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Le sostanze chimiche preoccupano gli europei
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L'83% degli Europei è preoccupato degli effetti dell’accumulo delle sostanze chimiche negli esseri umani e in natura.
I dato emerge da un sondaggio, su un campione di oltre 6mila persone in sei Paesi, commissionato dal WWF e diffuso a Budapest nel corso della riunione a livello ministeriale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità su Ambiente e Salute.
Il 39% degli intervistati, provenienti da Germania, Francia, Italia, Gran Bretagna, Spagna e Polonia, si è detto "molto preoccupato", il 44% "abbastanza preoccupato".
Il livello più elevato di preoccupazione e’ stato registrato in Francia: 91% (“molto preoccupato” il 54% degli intervistati), il più basso in Gran Bretagna ("preoccupato" il 78%).
Il dato italiano è in media con quello europeo, l’83% degli intervistati si è infatti detto preoccupato degli effetti dell’accumulo delle sostanze chimiche nell’ambiente e nell’uomo (29% “molto preoccupato”, 53% “abbastanza preoccupato”).
Per ridurre l’utilizzo di sostanze chimiche, la maggioranza degli intervistati è disposta anche a sopportare un lievissimo rincaro dei prodotti. Il 69% del campione sarebbe infatti pronto a pagare un euro in più (complessivo) ogni anno per i prodotti usati quotidianamente in famiglia se l'industria chimica identificasse ed eliminasse le sostanze chimiche più nocive (il 25% non lo farebbe, il 6% si è dichiarato non in grado di rispondere).
Una cifra esigua che tuttavia potrebbe avere importanti effetti.
“Un euro ogni anno per undici anni, - calcola il WWF per ciascun cittadino dell'Unione: una cifra equivalente al costo calcolato dalla Commissione europea per l'applicazione della nuova normativa Ue sulle sostanze tossiche, conosciuta come “REACH”. "L'industria non ha motivo di lamentarsi per il prezzo di una normativa più stringente, a tutela della salute dei cittadini: ora sappiamo che i consumatori sono disposti a pagarla in cambio di maggior salute e sicurezza”, ha sottolineato Karl Wagner del WWF.
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L'83% degli Europei è preoccupato degli effetti dell’accumulo delle sostanze chimiche negli esseri umani e in natura.
I dato emerge da un sondaggio, su un campione di oltre 6mila persone in sei Paesi, commissionato dal WWF e diffuso a Budapest nel corso della riunione a livello ministeriale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità su Ambiente e Salute.
Il 39% degli intervistati, provenienti da Germania, Francia, Italia, Gran Bretagna, Spagna e Polonia, si è detto "molto preoccupato", il 44% "abbastanza preoccupato".
Il livello più elevato di preoccupazione e’ stato registrato in Francia: 91% (“molto preoccupato” il 54% degli intervistati), il più basso in Gran Bretagna ("preoccupato" il 78%).
Il dato italiano è in media con quello europeo, l’83% degli intervistati si è infatti detto preoccupato degli effetti dell’accumulo delle sostanze chimiche nell’ambiente e nell’uomo (29% “molto preoccupato”, 53% “abbastanza preoccupato”).
Per ridurre l’utilizzo di sostanze chimiche, la maggioranza degli intervistati è disposta anche a sopportare un lievissimo rincaro dei prodotti. Il 69% del campione sarebbe infatti pronto a pagare un euro in più (complessivo) ogni anno per i prodotti usati quotidianamente in famiglia se l'industria chimica identificasse ed eliminasse le sostanze chimiche più nocive (il 25% non lo farebbe, il 6% si è dichiarato non in grado di rispondere).
Una cifra esigua che tuttavia potrebbe avere importanti effetti.
“Un euro ogni anno per undici anni, - calcola il WWF per ciascun cittadino dell'Unione: una cifra equivalente al costo calcolato dalla Commissione europea per l'applicazione della nuova normativa Ue sulle sostanze tossiche, conosciuta come “REACH”. "L'industria non ha motivo di lamentarsi per il prezzo di una normativa più stringente, a tutela della salute dei cittadini: ora sappiamo che i consumatori sono disposti a pagarla in cambio di maggior salute e sicurezza”, ha sottolineato Karl Wagner del WWF.
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