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Cantieri edili: rischi fisici, movimentazione e lavori all’aperto
Reggio Emilia, 28 Giu – Nei mesi scorsi PuntoSicuro ha presentato diversi suggerimenti per la prevenzione nei cantieri tratti dalla nona edizione della “ Guida pratica all’antinfortunistica nei cantieri edili”, pubblicata sul sito prevenzionecantieri.it e realizzata dall’ AUSL di Reggio Emilia e dalla Regione Emilia Romagna.
Ad esempio abbiamo parlato di sorveglianza sanitaria e abbiamo analizzato i rischi per la salute conseguenti alla presenza e all’utilizzo di sostanze chimiche nei cantieri.
Al di là dei rischi d’infortunio, esistono in realtà anche altri rischi che possono minare la salute dei lavoratori edili: chi gestisce un cantiere deve tenerli in giusta considerazione e attuare tutte le misure idonee per prevenirli.
Partiamo da alcuni fattori di rischio fisico.
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Innanzitutto il rischio rumore.
Infatti la guida ricorda che “il funzionamento delle macchine operatrici e delle attrezzature utilizzate in edilizia produce elevati livelli di inquinamento acustico che possono esporre a rischio tutti gli addetti di cantiere”. E come sappiamo il rumore può causare danni irreversibili all’udito e alterazioni a carico di altri apparati dell’organismo. Senza dimenticare che il rumore può anche determina un effetto di mascheramento che rende difficili le comunicazioni verbali e la percezione di segnali acustici di sicurezza.
Questi gli elementi di prevenzione riportati dalla guida:
- “acquisto delle macchine e delle attrezzature: la scelta deve ricadere sui mezzi meno rumorosi;
- progettazione del cantiere: collocazione delle macchine rumorose nelle zone isolate o protette da muri o da altre barriere;
- dispositivi di protezione individuale: l’uso delle cuffie o dei tappi auricolari che non deve essere considerato la soluzione definitiva del problema è raccomandato durante il funzionamento di tali macchine e soprattutto durante l’uso degli utensili portatili (mole flessibili, martelli demolitori e perforatori, ecc.)”.
Un altro rischio affrontato è relativo alle vibrazioni.
Infatti “l’utilizzo di attrezzi vibranti portatili e di macchine operatrici e di movimento-terra espone i lavoratori ad un rischio da vibrazioni meccaniche trasmesse al corpo umano attraverso i punti di contatto: vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio (denominate HAV) tramite l’impugnatura di un attrezzo o di un volante che vibra; vibrazioni trasmesse al corpo intero denominate WBV) tramite i piedi se in stazione eretta (pedana) o i glutei se in posizione seduta (sedile)”.
E l’esposizione a queste vibrazioni può provocare: “disturbi o lesioni a carico degli arti superiori, in particolare disturbi vascolari, osteoarticolari, neurologici o muscolari o lesioni a carico della colonna vertebrale in particolare lombalgie e traumi del rachide, specie se in presenza di freddo e umidità (stagione invernale)”.
Queste le principali sorgenti di rischio per il settore edile:
- “scalpellatura e scrostatura manuali, martello perforatore, martello demolitore e picconatore, trapano, ecc.. per le vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio;
- pala meccanica, escavatore, autocarro, autogru, dumper, autobetoniera, carrello elevatore ecc.. per le vibrazioni trasmesse al corpo intero”.
Dopo aver ricordato la principale normativa per la tutela i lavoratori dall’esposizione al rischio da vibrazioni meccaniche (Titolo VIII Capo III del Decreto legislativo 81/2008), vengono presentati diversi elementi di prevenzione:
- acquisto di strumenti, di utensili portatili e di macchine dotate di idonei sistemi antivibranti e di ammortizzazione (es. martelli demolitori di nuova generazione);
- scelta di utensili non eccessivamente pesanti e a basso numero di colpi;
- puntuale manutenzione delle attrezzature con sostituzione dei pezzi usurati;
- formazione e informazione dei lavoratori in merito alle corrette modalità di lavoro, ai risultati della valutazione dei rischi ed alla sorveglianza sanitaria;
- fornire e far utilizzare indumenti che proteggano dal freddo e dall’umidità, mentre l’uso di guanti ‘antivibranti’ certificati secondo la norma tecnica EN 10819:1996 è opportuno solo utilizzando mole flessibili o decespugliatori e non con martelli demolitori o altri strumenti a percussione”.
Anche nel mondo edile è presente il rischio relativo alla movimentazione manuale dei carichi.
Sono infatti molte le operazioni di movimentazione manuale che possono essere svolte nei cantieri e che “espongono i lavoratori ad un elevato rischio di disturbi e patologie muscoloscheletriche da sovraccarico biomeccanico della colonna vertebrale e degli arti superiori e inferiori”.
La guida riporta che tra gli elementi di rischio specifico presenti in molte lavorazioni edili (ad esempio “operazioni di scavo/demolizioni, formazione delle fondazioni, costruzione strutture verticali e orizzontali portanti e di strutture divisorie interne, formazione della copertura, intonacatura, preparazione della malta idraulica”, ecc.) si possono evidenziare: le “posture statiche prolungate, le frequenti flessioni e torsioni del tronco e il sollevamento, trasporto e spostamento, anche su ruote, di carichi quali, per esempio, sacchi, blocchi di cemento e attrezzature manuali”.
Attraverso una corretta applicazione della normativa vigente il “datore di lavoro effettua la valutazione dei rischi di sovraccarico biomeccanico e sulla base di quanto rilevato adotta le misure di prevenzione tecniche, in particolare ausili ed attrezzature meccaniche, ed organizzative, attiva la sorveglianza sanitaria e forma gli addetti di cantiere (lavoratori e preposti) all’uso di buone pratiche”.
Riguardo agli elementi di prevenzione si indica che “varie e molteplici sono le soluzioni tecniche e gli ausili che si possono adottare in cantiere anche se non sempre risulta facile applicarle con efficacia e farle utilizzare sistematicamente”.
Sulla guida - che vi invitiamo a leggere - sono presenti immagini, foto e relativi suggerimenti (ad esempio si suggerisce di alzare il punto di presa dei carichi almeno a livello delle ginocchia o di alzare il punto di presa anche utilizzando macchine).
Un altro rischio è relativo ai lavori all’aperto.
Infatti il lavoro all’aperto nella stagione calda può determinare “un carico di calore che viene eliminato dall’organismo mediante un aumento della sudorazione e della frequenza cardiaca. Più elevato è il carico di calore, più cospicue sono queste manifestazioni, che possono divenire così rilevanti da causare vere e proprie malattie, come il colpo di calore (caratterizzato dalla comparsa di febbre alta) e la sincope da caldo”.
Mentre il lavoro all’aperto nella stagione fredda porta ad un esposizione al freddo che fortunatamente è “in genere meglio tollerata dall’organismo” rispetto all’ esposizione al caldo.
Nelle attività in ambienti freddi gli “obiettivi fondamentali di prevenzione sono:
- impedire il raffreddamento delle estremità;
- limitare l’esposizione continua del corpo al freddo, condizione che può essere causa dell’insorgenza di malattie acute e croniche soprattutto a carico dell’apparato respiratorio”.
Infine gli elementi di prevenzione per i lavori all’aperto:
- “programmazione delle attività del cantiere finalizzata ad evitare il lavoro all’esterno in condizioni climatiche sfavorevoli;
- previsioni di pause. Il numero e la durata dei riposi variano a seconda del carico di lavoro della temperatura. Le pause vanno trascorse in luoghi riparati e a temperatura confortevole”.
Concludiamo questa breve presentazione ricordando che la guida affronta anche le caratteristiche e i requisiti igienico ambientali di locali come docce, gabinetti e lavabi, spogliatoi e armadi, locali di riposo, di refezione e dormitori.
Senza dimenticare l’importanza della presenza dell’acqua e le indicazioni per la conservazione di vivande, somministrazione bevande e pulizia delle installazioni igienico - assistenziali
AUSL di Reggio Emilia, Regione Emilia Romagna, “ Guida pratica all’antinfortunistica nei cantieri edili”, nona edizione, gennaio 2011, (formato PDF, 7.68 MB).
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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