Per utilizzare questa funzionalità di condivisione sui social network è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'
Per visualizzare questo banner informativo è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'
Stadi poco sicuri per...i giornalisti
Gli stadi italiani non sono ''a misura di giornalista''. E' quanto emerge da una ricerca svolta dal Settore Prevenzione della Sovrintendenza Medica Generale dell'Inail in collaborazione con il Laboratorio di Usabilità e Ricerca Ergonomica (Ergolab).
Attraverso un questionario mirato e indagini eseguite in alcuni stadi italiani, sono state esaminate le condizioni di lavoro di un campione di 150 giornalisti e operatori di emittenti nazionali, pubbliche e private, che seguono la cronaca di partite di serie A, B e C1 da stadi di calcio, di nuova e vecchia realizzazione.
Dall'analisi delle interviste e dei questionari emerge che nella maggior parte degli stadi nel nostro paese, le postazioni lavorative, all'aperto e al chiuso, che ospitano giornalisti e operatori non dispongono di adeguate misure di sicurezza. Gli operatori sono a rischio soprattutto per il mancato rispetto dei criteri ergonomici del posto di lavoro.
Spazi di lavoro ristretti, fili volanti, cavi elettrici, percorsi non visibili, attrezzature instabili, illuminazione insufficiente, posture scorrette: sono alcuni esempi di rischi 'lavorativi' legati alle loro condizioni organizzative, igieniche e ambientali.
Obiettivo dello studio non è tuttavia quello di segnalare l'inosservanza delle norme di progettazione degli stadi secondo i principi ergonomici, ma fornire soluzioni per evitare i disagi psico-fisici che colpiscono gli operatori radio televisivi spesso costretti in ambienti non idonei ben oltre la durata di una partita.
Sono state perciò prospettate soluzioni per una corretta progettazione delle aree di lavoro, per le vie di accesso alle postazioni all'aperto, le cabine, le condizioni igienico-ambientali, l'illuminazione, l'acustica, le condizioni microclimatiche.
La ricerca.
Attraverso un questionario mirato e indagini eseguite in alcuni stadi italiani, sono state esaminate le condizioni di lavoro di un campione di 150 giornalisti e operatori di emittenti nazionali, pubbliche e private, che seguono la cronaca di partite di serie A, B e C1 da stadi di calcio, di nuova e vecchia realizzazione.
Dall'analisi delle interviste e dei questionari emerge che nella maggior parte degli stadi nel nostro paese, le postazioni lavorative, all'aperto e al chiuso, che ospitano giornalisti e operatori non dispongono di adeguate misure di sicurezza. Gli operatori sono a rischio soprattutto per il mancato rispetto dei criteri ergonomici del posto di lavoro.
Spazi di lavoro ristretti, fili volanti, cavi elettrici, percorsi non visibili, attrezzature instabili, illuminazione insufficiente, posture scorrette: sono alcuni esempi di rischi 'lavorativi' legati alle loro condizioni organizzative, igieniche e ambientali.
Obiettivo dello studio non è tuttavia quello di segnalare l'inosservanza delle norme di progettazione degli stadi secondo i principi ergonomici, ma fornire soluzioni per evitare i disagi psico-fisici che colpiscono gli operatori radio televisivi spesso costretti in ambienti non idonei ben oltre la durata di una partita.
Sono state perciò prospettate soluzioni per una corretta progettazione delle aree di lavoro, per le vie di accesso alle postazioni all'aperto, le cabine, le condizioni igienico-ambientali, l'illuminazione, l'acustica, le condizioni microclimatiche.
La ricerca.
I contenuti presenti sul sito PuntoSicuro non possono essere utilizzati al fine di addestrare sistemi di intelligenza artificiale.