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Il lavoro alza la pressione?
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La prevalenza di ipertensione si è dimostrata più elevata nei maschi (33% contro 22%). Le stime del rischio hanno evidenziato una associazione statisticamente significativa con alcuni fattori lavorativi come: mantenere posture difficili, lavorare in presenza di calore, a contatto con agenti chimici, stare a lungo seduti, fare più cose contemporaneamente, essere interrotti nel proprio lavoro, non poter distogliere gli occhi dal lavoro.
Gli autori hanno osservato che alcune caratteristiche fisiche del lavoro, ma soprattutto quelle di tipo organizzativo sono fortemente associate all’ipertensione arteriosa. “Un elemento importante è sembrata la valutazione soggettiva del valore che i lavoratori danno del proprio lavoro: tale elemento è fortemente connesso con l’organizzazione del lavoro, pertanto è un possibile target di prevenzione (fattore di rischio modificabile).”
Il settore lavorativo dove maggiormente si concentrano i fattori professionali con eccesso di rischio significativo di ipertensione è risultata la sanità, seguita dal settore metalmeccanico.
Esponendo le conclusioni della ricerca gli autori hanno precisato che, “essendo la popolazione di questo studio un campione non casuale di lavoratori, i risultati ottenuti potrebbero non essere rappresentativi della popolazione generale dei lavoratori italiani, soprattutto per quanto riguarda le stime di prevalenza.”
Il testo completo della ricerca è consultabile qui.
Alcune situazioni connesse all’attività lavorativa possono rappresentare un fattore di rischio per l’ipertensione arteriosa in considerazione dell’aumentare dell’età.
E’ quanto suggerisce uno studio, realizzato in sei Regioni italiane, pubblicato sul Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia.
La ricerca ha preso in esame 1104 lavoratori dipendenti (76% uomini e 24% donne) di diversi settori produttivi appartenenti a 5 coorti di età: da 32 a 52 anni con intervallo di 5 anni. Le rilevazioni sono state effettuate dai medici del lavoro di azienda attraverso 3 questionari: sulle condizioni professionali (esposizione a determinati rischi o vincoli); sugli stili di vita e la salute percepita; sulle condizioni oggettive di salute.
In particolare sono state indagate le condizioni di lavoro, la valutazione soggettiva del lavoro e costrizioni specifiche del lavoro vissute come più gravose con l’avanzare dell’età.
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E’ quanto suggerisce uno studio, realizzato in sei Regioni italiane, pubblicato sul Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia.
La ricerca ha preso in esame 1104 lavoratori dipendenti (76% uomini e 24% donne) di diversi settori produttivi appartenenti a 5 coorti di età: da 32 a 52 anni con intervallo di 5 anni. Le rilevazioni sono state effettuate dai medici del lavoro di azienda attraverso 3 questionari: sulle condizioni professionali (esposizione a determinati rischi o vincoli); sugli stili di vita e la salute percepita; sulle condizioni oggettive di salute.
In particolare sono state indagate le condizioni di lavoro, la valutazione soggettiva del lavoro e costrizioni specifiche del lavoro vissute come più gravose con l’avanzare dell’età.
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La prevalenza di ipertensione si è dimostrata più elevata nei maschi (33% contro 22%). Le stime del rischio hanno evidenziato una associazione statisticamente significativa con alcuni fattori lavorativi come: mantenere posture difficili, lavorare in presenza di calore, a contatto con agenti chimici, stare a lungo seduti, fare più cose contemporaneamente, essere interrotti nel proprio lavoro, non poter distogliere gli occhi dal lavoro.
Gli autori hanno osservato che alcune caratteristiche fisiche del lavoro, ma soprattutto quelle di tipo organizzativo sono fortemente associate all’ipertensione arteriosa. “Un elemento importante è sembrata la valutazione soggettiva del valore che i lavoratori danno del proprio lavoro: tale elemento è fortemente connesso con l’organizzazione del lavoro, pertanto è un possibile target di prevenzione (fattore di rischio modificabile).”
Il settore lavorativo dove maggiormente si concentrano i fattori professionali con eccesso di rischio significativo di ipertensione è risultata la sanità, seguita dal settore metalmeccanico.
Esponendo le conclusioni della ricerca gli autori hanno precisato che, “essendo la popolazione di questo studio un campione non casuale di lavoratori, i risultati ottenuti potrebbero non essere rappresentativi della popolazione generale dei lavoratori italiani, soprattutto per quanto riguarda le stime di prevalenza.”
Il testo completo della ricerca è consultabile qui.
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