ritorno al luogo di lavoro. Adeguare i luoghi di lavoro e proteggere i lavoratori”, a cura di William Cockburn (EU-OSHA) (formato PDF, 315 kB).
Scarica la normativa di riferimento:
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Rispondi Autore: Celso Vassalini - likes: 0 | 30/04/2020 (13:02:53) |
Cittadini e lavoratori liberi “L’umanità vive oggi il nostro stesso dramma: economia e salute”. PRIMO MAGGIO 2020 – “al lavoro in Sicurezza: per Costruire il Futuro” Il caso dell’attuale emergenza del Coronavirus SARS-CoV-2 ha evidenziato non solo quanto sia difficile la gestione del rischio biologico, ma anche quanto impreparati siano tutti i ruoli della sicurezza, formatori e consulenti inclusi, nell’affrontare l’emergenza ai rischi occupazionali correlati alle epidemie e pandemie e alla mancanza di formazione e informazione adeguati. Senza nessuna preparazione, e neanche con troppa consapevolezza e anche con probabile scivolosa sottovalutazione da parte dei nostri rappresentanti e da parte nostra. Non siamo stati in grado di implementare, e integrare, i sistemi di protezione e di sorveglianza. Questa pandemia è il risultato delle cose che facciamo, delle scelte che prendiamo. Ne siamo responsabili tutti. La storia ci ha catapultato in una di quelle sue fasi che potremmo chiamare di carattere costituente. Nei prossimi mesi si scriverà il tratto costituzionale della vera cultura “prevenzione lavoro”, a nuovi stili di vita non solo del nostro paese, ma anche dell’architettura complessiva delle cose e del mondo. L’intruso invisibile sorella morte cov-19, mostra oggi il pericolo di azzannarci, dimenticandoci stoltamente del destino delle donne e degli uomini che abitano la terra. Ora la drammaticità della storia ci chiede di essere all’altezza di questo nuovo destino: nella ferma certezza che proprio così, e solo così, onoreremo anche i nostri caduti al fronte e i nostri cari morti. A una nuova costituente prevenzione “Il lavoro in Sicurezza: per Costruire il Futuro”. Il Primo Maggio 2020 sottolineerà l’importanza crescente in questo momento storico di temi come lavoro, unità, partecipazione, futuro e servizio pubblico, acquisendo in queste speciali circostanze un significato ancora più simbolico e profondo. Un messaggio non prigioniero dell’attualità, bensì volto a disegnare i tratti del futuro prossimo con fiducia e consapevolezza, in cui è il lavoro che ricostruisce il Paese. La dignità al lavoro come la dignità del morire ai tempi del coronavirus. Il virus colpisce in modo indistinto. Potrebbe succedere anche a noi di ritrovarci in ospedale, da soli, senza la presenza di un familiare. Si pensa con spavento alla propria morte, ma ora appare ancora più terribile l’idea di doverla affrontare nella solitudine, senza la possibilità di congedarsi dai propri cari. Sappiamo che, da sempre, il reparto di terapia intensiva è luogo interdetto ai visitatori; e che nei momenti di epidemia, le cautele si fanno ancora più stringenti. Tuttavia, nel dibattito giuslavoristico-democratico che non dovrebbe venir meno anche in questi momenti di emergenza, vorrei richiamare l’attenzione sul venir meno del carattere umanizzante del morire, senza il quale si lascia la persona morente nella solitudine affettiva. Come il personale sanitario, con le dovute cautele, può avvicinarsi al morente, così, a mio giudizio, è necessario pensare di prevedere la presenza di un congiunto. Siamo alle prese con una delle più gravi crisi dell’economia di sempre, ma occorre comprendere da dove e come ripartire. E occorre comprendere che siamo entrati in una nuova normalità, in un’era di convivenza con questa sorella morte virus, e che dovremo attrezzarci con un profondo cambiamento negli stili di vita e nei modelli organizzativi di lavoro e produzione. Ma non fermarci. E che nelle prime righe di ogni Statuto di ogni piccola e grande azienda pubblica e privata dovremmo definirci una associazione basata su principi solidaristici e di aggregazione sociale. La festa di oggi, inoltre, si presenta come occasione per ribadire la centralità del lavoro nella vita della comunità, e per ogni piccola e grande azienda si arricchisce di un ulteriore valenza, se si pensa non solo in generale al lavoro, ma piuttosto, al “lavoro sicuro”. Un pensiero alla memoria storica delle nostre piccole e grandi città… Un proverbio africano recita: “Quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca”. E’ vero, non è retorica, per me, ogni volta che sprofondo negli emozionanti racconti dei miei amici vecchietti, è come se leggessi un libro. Gli anziani sono quelli che ci portano la storia, che ci portano la dottrina, che ci portano la fede e ce la danno in eredità. Sono quelli che, come il buon vino invecchiato, hanno questa forza dentro per darci un’eredità nobile. Buon primo maggio nell’emergenza, insieme all’eccellenza sanitaria. Grazie. È per questa ragione che è indispensabile progettare un piano - chiaro nei suoi tempi e nelle sue possibili varianti - per tornare ad una normalità nuova (che non sarà quella di prima). Distanze di sicurezza, democrazia e partecipazione assicurata! Dal primo maggio entro in quiescènza nel girone dantesco dei pensionati. Celso Vassalini |
Rispondi Autore: Lino Emilio Ceruti - likes: 0 | 30/04/2020 (18:11:17) |
> In pratica l'applicazione dei protocolli condivisi nelle specifiche realtà lavorative. |
Rispondi Autore: Lino Emilio Ceruti - likes: 0 | 30/04/2020 (18:14:33) |
Evidentemente non prende i doppi segni "" "Un documento che, come indicato anche nella presentazione sul sito del Ministero del lavoro, offre risposte pratiche – NON VINCOLANTI - per aiutare i datori di lavoro e le imprese a gestire il ritorno al lavoro, valutare rischi, individuare le misure appropriate, coinvolgere i lavoratori e pianificare un futuro sicuro nei luoghi di lavoro." In pratica l'applicazione dei protocolli condivisi nelle specifiche realtà lavorative |
Rispondi Autore: avv. Rolando Dubini - likes: 0 | 02/05/2020 (09:11:41) |
L'articolo 29 del Decreto Legislativo n. 81/2008 è chiarissimo: se cambia l'organizzazione del lavoro è OBBLIGATORIO aggiornare la valutazione del rischio. Il Covid-19 ha cambiato l'organizzazione del lavoro di tutte le aziende. Aggiornate subito il DVR. |