Violenza in sanità: valutazione dei rischi e analisi dell’ambiente lavorativo
Palermo, 15 Lug – Di fronte ai tanti casi di aggressioni e violenze che colpiscono gli operatori sanitari, rilevati anche dall’ Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Socio-sanitarie, è importante poter disporre di strumenti idonei e di linee guida per poter fare un’adeguata prevenzione negli ambienti di lavoro.
A questo proposito, come raccontato nell’articolo “ Operatori sanitari: linee guida per la prevenzione della violenza”, la Regione Sicilia con il Decreto n. 1603 del 21 dicembre 2023 ha approvato e reso disponibile le “Linee guida per la prevenzione degli atti di violenza e delle aggressioni verbali e/o fisiche a danno degli operatori sanitari delle strutture sanitarie pubbliche della Regione siciliana”. Linee guida elaborate dal "Gruppo di Coordinamento Regionale per la prevenzione degli atti di violenza e delle aggressioni verbali e/o fisiche a danno degli operatori sanitari delle strutture sanitarie pubbliche della Regione Siciliana" (D.A. n. 315 del 28 marzo 2023).
Dopo aver già presentato la norma, le definizioni e gli obiettivi delle linee guida, cominciamo oggi a soffermarci sugli strumenti proposti, ricordando, ad esempio, che nelle linee guida, allegate al decreto, è presente anche una check list per la valutazione del rischio specifico "Atti di violenza/aggressione a danno degli operatori sanitari".
L’articolo affronta i seguenti argomenti:
- Le linee guida sulla prevenzione della violenza: la valutazione e la check list
- Le linee guida sulla prevenzione della violenza: il gruppo di lavoro
- Le linee guida sulla prevenzione della violenza: analisi dell’ambiente lavorativo
Le linee guida sulla prevenzione della violenza: la valutazione e la check list
Al punto 4.0 le Linee Guida si soffermano sulle “azioni”.
Si indica che, con riferimento alle indicazioni dettate dalla Raccomandazione Ministeriale n. 8/2007 al fine di prevenire gli atti di violenza/aggressione a danno degli operatori sanitari, “è necessario che l'organizzazione aziendale identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale per mettere in atto un "Programma di Prevenzione" adottando le seguenti strategie:
- Valutazione del rischio violenza/aggressione
- Istituzione del "Gruppo di Lavoro Rischio Aggressioni"
- Definizione ed implementazione delle misure di prevenzione e di controllo
- Gestione degli episodi di violenza/aggressione
- Formazione del personale
Per la valutazione del rischio connesso agli atti di violenza a danno degli operatori sanitari il documento siciliano propone, come indicato in premessa, una check list per la valutazione del rischio specifico conforme ai criteri standard per le valutazioni dei rischi.
In particolare, nella check list “sono individuati e analizzati i seguenti ambiti:
- dati identificativi della struttura
- aree di rischio
- ambienti di lavoro
- contesto organizzativo
- attività domiciliare/territoriale
- tipologia di utenza
- formazione e comunicazione”.
Si ricorda che nei dati identificativi della struttura, rientrano gli "ambiti di rischio", ovvero le aree identificate negli aspetti strutturali, impiantistici, tecnologici e organizzativi la cui gestione può costituire una sorgente di rischio rispetto agli atti di violenza/aggressione”.
Nella check list ciascuna domanda, all'interno di ogni ambito, “costituisce un possibile ‘fattore di rischio’” e tutte le domande “sono formulate in modo tale che la risposta ‘NO’ aumenta il rischio” ed evidenzia il livello del rischio che può essere: "alto", "medio" o "basso".
A seguito della valutazione va formulato un "Piano delle misure di adeguamento", finalizzato a “eliminare o mitigare il rischio e portarlo a un livello ‘basso’ ovvero ridurre il più possibile il numero dei ‘NO’. E le misure da adottare “saranno di prevenzione, finalizzate a eliminare o ridurre la probabilità che si verifichi l'evento avverso, e/o di protezione, finalizzate a ridurre il danno conseguente all'evento avverso, e vanno trascritte nelle caselle apposite, definendone la ‘priorità’, ovvero i tempi di realizzazione”.
Le linee guida sulla prevenzione della violenza: il gruppo di lavoro
Si parla poi, tra le strategie già contemplate, dell’istituzione del "Gruppo di Lavoro Rischio Aggressioni" che:
- “valuta la vulnerabilità degli ambienti di lavoro,
- determina le azioni preventive maggiormente efficaci da adottare
- e ne verifica l'efficacia”.
Il "Gruppo di Lavoro Rischio Aggressioni" è costituito dalle “seguenti figure professionali:
- Direttore Sanitario
- Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP)
- Risk Manager
- Responsabile dell'Ufficio Tecnico
- Medico Competente (MC)
- Dirigente Psicologo
- Referente Professioni Sanitarie -Area della Prevenzione
- Referente Area Infermieristica
- Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS)
- Responsabile della Formazione”.
E dalle “ulteriori figure necessarie, individuate dal Direttore Generale”.
Il Gruppo assolve, inoltre, i seguenti “compiti previsti nelle azioni:
- analizza l'ambiente lavorativo
- analizza e monitora gli episodi di violenza
- definisce ed implementa le misure di prevenzione e di controllo
Le linee guida sulla prevenzione della violenza: analisi dell’ambiente lavorativo
Riguardo all’analisi dell’ambiente lavorativo il documento approvato segnala che il rischio aggressioni “presenta una notevole difficoltà di approccio e gestione, non essendo ancora regolamentato puntualmente, come altri rischi ‘tradizionali’, pur essendo la sua valutazione imposta dalla norma”.
E gli effetti degli atti di violenza/aggressione “impattano in modo significativo nel contesto aziendale, in particolare:
- a livello organizzativo, a causa degli oneri diretti e indiretti correlati alla gestione degli eventi (quali contenziosi, riduzione della capacità produttiva, etc);
- a livello relazionale tra i colleghi che assistono all'evento (trauma vicario), in termini di stress lavoro correlato;
- a livello dell'individuo che subisce l'aggressione, in termini di infortuni e/o conseguenze psicofisiche”.
L'analisi dell'ambiente lavorativo mira, dunque, ad individuare “quei fattori di rischio, esistenti o potenziali, che aumentano la probabilità di incidenza degli episodi di violenza”.
L'analisi “consente la valutazione della frequenza, della severità e della dinamica degli episodi, per identificare le successive azioni di miglioramento, la cui efficacia va successivamente verificata”.
Si sottolinea che la segnalazione dell'evento violento “è fondamentale per la corretta quantificazione del fenomeno e per consentire le successive fasi di analisi del flusso SIMES (Sistema Informativo Monitoraggio Errori in Sanità) motivo per cui è necessario che venga fatta sempre, indipendentemente dalla natura e dalla gravità del danno occorso”.
In particolare, deve essere effettuata “appena possibile dall'operatore direttamente coinvolto dall'evento e/o, specie in caso di sua impossibilità, da un operatore diretto testimone e/o dal responsabile della struttura interessata dall'evento”.
L'analisi dell'ambiente lavorativo deve poi “comprendere:
- Revisione degli episodi di violenza/aggressione segnalati;
- Conduzione di indagini ad hoc rivolte al personale sanitario maggiormente a rischio;
- Analisi delle condizioni operative e dell'organizzazione nei servizi considerati maggiormente a rischio”.
Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale delle linee guida che si soffermano ampiamente sulle tre azioni indicate sopra, che riportano in allegato anche una “Scheda Segnalazioni - Atti di violenza/aggressione a danno degli operatori sanitari" e che parlano delle misure di prevenzione e di controllo, della gestione degli episodi di violenza/aggressione e della formazione del personale.
Tiziano Menduto
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