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Fibre organiche artificiali MMOF: ci sono rischi per la salute?

Fibre organiche artificiali MMOF: ci sono rischi per la salute?
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Sorveglianza sanitaria, malattie professionali

24/07/2023

Una scheda informativa dell’Inail riporta informazioni sulle fibre artificiali organiche utilizzate come sostitutive dell’amianto. Le caratteristiche delle fibre MMOF, le fibre para-aramidiche, i possibili rischi e i valori limite di soglia.

Fibre organiche artificiali MMOF: ci sono rischi per la salute?

Una scheda informativa dell’Inail riporta informazioni sulle fibre artificiali organiche utilizzate come sostitutive dell’amianto. Le caratteristiche delle fibre MMOF, le fibre para-aramidiche, i possibili rischi e i valori limite di soglia.

Roma, 24 Lug – Come ricordato in vari articoli e interviste del nostro giornale, l’esposizione a fibre di amianto provoca, anche a distanza di decenni, mesotelioma e malattie respiratorie quali asbestosi e cancro ai polmoni. E per questi motivi con la legge n. 257/1992 sono stati vietati in Italia l’estrazione, la produzione, l’importazione, il commercio, l’utilizzazione di materiali contenenti amianto.

 

Il divieto di utilizzare l’amianto ha poi generato la “necessità di ricercare materiali fibrosi sostitutivi da impiegare nei diversi settori industriali con simili qualità tecnologiche, bassi costi e che non fossero pericolosi per la salute dell’uomo”. E tra i materiali sostitutivi dell’amianto, “oltre alle note fibre artificiali vetrose (FAV), alcune tipologie di fibre appartenenti alla classe delle artificiali organiche (MMOF, man-made organic fibers) trovano interessanti applicazioni dal punto di vista industriale”. In particolare le fibre aramidiche (appartenenti alle MMOF) “si caratterizzano per l’alto modulo elastico e per l’elevata resistenza alla trazione trovando applicazione nello sviluppo di tessuti tecnici con proprietà innovative”.

 

A parlare in questi termini delle fibre MMOF e a fornire informazioni sulle caratteristiche, sugli effetti sulla salute e sui valori limite è un nuovo factsheet, una nuova scheda informativa prodotta dal Dipartimento Inail di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (DIMEILA) dal titolo “Le fibre artificiali organiche utilizzate come sostitutive dell’amianto”.

 

Il documento - a cura di A. Cannizzaro, A. Campopiano, A. Olori, F. Angelosanto, F. Sinopoli, M.R. Bruno – si sofferma, come indicato in premessa, sulle fibre organiche artificiali MMOF comprendenti le fibre aramidiche, poliacriliche, poliammidiche, poliolefiniche e poliviniliche utilizzate in diversi campi quali sostituti dell’amianto.

 

Nell’articolo di presentazione della scheda ci soffermiamo sui seguenti argomenti:

  • MMOF: le caratteristiche delle fibre artificiali organiche
  • MMOF: i possibili effetti sulla salute e la carenza di studi 
  • MMOF: la normativa e i valori limite di soglia

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MMOF: le caratteristiche delle fibre artificiali organiche

Le MMOF sono, dunque, fibre artificiali polimeriche “sintetizzate dall’industria petrolchimica”.

 

Riprendiamo dal documento una tabella che mostra le MMOF utilizzate in sostituzione dell’amianto:  

 

 

Ad esempio le fibre aramidiche (costitute da poliammide sin­tetica a catena lunga con almeno l’85% delle ammidi le­gate a due anelli aromatici) mostrano “elevata resistenza alla trazione, al calore, agli agenti chimici ed all’abrasione. Per tali motivi sono utilizzate principalmente per la produzione di materiali avanzati compositi soprattutto nel campo aerospaziale e milita­re e per la realizzazione di attrezzatura ed indumenti ad elevate prestazioni (caschi, paracadute, tessuti igni­fughi, indumenti balistici e DPI)”.  

Mentre le fibre poliacriliche “sostituiscono efficacemente l’amianto nella produzione di manufatti in fibro-cemento quali lastre piane e ondulate e tuba­ture” e le fibre poliolefiniche “sono idrofobiche, possiedono bassa forza alla trazione, sono infiamma­bili e resistono ad un’ampia varietà di acidi inorganici, basi e solventi organici. A tale gruppo appartengono il polietilene (PE) ed il polipropilene (PP)”.  

Infine le fibre poliviniliche comprendono “le fibre di polivinil­cloruro (PVC) e di polivinilalcool (PVA). Il PVC essendo molto stabile verso gli agenti chimici viene utilizzato per la produzione di tute e camici da laboratorio, men­tre il PVA viene utilizzato in combinazione con la cellu­losa nella produzione del fibro-cemento grazie alla sua forte idrofilicità”.  

 

MMOF: i possibili effetti sulla salute e la carenza di studi

Dopo aver ricordato che la eventuale tossicità di un materiale fibroso dipende da dose, dimensione, biopersistenza (durabilità) e distribuzione delle fibre, il factsheet indica che attualmente “non sono disponibili in letteratura dati riguardo gli effetti tossici delle MMOF, in quanto que­ste fibre, presentando dimensioni non respirabili (dia­metro > 3 μm)”, “non sono in grado una volta inalate di raggiungere gli alveoli polmonari dove espli­cherebbero i potenziali effetti tossici ad eccezione delle fibre para-aramidiche”. Segnaliamo che una tabella del documento si sofferma sulla caratterizzazione dimensionale dei diametri di quattro tipologie di fibre in microscopia elettronica a scansione.

 

La classe delle fibre para-aramidiche – continua la scheda - rappresenta “quel­la che ha suscitato maggiore interesse dal punto di vi­sta tossicologico”.

Infatti, “a differenza delle altre MMOF, pur presentando diametri elevati, durante determinati tipi di lavorazioni, quali per esempio processi abrasivi, ta­glio, produzione del filato, è in grado di generare sulla superficie delle fibre, piccole fibrille (diametro < 1μm), note in letteratura come respirable-sized fiber-shaped particulates (RFP). Tali fibrille una volta aerodisperse sono capaci di penetrare in profondità nei polmoni, dove grazie alla loro bassa biopersistenza sono veloce­mente degradate enzimaticamente dall’azione immu­nitaria mediata dai macrofagi alveolari”.

Si indica che se “non sono disponibili in letteratura studi epidemiolo­gici inerenti la tossicità delle fibrille para-aramidiche sull’uomo”, alcuni “studi di inalazione condotti in vivo su ratti invece hanno evidenziato una risposta infiammatoria transiente con l’insorgenza di fibrosi polmonare, cisti cheratinizzate di natura biologica non chiara e minore biopersistenza rispetto al crisotilo”.

Se poi per il PAN (poliacrilonitrile) sono “disponibili pochi dati discordanti, de­rivanti da studi in vivo su animali” e, “come per le fibre para-aramidiche sembrerebbe che l’esposizione a PAN sia associata ad una risposta infiammatoria transiente con insorgenza di fibrosi polmonare”, “l’esposizione negli animali a fibre di PP invece, sem­brerebbe essere associata a cambiamenti polmonari caratterizzati da incremento della cellularità e bron­chioliti precoci che regrediscono nel giro di pochi mesi”.

 

Mentre per il PE, PVC e PVA “i dati in letteratura per effettuare una valutazione del rischio per la salute umana sono inconsistenti”.

Si segnala poi che, riguardo alla valutazione del rischio cancerogeno (Iarc), “la maggior parte delle MMOF rientra nel grup­po 3, ‘non classificabili per la cancerogenicità sull’uo­mo’, in quanto non sono presenti studi sufficienti a dimostrazione della loro potenziale cancerogenicità”.

 

Una tabella riporta le classificazioni Iarc e Oms dei livelli di cancerogenicità.

Sulla base delle evidenze riportate e in relazione alla “raccomandazione di rivalutazione prioritaria Iarc e Oms”, sarebbe utile “incre­mentare gli studi in letteratura scientifica al fine di sta­bilire i possibili livelli di tossicità relativi all’esposizione a tali materiali fibrosi nei luoghi di lavoro e di attuare tutte le eventuali procedure a tutela della salute dei la­voratori esposti”.

 

MMOF: la normativa e i valori limite di soglia

Infine si ricorda che attualmente in Italia “non è presente una normativa specifica che regolamenti l’esposizione occupaziona­le alle MMOF”.

 

Si indica poi che l’American conference of governmen­tal industrial hygienists (Acgih) “considera le MMOF come ‘particolato non altrimenti classificato’, stabi­lendo i corrispondenti valori limite di soglia TLV-TWA (threshold limit value - time weighted average) di 10 mg/m3 per la polvere totale e 3 mg/ m3 per la polve­re respirabile”.

L’Occupational safety and health administration (Osha) “definisce per il ‘particolato non altrimenti regolamen­tato’ un valore limite di esposizione PEL (permissible exposure limit) pari a 15 mg/ m3 per la polvere totale e di 5 mg/ m3 per la polvere respirabile, calcolato come media ponderata nelle 8 ore lavorative”.

 

Si ricorda poi che in alcuni stati europei e nel nord America “sono stati in­trodotti TLV-TWA specifici per le fibre para-aramidiche”.

Ad esempio, “nel Regno Unito il limite raccomandato di esposizione occupazionale è pari a 0,5 fibre respirabili per mL, in Francia invece è 1 fibra respirabile per mL. Nei Paesi Bassi il limite raccomandato è 2,5 fibre respirabili per mL. In Canada il valore limite di esposizione è pari a 1 fibra respirabile per mL” (per fibre respirabili si inten­dono “tutte quelle fibre che presentano lunghezza > 5 μm, diametro < 3 μm e rapporto lunghezza/diametro superiore a 3:1”).

 

Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale della scheda che riporta varie tabelle e informazioni più approfondite sulle caratteristiche e gli effetti sulla salute delle fibre appartenenti alla classe delle artificiali organiche MMOF.

 

 

Tiziano Menduto

 

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Inail, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale, “ Le fibre artificiali organiche utilizzate come sostitutive dell’amianto” a cura di A. Cannizzaro, A. Campopiano, A. Olori, F. Angelosanto, F. Sinopoli, M.R. Bruno, Factsheet edizione 2023 (formato PDF, 1.42 MB).

 

Vai all’area riservata agli abbonati dedicata a “ Caratteristiche e sicurezza delle fibre artificiali organiche”.

 


Creative Commons License Licenza Creative Commons


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