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Europei preoccupati per l’ambiente
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Per i cittadini dell’UE un ambiente sano conta, per la qualità della vita, quanto lo stato dell’economia e i fattori sociali. Lo afferma una recente indagine Eurobarometro sull’atteggiamento nei confronti dell’ambiente nell’Europa post-allargamento.
A preoccupare maggiormente gli europei sono l’inquinamento idrico e le calamità di origine umana.
L’indagine è stata svolta nel novembre 2004 su un campione di circa 1000 cittadini in ognuno dei 25 Stati membri.
La grande maggioranza degli intervistati (88%) ritiene che, all’atto di prendere decisioni in altri settori – come in ambito occupazionale o economico – i responsabili politici dovrebbero tenere in considerazione le questioni ambientali.
Alla richiesta di valutare l’influenza dei fattori economici, sociali e ambientali sulla loro qualità di vita, il 72% dei cittadini ha dichiarato che i fattori ambientali hanno una “fortissima influenza” o una “forte influenza”. I fattori economici sono stati descritti in questo modo dal 78% degli intervistati e i fattori sociali hanno ottenuto la stessa percentuale dei fattori ambientali (72%).
Le principali preoccupazioni ambientali dei cittadini europei sono quelle che hanno un impatto diretto sulla loro vita. In particolare: inquinamento idrico (47%), calamità imputabili all’uomo – come le maree nere e gli incidenti industriali (46%) –, il cambiamento climatico e l’inquinamento atmosferico (45% per entrambi) e le sostanze chimiche (35%). Si osservano in ogni caso alcune differenze indicative tra i cittadini dei vecchi (UE-15) e dei nuovi Stati membri (UE-10). Il cambiamento climatico, ad esempio, è la principale preoccupazione nell’UE-15, mentre nella UE-10 si attesta solo al 7º posto.
Riguardo all’informazione sulle questioni ambientali, il 54% degli intervistati afferma di ritenersi adeguatamente informato, mentre il 44% considera di essere scarsamente informato. I due aspetti in merito ai quali gli intervistati ritengono di essere male informati sono l’impatto sulla salute delle sostanze chimiche (41%) e gli OGM (40%).
Per i cittadini dell’UE un ambiente sano conta, per la qualità della vita, quanto lo stato dell’economia e i fattori sociali. Lo afferma una recente indagine Eurobarometro sull’atteggiamento nei confronti dell’ambiente nell’Europa post-allargamento.
A preoccupare maggiormente gli europei sono l’inquinamento idrico e le calamità di origine umana.
L’indagine è stata svolta nel novembre 2004 su un campione di circa 1000 cittadini in ognuno dei 25 Stati membri.
La grande maggioranza degli intervistati (88%) ritiene che, all’atto di prendere decisioni in altri settori – come in ambito occupazionale o economico – i responsabili politici dovrebbero tenere in considerazione le questioni ambientali.
Alla richiesta di valutare l’influenza dei fattori economici, sociali e ambientali sulla loro qualità di vita, il 72% dei cittadini ha dichiarato che i fattori ambientali hanno una “fortissima influenza” o una “forte influenza”. I fattori economici sono stati descritti in questo modo dal 78% degli intervistati e i fattori sociali hanno ottenuto la stessa percentuale dei fattori ambientali (72%).
Le principali preoccupazioni ambientali dei cittadini europei sono quelle che hanno un impatto diretto sulla loro vita. In particolare: inquinamento idrico (47%), calamità imputabili all’uomo – come le maree nere e gli incidenti industriali (46%) –, il cambiamento climatico e l’inquinamento atmosferico (45% per entrambi) e le sostanze chimiche (35%). Si osservano in ogni caso alcune differenze indicative tra i cittadini dei vecchi (UE-15) e dei nuovi Stati membri (UE-10). Il cambiamento climatico, ad esempio, è la principale preoccupazione nell’UE-15, mentre nella UE-10 si attesta solo al 7º posto.
Riguardo all’informazione sulle questioni ambientali, il 54% degli intervistati afferma di ritenersi adeguatamente informato, mentre il 44% considera di essere scarsamente informato. I due aspetti in merito ai quali gli intervistati ritengono di essere male informati sono l’impatto sulla salute delle sostanze chimiche (41%) e gli OGM (40%).
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