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I rischi biologici negli allevamenti: punti critici e prevenzione
Roma, 17 Ott – Nei giorni scorsi PuntoSicuro ha presentato una pubblicazione - realizzata da Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione (CONTARP) dell’Inail - dal titolo “ Il rischio biologico nei luoghi di lavoro - Schede tecnico-informative” e comprendente trenta schede relative al rischio biologico nei luoghi di lavoro.
Dopo aver parlato del rischio biologico in asili nido, scuole e uffici, ci soffermiamo ora su ambienti di lavoro dove più “tradizionalmente” è riconosciuta la presenza di agenti biologici: gli allevamenti. Ogni scheda, di cui noi riprendiamo solo alcuni punti, riporta i punti critici e le fonti di pericolo biologico, le vie di esposizione, gli agenti biologici potenzialmente presenti negli ambienti di lavoro, gli effetti sulla salute, le misure di prevenzione e protezione e le informazioni sul monitoraggio ambientale.
Rischio biologico negli allevamenti avicoli
Con riferimento a tre diversi cicli produttivi (galline da uova, polli da carne e tacchini da carne), questi sono i punti critici relativi al rischio biologico:
- “preparazione e distribuzione del mangime: inalazione di polveri organiche;
- rimozione della pollina (concime organico formato dagli escrementi dei polli e di altri volatili, ndr): contatto con fluidi biologici, deiezioni e strumenti contaminati, inalazione di bioaerosol;
- carico/scarico, trasferimento e movimentazione degli animali: schizzi di guano;
- lavaggio degli impianti e delle attrezzature per la pulizia e disinfezione dei locali: schizzi di guano e presenza di bioaerosol;
- lavaggio e disinfezione degli automezzi di trasporto degli animali e delle zone di allevamento: schizzi di guano e presenza di bioaerosol”.
Brevemente alcune misure di prevenzione e protezione:
- “profilassi degli animali (esami sierologici, vaccinazioni, ecc.);
- meccanizzazione di alcune lavorazioni; alimentazione automatica;
- manutenzione ordinaria e straordinaria;
- rimozione tempestiva delle deiezioni animali e dei residui alimentari;
- rigorosa igiene, adeguata aerazione degli allevamenti;
- regolare disinfestazione e derattizzazione ambientale;
- disinfezione dello strumentario;
- predisposizione di zone-filtro prima degli accessi agli spogliatoi;
- adozione di procedure adeguate per l’igiene e la sicurezza degli addetti;
- predisposizione di adeguati servizi igienico-sanitari;
- utilizzo di DPI (tuta da lavoro, stivali, guanti, occhiali, facciale filtrante);
- adeguata informazione e formazione degli addetti sul rischi biologico;
- collaborazione con i servizi veterinari per la prevenzione;
- specifiche misure, derivanti da normative nazionali e comunitarie”.
Rischio biologico negli allevamenti bovini da carne
Questi i punti critici relativi a questa tipologia di allevamento:
- “preparazione e distribuzione degli alimenti a secco (inalazione di polveri organiche);
- ispezione, assistenza ed interventi sugli animali, quali trattamenti terapeutici, rasatura e bruciatura corna, ecc. (contatto con fluidi biologici, deiezioni e strumenti contaminati);
- carico/scarico, trasferimento e movimentazione degli animali (contatto cutaneo con l’animale, schizzi di urine e feci);
- pulizia e disinfezione dei locali (schizzi di urine e feci e presenza di bioaerosol);
- gestione dei liquami (contatto con urine, feci e bioaerosol);
- lavaggio e disinfezione mezzi di trasporto animali e delle stalle di sosta (schizzi di urine e feci, presenza di bioaerosol)”.
Rischio biologico negli allevamenti bovini da latte
Riguardo al rischio biologico negli allevamenti bovini da latte ci soffermiamo direttamente sulle misure di prevenzione e protezione proposte:
- “acquisto di animali provenienti da allevamenti indenni da brucellosi e tubercolosi;
- profilassi degli animali (esami sierologici, ecc.);
- alimentazione automatica;
- rimozione tempestiva delle deiezioni animali e dei residui alimentari;
- rigorosa igiene, adeguata aerazione delle stalle e delle sale mungitura;
- regolare disinfestazione e derattizzazione ambientale;
- disinfezione dello strumentario;
- distruzione del latte proveniente da bovine infette;
- predisposizione di zone-filtro prima degli accessi agli spogliatoi;
- adozione di procedure adeguate per l’igiene e la sicurezza degli addetti;
- azione formativa e di sensibilizzazione del personale dipendente sul rischio biologico;
- uso di DPI (in particolari attività: facciali filtranti, guanti monouso, protezioni oculari / viso, tuta monouso);
- sorveglianza sanitaria;
- collaborazione con i servizi veterinari per la prevenzione”
Rischio biologico negli allevamenti ovini
Con riferimento sia all’allevamento brado-transumante (“gli ovini sono tenuti per tutto l’anno all’aperto e per alcuni periodi in pascoli non aziendali”) e semi-stabulato (“gli animali sono tenuti al pascolo per l’intera giornata e ricoverati nella stalla, dove ricevono spesso, durante la notte, un’integrazione alimentare”), questi i punti critici:
- “fienagione, preparazione e distribuzione degli alimenti a secco (inalazione di polveri organiche);
- ispezione, assistenza ed interventi sugli animali, quali igiene della mammella pre e post mungitura, mungitura, vaccinazioni, terapie, castrazione, assistenza al parto ed agli agnelli, ecc. ( contatto con fluidi biologici, deiezioni e strumenti contaminati);
- carico/scarico, trasferimento e movimentazione degli animali (schizzi di urine e feci);
- lavaggio degli impianti e delle attrezzature per la mungitura e pulizia e disinfezione dei locali (schizzi di urine e feci e presenza di bioaerosol);
- gestione dei liquami (contatto con urine, feci e bioaerosol);
- lavaggio e disinfezione degli automezzi di trasporto degli animali e delle stalle di sosta (schizzi di urine e feci e presenza di bioaerosol);
- integrazione, rinnovo e rimozione della lettiera (presenza di bioaerosol);
- operazioni di tosatura della lana (inalazioni polveri organiche)”.
Rischio biologico negli allevamenti suini
Ricordando che la suinicoltura prevede diverse tipologie di allevamento (allevamento a ciclo aperto o da riproduzione, allevamento da ingrasso e allevamento a ciclo chiuso), riportiamo anche in questo caso alcune misure di prevenzione e protezione per gli operatori:
- “quarantena e profilassi degli animali (esami sierologici, vaccinazioni ecc.);
- evitare il sovraffollamento nelle stalle;
- alimentazione automatica;
- regolare disinfestazione e derattizzazione ambientale per evitare la contaminazione dei mangimi;
- rigorosa igiene delle stalle e tempestiva rimozione delle deiezioni animali e dei residui alimentari;
- adeguata aerazione delle porcilaie;
- pavimentazione priva di asperità, per evitare lesioni agli animali; pavimentazione dei box a grigliato;
- disinfezione dello strumentario;
- predisposizione di zone-filtro prima degli accessi agli spogliatoi;
- adozione di procedure e comportamenti adeguati per l’igiene e la sicurezza degli addetti;
- utilizzo di DPI ( tuta da lavoro, stivali, guanti, occhiali, facciale filtrante, cappello);
- adozione, ove possibile, del c.d. “vuoto sanitario” tra un ciclo di produzione e l’altro;
- adeguata informazione e formazione degli addetti sul rischio biologico;
- collaborazione con i servizi veterinari per la prevenzione”.
Rischio biologico negli allevamenti cunicoli
Concludiamo con qualche breve informazione relativa agli allevamenti cunicoli (allevamenti di conigli), in particolare con riferimento alle fonti di pericolo.
In questi allevamenti il rischio biologico “è correlato allo stato sanitario degli animali e alle condizioni igieniche dell’ambiente di lavoro. Le maggiori fonti di pericolo sono rappresentate da: animali e loro deiezioni, fluidi e materiali biologici, polveri organiche, aerosol contaminato, fieno, superfici, oggetti, indumenti e strumenti contaminati. In particolare, il pelo perduto dalle femmine (strappato per la costruzione dei nidi) rappresenta un veicolo primario di batteri e miceti, perché viene trasportato dall’aria e si accumula nei soffitti, sulle gabbie e su altre superfici”.
Inail, “ Il rischio biologico nei luoghi di lavoro - Schede tecnico-informative”, curato da Liliana Frusteri (CONTARP Inail) – Edizione 2011 (formato PDF, 15.37 MB).
Tiziano Menduto
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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