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Conoscere per prevenire: perché il sistema informativo stenta a nascere?

Conoscere per prevenire: perché il sistema informativo stenta a nascere?

Un seminario ha affrontato le criticità e i ritardi del Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione istituito con l’articolo 8 del D.Lgs. 81/2008. Le proposte per la nascita del SINP e il miglioramento della prevenzione.


Milano, 11 Dic – Se in questi mesi ci si interroga spesso sulle cause che hanno portato ad un incremento delle denunce di infortuni e malattie professionali, con forte preoccupazione per l’aumento degli infortuni mortali (+ 9,4% nei primi dieci mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017), è utile domandarsi anche che fine ha fatto il Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione (SINP). Un Sistema che doveva essere, con riferimento all’esigenza di “conoscere per prevenire”, uno strumento indispensabile di programmazione e valutazione dell’attività di prevenzione.

 

A porsi questa doverosa domanda fornendo risposte e, specialmente, proposte, è un seminario di studio dal significativo titolo “Infortuni e malattie professionali: conoscere per prevenire. Perché il sistema informativo stenta a nascere?” che si è tenuto il 22 ottobre 2018 alla Casa della Cultura di Milano.

 

Le criticità del sistema informativo

Nel documento di presentazione del seminario si indica che “rispetto agli strumenti di prevenzione e alla necessità di un sistema informativo in grado di fornire un quadro tempestivo, realistico ed utile per valutare l’efficacia degli interventi, interessa capire se vi è disponibilità, anche da parte dei gestori dei dati, a:

  1. Completare la raccolta dei dati infortunistici anche a prescindere dal quadro assicurativo (ad oggi i dati non riguardano l’intera popolazione lavorativa, bensì la popolazione assicurata, con la parziale eccezione del “conto stato”);
  2. Raccordare in unico database i dati INAIL e INPS in modo da poter ottenere indicatori utili di incidenza e frequenza.
  3. Contribuire a far nascere il Sistema informativo nazionale per la prevenzione, previsto dall’art. 8 del D.Lgs, 81/08, la cui nascita, a 10 anni di distanza, è ancora da più parti contrastata.
  4. Potenziare la ricerca attiva delle malattie professionali, tumorali e non, garantendo l’accesso mirato alle storie lavorative, per ricercare possibili esposizioni professionali in casi selezionati.
  5. Sollecitare l’uniformazione a livello europeo dei criteri di raccolta dati infortunistici, onde avere un quadro meno distorto di quanto avviene oggi.

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La necessità di un piano coordinato di comunicazione

Per poter parlare del seminario e delle proposte fatte, possiamo soffermarci oggi sul “Documento conclusivo”, a cura di Eugenio Ariano, Susanna Cantoni, Vittorio Carreri del Movimento per la Difesa e il Miglioramento del Servizio Sanitario Nazionale.

 

Nel documento si indica che serve un “piano organico e coordinato di comunicazione” delle strutture centrali e periferiche del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) – “integrato con una sistematica valutazione di efficacia degli interventi di contrasto - rivolto a tutti gli interlocutori, a garanzia della trasparenza delle azioni e dei risultati delle azioni intraprese”.

Infatti le basi essenziali per una “corretta programmazione degli interventi di prevenzione da parte di tutti gli attori in gioco” (datori di lavoro, parti sociali, lavoratori, operatori della sicurezza e dei servizi del SSN, …) passano proprio attraverso “la conoscenza del tessuto produttivo e dei rischi che il lavoro può comportare, assieme a conoscenze tecniche adeguate e forti legami col territorio”.

Viceversa oggi si utilizzano prevalentemente i dati INAIL, dati raccolti a fini assicurativi e che sono basati “quasi esclusivamente sui danni prodotti dal lavoro, non parametrati ai dati sull’andamento del mercato e dell’organizzazione del lavoro, spesso analizzati in maniera inadeguata. Qualche esempio:

  • INAIL fornisce solo stime sul numero dei lavoratori, e soprattutto non può fornire dati sulle ore lavorate; senza ciò qualsiasi raffronto nel tempo e nello spazio dei danni da lavoro risulta perlomeno approssimativo;
  • l’assicurazione INAIL riguarda solo una parte dei lavoratori, ne sono esclusi circa 6-7 milioni (un terzo della popolazione lavorativa italiana), lavoratori irregolari a parte;
  • le dinamiche di accadimento sono di problematica lettura”.

Senza dimenticare che al di là delle carenze a livello nazionale “si aggiunge la quasi totale inconfrontabilità dei dati internazionali, in assenza di regole comuni nei paesi della comunità europea”.

 

Il Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione

Partendo dalla necessità di creare un solido flusso di dati al servizio della prevenzione, il legislatore aveva previsto con il D.Lgs. 81/2008 (art. 8) la nascita di un vero e proprio Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione al fine di fornire dati utili per orientare, programmare, pianificare e valutare l’efficacia della attività di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, relativamente ai lavoratori iscritti e non iscritti agli enti assicurativi pubblici, e per indirizzare le attività di vigilanza, attraverso l’utilizzo integrato delle informazioni disponibili negli attuali sistemi informativi, anche tramite l’integrazione di specifici archivi e la creazione di banche dati unificate.

 

A 10 anni di distanza il SINP – “inteso come flusso dinamico e interattivo di dati afferenti da più soggetti” e malgrado il Decreto interministeriale n. 183 del 26 maggio 2016 – “non è ancora nato ed è ben lontano dal nascere”.

 

In particolare si ricorda che ci sono dati oggi a disposizione, “comunque preziosi”, che consistono essenzialmente nei “Flussi informativi” correlati ad un sistema informativo elaborato da un gruppo tecnico INAIL – Regioni e istituito a seguito di un protocollo d’intesa del 2002. Si basa su “dati forniti da INAIL trattati in funzione prevenzionistica”, si “incrocia l’anagrafe delle imprese con i dati dei danni da lavoro, infortuni e malattie professionali, consentendo di conoscere l’andamento degli stessi nelle singole aziende, nei diversi settori lavorativi, nei diversi territori e nel tempo”.

Tuttavia tali flussi informativi “sono un indicatore efficace per alcune categorie, inadeguato per altre; sono rappresentativi delle realtà produttive più strutturate, meno ad es. per agricoltura, microimprese e imprese individuali, dove il fenomeno infortunistico è più grave. I dati dei flussi informativi non permettono, inoltre, ad oggi, un puntuale monitoraggio delle dinamiche di infortunio, essenziale per valutare l’efficacia degli interventi di contrasto, almeno rispetto agli eventi più gravi, frequenti e facilmente prevenibili”. E occorre invece – continuano gli autori del documento – “monitorare i risultati degli interventi per valutarne l’efficacia, disponendo di strumenti di rilevazione più diretta del rischio e di flussi informativi in grado di analizzare tempestivamente i risultati”.

 

I dati necessari al SINP

Si segnala poi che molti dei dati necessari per il SINP ai fini del coordinamento degli interventi di prevenzione tra i diversi enti coinvolti, sono presenti in altri ambiti:

  • negli archivi dell’INPS, “peraltro escluso dalla costruzione del SINP (anagrafi aziendali e ore lavorate, storie professionali dei singoli lavoratori);
  • nelle strutture del SSN (es. apertura cantieri, siti contaminati, da amianto e non, SDO da incrociare con le storie lavorative, risultati dei controlli)”. Ricordiamo che i dati SDO sono i dati relativi ai ricoveri ospedalieri;
  • “in altri ministeri (banca dati AGEA su agricoltura, registro delle segnalazioni di macchine non conformi ai R.E.S., …)”.

E si sottolinea che un’importante novità del seminario è stata la presenza di INPS che ha manifestato l'ampia disponibilità “all'utilizzo del patrimonio informativo dell'Istituto”. Un importante novità che può far fare “un salto di qualità al sistema informativo da costruire, sia per avviare un ripensamento della versione del SINP, fortemente deludente, che sta nascendo a seguito dei Decreti 183 del 26 maggio 2016 e 14 del 6 Febbraio 2018”.

 

Il sistema previsto dal SINP, basato solo su informazioni sui danni, colleziona, infatti, “banche dati già conosciute e utilizzate, le informazioni sono semplicemente affiancate senza un denominatore comune e obiettivi comuni, le banche dati, anonimizzate per tutti i fruitori, anche per gli operatori che oggi detengono quegli stessi dati in forma completa, non si parlano fra loro, né è prevista alcuna interazione. Le informazioni sui danni da lavoro, pur da migliorare e completare, peraltro non bastano più; sia il SINP che l’evoluzione dei Flussi con il nuovo protocollo di intesa rischiano di nascere obsoleti senza prevedere nuove fonti informative”.

Ed è dunque essenziale l’integrazione di nuove informazioni, “in via prioritaria quelle sulla conoscenza del vero denominatore (Anagrafe lavoratori, Anagrafe aziende, Retribuzioni, Contratti di lavoro, CIG), ma anche sulle storie lavorative di lavoratori affetti da malattie sospette professionali individuate da altri sistemi informativi (OCCAM) e sui danni occorsi a lavoratori autonomi (partite IVA), attingendo alle banche dati INPS”.

 

Le proposte del seminario

In definitiva il seminario ha dimostrato che “ci sono, e sono già sperimentati, tutti gli strumenti tecnici per utilizzare proficuamente i nuovi dati, quando fossero messi a disposizione”. Per esempio attraverso l’esperienza di WHIP Salute (sistema informativo per il monitoraggio della salute dei lavoratori italiani, contenente le storie lavorative individuali di un campione di lavoratori) è stato mostrato “come incrociando dati Inail e dati Inps si possano far emergere fenomeni inaspettati e impossibili da rilevare analizzando le due fonti di dati separatamente”.

 

Veniamo, infine, ad alcune proposte emerse nel seminario e “sin da subito realizzabili”:

  1. “Istituzione di un tavolo di lavoro da parte delle REGIONI e dei MINISTERI della SALUTE e del LAVORO e delle POLITICHE SOCIALI, coinvolgendo INAIL e INPS, che definisca obiettivi e tempi per integrazione dati INPS nel sistema.
  2. Intervento nel tavolo tecnico, istituito ai sensi dell’art. 5 del Decreto Interministeriale n. 183 del 26/5/16, a cura dei Rappresentanti delle Regioni e di quanti altri interessati, con proposte per l'incremento quantitativo/qualitativo del SINP
  3. Sperimentazione da parte di alcune Regioni, con dati completi INPS e INAIL, che porti a piani mirati di prevenzione e vigilanza, sia per le Asl, sia per l’Ispettorato del Lavoro”.

 

E si segnala, in conclusione, che a livello regionale “potrebbe essere sperimentata, per la ricerca attiva di malattie professionali, l’integrazione dei dati SDO (ad es. in Lombardia il sistema informatizzato regionale è già predisposto per incrociare le storie lavorative INPS)”.

 

 

Tiziano Menduto

 

 

 

Scarica i documenti da cui è tratto l'articolo:

Documento conclusivo”, a cura di Eugenio Ariano, Susanna Cantoni, Vittorio Carreri (Movimento per la Difesa e il Miglioramento del Servizio Sanitario Nazionale) e scritto il 6/11/18 in relazione al seminario “Infortuni e malattie professionali: conoscere per prevenire. Perché il sistema informativo stenta a nascere?” (formato PDF, 2.60 MB).

 

Scarica la normativa di riferimento:

Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali - Decreto ministeriale n. 14 del 6 febbraio 2018 - Tavolo Tecnico per lo sviluppo e il coordinamento del Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione (SINP)

 

Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Ministero della Salute, Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione - Decreto 25 maggio 2016, n. 183 - Regolamento recante regole tecniche per la realizzazione e il funzionamento del SINP, nonché le regole per il trattamento dei dati, ai sensi dell'articolo 8, comma 4, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.

 



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