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La vera volonta' di combattere il lavoro sommerso in Italia
Sono omai anni che ci dicono che il 30% del PIL in Italia non rientra nei conti pubblici perchè legato ad attività non ufficiali, derivanti dal cosiddetto lavoro sommerso. Giovedì 16 Giugno il Presidente del Consiglio Berlusconi ha parlato da Bruxelles, in occasione del vertice con i 25 capi di stato europei, addirittura del 40% del PIL come sommerso, dicendolo quasi con orgoglio «Smettiamola di preoccuparci così tanto per l'economia: abbiamo un sommerso del 40% , ma vi sembra che la nostra economia non tenga? Ma andiamo... », come dire all'Europa di non preoccuparsi del disavanzo nostrano perchè in Italia ci sono molte risorse da recuperare molto facilmente.
Le cifre in gioco sono enormi. Cifre quasi impossibili da pensare. Per dare un'idea se parliamo del 30% del PIL si intendono 317 miliardi di euro all'anno (613 mila miliardi delle vecchie lire! Ripetiamo la cifra in lettere: seicentrotredicimila miliardi di lire!), nel caso del 40% quasi 450 miliardi di euro (dati Eurispes). Il problema è serissimo ed ha ragione Berlusconi quando vede come possibile risorsa il recupero di parte di tale ingente ammontare. Basterebbe recuperare alcuni punti percentuali del PIL sommerso e i conti dell'Italia sarebbero sistemati (almeno rispetto ai parametri che ci contesta l'Europa). Il quesito che si pone, e che si sono posti anche molti altri governanti prima di Berlusconi, è il come recuperare le risorse e decidere a chi andare contro. Perchè è proprio di questo che si tratta. Ci si deve inimicare i commercianti? I liberi professionisti? I medici? Gli artigiani? Chi per primo? Quanti voti rappresentano? Il problema è che ognuno di queste grandi (e note a tutti) categorie di evasori oltre ad essere molto ben rappresentate in parlamento e a fare quindi forte lobbismo, è composta da un grande numero di elettori, centinaia di migliaia di persone se non milionate per categoria.
In Italia le tasse sono pagate soprattutto dalle imprese e dai loro dipendenti e dai dipendenti del pubblico impiego. Ma dato che queste categorie sono le più tartassate e le più controllabili è sempre qui che si picchia quando non tornano i conti. Gran parte della sensazione di povertà che sta affliggendo gli italiani in questi ultimi anni è proprio dovuta al cosiddetto "cuneo fiscale", ovvero alla dimensione delle imposte sulla busta paga del lavoratore dipendente.
Come si potrebbe fare a migliorare la situazione? Ci vuole certamente un grande coraggio per prima cosa e poi una messa in campo massiccia di forze da una parte per introdurre rilevanti novità fiscali (esempio la possibilità di scaricare dalla dichiarazione dei redditi tutte le spese giustificate da un cittadino, come avviene negli USA conservando gli scontrini fiscali) e dall'altra per effettuare i dovuti controlli.
Anche l'iva andrebbe ripensata laddove molti cittadini preferiscono evitare la ricevuta fiscale del professionista o dell'artigiano per evitare di pagare quel pesante 20% che i signori, a fronte della mancata emissione della ricevuta, riconoscono come sconto (in realtà lo sconto dovrebbe essere assai maggiore dato che per l'evasore non è un introito soggetto a tassazione)! Se l'iva fosse inferiore e ci fosse la possibilità di detrarre tutte le spese, molte risorse sarebbero recuperate. Se poi, per un annetto, si prendessero qualche decina di migliaia di "ausiliari del fisco" in supporto ai nostri finanzieri per aiutarli nelle operazioni di controllo, avremmo creato anche dei posti di lavoro (forse più utili di molti dei cosiddetti "socialmente utili" o dei famosi forestali calabresi).
Perchè PuntoSicuro parla di questo argomento? Semplicemente perchè in uno stato con maggiore equità fiscale dovuta alla diminuzione dell'evasione ci potrebbero essere più attenzioni per le problematiche della sicurezza nei luoghi di lavoro. Molte attività artigianali svolte in laboratori nascosti con una minore tassazione derivante dalle maggiori risorse disponibili potrebbero emergere alla luce del sole e la sicurezza dei lavoratori quivi impegnati potrebbe essere più tutelata. Se l'economia andasse meglio le imprese investirebbero di più sulla sicurezza e si innescherebbe un circolo virtuoso che comprenderebbe anche la possibilità per milioni di lavoratori pubblici e privati italiani di avere una busta paga con più euro a disposizione per la propria vita e meno per il fisco con conseguente maggiore benessere e minore stress.
Resteranno solo parole, parole, parole, Presidente Berlusconi o ha intenzione di passare ai fatti?
Luigi Matteo Meroni
Le cifre in gioco sono enormi. Cifre quasi impossibili da pensare. Per dare un'idea se parliamo del 30% del PIL si intendono 317 miliardi di euro all'anno (613 mila miliardi delle vecchie lire! Ripetiamo la cifra in lettere: seicentrotredicimila miliardi di lire!), nel caso del 40% quasi 450 miliardi di euro (dati Eurispes). Il problema è serissimo ed ha ragione Berlusconi quando vede come possibile risorsa il recupero di parte di tale ingente ammontare. Basterebbe recuperare alcuni punti percentuali del PIL sommerso e i conti dell'Italia sarebbero sistemati (almeno rispetto ai parametri che ci contesta l'Europa). Il quesito che si pone, e che si sono posti anche molti altri governanti prima di Berlusconi, è il come recuperare le risorse e decidere a chi andare contro. Perchè è proprio di questo che si tratta. Ci si deve inimicare i commercianti? I liberi professionisti? I medici? Gli artigiani? Chi per primo? Quanti voti rappresentano? Il problema è che ognuno di queste grandi (e note a tutti) categorie di evasori oltre ad essere molto ben rappresentate in parlamento e a fare quindi forte lobbismo, è composta da un grande numero di elettori, centinaia di migliaia di persone se non milionate per categoria.
In Italia le tasse sono pagate soprattutto dalle imprese e dai loro dipendenti e dai dipendenti del pubblico impiego. Ma dato che queste categorie sono le più tartassate e le più controllabili è sempre qui che si picchia quando non tornano i conti. Gran parte della sensazione di povertà che sta affliggendo gli italiani in questi ultimi anni è proprio dovuta al cosiddetto "cuneo fiscale", ovvero alla dimensione delle imposte sulla busta paga del lavoratore dipendente.
Come si potrebbe fare a migliorare la situazione? Ci vuole certamente un grande coraggio per prima cosa e poi una messa in campo massiccia di forze da una parte per introdurre rilevanti novità fiscali (esempio la possibilità di scaricare dalla dichiarazione dei redditi tutte le spese giustificate da un cittadino, come avviene negli USA conservando gli scontrini fiscali) e dall'altra per effettuare i dovuti controlli.
Anche l'iva andrebbe ripensata laddove molti cittadini preferiscono evitare la ricevuta fiscale del professionista o dell'artigiano per evitare di pagare quel pesante 20% che i signori, a fronte della mancata emissione della ricevuta, riconoscono come sconto (in realtà lo sconto dovrebbe essere assai maggiore dato che per l'evasore non è un introito soggetto a tassazione)! Se l'iva fosse inferiore e ci fosse la possibilità di detrarre tutte le spese, molte risorse sarebbero recuperate. Se poi, per un annetto, si prendessero qualche decina di migliaia di "ausiliari del fisco" in supporto ai nostri finanzieri per aiutarli nelle operazioni di controllo, avremmo creato anche dei posti di lavoro (forse più utili di molti dei cosiddetti "socialmente utili" o dei famosi forestali calabresi).
Perchè PuntoSicuro parla di questo argomento? Semplicemente perchè in uno stato con maggiore equità fiscale dovuta alla diminuzione dell'evasione ci potrebbero essere più attenzioni per le problematiche della sicurezza nei luoghi di lavoro. Molte attività artigianali svolte in laboratori nascosti con una minore tassazione derivante dalle maggiori risorse disponibili potrebbero emergere alla luce del sole e la sicurezza dei lavoratori quivi impegnati potrebbe essere più tutelata. Se l'economia andasse meglio le imprese investirebbero di più sulla sicurezza e si innescherebbe un circolo virtuoso che comprenderebbe anche la possibilità per milioni di lavoratori pubblici e privati italiani di avere una busta paga con più euro a disposizione per la propria vita e meno per il fisco con conseguente maggiore benessere e minore stress.
Resteranno solo parole, parole, parole, Presidente Berlusconi o ha intenzione di passare ai fatti?
Luigi Matteo Meroni
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