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Ambienti confinati: procedura per la gestione delle emergenze
Modena, 1 Lug – Come abbiamo più volte potuto constatare in molti incidenti di lavoro, ad esempio con riferimento ai tre operai di un cantiere edile a Roma che il 27 maggio sono rimasti intrappolati all’interno di una buca, a perdere la vita a volte sono proprio i soccorritori.
Per questo motivo riprendiamo a parlare di gestione delle emergenze con riferimento a luoghi di lavoro ad alto rischio, gli spazi confinati.
E lo facciamo attraverso un intervento al seminario “ Attuazione del DPR 177/2011: lavoro in ambienti sospetti di inquinamento o confinati. Prime esperienze tra buone prassi e criticità”, realizzato nel 2012 nell’ambito del progetto “ A Modena la sicurezza sul lavoro, in pratica”.
In “Gestione delle Emergenze negli spazi confinati e coordinamento con il sistema di Soccorso Nazionale”, a cura dell’Ing. Alberto Parrino (Comando Prov.le VV.F. Modena) si affronta il tema dell’emergenza e del coordinamento a partire da una specifica procedura operativa.
Dopo aver presentato il Decreto del Presidente della Repubblica 14 settembre 2011, n. 177, (Regolamento recante norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinati), l’intervento si sofferma sulla gestione dell’emergenza con riferimento all’azione dei Vigili del Fuoco e alla necessità di una procedura operativa.
DPR 177/2011 art.3 comma 3 Durante tutte le fasi delle lavorazioni in ambienti sospetti di inquinamento o confinati deve essere adottata ed efficacemente attuata una procedura di lavoro specificamente diretta a eliminare o, ove impossibile, ridurre al minimo i rischi propri delle attività in ambienti confinati, comprensiva della eventuale fase di soccorso e di coordinamento con il sistema di emergenza del Servizio sanitario nazionale e dei Vigili del Fuoco. Tale procedura potrà corrispondere a una buona prassi, qualora validata dalla Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera v), del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81. |
Viene presentata a questo proposito una procedura operativa relativa al soccorso a persona intrappolata in spazi confinati.
Rimandando ad una visione integrale delle slide relative all’intervento, riprendiamo alcuni punti della procedura, ad esempio riguardo alla pianificazione dell’intervento:
- “cercare dei testimoni per determinare esattamente che cosa è successo;
- valutare i pericoli presenti per i soccorritori;
- se non sono disponibili dei testimoni diretti, il R.O.S. (Responsabile delle Operazioni di Soccorso, ndr) deve cercare degli indizi che indichino l’accaduto;
- valutare la posizione e le condizioni della/e vittime, determinandone anche il numero;
- determinare da quanto tempo le persone si trovano intrappolate, il meccanismo delle ferite ed il profilo di sopravvivenza (è l’andamento delle possibilità di sopravvivenza della persona. Dipende, tra l’altro, da: aria a disposizione, entità delle ferite, tempo trascorso, condizioni ambientali, ndr) delle vittime;
- decidere rapidamente se operare in modalità salvataggio o in modalità recupero;
- stabilire prima possibile un contatto con la vittima;
- procurarsi eventuali documenti relativi all’autorizzazione a svolgere il lavoro (in caso di manutenzioni, ecc.) e verificarne le modalità ricavando informazioni relative al tipo di spazio confinato”.
Nella pianificazione è necessario anche valutare il tipo di spazio confinato.
Il R.O.S. deve infatti determinare:
- “la natura dello spazio confinato. Ciò può essere fatto consultando personale informato (dello stabilimento, ecc.);
- il tipo di prodotti presenti/immagazzinati nello spazio;
- i pericoli conosciuti presenti: meccanici, elettrici, ecc.;
- la posizione ed il numero delle vittime coinvolte;
- il diagramma/schema dello spazio confinato, compresi i punti di ingresso ed uscita;
- la stabilità strutturale dello spazio confinato”.
Inoltre il R.O.S. deve stabilire “se ha a disposizione sulla scena un numero adeguato di persone addestrate per eseguire il salvataggio o il recupero”. Deve “considerare l’effetto di temperature estreme sul personale e deve prendere in considerazione un’adeguata rotazione”. E assicurarsi di avere a disposizione un’adeguata dotazione di attrezzature (attrezzature per il monitoraggio dell’atmosfera; illuminazione e radio antideflagranti, attrezzi antiscintilla; protezione delle vie respiratorie, linee di alimentazione dell’aria; attrezzature/sistemi per la rimozione delle vittime; equipaggiamento di ventilazione; ...).
Nella procedura si affrontano le diverse fasi dell’intervento.
Per la messa in sicurezza della zona in generale:
- “stabilire un perimetro.
- bloccare tutto il traffico non necessario;
- accertarsi che i veicoli di soccorso, se hanno il motore acceso, siano posizionati sottovento rispetto alla posizione delle vittime;
- assicurare un’adeguata ventilazione generale dell’area/spazio;
- incaricare un responsabile del controllo degli accessi all’area;
- incaricare un responsabile della sicurezza delle operazioni;
- incaricare un responsabile per la riabilitazione/rotazione del personale”.
Per la messa in sicurezza dell’area di salvataggio:
- “il R.O.S. deve incaricare un responsabile che valuti la presenza di sostanze pericolose per determinare esattamente quali pericoli e quali prodotti si trovano nello spazio confinato;
- le utenze di servizio, elettricità, gas, acqua, devono essere intercettate e bloccate. Se non è possibile garantire la sicura permanenza della chiusura e dei blocchi, è necessario presidiare direttamente, per evitare riattivazioni inavvertite. Può essere necessario svuotare/prosciugare
lo spazio confinato prima di entrarvi;
- qualsiasi equipaggiamento/attrezzatura di lavorazione o di processo va disattivato prima di entrare. Se possibile tutti gli interruttori disattivati vanno opportunamente segnalati per evitare eventuali riattivazioni non volute”.
Per la ventilazione:
- “il R.O.S. deve assicurarsi di garantire che ci sia una appropriata ventilazione dello spazio confinato, determinandone il tipo più idoneo (ad aspirazione o a pressione positiva);
- nel caso in cui ci sia soltanto un punto di ingresso può essere migliore la ventilazione ad aspirazione (‘pressione negativa);
- verificare le condizioni di non esplosività / aggressività dell’atmosfera nel punto di esalazione dell’impianto di aspirazione;
- tenere sempre conto degli effetti dell’esalazione dell’impianto di aspirazione/ventilazione”.
Concludiamo ricordando che l’intervento si sofferma anche su molti altri aspetti della gestione dell’emergenza:
- selezione del personale da impiegare;
- personale di supporto fuori dallo spazio confinato;
- uso di imbragature;
- comunicazioni e illuminazione;
- attrezzature per la rimozione delle vittime;
- valutazione delle condizioni delle vittime;
- immobilizzazione della vittima;
- sistema di rimozione;
- trasferimento alle cure mediche”.
“ Gestione delle Emergenze negli spazi confinati e coordinamento con il sistema di Soccorso Nazionale”, a cura dell’Ing. Alberto Parrino (Comando Prov.le VV.F. Modena), intervento al seminario “Attuazione del DPR 177/2011: lavoro in ambienti sospetti di inquinamento o confinati. Prime esperienze tra buone prassi e criticità”, realizzato nell’ambito del progetto “A Modena la sicurezza sul lavoro, in pratica” (formato PDF, 1.04 MB).
RTM
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